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orizzonte48

Sapelli: "La visione economica dell'Europa è a matrice tedesca"

di Quarantotto

image21...Mattarella ha poi difeso l’Euro e il suo ruolo: “Abbiamo una moneta capace di costituire un punto di riferimento concreto sul piano internazionale, un ruolo che nessuna moneta nazionale potrebbe svolgere”.

1. Inutile ripetere le osservazioni e le analisi di ordine costituzionale che, nel post precedente, e nei relativi commenti, hanno già puntualizzato come ci si trovi di fronte ad una situazione istituzionale "inedita", cioè, nonostante il richiamo a pallidi precedenti storici einaudiani, mai verificatasi prima nella storia della Repubblica.

Il messaggio ampiamente concertato dai media - che registri o meno con esattezza le indicazioni comunque più volte esplicitate dal Quirinale- sarebbe quello che il primato del vincolo esterno, cioè dell'adeguamento ordinamentale italiano all'indirizzo politico derivante dai trattati Ue e dell'adesione alla moneta unica, sarebbe tale da prevalere incondizionatamente sulle indicazioni date dai risultati elettorali; ciò da un lato, renderebbe legittima un'intensa ingerenza del Capo dello Stato sulla scelta dello stesso premier (limitando ulteriormente le già di per se stesse difficili possibilità di accordo tra i partiti interessati) e, addirittura, dei singoli ministri, dall'altro, farebbe emergere un ruolo presidenziale di filtro "a tutto campo" sulla legittimità costituzionale dei futuri provvedimenti legislativi di un governo, evocandosi, come parametro principale, se non sostanzialmente unico, quello del nuovo art.81 Cost.

 

2. Che è poi un modo di affermare, di fatto, un profondo mutamento costituzionale, in cui una previsione costituzionale imposta dalla lettera di Draghi-Trichet dell'estate del 2011, - e in CfY54viWwAEsq5f.jpglargesè manifestamente spuria rispetto ai principi fondamentali della Costituzione del 1948 -, divenga, per proclamazione mediatica (peraltro non smentita dal Colle a cui viene continuamente attribuita), il nuovo principio supremo dell'ordinamento nazionale, in luogo del fondamento lavoristico e obliterandosi del tutto ogni problematica inerente alla incompatibilità di tale previsione con i concetti chiaramente espressi dai Costituenti, sia nella lettera della Costituzione stessa, sia in quella fondamentale e non eliminabile fonte di sua interpretazione autentica costituita dai lavori preparatori.

Relegando nell'ombra tale fondamentali problematiche, senza alcun approfondimento e senza neppure tener conto dei pur ondivaghi e incerti tentativi di soluzione dati finora dalla Corte costituzionale, si arriva alla situazione odierna, in cui il Capo dello Stato si ritiene debba dire la sua sia sul "nominativo del premier" eventualmente indicatogli dalle forze che rappresentano la maggioranza parlamentare a quanto pare formatasi, sia sulla idoneità (non altrimenti precisata, quantomeno in rapporto ai parametri giuridici della Costituzione), dei nominativi di singoli ministri.

 

3. Ora, in questo quadro che pone un problema fondamentale sia di illegittimità costituzionale del "vincolo esterno", sia un dovuto e diligente interrogativo sulla sua sostenibilità politico-economica ab origine, (insostenibilità che, se correttamente rilevata CfY7XcEWIAA9bRLdal punto di vista tecnico-scientifico, avvalora in modo manifesto il primo aspetto...tutt'altro che soltanto giuridico-formale), in questo quadro, appunto, emerge come illuminante e collimante (con le tesi qui da anni sostenute) quanto detto da uno dei più accreditati nomi di premier "terzo" che si ipotizza verrà sottoposto al Quirinale come oggetto fondamentale dell'accordo raggiunto per la formazione di un governo sostenuto da un'ampia maggioranza parlamentare.

Parliamo del prof.Giulio Sapelli, col quale ci accomuna, nel corso di questi tormentati anni di mancata cosciente e razionale comprensione di problemi che non possono essere ignorati, la diagnosi della natura ordoliberista dei trattati, per la verità confermata, anzi rivendicata, anche dalle massime istituzioni dell'eurozona (qui, p.3 e qui, p.9, quanto alla "certificazione" di Draghi: quindi una ben fondata constatazione storico-economica che avrebbe dovuto imporre diligentemente, da molto tempo, il serio dubbio sulla compatibilità dei trattati con la Costituzione del 1948).

 

4. Riportiamo anzitutto alcuni passaggi della recentissima intervista del prof.Sapelli attualizzata alla situazione politica in corso:

Professore cosa ne pensa della soluzione Lega-M5S?

Mi sembra in prima luogo finalmente una soluzione elettorale che rispetta il voto popolare. Siamo finalmente usciti dall'epoca Napolitano.

 

Cosa intende?

Sono anni che in Italia ci dimentichiamo che i Governi si costruiscono secondo la volontà popolare. Napolitano in questo senso è stato l'aice di questa sottrazione di potere al parlamento. E anche il discorso di Mattarella di qualche giorno fa, con quei toni drammatici è stato a mio avviso gravissimo. Ha rischiato di creare il panico. E le turbolenze dei mercati che tutti hanno attribuito all'incertezza prima e all'accordo tra Di Maio e Salvini poi credo siano state il frutto di quelle dichiarazioni. A quanto pare però possiamo dire sia, per ora, una deriva archiviata.

 

È normale che ormai in Italia quando si parla di politica e governo si tenga un occhio sempre alla Borsa?

È normale visto il tipo di classi dominanti in Italia. Ci sono una vecchia borghesia compradora (una classe senza autonomia materiale e soggiogata agli interessi del capitale esterno ndr) e una nuova borghesia nazionale che rappresenta le piccole medie imprese. I secondi non vivono facendo favori all'estero contrariamente ai primi. Lo scontro avverrà tra questi due gruppi di potere che si confrontano oggi in Italia. È questa la dialettica cui assisteremo nei prossimi anni. Questo Governo segna, per ora, la vittoria di questa borghesia nazionale e il popolo degli abissi.

 

Cos'è il popolo degli abissi?

Le classe più povere, i diseredati, gli arrabbiati. Quelli che erroneamente vengono definiti populisti. E sono invece il popolo. Una platea che prima faceva riferimento ai grandi partiti socialisti e oggi invece vota in parte a destra e parte 5S. ..."

 

5. Riprendiamo poi una parte significativa di una sua intervista sull'inserimento del fiscal compact nei trattati (che, rammentiamo, cfr; pp. 1.4.-3, è solo una, e non la più invasiva sulla sovranità costituzionale, delle prospettive di "riforma" dei trattati di fronte alle quali un futuro governo sarebbe chiamato a negoziare, in una situazione di consolidato svantaggio a favore degli interessi franco-tedeschi, dovuta alla noncurante acquiescenza dei governi succedutisi negli ultimi 20 anni):

"...Oggi alla Camera deputati di varie forze politiche presentano mozioni per dire no all'inserimento del Fiscal compact all'interno dei Trattati Europei. Perché è importante che il Fiscal compact non venga inserito all'interno dei Trattati?

"Perché fissa una misura di contenimento del debito che non ha nessuna base scientifica, aggravando le divergenze che si creano tra nazioni a diversi livelli di produttività del lavoro e crescita potenziale. Infatti i paesi sono costretti a soggiacere ad un regime di cambi fissi, in questo modo reso ancora più evidente da una moneta unica che dovrebbe regolare le transizioni monetarie tra realtà così diverse. Non si dovrebbe fissare nessun limite al debito, ma far sì che il suo contenimento avvenisse attraverso strategie differenti in grado di riflettere la diversità storica, economica e culturale dell'Europa".

Se il Fiscal compact entra nei Trattati, tutti quei discorsi sull'uscita dall'euro avrebbero ancora ragion d'essere? Cambia qualcosa? "Cambia tutto perché che ci sia qualsivoglia moneta, anche se è difficile pensare che rimangano i Trattati senza moneta unica, rimarrà sempre una sovradeterminazione sovrastrutturale. Questo perché c'è uno strato di norme e di comportamenti regolato fondamentalmente dalla democrazia rappresentativa e dall'agorà della società politica, poi un sistema di Trattati che rispondono solo ad accordi tra governi dove non vale il principio della democrazia. Per questi, quali che siano i tempi storici e il ciclo dell'economia, sono fissati dei limiti tanto al debito che al deficit con conseguenze che possono essere anche in quel caso disastrose".

 

Avremmo una perdita di sovranità e se sì di che tipo?

"Sì, anche se i cittadini dovrebbero rendersi conto che esista per capirne poi la cessione. Qui, me lo lasci dire, siamo dinanzi ad una follia anche dal punto di vista delle teorie economiche. Una via disastrosa, così tante nazioni europee farebbero la fine che fece l'Argentina"

 

Tra queste, in prima fila, anche l'Italia?

"Certamente. L'Italia è una delle nazioni in prima fila perché come ho dimostrato vent'anni fa nel mio libro sull'Europa del Sud, l'Italia è un Paese che appartiene ad una formazione economica e sociale specifica. Quella appunto delle nazioni dell'Europa del Sud".

 

Matteo Renzi ha detto che non permetterà che il Fiscal compact entri nei Trattati. Cosa sono, prove di anti-europeismo?

"Innanzitutto l'Europa è cosa diversa dall'Unione Europea. Ci sono due parole che non bisogna più usare, europeismo e populismo. Questi movimenti populisti sono di destra. Poi ci sono anche persone che non sono neofasciste o neonaziste e che sono contro all'europeismo, cioè alla moneta unica. Io sono di tradizione socialista cattolica, ma credo che la moneta unica sia stata un errore. Anche la parola sovranismo, non vuol dire niente! Questa è una politica economica disastrosa che deriva da teorie precise".

 

Quali?

"Quelle del funzionalismo di Jean Monnet e del monetarismo neoclassico, neoliberista. Una teoria che si chiama ordoliberismo, coniata da Walter Eucken (NdQ; come si conferma Weidman in modo che non dovrebbe essere ignorato dalle istituzioni democratiche italiane) nel 1941 e che i tedeschi hanno imposto a tutti gli Stati europei".

 

6. Infine, (ma sempre ex multis), non ci pare irrilevante estrarre alcuni passaggi di un'ulteriore intervista del professore pubblicata su un sito vicino al M5S:

"L'Europa sbaglia se pensa di poter influenzare il voto popolare. Non ha alcuna legittimazione democratica, i membri del Consiglio sono i capi di Stato mentre la Commissione europea è nominata dagli organi governativi, che io sappia non c'è stata alcuna costituente europea.

Quindi l'Europa non ha alcuna legittimità politica.

Il Parlamento europeo che dovrebbe essere l'unico ad averla, ma questo la gente non lo sa, non ha alcun potere.

Infatti non si parla di leggi europee, ma direttive europee o regolamenti. Giuridicamente si possono abbandonare, ad eccezione del Trattato di Maastricht. Mentre i regolamenti come il 3% o il Fiscal Compact, che è una follia, sì. Sono frutti dell'ordoliberismo anche se la gente non sa più cos'è. Queste idee erano di una minoranza, il contrario del liberalismo è mettere in una costituzione quale deve essere la forma della politica economica e negare la democrazia. Noi abbiamo messo nella Costituzione, seguendo quella tedesca che è antidemocratica e antiliberale per eccellenza, che non dobbiamo fare debito pubblico. Ma non se n'è accorto nessuno.

Cosa c'importa del deficit, il Giappone ha il 250% del debito pubblico ma il 3% di disoccupazione, io mi tengo il secondo dato. Certo che una volta persa la sovranità monetaria, se non mi comprano i titoli di Stato vado in default. Ma se posso stampare moneta o se funzionasse una forma simile a quella degli Stati Uniti tutto cambia: moneta unica ma libertà di default o libertà di aiuto". Perché il PD vota al Parlamento europeo nella direzione dell'austerità?

"Sbagliano. Questo partito ha una falsa coscienza di sé, e non ha una teoria economica. Ha sposato le teorie dell'ordoliberalismo. Terribili e neoliberali che stanno distruggendo l'economia italiana e dell'Europa ".

 

La visione economica di questa Europa è solo di matrice tedesca?

"Si, solo che loro l'hanno camuffata e la chiamano economia sociale di mercato. Ma non c'è un testo su quest'ultima, ma un libro di un sociologo. È l'economia ordoliberista tedesca: né debito pubblico né intervento pubblico. Ma il mondo è sempre andato avanti così. Poi loro lo fanno, perché hanno speso 250 miliardi prima del 2008 per salvare le banche. Hanno nazionalizzato due volte la Commerzbank, si governa con la menzogna.

E gli altri stanno li a sentirla. Se lo fa Monti sappiamo tutti da dove viene, si è incontrato con un personaggio come Napolitano che tutto è stato meno che un presidente della Repubblica indipendente, autorevole e legato al proprio Paese. Quindi c'è stato un colpo di Stato contro Berlusconi che non era più gradito. Ma scordiamoci il passato. Quali sono stati i periodi nei quali siamo cresciuti del 6-7%? Quando c'era l'impresa pubblica, quella mista. Ma in tutto il mondo c'è l'impresa mista. Le tigri asiatiche erano tutte pubbliche".

 

Perché abbiamo svenduto la nostra industria pubblica?

"Non abbiamo deciso noi, ma una casta rappresentata dai suoi intellettuali cosmopoliti e da una destra, quella berlusconiana, che si sono unite. Noi siamo entrati nella globalizzazione in modo subalterno, non autonomo. Ricordi sempre che chi ha provocato i drammi della liberalizzazione sregolata sono stati Blair e Clinton, è stata la sinistra che ha tradito il suo popolo. Perché governata dalla finanza, la finanza era di sinistra e l'industria di destra. Thatcher e Reagan rispetto ai primi due erano delle mammolette. Non hanno fatto i danni che hanno fatto quei due cavalieri dell'apocalisse. Soprattutto sul mercato del lavoro, con le teorie del neoschiavismo. Come si fa a parlare di capitale umano quando tieni uno sei mesi e poi lo mandi via? O adesso danno i voucher, è la prima volta che il capitalismo incorpora dei meccanismi di formazione economica e sociali come lo schiavismo. Qui non si comprano le ore di lavoro, ma la vita delle persone. Questo l'ha fatta gente di sinistra o presunta tale. In Italia i vari giuslavoristi, complimenti".

 

Una banca pubblica potrebbe essere una prima soluzione?

"Prima bisogna avere un'idea chiara sull'Euro, se lo riformiamo e altro. Queste cose sono molto delicate, bisogna farle con perizia tecnica. Certo, bisogna riformare lo statuto della BCE in modo completo, ovvero farla diventare come la Federal Reserve. Dovremmo avere una rappresentanza dei singoli Stati all'interno, se la vogliamo ancora mantenere. Non ci sarebbe nulla di male nel tornare alle banche nazionali centrali. Anzi, dal punto di vista della regulation sarebbe anche meglio. Forse dovremmo pensare a un sistema misto, ma la Germania non vuole. Loro hanno uno spirito di dominio, credono di aver ragione. Sarà molto dura convincerli".

 

Non conviene iniziare a pensare ad un'uscita ordinata dalla moneta unica?

"Questa è un'ipotesi. L'importante è che si cominci a pensare ordinatamente. Non è detto che alla fine si decida di uscire, dopo la Brexit s'imponeva una riflessione scientifica e politica. La maggioranza di queste persone, gli scienziati, non hanno ambizioni ma amano l'umanità e il loro Paese. Cosa che i burocrati di Bruxelles non fanno, nemmeno sono venuti per il terremoto".

 

7. Naturalmente, le vicissitudini della politica attuale sono oggettivamente complesse e le soluzioni non scontate.

Ma la figura del professor Sapelli, almeno, pare legata alla capacità di coltivare il dubbio scientifico e di interrogarsi sul destino della Nazione italiana, senza l'ipoteca inerziale di un conformismo acritico che tanti danni sta arrecando alla democrazia e, soprattutto, al benessere generale.

Comments

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Eros Barone
Wednesday, 16 May 2018 20:58
Questo peana al prof. Sapelli mi sembra francamente fuori luogo. Altrettanto furi luogo mi appaiono analoghi peana innalzati verso il prof. Bagnai. Si tratta di intellettuali passati alla destra, anche se possono avere avuto, parzialmente o sporadicamente, contatti e collaborazioni con la sinistra, ivi compresa quella estrema (ricordo un intervento di Sapelli ad un incontro organizzato da Lotta Comunista a Milano). Lasciamo, pertanto, che l'ottimo Sapelli elabori, anche per conto di Siniscalco, il lutto della mancata designazione a presidente del consiglio di un governo Lega-M5S e impari a non fidarsi di certi 'squali' che solcano il mare procelloso del politicantismo italiota. Sennonché, come certifica il proverbio, è pur vero che chi va per quei mari quei pesci piglia...
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