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seminaredomande

Il Non Paper del ministro della guerra vede pericoli e minacce ovunque

di Francesco Cappello

Crosetto ci invita ad affacciarci alla finestra di Overton [1] delle sue interessate paranoie sulla guerra ibrida

crosetto 2 1.jpgAbbandoniamo tutte le nostre strampalate teorie sul perché le bollette energetiche siano lievitate, la sanità pubblica non funziona, le piccole imprese falliscono ed evitiamo di dare credito a tutte quelle teorie che siamo soliti adottare per spiegarci come mai i cittadini italiani si mostrino sempre più restii a votare. Crosetto nel suo Non-paper [2] del 18 novembre 2025 e presentato al Consiglio Supremo di Difesa il giorno successivo, intitolato “Il contrasto alla guerra ibrida: una strategia attiva“, “costruito integrando informazioni non classificate del comparto intelligence con analisi estrapolate da fonti aperte attendibili” ci dice l’indiscutibile verità. È colpa dei russi che insieme a cinesi iraniani e altri attori ostili ci danneggiano quotidianamente. Siamo in una guerra permanente e invisibile, la “Guerra Ibrida”. Questa minaccia è così “subdola” e “incessante” che “ogni giorno erode in modo silente la sicurezza delle nostre società“.

Si definisce minaccia ibrida “quella portata da attori statuali (anche attraverso attori non-statuali che operano come agenti o proxy) mediante una combinazione di azioni sinergiche in vari domini (diplomatico, informativo, militare, economico-finanziario dell’intelligence). È oggi una delle principali sfide per le democrazie occidentali. L’obiettivo è erodere la resilienza democratica, minare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni, dividere le società, influenzare le opinioni pubbliche con false informazioni.

L’effetto immediato di questo allarme, ovviamente, è la necessità improcrastinabile di nuove strutture, poteri e, soprattutto, finanziamenti.

A leggere il Non Paper di Crosetto viene in mente il testo dei Negrita ‘Nel Blu – Lettera ai padroni della terra [*]

‘Nel Blu – Lettera ai padroni della terra

 

I pericoli: il terrore quotidiano e l’espansione del potere digitale

L’incubo inizia nel cyberspazio, un campo di battaglia che, a quanto pare, è il “moltiplicatore che tiene insieme tutto“, ma non per far funzionare internet, bensì per sabotare i nostri centri nevralgici. Gli “attori ostili“, definiti con una rassicurante impersonalità come “malevoli e privi di scrupoli“, dedicano la loro esistenza a minacciare le nostre “infrastrutture critiche“. Il rischio è concreto. Esso è ravvisabile nel “malfunzionamento delle sale operatorie e dei reparti di rianimazione, il collasso del servizio sanitario” e infatti “Il settore sanitario si conferma tra i più colpiti da attacchi cibernetici, con impatti potenzialmente gravissimi su pronto soccorso, terapie intensive, sale operatorie e trattamenti salvavita.” E se questo non bastasse, ci informano che persino le nostre amate piccole aziende sono “bersagli facili”. “(…) anche il comparto manifatturiero risulta particolarmente bersagliato, in gran parte a causa della prevalenza di piccole e medie imprese prive di strutture di difesa adeguate, che lo rendono uno dei settori più colpiti dai ransomware.” [Il ransomware è una minaccia informatica basata sull’estorsione digitale, che sfrutta la paura di perdere dati preziosi per costringere le vittime a pagare.].

Tutto questo allarmismo, supportato da “numeri impressionanti, in forte e costante accelerazione“, serve a dimostrare che i danni poi si “sentono nel mondo reale” e che, quindi, la difesa non può più essere un affare solo civile, ma necessita l’intervento urgente e massiccio del Dicastero.

 

La guerra cognitiva e la disinformazione (FIMI)

Un aspetto cruciale del documento è la consapevolezza che il campo di battaglia si è spostato nella mente dei cittadini. Il nemico, infatti, non si accontenta di distruggere i computer; mira alla nostra mente. Attraverso le Foreign Information Manipulation & Interference (FIMI), gli avversari mirano a spezzare il patto sociale, delegittimare le istituzioni e influenzare i processi elettorali. La disinformazione è elevata al rango di arma strategica:

La diffusione di notizie false o manipolate costituisce una minaccia rilevante per l’integrità dei processi elettorali. La manipolazione informativa può generare sfiducia nei media tradizionali, nelle istituzioni e nelle autorità, erodendo questi tre pilastri delle società democratiche […] La formula è semplice: diffondere bugie per far perdere fiducia nella democrazia e scoraggiare il voto.

La disinformazione è una vera e propria “guerra cognitiva“, sfrutta tecnologie come i “deepfake ad altissimo realismo” per minare “la fiducia dei cittadini nelle istituzioni“. Lo scopo, ci svelano, è semplice: “diffondere bugie per far perdere fiducia nella democrazia e scoraggiare il voto“. Questa ossessione per il controllo delle narrazioni giustifica perfettamente l’urgenza di “promuovere una cultura della sicurezza” e l’incremento di programmi di “alfabetizzazione digitale“, un modo elegante per assicurarsi che la popolazione sviluppi il “pensiero critico” solo nella direzione voluta da certe istituzioni.

L’aumento dei costi dell’energia non è stato causato dalle sanzioni energetiche alla Federazione Russa e lo stesso sabotaggio dei gasdotti marini north stream sono stati evidentemente opera dei russi. Ci mostrata l’evidenza che tutto, dal Mediterraneo all’Africa, è un complotto per logorarci. La nostra dipendenza da “materie prime critiche” combinata con l’uso dei “choke points marittimi” come il Canale di Suez, è parte di uno “scenario da incubo” in cui un “attore ostile combina la dipendenza dell’UE da materie prime critiche con l’interruzione dei choke points marittimi“. Questo panorama di ricatti economici, dove “basta una nave incagliata o un gasdotto sabotato per mettere in difficoltà interi continenti“, è la giustificazione perfetta per rafforzare l’”autonomia strategica UE” e per proiettare risorse militari dove, fino a ieri, c’erano solo petroliere.

 

L’asimmetria strutturale tra democrazie e autocrazie

Il documento pone poi l’accento sul vantaggio tattico e strategico di cui godono gli attori ostili che ci fanno la guerra ibrida (identificati ovviamente con Russia, Cina, Iran e Corea del Nord, non mancano Hezbollah, Houthi…). Questi regimi sfruttano le libertà e le garanzie legali delle democrazie occidentali come vere e proprie vulnerabilità, operando in un regime di impunità garantito dalla difficoltà di attribuire con certezza gli attacchi (plausible deniability). “L’attaccante gode di una limitata necessità di rispondere delle proprie azioni e sfrutta le caratteristiche delle democrazie occidentali – interpretate dall’attore ostile come vulnerabilità – a proprio vantaggio. Approfitta del fatto che noi rispettiamo le regole internazionali.” (le chiama significativamente regole internazionali non leggi internazionali)

E ancora, riguardo alla lentezza della reazione occidentale:

Mosca può quindi godere dell’iniziativa operativa (in quanto aggressore) e di quella strategica (puntando sul prolungamento del conflitto). […] La lentezza decisionale europea è quindi il miglior alleato di potenziali attori ostili: loro agiscono subito, noi discutiamo a lungo e intanto perdiamo terreno.

 

La democrazia ci penalizza. L’urgenza di reagire

Il vero problema non è l’aggressore, che operasenza soluzione di continuità“, ma la nostra lamentevole lentezza occidentale. Siamo “vincolati da una visione binaria del conflitto che distingue rigidamente pace e guerra“, e poiché i nemici sanno che “l’occidente spesso sceglie di non reagire“, di conseguenza, il “costo dell’aggressione, dell’offesa, è prossimo allo zero“.

Per superare questa “inerzia“, il documento propone di trasformare l’allarme in una risorsa istituzionale permanente. La soluzione principale è la creazione di una nuova struttura di potere militare: un’Arma Cyber, che deve essere “adeguatamente dimensionata e capace di operare senza soluzione di continuità“. Si stima, con precisione quasi chirurgica, che una “forza realmente congrua e rassicurante debba attestarsi su almeno 5.000 unità“, con un primo contingente iniziale di “1.200–1.500 unità” da dedicare a compiti operativi. Questo fabbisogno numerico, pur derivando da una minaccia invisibile, risponde perfettamente all’esigenza di espandere gli organici militari in un settore di altissima specializzazione, garantendo al contempo “adeguate tutele funzionali per gli specialisti civili e militari impiegati“.

Infine, l’aggiornamento normativo deve permetterci di “prevenire azioni ostili e riducendo la libertà di manovra degli opponenti ibridi“. Per farla breve: “come per le violazioni dello spazio aereo… anche sul piano ibrido è necessario predisporsi per reazioni legittime e tempestive“. Dunque, è necessario snellire i meccanismi decisionali, creare un Centro per il Contrasto alla Guerra Ibrida per coordinare la nuova postura, e abbandonare la “visione binaria del conflitto” che tanto ci penalizza, a favore di una “postura concretamente difensiva, che in ambito hybrid non può che essere proattiva“.

In sostanza, mentre il documento ci avverte che siamo sotto il costante bombardamento di bombe ibride, il vero obiettivo sembra più ragionevolmente essere quello di sbloccare risorse, espandere il raggio d’azione del Ministero nel dominio digitale e nell’ambiente informativo, e creare migliaia di nuovi posti di lavoro specializzati, tutto “adesso!”, prima che la percezione del pericolo svanisca. In realtà abbiamo già una fittissima cooperazione con Israele nel settore della cybersicurezza, del cyberspazio e in generale della guerra digitale [3]. Ora però, Crossetto fiuta ulteriori affari e mira a prendere al balzo l’opportunità di elevare le spese militari avendo l’obiettivo di raggiungere il 5% del Pil nei prossimi 10 anni come richiesto da Trump, trasferendo le risorse necessarie dallo svuotamento dello stato sociale e dei relativi servizi pubblici, tanto se questi ultimi risulteranno sempre più degradati sarà indiscutibilmente colpa dei russi, in tandem con cinesi e iraniani nostri ibridi nemici giurati.

[*] Io non sono intelligente, ma in fondo è tutto molto chiaro
Voi padroni della Terra che vi ingozzate di denaro
Avete fatto bene i conti, finemente calcolato
Che arricchirvi con la guerra qui è tutt’altro che un reato
E volete che ammazziamo per due confini e tre bandiere
Delle stupide pedine sul vostro lurido scacchiere
Con l’antica strategia del dividi ed impera
Ma mandate i figli vostri a crepare alla frontiera, ohSe non esistono i nemici all’improvviso li create
Fomentando le paure dai tg e dalle testate
È una storia che va avanti da prima che nascessi io
Se scarseggiano le scuse, allora tirate fuori DioMa che Dio vi maledica e vi metta in una bara
Per un potervi seppellire con fiori e la fanfara
E noi saremo lì presenti, sorridenti a controllare
Che davvero siate morti e non possiate ritornare piùGià ci vedo censurati, ma non mi importa che vuoi fare
Del resto ho gli occhi per vedere e una lingua per parlare
Se non vi piace quel che dico, non prendetemi a modello
Ma non sarò di certo io a sparare mio fratelloQuesta mia maledizione è una canzone e va cantata
In nome di tutta la gente, quella morta e quella appena nata
Perdonate i toni forti, ma mi sono nauseato
Mentre cerco tra le stelle la bellezza del creatoE guardo il blu
E di colpo tutto questo non c’è più
E si può volare ancora e atterrare sul pianeta che non c’è
Via da questi folli scimpanzé Nel blu
E di colpo tutto questo non c’è più
E si può volare ancora, atterrando sul pianeta che non c’è
Via da questi assurdi scimpanzé


Note
[1] Immagina un’idea oggi considerata estrema, come la legalizzazione di una sostanza attualmente vietata. All’inizio è “impensabile”. Poi qualcuno ne parla in modo provocatorio (fase “radicale”). Se il dibattito cresce, può diventare “accettabile”, poi “sensata” (magari per motivi economici o sanitari), fino a essere “popolare” e infine legalizzata. La finestra di Overton è un concetto sociologico che descrive l’insieme delle idee considerate accettabili in un dato momento da una società. Serve a spiegare come opinioni inizialmente impensabili possano diventare accettate e persino legge nel tempo. Un’idea può attraversare i sei stadi della F. di O. nel suo percorso verso l’accettazione:
  1. Impensabile – L’idea è tabù, inaccettabile.
  2. Radicale – Se ne parla solo in ambienti estremi.
  3. Accettabile – Inizia a essere discussa pubblicamente.
  4. Sensata – Appare logica e razionale.
  5. Popolare – Ottiene consenso diffuso.
  6. Legalizzata – Diventa legge o politica ufficiale.
Lo scopo principale è comprendere e, in alcuni casi, influenzare il cambiamento sociale e politico. Chi vuole promuovere un’idea oggi inaccettabile può cercare di spostare la finestra, rendendola prima discutibile, poi accettabile, fino a farla diventare norma. Questo meccanismo è spesso usato da politici, media e gruppi di pressione per modificare l’opinione pubblica nel tempo.
[2] Un “non-paper” è un documento informale, utilizzato principalmente in contesti diplomatici o di negoziazione. Non ha uno status formale e non impegna in alcun modo le parti che lo presentano o lo discutono. La sua essenza risiede proprio nella sua natura ufficiosa: serve a esplorare idee, testare reazioni, sondare posizioni o proporre soluzioni a questioni complesse senza assumere alcun impegno formale. Lo scopo principale di adottare un “non-paper” è quello di facilitare una discussione aperta e schietta su argomenti sensibili, permettendo ai partecipanti di scambiare punti di vista e valutare liberamente diverse opzioni. Il documento, presentato al Consiglio Supremo di Difesa a novembre 2025, sottolinea che l’Italia è costantemente sottoposta ad attacchi e interferenze malevole meno visibili delle azioni militari convenzionali.
[3] Cooperazione tra Italia e Israele nel campo della cyber-sicurezza, della cyber-difesa e della guerra digitale, aggiornata al 2025.
Incentivi italiani per l’acquisto di tecnologie cyber israeliane
  • L’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN) assegna premialità (+8 punti) nei bandi alle imprese italiane che comprano tecnologie cyber da Israele (antivirus, droni, sorveglianza).
    Fonti: Euronews Italia
Accordi e cooperazione politico-strategica
  • Emendamenti legislativi in Italia hanno garantito la possibilità per aziende israeliane di beneficiare dei fondi e dei bandi italiani, nonostante non siano membri NATO, purché esistano accordi di cooperazione cyber con l’Italia.
    Fonti: Atti del Parlamento italiano
    Times of Israel
  • In Parlamento vengono sollevate richieste di maggiore trasparenza sugli accordi cyber presi con Israele, soprattutto in occasione di visite diplomatiche.
    Fonti: Camera dei Deputati – resoconti seduta 506
Collaborazione scientifica, tecnologica e industriale
  • Attivo l’Accordo di Cooperazione Scientifica e Industriale Italia–Israele, che include anche tecnologie critiche e digitali.
    Fonti: Ministero degli Esteri (MAECI) – Cooperazione scientifica
  • Bandi congiunti 2025 per ricerca (scadenza 14 maggio), dedicati in particolare a tecnologie sostenibili ma all’interno di un accordo più ampio che copre anche ambiti digitali.
    Fonti: MAECI – Bandi 2025
  • Leonardo e altre aziende italiane hanno partnership con università e centri israeliani per cyber security, AI, quantistica, sistemi autonomi.
    Fonti: ICT Security Magazine
Settore privato e iniziative industriali
  • Collaborazioni tra aziende italiane (es. Yarix, Selta) e gruppi israeliani per SOC avanzati, infrastrutture di sicurezza e servizi di threat intelligence.
    Fonti: Analisi Difesa, Key4Biz
  • Presenza massiccia di aziende israeliane al CyberTech Europe 2025 a Roma.
    Fonti: PressTV
Rischio di dipendenza tecnologica
  • Vari analisti italiani denunciano che la cyber-sicurezza nazionale rischia di dipendere da tecnologie israeliane, minando la sovranità digitale.
    Fonti: Il Giornale d’Italia, CESE-M
Uso di spyware israeliano in Italia
  • “Caso Paragon”: sospetti sull’uso in Italia dello spyware israeliano Graphite (azienda Paragon Solutions).
    Fonti: Euronews Italia; Wikipedia Paragon Solutions
Cyber-difesa nazionale italiana: contesto in cui si inserisce Israele
  • Il Ministro della Difesa Crosetto propone la creazione di una forza speciale cibernetica per rafforzare la deterrenza nello spazio digitale.
    Fonti: Repubblica.it
  • L’Italia guida il “Cyber Commanders’ Committee” nell’ambito Difesa 5+5 del Mediterraneo occidentale (non include Israele, ma è rilevante per capacità italiane).
    Fonti: Ministero della Difesa – Difesa.it
  • Finanziamenti PNRR per il Competence Center Cyber 4.0 (5,1 milioni).
    Fonti: Cyber4.0
La cooperazione cyber tra Italia e Israele nel 2025 è:
  • ampia,
  • istituzionalizzata,
  • fortemente tecnologica,
  • con incentivi economici diretti.
L’Italia beneficia di tecnologie avanzate israeliane, ma affronta critiche sulla dipendenza tecnologica, sul coinvolgimento in tecnologie di sorveglianza e sulla scarsa trasparenza degli accordi.
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Comments

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1
Lorenzo
Friday, 28 November 2025 19:31
Giusto come precisazione il concetto di hybrid warfare, nella sua accezione originaria, non ha nulla a che vedere colle asinine formulazioni avanzate dai media e dalle istituzioni demoplutocratiche. La nozione è stata creata in una serie di saggi pubblicati dal col. Frank Hoffman, a partire dal 2006, per ricostruire le tecniche militari e paramilitari di guerra, guerriglia e propaganda utilizzate da Hezbollah per sconfiggere i giudei durante la II guerra libanese. Era un concetto che si muoveva nell'ambito della teoria militare di livello tattico-operativo. (cfr. sopr. Hoffman Frank, Conflict in the 21st Century: The Rise of Hybrid Warfare, Arlington, Potomac Institute for Policy Studies 2007).

E' stata proprio la NATO, a partire dal suo documento programmatico Bi-Strategic Command Capstone Concept (2010), ad espandere il concetto fino a comprendervi ciò che andrebbe piuttosto definito political warfare. Dopo il 2014 orde di pennivendoli, spesso alle dipendenze di think-tanks prezzolati, hanno trasformato il concetto in un contenitore informe e smisurato in cui buttar dentro tutte le bestialità che i media di regime di volta in volta inventano per alzare il livello di provocazione colla Russia e condizionare le masse. Così i politic(ant)i occidentali possono pescarci a caso senza timore di essere smentiti fattualmente.

E' finita che anche i russi hanno ripreso la dizione e sviluppato il concetto di gibridnaya voyna per ricostruire, con ben altra chiarezza e veridicità, la disfatta subita nel corso della guerra fredda e le pratiche d'attacco e infiltrazione occidentali, dalle ONG sorosiane alle color revolutions fino al chaos warfare.

Una buona sintesi dell'argomento, non troppo viziata da pregiudizi occidentalisti, si trova in O. Fridman, Russian ‘Hybrid Warfare’. Resurgence and Politicisation, Oxford Un. Press 2018.
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