Print Friendly, PDF & Email

ilcovile

La divaricazione del '77

Baudrillard, Camatte, Collu versus Negri, Mieli, Foucault

di Stefano Borselli

A proposito di una profezia delnociana

hopper24Quella che viene comunemente chiamata «la profezia» di Del Noce sulla inevitabile trasformazione in movimento radicalborghese, è spesso intesa come attribuita a tutto il marxismo. Per esemplificare, ecco come Vittorio Messori riassume una sua intervista col filosofo, i corsivi sono nostri:

Era prevedibilissimo», rispondeva Del Noce a chi gli chiedeva conto di queste sue virtú «profetiche». «Non occorreva davvero essere indovini: persa per strada l’utopia rivoluzionaria, l’essenza di surrogato religioso, è restato al marxismo soltanto il suo aspetto fondamentale, di prodotto dell’illuminismo scientista, del razionalismo che esclude Dio per una scelta previa e obbligata. Anche il comunismo «all’europea», dunque, si è rovesciato nel suo contrario: voleva affossare la borghesia e ne è divenuto una delle componenti piú salde ed essenziali».1

La lettura dei testi delnociani mostra tuttavia che il filosofo, ben consapevole della molteplicità delle interpretazioni di Marx, accortamente non parlava del marxismo in toto, ma si riferiva ad alcune sue aggettivazioni e segnatamente a quella cosiddetta gramsciana, in sostanza al PCI:

L’esito del gramscismo e dell’eurocomunismo non può essere che quello di trasformare il comunismo in una componente della società borghese ormai completamente sconsacrata, o di agire per la sua definitiva dissacrazione corrispondente a quella che è l’intenzione profonda dello spirito borghese. Non stupisce perciò se il comunismo italiano appare oggi come la forza piú adeguata a mantenere l’ordine in un mondo in cui qualsiasi religione è scomparsa; non soltanto la religione cattolica, ma ogni sua forma anche immanentistica e secolare; anche la fede nel comunismo. L’insoddisfazione sincera dei rivoluzionari autentici trova giustificazione. Certo, il comunismo gramsciano può riuscire, ma realizzando l’esatto opposto di quel che si proponeva.2

Notiamo inoltre come nel brano Del Noce accenni a un resto di «rivoluzionari autentici» insoddisfatti di una deriva che porta all’abbandono della lotta di classe in nome della realizzazione dell’antico progetto dei surrealisti: le nozze alchemiche (via Nietszche, e contronatura) tra Marx e Sade.

L’avanguardia [i surrealisti] prendeva coscienza di quella che doveva essere la sua vera posizione […] e neppure giudicava errata la proposta comunista, ma soltanto inadeguata; il marxismo doveva essere completato moralmente con Sade3 e con Freud […].4

E questi «insoddisfatti» «rivoluzionari autentici» non erano un’astratta possibilità, esistevano realmente. Del Noce li conosceva e li ascoltava con attenzione:

Possiamo tradurre queste tesi [del marxista Riechers] in termini diversi ma equivalenti. Che nella realtà effettuale, il comunismo gramsciano esegue le intenzioni della borghesia. Che ha la funzione storica di coprire la transizione da uno stadio all’altro della borghesia, segnato da un piú oppressivo dominio.5 ¶ Ascoltiamo anzitutto il suo avversario Bordiga. Egli ha piú volte portato l’attenzione sull’errore fondamentale di aver sostituito all’opposizione capitalismo-proletariato quella fascismo-antifascismo; nell’aver creato il mito del fascismo come male in sé elevandolo, come altri han detto, a categoria metastorica. Nell’ultima sua intervista disse che l’antifascismo aveva dato «vita storica al velenoso mostro del grande blocco comprendente tutte le gradazioni dello sfruttamento capitalistico e dei suoi beneficiari, dai grandi plutocrati giú giú fino alle schiere ridicole dei mezzi-borghesi, intellettuali e laici [...]».6

 

La divaricazione del 1977

Intorno al 1977 nel marxismo arrivarono a maturazione sia le tendenze ben individuate da Del Noce sia la riflessione sulla loro natura capitalistica. Si venne perciò a creare una vera e propria linea di faglia, una frattura che nel tempo avrebbe diviso la Pangea marxista in due continenti sempre piú lontani.

 

Tutti foucaultiani

Prendiamo come anno di riferimento il 1977 perché è quello nel quale Toni Negri esule a Parigi, in una euforia che ricorda l’esaltazione provinciale di Madame Bovary,7 dimentico del giovanile operaismo si installava nei salotti bobo, all’epoca tutti foucaultiani:

Sto spostando sempre piú il centro dei miei interessi a Parigi. Comincio ad approfondire il mio lavoro studiando, questa volta in maniera continua, sia Deleuze (che comincio a incontrare) sia Foucault (sono in contatto con molti dei suoi allievi piú diretti, da Ewald a Fontana).8

Saranno quegli incontri a dare origine a quell’«amalgama di idee»9 che Barbara Carnevali ha di recente definito «la Theory»:

Un simulacro di filosofia, la Theory, si aggira per i dipartimenti del mondo intero. Non stiamo parlando dell’opera di un autore particolare, dal momento che molti acclamati theorist sono pensatori a tutti gli effetti, e nemmeno dell’autorevole scuola filosofica che ha rivendicato l’appellativo di Teoria Critica; ma di quella specie di scolastica postmoderna nota a chiunque insegni una materia umanistica all’università: un amalgama di idee e formule di varia provenienza disciplinare (prevalentemente filosofia, psicanalisi e sociologia), estratte da un canone di autori disparati ma accomunabili in una generica postura radicale (Marx, Nietzsche, Lacan, Foucault, Deleuze, Bourdieu, Agamben, Said, Spivak, Butler, Žižek, l’onnipresente Benjamin, l’uscente Derrida, la new entry Latour…), fuse in un solo crogiolo e ridotte a un’agenda tematica angusta: il potere, il bios, il genere, il desiderio e il godimento, il soggetto e le moltitudini, la coppia dominanti-dominati, il capitale e lo spettacolo, etc.10

 

I tre moschettieri: Jean Baudrillard, Gianni Collu, Jacques Camatte

Sembrava allora un destino comune, che tutto il marxismo prendesse quella direzione profetizzata da Del Noce, ma i piú acuti e intuitivi tra i detti «rivoluzionari autentici» avevano già compresa con sufficiente chiarezza la situazione.

A nostra conoscenza il primo a tirare le conclusioni fu, già nel 1976, Jean Baudrilllard con le succinte11 e dense pagine di Oublier Foucault:

Liberazione delle forze produttive, liberazione delle energie e della parola sessuale: stesso combattimento, stessa avanzata di una socializzazione sempre piú potente e differenziata [...] La trafila della produzione porta dal lavoro al sesso, ma cambiando di binario: dall’economia politica al libidinale (ultima acquisizione del ’68) vi è la sostituzione di un modello di socializzazione violento e arcaico (il lavoro) con un modello di socializzazione piú sottile, piú fluido, ad un tempo piú psichico e piú vicino al corpo (il sessuale e il libidinale). Metamorfosi e svolta dalla forza lavoro alla pulsione.12 […] Ormai non si dice neppur piú: «tu hai un’anima e bisogna salvarla», ma «tu hai un sesso e devi trovarne il buon uso», «tu hai un inconscio e bisogna saperne godere», «tu hai un corpo e bisogna saperne godere», «tu hai una libido e bisogna saperla spendere», ecc. ecc. Questa costrizione di liquidità, di flusso, di circolazione accelerata dello psichico, del sessuale e dei corpi è la replica esatta di quella che gestisce il valore mercantile: bisogna che il capitale circoli, che non abbia piú gravità, punto fisso, che la catena degli investimenti e reinvestimenti sia ininterrotta, che il valore si irradi senza sosta ed in tutte le direzioni. E questa è la forma stessa della realizzazione attuale del valore. È la forma del capitale; e la sessualità, la parola d’ordine sessuale, il modello sessuale, è il modo della sua epifania al livello dei corpi.13

Nello stesso anno il pensatore francese scandalizzerà la gauche caviar (che da allora lo isolò come un appestato)14 con queste intrepide parole:

Chi vive con lo stesso perirà dello stesso. L’impossibilità di scambio, di reciprocità, di alterità, secerne quest’altra alterità invisibile, diabolica, sfuggente, questo Altro assoluto che è il virus, lui stesso fatto di elementi semplici e di una ricorrenza infinita. Noi siamo in una società incestuosa. E il fatto che l’AIDS ha toccato prima gli ambienti omosessuali o drogati attiene a questa incestuosità dei gruppi che funzionano in circuiti chiusi.15

Ma a sinistra della linea di faglia non ci fu solo Baudrillard. Toni Negri racconta di una certa opposizione da parte di Cacciari e degli operaisti trontiani di fronte suoi amoreggiamenti parigini:

Di Foucault circolavano già in Italia le traduzioni dei grandi scritti storici sulle prigioni e sulla follia: ma il passaggio a una riflessione filosofica sul metodo di quelle ricerche e l’assunzione di Foucault come filosofo politico erano assai lontane. Vi fu, in quel periodo, un attacco pesantissimo e penoso da parte di Cacciari, Asor Rosa & Co., che rifiutavano ogni riferimento al pensiero foucaultiano.16

Altro non è dato di sapere.17 Certo un’opposizione piuttosto silenziosa, un timido malpancismo.18

Molto piú esplicito (e in forte sintonia con Baudrillard) invece Gianni Collu, il quale dopo aver preso le distanze da Giorgio Cesarano e il suo approdo bataillano, nel 1977 suggerisce l’operazione situazionista delle Lettere agli Eretici. Il libro è davvero spassoso. Riportiamo un brano nel quale Collu immagina Berlinguer, agente del Capitale, che scrive a «Angelo Pezzana, libraio, radicale, membro fondatore del FUORI, [...] specialista in autocoscienza, presa di coscienza e trapasso dall’individuale al collettivo»:

Voglio riferirmi alla cosiddetta liberazione sessuale di cui tanto si blatera sulla stampa di ogni bandiera, senza mai tenere conto che essa progredisce non già in ragione dello schiamazzo e della problematizzazione che se ne fa al riguardo, ma come effetto inevitabile dello sviluppo del capitale. [...] Tutto ciò premesso, non posso che valutare con favore la vostra lotta per la diversità sessuale, la quale asseconda l’ordinato movimento di antropomorfizzazione del capitale. Esso, come ben sai, ha avuto bisogno di mercanzie sempre diverse e sempre rinnovate. E la sua voracità continua, richiedendo ora una merce umana à la page, ciò che significa, nell’ambito che abbiamo indagato, l’immissione di nuovi modelli di mercanzia sessuale nel mercato dei comportamenti. Sí alla valorizzazione della devianza, di ogni devianza. Sí alla creazione indefessa di nuove devianze. Continuate compagni, ma con rigore.19

Pochi mesi dopo (febbraio 1978) Jacques Camatte scriverà Amour ou combinatoire sexuelle rompendo decisamente con Mario Mieli e quella che oggi chiamiamo teoria del gender:

Allo stesso modo, ciò che mi mette a disagio non è tanto l’apertura al di là della coppia uomo-donna e, attraverso di ciò, la sua distruzione. Quello che io temo e che mi turba è il fatto che la teorizzazione di M. Mieli possa essere un elemento per fondare l’indifferenziazione che il capitale ci riserva, rendendola attuale fin d’ora, cosa che porterebbe alla negazione della specie umana. [...] I sessi sono al di fuori degli esseri, come pure le modalità di unirli. Del resto non si tratta unicamente di quelli degli esseri umani, ma di quelli degli animali. Sessi e modi d’impiego con le loro molteplici variazioni sono a disposizione delle donne e degli uomini nel supermercato dell’amore realizzato dal capitale. A questo punto l’acquirente, maschio o femmina, non ha piú che da programmare la propria combinatoria [...] Ora, il piú grande produttore di possibili è il capitale stesso, il cui motto distintivo potrebbe essere: tutto è possibile! [...] Ma in che cosa il non procreare, partorire, allattare, potrebbe essere una manifestazione positiva? Questa liberazione-emancipazione è una spoliazione, una riduzione dell’essere umano a semplice supporto di diverse funzioni che gli si possono innestare e che egli potrebbe manipolare al di fuori di lui...20

 

Il tempo comincia a fare giustizia: la testimonianza di bifo

Negli anni lontani in cui abitavo a Parigi ci aveva separato l’appartenenza ad ambienti culturali differenti. Fra le persone che allora frequentavo, per esempio nell’ambito del Centre initiatives nouveaux espaces de liberté creato e animato da Felix Guattari e da Giselle Donnard, Baudrillard era oggetto di una sorta di interdetto21 che aveva natura politica e filosofica. ¶ Basta sfogliare quel suo libretto dal titolo Oublier Foucault, uscito a metà degli anni ’70 per capire il senso di quella separazione. La ricerca foucaultiana aveva portato ad emergenza il carattere intimamente disciplinare delle istituzioni sociali moderne. D’altra parte il gesto filosofico proposto da Deleuze e Guattari nell’Antiedipo affermava che il desiderio è la forza motrice del movimento reale che attraversa la società non meno che il percorso della singolarità. ¶ Con un gesto altrettanto radicale, ma di segno opposto, nelle sue opere di quegli anni (Il sistema degli oggetti, La società dei consumi, Requiem per i media, e infine Oublier Foucault) Baudrillard aveva sostenuto che il desiderio è la forza motrice dello sviluppo del capitale, e aveva aperto un discorso sulla consistenza immaginaria del reale, sul rapporto tra il reale e la sua immaginazione.22

 

* * * *

Dal Covile N°380, marzo 2007

 

Paradox Funeral: L’enterrement de Jean Baudrillard n’a pas eu lieu

di Aliette Guibert-Certhoux

Ormai, signor Finkielkraut, avrà tutto il mio rispetto. Mi sono sempre posta delle questioni sulla singolarità intellettuale ed eminente di Alain Finkielkraut, uomo che nutre un pensiero sociale estremamente reazionario dal punto di vista dei suoi gusti e delle soluzioni d’ordine che propone sulle onde di Radio France o sulla stampa, ed allo stesso tempo uomo che tuttavia invitò Baudrillard quando quest’ultimo era molto contestato a causa dell’antisemitismo che si attribuiva, a torto, alle sue tesi reversibili a proposito dell’Islam. Mi dicevo che doveva essere estremamente masochista poiché chiunque conosca minimamente Jean Baudrillard sa che il suo pensiero nessuno può utilizzarlo, ma soltanto difenderlo o respingerlo.

In breve, non sapevo veramente cosa pensare di Alain Finkielkraut, né a che servisse come uomo dei media: ora lo so. Alain Finkielkraut è un uomo indispensabile. Ecco le circostanze ed i fatti.

La tomba di Jean Baudrillard è nell’8a divisione del cimitero di Montparnasse, la zona di Parigi dove risiedeva da vivo. È stato inumato martedí 13 marzo con una cerimonia molto spoglia, (non era certo sorprendente da parte sua, né da quella di sua moglie, sfinita, che facesse in modo che le condoglianze non avessero luogo — «Cosí la sua sepoltura non ha avuto luogo» — ha osservato il filosofo René Schérer che si trovava là — «ed è tanto meglio, ora egli inizierà a vivere») se non fosse per la presenza numerosa dei suoi amici fedeli, dei suoi lettori affezionati (in ben piú grande numero di quanto ci si sarebbe aspettato), di intellettuali con i quali non aveva rapporti particolari, di vecchi allievi di Nanterre dai peli ingrigiti, di giovani uomini e giovani donne, anche, e di numerose personalità, tutte venute a rendergli omaggio. Fra le quali il ministro per gli affari culturali, Renaud Donnedieu de Vabres, stupito dinanzi al forte interesse subito dimostrato dalla stampa straniera, come ha confessato in conclusione alla sua breve allocuzione, aggiungendo: «Avrei tanto voluto parlare con Jean Baudrillard... Ora, non mi resta che leggerlo.» Prova che si sentiva in un ambiente disposto ad ascoltarlo senza volergliene (perché non gli si attribuiva nessuna importanza — e lui lo sentiva bene).

Non è il solo paradosso delle verità che la cerimonia ha svelato al pubblico, allibito all’ascolto di Alain Finkielkraut (la sorpresa ci fu, ma ciò che disse ci permise di capire che erano gli Dei che lo avevano inviato) che dichiarava di non passare un giorno senza leggere Jean Baudrillard, di cui teneva sempre un libro aperto sulla scrivania; ma d’altra parte (adottando improvvisamente un tono impaziente ed eccessivo) frequentare il pensiero di Jean Baudrillard gli poneva un grave problema personale poiché «Il sistema degli oggetti, America, la rivolta dei sobborghi, l’undici settembre, l’Islam fiammeggiante e le nostre città infestate di graffiti: tutto ciò... NO!».

Ciò è comunque tanto — e rende l’interesse ancora piú particolare.

Poi Jacques Donzelot, con Baudrillard complice di attivismo pedagogico all’università di Nanterre, al tempo del movimento del 22 marzo, nel 1968, che racconta a sua volta (roba da fare uscire il diavolo dall’acqua santa, come si diceva nella campagna francese in passato) che in occasione di una conversazione recente a tre, tra loro e la moglie di Baudrillard (anch’essa ex studentessa a Nanterre), mentre stavano parlando di democrazia, ad un tratto ella chiese (siccome Donzelot non parlava a voce alta, io non ho compreso distintamente le circostanze esatte ma questo l’ho sentito bene — e siamo molti ad averlo inteso): «Jean, sei democratico?» quest’ultimo rispose: «Non è una domanda da fare ad un uomo che si ama. «

Nessuno è perfetto. (Dove aveva la testa, quel giorno, per avere dimenticato America? — lei che conosce bene la sua opera e mai l’ho vista presa alla sprovvista — se non di fronte a tanto amore che non poteva dargli se non a reciproca distanza, riscoprendo ogni giorno il mondo insieme a lui fino all’ultimo soffio).

Se Jacques Donzelot è riuscito ad trarci dalla tristezza generale, resta che senza Alain Finkielkraut chi avrebbe attualizzato la preoccupazione collettiva di Jean Baudrillard? Ebbene ecco, è fatto, è il reazionario Alain Finkielkraut che lo ha detto. Grazie a lui, il Baudrillard che prende partito contro l’oppressione in tutte le sue forme esce infine dall’ombra, ogni ambiguità è tolta. Grazie.

(Quant’è vero che occorre di tutto per fare un mondo!)

Un po’ piú lontano, all’ingresso del cimitero, verso il viale Edgar Quinet, vegliano da un lato Jean-Paul Sartre e Simone de Beauvoir, e dall’altro Roland Topor, fra le tombe che contano nel cuore della modernità e della post-modernità critica e tante altre, tra le quali quella di Charles Baudelaire.

Stranamente ancora, è stato uno dei giorni piú inquinati della stagione a Parigi. Il parcheggio era stato dichiarato gratuito in tutta la città, era una dolce giornata e c’era il sole, cosí che dopo la cerimonia niente ha impedito di attardarsi, per evocare ricordi, nei terrazzi dei caffè... C’erano coloro che anticipavano il loro pranzo con un bicchier di vino e coloro che completavano con una tartina ed un tè la colazione interrotta la mattina, poiché la sepoltura ebbe luogo alle 10 precise, presto per chi veniva da lontano.

Il groppo delle impressioni a proposito della sepoltura di Jean, tutto in background, ha abbassato di molto la mia energia al lavoro. Anziché sonnecchiare dinanzi allo schermo del mio computer, mi sono allungata sul letto, colpita, esausta, incapace di dormire se non restando in uno stato di sogno ad occhi aperti, fino alla notte...

È finito — ma tutto comincia.

La sepoltura di Jean Baudrillard si è svolta come in un sogno patafisico. Ciò gli sarebbe piaciuto.

Almeno, lui, sopravvivrà con la sua opera, tanta gente importante non l’ha ancora letto, e gli altri, che lo leggono senza interruzione, devono ancora contentarsi di rimandare a dopo il capirlo. Jean, nostro grande amico crudele e tenero.


Fonte: www.larevuedesressources.org 19 marzo 2007.

 

Note
1 Vittorio Messori, «Augusto Del Noce: la ‹catastrofe› della modernità» in Pensare la storia, San Paolo, Milano 1992, p. 667.
2 Augusto Del Noce, Il Suicidio della Rivoluzione, Rusconi, 1978, p. 321, pp. 333–334. Note omesse. Corsivi nostri.
3 Sul tema: Riccardo De Benedetti, La chiesa di Sade. Una devozione moderna, Medusa, Milano 2008.
4 Augusto Del Noce, «L’Erotismo alla Conquista della Società», in Rivoluzione, Risorgimento, tradizione, ed. Giuffrè, Milano 1993, p. 79.
5 Augusto Del Noce, Il Suicidio…, cit., p. 321.
6 Ibidem, p. 322.
7 Ne abbiamo già parlato nel Covile n° 886, febbraio 2016.
8 Toni Negri, Storia di un comunista, a cura di Girolamo De Michele, Ponte alle Grazie, Milano 2015, p. 587.
9 Ma diremmo anche di persone, carriere e interessi.
10 Barbara Carnevali, «Contro la Theory. Una provocazione», in Le parole e le cose, 19 settembre 2016.
11 Riprendiamo da Debord: «Musil, ne L’uomo senza qualità, osserva che ‹vi sono attività intellettuali in cui non i grossi volumi, ma i piccoli trattati possono fare l’orgoglio di un uomo. Se qualcuno, per esempio, scoprisse che le pietre, in certe circostanza finora mai osservate, sono capaci di parlare, gli basterebbero poche pagine per descrivere e spiegare un fenomeno cosí rivoluzionario›».
12 Jean Baudrillard, Dimenticare Foucault, Cappelli, 1977, pp. 73–74
13 Ibidem, p. 77.
14 Come vediamo più avanti, Franco Berardi (Bifo), che prudentemente ne aspettò la morte per fare outing sulle sue nascoste simpatie, stendeva sulla vicenda come un velo di pudicizia parlando di «una sorta di interdetto», ma si trattò di una linciaggio vigliacco e violento che accompagnò Baudrillard fino alla fine. In Italia, all'epoca , solo il nostro Covile informò del suo funerale e del fatto che l'orazione funebre fu tenuta da Alain Finkielkraut.
15 Jean Baudrillard, «Le Sida: virulence ou prophyla-xie?», in Écran total, 1977, Galilee, trad. nostra.
16 Toni Negri, Storia…, cit. p. 522.
17 Massimo Cacciari, al quale abbiamo chiesto un’intervista per una sua versione di quello scontro ci ha gentilmente risposto «capisco male l’argomento che vorrebbe affrontare». Andrebbe indagato anche il percorso degli all’epoca althusseriani Costanzo Preve e Gianfranco La Grassa.
18 Bisognerà arrivare al 2015 per leggere parole piú esplicite di Mario Tronti: «Il movimento operaio ha sbagliato strada quando ha seguito il Marx apologeta della borghesia, e ha indovinato la strada quando ha seguito il Marx critico dell’economia politica. [...] Marx, che ha visto come nessun altro la terribile potenza del capitale, non ha visto che il destino del Moderno si era ormai indissolubilmente identificato con la storia del capitale.» Dello spirito libero. Frammenti di vita e di pensiero, Il Saggiatore, 2015, pp. 18–20.
19 (Falso autore) Enrico Berlinguer, Lettere agli Eretici, Epistolario con i dirigenti della nuova sinistra italiana, (falso) Einaudi, 1977. Il testo fu poi attribuito a Pierfranco Ghisleni. La tesi, che ci convince, dell’intervento decisivo di Collu nell’operazione è stata avanzata dai suoi amici e collaboratori piú stretti.
20 «Amore o combinatoria sessuale» in Il Disvelamento, trad. Giovanni Dettori, edizione elettronica sulla base di quella La Pietra del 1978, disponibile nel sito di Joe Fallisi: www.nelvento.net .
21 V. nota 14.
22 Bifo (Franco Berardi), In memoria di Jean Baudrillard, 19 marzo 2007, http://permalink.gmane.org/gmane.culture.internet.-rekombinant/1964.

Add comment

Submit