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conflitti e strategie 2

Kiev, in difesa dei principi liberali

di G. P.

Chi annava a immagginà che ne la mente je ce covava er libbero pensiero, o, pe’ di’ mejo, nun ciaveva gnente?” (Trilussa)

Mentre il vecchio mondo unipolare scricchiola travolgendo la propaganda di ieri, i nostri intellettuali di servizio si danno da fare per sgombrare le macerie delle loro stesse narrazioni diventate d’un tratto un ingombro imbarazzante. Fino a ieri la democrazia partecipata era il mantra che ci distingueva dalle tirannie, ma ora che il popolo non ne vuole sapere di rischiare la pellaccia per slogan vuoti e consunti, fanno tutti dietrofront e spiegano che il popolo non capisce, che non tocca a lui decidere della guerra e della pace, di ciò che è giusto o sbagliato, morale o immorale.

All’improvviso anche la parola “liberale” va ristretta, reinterpretata, resa essenziale e stringente, direi dittatoriale. Si avvera la profezia di Trilussa: in fondo, liberale non vuol dire niente, e chi ha in testa il libero pensiero, alla fine, nun pensa gnente, o meglio si adatta a quel che serve. Come si dice in questi casi, additare le dittature altrui serviva solo a distrarre dalla propria.

Si moltiplicano i casi in cui i sinceri democratici iniziano a dubitare dell’efficacia delle elezioni, talvolta arrivando a truccarle apertamente, estromettendo gli avversari scomodi, laddove prima si imbrogliava solo un po’ per aggiustare i risultati, o persino negandole in nome della guerra che non si può fermare per colpa loro. Anche sulla nostra stampa, falsamente equilibrata, si cominciano a porre certe questioni, mentre ci si prepara al mondo di domani, quando al popolo si dovranno far ingoiare ideologie del tutto nuove, visto che quelle vecchie sono fritte.

Dopo lo storico Galli della Loggia, di cui abbiamo parlato qualche giorno fa, arriva a dargli man forte il politologo Panebianco, che rilancia le stesse fesserie con cui si arriverà presto a esautorare anche formalmente la cosiddetta democrazia, già svuotata nei fatti. In un articolo delirante intitolato Kiev, in difesa dei principi liberali – che già così fa ridere, visto che l’Ucraina è sempre stata un’oligarchia di ex comunisti arricchiti sui beni dello Stato – Panebianco afferma che oggi c’è troppa comunicazione discordante rispetto a quella dei media ufficiali. Stranamente la comunicazione diventa “troppa” quando non è allineata e il loro messaggio non passa.

Si preparano a intervenire per ridurla, cioè per censurarla (pardon, “regolarla” in gergo liberale), chiudendo la bocca alla gente. Ma siccome lo chiedono loro, che sono liberali, allora non è dittatura ma apertura di mente. Il liberale sa infatti cosa deve fare: “aiutare il pubblico a mettere a fuoco quale sia, nelle circostanze date, il suo interesse” (lo ha scritto veramente). Consigli gratuiti e preziosi che tra poco non potremo nemmeno rifiutare.

Il clima lo stiamo già annusando: solo le loro idee possono circolare, mentre quelle che non approvano sarebbero contro i nostri stessi interessi, che naturalmente conoscono meglio di noi perché loro sono l’intellighenzia. I nostri nonni non furono poi così fessi ad affondare il putrido Stato liberale che si trovarono tra i piedi agli inizi del ’900, anche se per spazzarlo via finirono col consegnarsi al fascismo, che gli stessi liberali, col loro eterno coraggio, appoggiarono agli esordi, perché in fondo le idee liberali si adattano a tutto, non avendo né forma né sostanza.

Poi si sono riconvertiti al capitalismo di matrice americana che ha occupato, anche militarmente, la nostra vita sociale. Infatti oggi i liberali sono tutti filoamericani. E domani ce li ritroveremo ancora tra i piedi, pronti a riciclarsi in qualcos’altro per insegnarci che il liberalismo è sempre esistito, al fianco di ogni satrapia almeno finché questa glielo consente. E poi c’è sempre una oligarchia da preferire, nel nostro caso è ancora la democrazia ma fino a quando ancora non sappiamo, con questi venti di guerra cercheranno di convincerci che pure il cannone è simbolo di pace e prosperità, ovviamente solo quello nostro mentre quello russo è emblema di feroce dispotismo. Dipende sempre da dove guardi alla situazione. Questi soggetti vacui e rincoglioniti sanno cosa è meglio per noi. Quando un uomo non è niente, è quasi sempre un liberale, soprattutto se dispensa lezioni non richieste.

 

La libbertà de pensiero

Un Gatto bianco, presidente der circolo der Libbero Pensiero, sentì che un Gatto nero, libbero pensatore come lui, je faceva la critica sulla politica che era contraria ai principî suoi. “Giacché nun badi a li fattacci tui” je disse er Gatto bianco inviperito “rassegnerai le propie dimissione e uscirai da le file der partito, ché qui la pôi pensà liberamente come te pare, ma a condizzione che t’associ a l’idee der presidente e a le proposte de la commissione!” “È vero, ho torto, ho aggito malamente…” rispose er Gatto nero. E pe’ restà ner Libbero Pensiero, da quela vorta nun pensò più gnente. (Trilussa)

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Comments

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Sergio
Wednesday, 07 May 2025 12:12
Quando le contraddizioni logiche diventano evidenti anche a chi solitamente è poco attento o disinformato scatta l'allarme, cadono le ipocrisie e le narrazioni. Oggi tutti vediamo le manipolazioni delle democrazie liberali perchè siamo di fronte a fatti eclatanti, i tentativi di rovesciamento dei risultati elettorali in Georgia e Romania, gli arresti di candidati, l'attacco ai partiti non allineati, la censura dei media scomodi. Ma in realtà le democrazie liberali funzionano da sempre in questo modo, solo che quando non ci sono particolari problemi economici e politici non occorrono forzature, basta il controllo dell'informazione e il disinteresse del "popolo". La mia esperienza risale al golpe cileno del 1973, quando la stampa "indipendente" italiana (mi pare ci fosse già Panebianco) provò a spiegare perchè in quel caso sospendere la democrazia fosse stato necessario: la crisi, gli scioperi, i disordini, Allende amico di Castro eccetera. Insomma, le elezioni vanno bene finchè vincono i nostri, se sono gli altri, come successo a Kiev nel 2010 con Janukovic, allora vanno bene rivoluzioni, governi tecnici, giunte militari, presidenti alla Guaidò...
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Lorenzo
Wednesday, 07 May 2025 05:18
Bravi.

State cominciando a realizzare quel che vado ripetendo: che tutti i totem e tabù che tengono assieme il gregge delle scimmie glabre sono scioglilingua costruiti sul nulla, variabili, stiracchiabili e rovesciabili a piacimento secondo la situazione politica e agl'interessi che si vogliono promuovere. Che è in fondo una riformulazione del concetto mardochai-marxiano di falsa coscienza.

E' un vero peccato che a lamentarsi della tendenza plutocratica allo smantellamento delle libertà di opinione e di scelta elettorale siano gli stessi che hanno esultato per la repressione (perfettamente contraria alla lettera della vostra costituzione più bella del mondo) via licenziamento, esproprio e carcerazione del pensiero e dei movimenti politici fascisti, nazionalsocialisti e antiolocaustici.

State semplicemente cominciando - dico cominciando - ad assaggiare la vostra stessa medicina.
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kruzaros
Tuesday, 06 May 2025 16:54
" da quela vorta nun penzò piu gnente"
e lo votarono"Libbero Presidente"
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