Print Friendly, PDF & Email

sinistra

Joseph Halevi e la questione siriana

di Italo Nobile

Quando si assume una posizione determinata nell’ambito della sinistra radicale su problemi relativi alla politica estera senza rifugiarsi su posizioni massimaliste assolutamente sterili anche solo per contribuire all’analisi delle situazioni studiate, si viene sottoposti ad un fuoco di critiche che rispecchiano quell’assoluta inanità politica e culturale che legittima lo stato pietoso che la sinistra ha in questo momento nel nostro paese.

Purtroppo anche Joseph Halevi si è unito al pianto greco relativo all’assedio e al bombardamento di Aleppo che si è verificato in questi mesi. L’economista, apprezzato per il suo contributo al dibattito sia su questioni economiche sia su quelle politiche mediorientali ha “deciso” (questo è il termine utilizzato) di interrompere tutti i rapporti con persone o organizzazioni “di sinistra” che non trattano la situazione di Aleppo “per quella che è”.

E che è, per Joseph Halevi? “un’operazione di massacro della popolazione civile da parte del regime baathista” e aggiunge che il regime non è nuovo a questo exploit e cita Tell Zaatar e aggiunge “sì proprio sui palestinesi si sono scatenati per primi” oltre che il bombardamento di Hama nel 1982. E dice “Non c’è bisogno di riprodurre virtualmente il defunto schema sovietico  secondo cui i regimi nazionalisti arabi sono automaticamente da parte della ragione perché alleati dell’URSS e quindi sotto attacco imperialista ecc., ecc.

Su questa base si è passati con estrema leggerezza sopra il massacro di curdi e comunisti in Iraq durante gli anni Sessanta  che hanno fatto decine di migliaia di morti e su ulteriori azioni contro i curdi negli anni Ottanta. Il tutto giustificato con l’antimperialismo e via dicendo.” Infine cita come ottimo ed esecrabile esempio di irresponsabilità un articolo di Contropiano e conclude citando come articolo ragionevole quello di Jean Pierre Filiou (professore universitario e consulente del governo Hollande) “Vi sarà un prima e un dopo”.

Partiamo da quest’ultimo articolo dove si attribuiscono intenti coloniali alla Russia sottacendo completamente quelli della Francia e di altri paesi europei. Quale ragionevolezza si può pretendere da un atteggiamento del genere, smaccatamente filo-occidentale?

Dire che si tratta di un’operazione di massacro della popolazione civile da parte del regime baathista è quanto meno semplicistico. Ormai i soggetti in campo sono molti e diversi e Assad non ha il pieno controllo del suo stesso esercito figurarsi delle forze degli alleati russi e iraniani. Quanto alla popolazione civile si tratta in buona percentuale di popolazione quanto meno armata.

Dire che il regime Baath non è nuovo a questi exploit significa mettere sullo stesso piano eventi diversi prodotti da soggetti diversi verso soggetti diversi. A Tell El Zaatar si trattò di una operazione delle forze cristiane libanesi con la copertura siriana (si trattava però di un contingente quasi tutto siriano della Lega Araba che ha avallato il comportamento assunto) contro i palestinesi. Tuttavia, al contrario del massacro di Sabra e Chatila (Shatila), il giornalista Robert Fisk (citato da Halevi a proposito di Hama) ha accusato anche Arafat di aver favorito il massacro ordinando ai palestinesi di sparare verso le milizie che in un primo momento erano venute avanti volendo accettare la resa. Ad Hama invece il bombardamento e il massacro furono successivi ad una insurrezione organizzata dai Fratelli Musulmani che uccisero almeno 300 persone prima che si desse inizio all’intervento. Adesso la Siria è in una guerra civile dove ci sono molti soggetti in conflitto, una guerra civile fomentata dagli Stati imperialisti occidentali. Esecrare semplicemente il regime baathista vuol dire non analizzare bene il contesto.

Il punto fondamentale è che per molte analisi le rivoluzioni della Primavera araba non sono state un fatto positivo e ammiccare ad esse come ha fatto buona parte della Sinistra che vorrebbe essere internazionalista è stato un errore politico e storico di notevole importanza. Lo stesso errore che fu fatto da molti di noi che salutarono le rivoluzioni dell’89 con le velleità dei vari forum democratici a Berlino o a Praga. La Sinistra (non i comunisti) sta ancora piangendo per quell’insulso compiacimento.

Altro punto essenziale da sottolineare è che una posizione terza sui conflitti in corso d’opera è necessaria quando è possibile dare seguito pratico e politico a questo orientamento, non quando si è meri osservatori dei conflitti. Noi non giudichiamo il regime baathista in sé (se lo facessimo potremmo tutti essere d’accordo ma del tutto fuori da una analisi concreta) ma, come fa anche Nassim Nicholas Taleb, in relazione alle alternative plausibili che sono in campo. E soprattutto in relazione alla propaganda di guerra fatta nei paesi appartenenti al polo imperialista europeo, propaganda di guerra che intendiamo smontare, perché questa è la responsabilità politica che ci assumiamo mentre consideriamo irresponsabile proprio l’atteggiamento di chi, sulla base di un neutralismo pacifista che ha esaurito ormai tutte le possibilità di aggregazione in questa fase storica, tende solo a perpetuare la passività politica che condanna alla marginalità tutti quelli che litigano su chi abbia l’anima più bella.

La Siria è un regime autoritario che soffoca nel sangue l’opposizione e le minoranze politiche. E tuttavia le alternative costituiscono un intreccio instabile e altrettanto sanguinoso di ingerenze imperialistiche, interventi dell’esercito e ascesa politica dell’Islam radicale con in aggiunta la perdita della laicità dello Stato, del rispetto per tutte le confessioni religiose e del tentativo (spesso frustrato, clientelare e in arretramento) dell’intervento dello Stato nell’economia e nella società (ad es. nel campo dell’istruzione). Queste sono le alternative in campo. Si tratta di scegliere.

Se poi alcuni compagni vogliono in questi paesi lo sviluppo capitalistico neoliberistico con l’annesso pluripartitismo scodinzolante questa può essere anche una opzione da discutere teoricamente, ma BISOGNA DIRLO, non ce la si può cavare con l’internazionalismo a perdere.


http://contropiano.org/news/internazionale-news/2016/12/14/aleppo-doppio-standard-occidente-087029 (l’articolo di Contropiano)
http://www.rproject.it/?p=6193 (l’articolo di Joseph Halevi)
http://www.rproject.it/?p=6189 (l’articolo di Jean Pierre Filiou)
https://medium.com/opacity/the-syrian-war-condensed-a-more-rigorous-way-to-look-at-the-conflict-f841404c3b1d#.nvhwngnlz (l’articolo di Nassim Taleb)

Comments

Search Reset
0
Italo Nobile
Wednesday, 25 January 2017 08:35
Lasci che diamo uno sguardo ai suoi articoli sulla mezzogiornificazione che forse il suo desiderio sarà esaudito
Like Like Reply | Reply with quote | Quote
0
joseph halevi
Tuesday, 24 January 2017 23:20
Decisamente preferirei NON ESSERE apprezzato da questa 'sinistra'.
Like Like Reply | Reply with quote | Quote

Add comment

Submit