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mondocane

Ponti e pontefici

Molestie: spuntano i MeToo maschi

di Fulvio Grimaldi

invisibile[In seguito alla pubblicazione del seguente articolo l'account di Fulvio è stato bloccato per la seconda volta in pochi giorni da Facebook. Invitiamo tutti i siti e gli spazi di comunicazione alternativa a rilanciare questo articolo e insieme la protesta per la censura politica che i big della rete (Google, Facebook, Twitter, ecc.), in combutta con i governi e l'UE, stanno mettendo a punto in questi mesi. Di seguito l'avviso di Facebook e l'email di Fulvio Grimaldi:

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Sono stato nuovamente bannato da facebook. Il testo rimosso è quello intitolato PONTI E PONTEFICI ----- Molestie: spuntano i meetoo maschi”, che potete trovare integro in www.fulviogrimaldicontgroblog.info . Nulla che non sia uscito, in termini anche più forti per esempio sul Fatto Quotidiano. Ma evidentemente sono segnalato.

C’è modo di reagire a questo incredibile sopruso?

Fulvio].

* * * *

Transfert

Si divincolano e sparano discorsi dell’odio del rancore e dell’invidia (hate speech) di cui, peraltro, sono titolari storici. Basta pensare all’Islam integralista, estremista, terrorista, ai populisti razzisti, xenobofi, fascisti, ai “Hitler Milosevic”, “Hitler Saddam”, “Hitler Gheddafi”, “Hitler Assad”, “Hitler Chavez”, ma anche prima ai negri cannibali, ai pellerossa selvaggi.

Discorsi dell’odio di classe dei dominanti che si sentono perennemente minacciati dai dominati (e quando non dai dominati, da subconsci sensi di colpa), con i quali esorcizzano e criminalizzano a favore di censure High Tech il conflitto politico e sociale chiamandolo, con classico transfert freudiano, appunto “discorso dell’odio”.

Si divincolano sotto l’incessante tramontana di fischi a loro, seguito dal robusto libeccio di applausi al governo (e chissà perché al capo dello Stato, da loro espresso e amato). Fischi e applausi uditi a Genova, ma che hanno riecheggiato in tutta Italia, rilanciando e potenziando in misura del tutto insospettata il celebre e profetico vaffa! di Beppe Grillo. Abbarbicati agli scanni parlamentari, scogli in mezzo a un mare in tempesta su cui si abbattono i marosi dell’indignazione popolare (populista?), finiscono travolti e non sanno se salvarsi attaccandosi alla ciambella di salvataggio dell’”Unità nazionale”, lanciatagli dal presidente della Repubblica, oppure salire sul barcone di Lego con cui un ex-primo ministro, dalla divisa sbrindellata di capitano, conta di essere accolto in qualche porto.

 

Ritransfert

Pensate cosa scrive Ezio Mauro a proposito del Ponte Morandi, orrore dai dominanti fatto costruire, male, in testa alla gente, in un’Italia degli orrori cementizi inflitti da settant’anni ai dominati e al loro habitat allo scopo di renderli tutti succubi o vittime di catastrofi “naturali”, che in compenso incrementassero PIL e conti e banche.: “Un insieme fradicio e marcio di élite, baronie, vecchi partiti, istituzioni e poteri economici e finanziari forti” (Repubblica 17 agosto). Dopo una tale intemerata, chi mai oserebbe affermare che il gruppo Repubblica, ora “Stampubblica”, fosse, come sostenevano gli hate speecher, l’organo proprio di quell’ “insieme fradicio e marcio”, di quei “poteri economici e finanziari forti”? Chi oserebbe parlare di transfert? E pensate che a ergersi a vindice di quelle macerie di materiali, corpi, vite, “Repubblica” sia l’unica testata di quel giornalone unico e schermo unico al quale siamo felicemente giunti grazie a una civiltà monopolistica e globale che, così, ci evita confusioni e contraddizioni e conflitti?

 

Gli invisibili

Evitando basse speculazioni e strumentali accuse a chi con la classe dominante, seppure fradicia e marcia, ha collaborato per lo sviluppo, anzi, il progresso d’Italia, l’informazione unica per ben tre giorni dal 14 agosto dell’ “incidente”, si è ben guardata di menzionare la famiglia titolare della società. Questione di discrezione, privacy, stile di chi ce l’ha. Saggia prudenza anche. Si sarebbero potuti scatenare tra i malintenzionati, pencolanti verso il populismo, odii, rancori e invidie, tutti sentimenti contrari all’unità nazionale, agli imprenditori dello sviluppo e loro fiduciari politici. Al giornalone unico, che, prima dell’auto-lavata di capo di Mauro, si diceva di sinistra, ma qualcuno diceva che era di destra, si affianca un giornalino parimenti di destra, populisticamente parlando, ma che nella testatina si mimetizza da “comunista” . Più sbarazzino, della famiglia dei così simpatici e anticonformisti colori uniti dopo un po’ ha, sì, parlato, ma solo per porvisi a difesa, cannoneggiando di anatemi tipo “populismo penale” chi ne pretendeva scuse e, soprattutto, ammende e riparazioni. Populisti forcaioli e giustizialisti che avanzano accuse di malagestione del tutto arbitrarie, prima che i cento passaggi della giustizia penale, civile e amministrativa, e magari anche canonica, l’avessero accertata.

Come pareva ventilare anche un malaccorto e precipitoso procuratore generale genovese. A quanto pare, populisticamente non ha voluto tenere conto delle possibili concause del crollo: il fulmine, la tormenta, un meteorite, il terremoto, Al Baghdadi, gente che ha voluto suicidarsi…

 

Populismo penale

Veniva avviata, dal “populismo penale”, addirittura la cessione del privilegio di poter aumentare i pedaggi, anno dopo anno, di oltre il doppio rispetto all’inflazione, riducendo in parallelo la manutenzione, potendo così contare su un utile netto di 10 miliardi in 10 anni di concessione. Eccessivo? Ma come potrebbe diversamente la bella famiglia Benetton aver investito nel Sud del mondo, al punto da aver reso produttivo il desolato sud dell’Argentina, una “terra del fuoco” ora popolata, anziché da arcaiche popolazioni indio improduttive, da milioni di ovini senza i quali non avreste i vostri bei maglioni colorati e neppure le belle foto di Toscani che ve li promuovono con tanto di bimbetti, anche loro antirazzisticamente di vari colori.

C’è, sempre in una delle testatine del giornalone unico, stavolta sedicente di opposizione, chi ha investito del commento-principe all’evento una penna di assoluta rinomanza, di incomparabile prestigio. Furio Colombo l’ha presa alla larga, tanto larga che di responsabilità, colpe, costruttori, manutentori, non v’è accenno. Inezie rispetto alla ciccia della storia. Un evento che ha avuto il “merito” (sic!) di aver giocato un brutto scherzo, a Autostrade? Ad Atlantia? Ai Benetton? Macchè, non divaghiamo: “ai due schieramenti (giallo e verde) costretti a distrarsi un po’ dalla caccia ai migranti… dalla manomissione su milioni di pensioni degli italiani… dall’accusa di tutti coloro che hanno governato, dal progettino sul lavoro che forse provocherà solo qualche licenziamento”.

Ah, come gli è andata male al governo! “Stavano proclamando il trionfo ed è caduto il ponte di Genova”. Ah, che soddisfazione…! E poi giù con i i vaccini e la superstizione contro la scienza, l’abolizione nefanda della legge Mancino , adulti bambini che feriscono migranti. Capitreno nazisti che offendono i rom….E il ponte? E autostrade? Colombo, come sempre, ci ha dato una lezione giornalistica: se un ponte cade, fallo cadere su chi ti sta sul piloro.

 

La grande grigliata di riparazione

Non solo. Sappiamo che ospitalità e accoglienza sono i nostri valori, quelli che i populisti xenofobi hanno in disprezzo e odio. E se i dirigenti della società Autostrade a Genova si sono dovuti rammaricare della mancata accoglienza delle loro scuse, che avevano pur tentato, a forza di silenzi, di far “percepire” dal popolo vissuto o morto sotto il ponte, così non è stato per la famiglia. Non erano passate che 24 ore dalla frantumazione del demenziale e osceno manufatto, tirato su - badate! - prima che Luciano Benetton cucisse il suo primo maglione, che la vita ha trionfato sulla morte, la festa sulla disperazione, l’accoglienza e l’ospitalità su populismi, esclusivismi, case, frontiere e porti chiusi, muri eretti. Ben 90 cittadini comuni di questo paese sono stati accolti e nutriti a base di pesce nella più bella villa di Cortina d’Ampezzo. La generosità dei Benetton non ha conosciuto limiti e ha compreso anche un aperitivo in piedi prima della cena seduti, con catering arrivato dal più rinomato ristorante delle Tre Venezie, il “Da Celeste” di Venegazzù.

Vigili del fuoco, parenti e volontari stavano ancora grattando i massi malamente appiccicati dall’ingegner Morandi e peggio mantenuti insieme, per rintracciare corpi ancora caldi prima che si freddassero per sempre, già questa famiglia di coraggiosi capitani veneti si affannava a superare “il fortissimo chock, il silenzio e la ritrosia” che le aveva attribuito il Corriere della Sera. Estendendo tale alleviamento della pena a una novantina di convitati, per la spesa non indifferente di 8000 euro, alla quale andava il contributo di 90 euro da ogni commensale. Senza calcolare 90 costi di viaggio e alloggio. Un primo gesto concreto per la riparazioni e la rinascita di Genova. E non venite a parlarmi di cattivo gusto, intempestività, cinismo. Non sareste che populisti trasudanti hate speech.

 

Toh, ci sono anche i vittimi di molestie

Poi c’era quel sottotitolo in cima all’articolo. Siamo fuori tema, ma dentro al mondo delle mistificazione di tendenza, che siano a vantaggio di pontieri irresponsabili, o di manovratori che, essendo pochi ma dotati di quasi tutti i mezzi, devono inventarsi trucchi e cospirazioni per frantumare e depotenziare la società in settori che si avversano a vicenda. Avete capito che il sottotitolo si riferisce al regista Brizzi, delle cui moleste, davvero trucide, a base di pippe sparate in faccia a verginali fanciulle, il giudice ha concluso che non sono mai esistite: “Il fatto non sussiste”. Sussiste invece il fatto che le tre molestate ci avevano già provato prima con Brizzi e poi s’erano affrettate a rabbonire la vittima con anche recentissimi sms di carinerie e affettuosità.

Ma quanto ad anticlimax, come gli inglesi chiamano il contrario dell’orgasmo, “improvvisa caduta nel vieto o nel ridicolo di uno stile, situazione o argomento solenni, doccia fredda, sgonfiatura” (Il Nuovo Ragazzini). Quale migliore definizione si potrebbe dare della notizia, di cui al momento sono informati ancora pochi perché è della notte scorsa, secondo cui la romana Santa Giovanna d’Arco, l’Antigone, la Santa Maria Goretti del Quarticciolo, la vessillifera italica del movimento Metoo delle donne molestate, è stata accusata dello stesso reato infamante di cui lei, lacrimando e giustamente sacramentando, ha dichiarato colpevole il celebre produttore erotomane di Hollywood?

E’ stato uno che 5 anni fa aveva 17 anni, dunque pure minorenne, che ha accusato la star allora trentasettenne di averlo “molestato”, insomma di essergli saltata addosso, mentre insieme erano impegnati in un film. Sarà un millantatore, un mitomane, un misogeno, sarà un vendicativo frustrato del successo sperato e mancato. Come no, possibilissimo. Lo auguriamo all’accusata e a tutto il movimento per non dover incominciare a dire che è stato tutto, il movimento dico, non le molestie, una trovata di George Soros. Solo che vorremmo vedere se al ragazzo, maschio, viene attribuita la stessa credibilità che onora qualunque donna che si ricordi dopo trent’anni che qualcuno le ha pizzicato il culo e con ciò rovini vite e carriere. Magari, di credibilità ne merita un po' di più, visto che l'eroina italiana di metoo lo ha risarcito con 300mila dollari.

Avete notato che non ho fatto nomi. Con i facebook che corrono è elementare cautela.

Comments

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Ernesto Rossi
Thursday, 23 August 2018 19:20
EVVAI! AAAAAAHAHAHAHAH...
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