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lafionda

Il trionfo della lobby europea degli armamenti

di Salvatore Palidda

Ed ecco che la guerra russa contro l’Ucraina diventa l’occasione d’oro per il trionfo della lobby europea degli armamenti che da tempo cercare di farsi strada.

23247L’intensa lobbying dell’industria degli armamenti a Bruxelles

L’industria degli armamenti non ha atteso la guerra in Ucraina per scatenare la sua intensa lobbying a Bruxelles, alfine di dimostrare le virtù «sociali», «durature» o ancora «stabilizzatrici» delle attività della vendita di armi. Nei rapporti ufficiali dell’UE, questi elementi di linguaggio cominciano a imporsi (insieme alle pesanti scelte di finanziamento dell’invio di armi all’Ucraina così come per le attività criminali di Frontex).

Ma riprendiamo un articolo di Justine Brabant e Ludovic Lamant qui pubblicato: https://www.mediapart.fr/journal/international/170322/bruxelles-l-intense-lobbying-de-l-industrie-de-l-armement)

La guerra è pace. La distruzione è “stabilità”. Le armi hanno uno scopo sociale. L’argomento sembra assurdo. Tuttavia, dallo scoppio della guerra in Ucraina, trova un’eco senza precedenti. Perché per non privarsi delle nuove fonti di finanziamento disponibili a Bruxelles, i vertici dell’industria degli armamenti – o i lobbisti che li rappresentano – hanno deciso di invocare Orwell nel testo: insistono sulle virtù “sociali”, etiche”, “sostenibili ” o addirittura di “stabilizzare” le attività di vendita di armi.

“Questa drammatica situazione ci ricorda un semplice principio: senza stabilità e sicurezza non possono esserci prosperità, inclusività e sviluppo sostenibile, ha assicurato Patrice Caine, boss del gruppo di difesa Thales, in un’intervistaLe Figaro il 3 marzo. Tuttavia, sono le industrie della difesa che aiutano le democrazie a garantire la loro sovranità, sicurezza e stabilità”.

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paginauno

Vaccini e tamponi. Chi rischia cosa?

di Marco Cosentino*

Intervento al Convegno “Pandemia: invito al confronto” del 3 gennaio 2022, organizzato dal Coordinamento 15 ottobre

testalize me 0jE8ynV4mis unsplashIl titolo del mio intervento - “Vaccini e tamponi. Chi rischia cosa?” - ha voluto mettere insieme due argomenti che mi stanno particolarmente a cuore e che sono legati da una narrativa opposta e speculare, ossia: sul versante dei vaccini Covid 19 la narrazione è che non si rischia assoluta­mente nulla, sul versante dei tamponi si dice che il rischio è che si tratti di strumenti che non funzionano - anche se l’anno scorso sono stati in­vece largamente impiegati per mantenere alti alcuni numeri e soprat­tutto un allarme sociale e sanitario che tuttora ci sta accompagnando.

Qualcuno ricordava molto opportunamente - ho ascoltato con gran­de interesse i diversi interventi che mi hanno preceduto - i giuramenti che si pronunciano in varie occasioni. Mi piace dire che anch’io, quando mi sono laureato in medicina, ho pronunciato il giuramento del medico sul testo di Ippocrate; poi da ufficiale medico ho pronunciato un giura­mento di cui vado particolarmente orgoglioso e fiero, che è quello di fe­deltà allo Stato, alle istituzioni e soprattutto alla Costituzione, alle leggi che ho giurato di proteggere; dopodiché sono diventato ricercatore e professore universitario, ed è l’unica figura che è esonerata dal pronun­ciare qualunque giuramento verso lo Stato e le leggi. Perché essenzial­mente, la cosa importante per chi fa ricerca è restare fedele alla verità dei dati, una verità continuamente e potenzialmente mutevole, sulla base delle migliori evidenze. Quindi, ovviamente, non esiste la Scienza a cui credere, ma esiste un metodo scientifico da praticare quotidiana­mente alla ricerca della migliore evidenza possibile; quella ‘migliore evi­denza’ sulla base della quale deve fondarsi la pratica dell’arte della me­dicina e che è prevalentemente rappresentata da numeri.

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Ascesa e caduta dello scientismo. Abbiamo bisogno di una nuova religione?

di Ugo Bardi

Cos'è la religione, esattamente? Monaci ieratici che cantano i loro inni? Fanatici che compiono sacrifici umani? Vecchie signore che recitano il rosario? Pentecostali che parlano in lingue? È tutto questo e altro ancora. Le religioni non sono vecchie superstizioni, ma parte del modo in cui funziona la mente umana. Sono strumenti di comunicazione progettati per costruire l'empatia nella società su larga scala. (originariamente pubblicato su "The Seneca Effect")

WitchCraftAvrete sicuramente notato come una nuova religione stia nascendo proprio davanti ai nostri occhi. Include una serie completa di sacrifici, rituali, canoni, santi, preghiere, e il conflitto del bene contro male. Non include ufficialmente la credenza in un Dio onnipotente, ma adora un'entità chiamata "Scienza". Possiamo definirlo "scientismo".

Non sono una persona religiosa, non normalmente, almeno. Ma riconosco che la religione può essere una buona cosa. È uno strumento che ti dà una bussola morale, un codice di comportamento, uno scopo sociale, una dignità e un sostegno mentre vai avanti nei vari passaggi della vita. Per alcuni, fornisce anche un percorso verso qualcosa di più alto della semplice esperienza umana in questo mondo. Quindi non mi sorprende che molte persone abbiano abbracciato lo Scientismo con entusiasmo.

Il problema è che ci sono aspetti malvagi della religione. Caccia alle streghe, sacrifici umani, cultisti fanatici, l'inquisizione spagnola, attentatori suicidi e altro. Anche religioni moderate, come il cristianesimo, possono essere perfettamente malvagie quando cercano di spaventarti per sottometterti, o usano la forza o l'inganno per lo stesso scopo.

Quindi, che tipo di religione è lo scientismo, buona o cattiva? Può essere entrambe le cose dato che continua a cambiare e ad adattarsi a una situazione in evoluzione in cui l'umanità sta affrontando sfide enormi, dall'esaurimento delle risorse al collasso dell'ecosistema. Lo scientismo può essere inteso come una reazione disperata a queste minacce, ma può anche peggiorare la situazione. È normale quando gli umani cercano di controllare sistemi complessi.

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paginauno 

Si caelum digito tetigeris

Osservazioni sulla legittimità costituzionale degli obblighi vaccinali

di Alessandro Mangia*

Obbligo vaccinale e legittimità costituzionale: dalla tipologia di autorizzazione EMA all’indennizzo del danno, dall’interesse della collettività al diritto individuale, dalla sperimentazione all’irreversibilità della vaccinazione

joshua hoehne rruOElkPdRA unsplash1. Una precisazione e un punto di partenza

Per inquadrare adeguatamente le questioni relative alla possibilità di introdurre un obbligo vaccinale diretto, in sostituzione del meccanismo per misura equivalente previsto dal d. l. 6 agosto 2021 n. 111 (c.d. obbligo di Green Pass) (1) , è necessario, prima di tutto, muovere da una corretta ricostruzione della situazione di fatto sulla quale una disciplina del genere pretende di incidere.

E, trattandosi di una situazione in cui è determinante il ruolo degli accertamenti tecnici di settore, è necessario inquadrare la situazione alla luce delle conoscenze disponibili al momento: ciò che, nel discorso comune, viene genericamente espresso in termini di “rinvio alla ‘scienza’”.

La prima precisazione da fare è che il discorso giuridico non è il discorso comune. La ‘scienza’ di cui si è parlato fin troppo negli ultimi mesi è, in realtà, un sapere settoriale, caratterizzato da un suo specifico statuto metodologico, la cui applicazione produce risultati diffusi all’interno di una comunità di riferimento. E non altro (2).

Men che meno può essere oggetto di ‘fede’.

Si tratta di una precisazione sgradevole, ma necessaria, che tocca fare per riportare – almeno fra i giuristi – il discorso sui binari che gli sarebbero dovuti essere propri fin dall’inizio.

E mondarlo da connotazioni (precomprensioni) inquinanti (3). La fede riguarda – o, in un mondo normale, dovrebbe riguardare – qualcos’altro, che, comunque la si metta, esula (o trascende) il discorso razionale. Sicché, se collocata nel mondo del diritto, l’espressione ‘fede nella scienza’ rappresenta un ossimoro. O, al massimo, nel campo delle scienze psicologiche, un ottimo esempio di dissonanza cognitiva.

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linterferenza

Etica sociale: protesta No Vax e Liberalismo

di Gerardo Lisco

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

NOVAX TAGParte I – Breve storia del movimento antivaccinista

Con l’entrata in campo di filosofi come Agamben e Cacciari e di giuristi impegnati sul tema dei Beni Comuni come Ugo Mattei, il movimento No Vax ha avuto una sorta di legittimazione sul piano culturale per così dire di stampo progressista;senza l’intervento dei tre sopra menzionati tale movimento sarebbe passato come appannaggio della sola destra. Il dato storico è che il movimento anti vaccinista non segue la contrapposizione Ancien Regime contro Modernizzatori, come non segue la contrapposizione destra contro sinistra o conservatori contro progressisti. Il dato comune è l’esaltazione della Libertà individuale contro l’invadenza dello Stato che, soprattutto rispetto alle istanze no – vax contemporanee, la fa da padrone. Pertanto il movimento anti vaccinista è da analizzare rispetto al contesto storico nel quale opera. Ed è per questa ragione che il mio intervento prende le mosse proprio dalla storia del movimento anti vaccinista per poi dimostrare come esso, ai giorni nostri sia espressione della cultura politica liberal – capitalista che, recupera il Liberalismo delle origini, ossa la libertà individuale come fondata sul diritto di proprietà di sé stessi. Essendo il Liberalismo e l’esaltazione individualista il fondamento ideologico del movimento no – vax la mia tesi è dimostrare come tale movimento sia funzionale proprio al sistema capitalista egemone dal quale esso trae origine.

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lafionda

La persona e lo stato: per una critica del green pass

di Riccardo Mazzetti

oppression in workspace CONTENT 2020 1 600x315 1Simone Weil a venticinque anni, nel 1934, di fronte all’evoluzione in senso totalitario della Rivoluzione D’Ottobre, alla maturità del fascismo italiano e agli albori del nazismo tedesco, sviluppò alcune “Riflessioni sulle cause della libertà e dell’oppressione sociale”. In questo libretto, scritto “in uno di quei periodi in cui svanisce quanto normalmente sembra costituire una ragione di vita”[1], perché “il trionfo dei movimenti autoritari e nazionalisti distrugge un po’ dovunque la speranza che uomini onesti avevano riposto nella democrazia e nel pacifismo”[2], il lavoro assume il carattere di privilegio, e la scienza, invece di diffondere lo spirito critico tra le masse, “le abitua alla credulità”[3] – insomma scritto in un contesto significativamente parallelo all’oggi – analizza le dinamiche per cui, dall’oppressione della natura sull’esistenza del singolo nelle società primitive, si passi necessariamente all’oppressione dell’uomo sull’uomo nelle società più avanzate. Quando la complessità del processo produttivo è elevata diventa necessaria l’organizzazione sociale, cioè il potere di alcuni sugli altri. Quando poi la conoscenza mette a disposizione saperi, armi e macchine, chi li controlla acquisisce un privilegio sugli altri, così come chi controlla la moneta, nel momento in cui si rende necessario lo scambio di prodotti. Questo privilegio è maggiore a seconda del “grado di concentrazione del potere”[4] e diventa oppressione nella misura in cui chi lo detiene, essendo in costante pericolo di perderlo, è automaticamente spinto a cercare di aumentarlo. Per questo, tecnicamente, “non c’è mai potere, ma solo corsa al potere”[5] e “l’uomo sfugge in un certo qual modo ai capricci di una natura cieca solo per abbandonarsi ai capricci non meno ciechi della lotta per il potere”[6].

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roars

Scuola, Università, Costituzione: la necessaria “polemica contro il presente”

G. Carosotti e R. Latempa intervistano Tomaso Montanari

1350035598283Proponiamo ai lettori una recente intervista al professor Tomaso Montanari, Rettore dell’Università per stranieri di Siena, in tema di scuola e università, sui problemi e i processi di riforma che le coinvolgono. Introduzione dell’insegnamento delle soft skills, alternanza scuola- lavoro, orientamento, test INVALSI, formazione del capitale umano, autonomia differenziata regionale. Questi, alcuni dei temi trattati nella discussione con lo studioso, a partire dall’osservazione e dal vissuto dello stato delle cose: il “declino della democrazia partecipativa”, le recenti manifestazioni studentesche, l’urgenza di una scuola fatta di “insegnanti e dirigenti coscienti del proprio ruolo” e non semplici “erogatori del servizio” che orientano e instradano i giovani sempre più precocemente. La scuola, e poi l’Università, dovrebbero offrire ai giovani proprio la possibilità di non adattarsi, di “prendere in mano la propria vita” e agire nello spazio pubblico con spirito critico. Di mettere atto, per ricordare le parole di Piero Calamandrei nel 1955, una necessaria “polemica contro il presente”.

* * * *

G. Carosotti: L’attualità ha visto soprattutto ultimamente il governo in difficoltà, ad esempio sul tema dell’apertura/chiusura si sono manifestate molte inefficienze, rispetto alla priorità da affrontare. I tre provvedimenti che avrebbero dovuto maggiormente fare argine al rischio di tornare alla didattica a distanza, che erano la diminuzione del numero di alunni per classe, un sistema di trasporti adeguato e anche un intervento immediato e finanziariamente importante sul sistema di areazione nelle classi, non sono stati attuati, probabilmente sperando che i problemi si risolvessero da sé.

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paginauno

Pólemos è padre di tutte le cose

di Giovanna Cracco

Cinque giudici del CGA siciliano ripercorrono le problematiche che ruotano intorno alla campagna vaccinale Covid e chiedono dati scientifici al governo: l’obbligo potrebbe arrivare davanti la Corte costituzionale, mentre la politica si muove in (apparente) stato dissociativo legiferando discriminazioni e un Green Pass permanente

hiuywsdf56“La politica non è un asilo: in politica obbedire e appoggiare sono la stessa cosa.”

Il 6 gennaio scorso il governo Draghi decreta l’obbligo vaccinale Covid 19 per i cittadini di età superiore a cinquant’anni: riguarda non solo le due dosi della “vaccinazione primaria” ma anche il cosiddetto booster, e si traduce in sospensione dall’impiego senza retribuzione per i lavoratori non in regola con la vaccinazione e privi del Green Pass da guarigione. Il provvedimento è chiaramente spinoso dal punto di vista costituzionale – lo vedremo – e sociale – per la fase pandemica nel quale si colloca, al di là della questione no vax – ma il presidente del Consiglio non ritiene di dover argomentare la decisione; lo farà solo quattro giorni dopo, aggiungendo le scuse per aver “sottovalutato le attese per una conferenza stampa”. Noblesse oblige titolano i principali media italiani (“Draghi si scusa”), incapaci (o servili al punto da diventarlo) di riconoscere l’arroganza del potere quando sorride e ha modi garbati; quell’arroganza che ritiene di poter decidere senza dover dare alcuna spiegazione. A sua discolpa, dobbiamo tuttavia riconoscere che Draghi non è abituato a vestire l’abito del politico: nulla gli è più alieno del concetto di ‘rappresentanza del popolo’. E probabilmente considera la Costituzione un vetusto fardello inadeguato alle attuali esigenze dei mercati globali e del sacro Pil.

Iniziamo a entrare nelle questioni.

 

C’è un giudice a Palermo

È innegabile che quei crimini furono commessi nell’ambito di un ordine ‘legale’, e che anzi fu questa la loro principale caratteristica.”

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sinistra

Oltre “la pandemia”. Congetture sul prossimo futuro

di Guido Cappelli*

photo 2022 02 22 19 38 19 750x430Stanno per compiersi due anni da quando l’Oms dichiarò l’emergenza pandemica. E da qualche giorno girano, insistenti, voci di fine (quasi) imminente di pass e restrizioni varie. “È finita, abbiamo vinto, il piano è fallito!”, si ascolta sui social e nelle chat – e non si tratta solo di bufale messe in giro probabilmente ad arte (che pure ce ne sono e si vedono), ma di sinceri canti di vittoria, levati da un popolo del dissenso che incomincia a mostrare comprensibili segni di stanchezza e di confusione.

Per la verità, l’enigmatico ministro della Salute (enigmatico perché non si comprende razionalmente per quali meriti e titoli sia riuscito ad attraversare due governi e tutta la crisi senza praticamente un graffio), in un’intervista al quotidiano ufficioso del regime, La Repubblica, ha già espresso chiaramente la volontà governativa di prolungare le misure distopiche di limitazione delle libertà fondamentali anche al di là della fine eventuale dello stato di emergenza. Ma anche lui lascia intravvedere un sia pur fumoso e lontano “liberi tutti”.

Non è così. Non c’è e non ci sarà nessun “liberi tutti”. Mai, se da questa gente dipenderà. E non perché gli oligarchi mondialisti alla Gates ripetono un giorno sì e l’altro pure che ci saranno nuove pandemie, nuove catastrofi che giustificheranno nuovi stati d’eccezione. E nemmeno per l’ideologia di queste oligarchie feudali, palesemente intrisa di neo-gnosticismo antiumano ed eugenetismo dalla terrificante genealogia.

Ma perché l’ammorbidimento delle restrizioni – in Italia e fuori – è funzionale al prosieguo dell’instaurazione di quella nuova “razionalità politica” (per dirla con Fusaro) che dovrebbe risultare dal grande reset in corso.

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giubberosse

Cronaca di una crisi annunciata

di Gavino Piga

filek0i8543wedLa crisi pandemica forse non insegnerà nulla, ma di certo rivela moltissimo. Di noi, dei nostri tempi, e non solo del nostro modo di rapportarci alla malattia o al pericolo. Rivela, più in profondità, la tendenza delle nostre società – sedicenti libere – a quella «vasta standardizzazione e “disambiguazione” del mondo» cui si vorrebbe subordinare tutto e tutti.

Da qui parte il giornalista tedesco Paul Schreyer nel suo ultimo, brillantissimo saggio, Cronaca di una crisi annunciata – Come il coronavirus ha cambiato il mondo, edito in Italia dalla coraggiosa casa di produzione OvalMedia (qui il Trailer Book). E come descrivere meglio la prospettiva cui le masse globali da tempo, nella più terrificante inconsapevolezza, sono inchiodate? Sì, proprio quell’innocente operazione – Word Sense Disambiguation – nota ai più grazie a Wikipedia e che ci consente di precisare il significato di una parola qualora possa averne diversi a seconda del contesto, più che strumento di chiarificazione è ormai, nella sovversione concettuale che ci domina, un utile paradigma del totalitarismo comunicativo senza cui tutto in questi due anni sarebbe stato diverso.

Non è un caso, e non è un’esagerazione: costruire inventari di senso oggi, nell’urgenza di predisporre un cosmo di Intelligenze Artificiali (che è il motivo per cui s’investono cospicui fondi nel settore della linguistica), non ha nulla a che vedere con l’erudizione dei buoni maestri d’un tempo. Si tratta piuttosto di riprogrammare artificialmente il linguaggio su base algoritmica. Di operare sul senso per sottrazione, per far corrispondere ogni pugnetto di suoni a categorie merceologiche precise, ma soprattutto a una sola delle caselle “vero” o “falso” (non necessariamente sempre la stessa: si vede alla bisogna), con conseguente divisione della società in buoni e cattivi.

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doppiozero

Scuola: dalla DAD alle occupazioni

di Enrico Manera

istock 1277829589Nel corso della fase più acuta dell'emergenza pandemica l'impegnativa gestione della quotidianità e il confronto con le difficoltà di tutti e tutte – amministratori, docenti, studenti, famiglie – hanno reso arduo scrivere di scuola per poter dire qualcosa che non fosse sgomento e fatica.

Si trattava di provare a costruire una quotidianità il più possibile rassicurante e garantire formazione e socialità, nonostante Didattica a distanza (poi Didattica digitale integrata) oppure con turni per le classi/studenti, spazi, servizi e opportunità ridotti. Anche quando la scuola ha ripreso a funzionare in presenza la normalità non c'è stata, per le tante ragioni di sicurezza che ben conosciamo. Si è poi entrati in una condizione indefinita di passaggio – quando finisce una pandemia? – caratterizzata da quello che l'emergenza ha lasciato da tanti punti di vista: nelle classi si sentono gli effetti postumi del lungo isolamento e il “ritorno alla normalità” si sta mostrando molto più complicato del previsto. La situazione è migliorata dall'inizio dell'anno scolastico 2021/22 e si è poi complicata per via della fase invernale e della gestione intricata delle quarantene: l'amministrazione quotidiana del problema sanitario, pur in un diverso scenario di rischio rispetto al passato, genera diverse complicazioni che impattano sulla vita delle famiglie e sta rendendo arduo il proseguimento dell'attività didattica per via delle forme miste che vedono la compresenza di studenti in classe e a casa. Non la si può chiamare “normalità”.

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noinonabbiamopatria

Il Convoglio della Libertà del Canada

di Noi non abbiamo patria

convoy 2dio non gioca a dadi con l’universo
di Albert Einstein

Einstein risponde con questa frase a Niels Bohr la cui teoria scientifica tendeva a negare del tutto il principio del determinismo scientifico di fronte ai limiti di comprensione dei nuovi fenomeni nel mondo della fisica secondo i canoni della fisica meccanica tradizionale.

Non è scopo di questo scritto riaffermare le ragioni per le quali questo blog è decisamente contrario alla campagna vaccinale di massa capitalistica, che essenzialmente lo è per motivi estranei al dibattito scientifico e sui vaccini che animano le televisioni e le piazze occidentali in questi mesi. Così come non è scopo dello scritto ribadire per quale ragione questo blog ritenga come parte della necessità degli sfruttati quella di contrastare tutte le misure dei governi di sicurezza sanitaria.

 

Sicurezza, economia sana e salute pubblica

La società umana, per come determinata storicamente nel suo rapporto con se stessa e con la natura, ancora non è uscita dalla sua preistoria. Qualsiasi crisi generale e qualsiasi crisi sanitaria, che dai rapporti della produzione e sociali stessi è provocata, ha sempre posto di fronte alle società storiche le medesime contraddizioni che emergono dal terreno generale dei rapporti economici, sociali e politici. Queste medesime contraddizioni di fondo, nel lontano passato, come 104 anni fa (ai tempi dell’influenza spagnola) ed attualmente nel tempo del coronavirus, riguardano sul come combinare in maniera funzionale alla riproduzione dei suoi rapporti la “sicurezza” (come rafforzare lo stato nazionale sfidato sul mercato capitalistico mondiale attraverso l’esercito, proteggere i confini dalle epidemie e dalle migrazioni), la “economia sana” (come evitare che una crisi sanitaria interrompa la catena capitalistica della riproduzione del valore) e la “salute pubblica” aggredita da un fenomeno apparentemente solo sanitario.

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theunconditional

Non c’era un piano di uscita

di Robert Blumen

Robert Blumen: Sono passati due anni da quando ci dissero che dovevamo “abbassare la curva”

maggie chiang b660 hvvuiyn9482382Robert Blumen è un ingegnere e giornalista americano che commenta su vari argomenti di economia e di politica. Mi è sembrato il caso di tradurre questo suo articolo apparso sul sito del “Brownstone Institute” perché è un interessante esercizio di logica su come è stata condotta la campagna anti-Covid negli ultimi due anni. Più esattamente, dovremmo dire “un esercizio di mancanza di logica.”

Blumen parla di molti dettagli, ma c’è un punto fondamentale che viene fuori dal suo articolo: Qual è la “strategia di uscita” dall’emergenza? Il problema è che questo punto di uscita non è mai stato detto chiaramente nella infinita serie di “precauzioni” che ci sono arrivate addosso negli ultimi due anni. Ed è lo stesso per i vaccini, che ci sono stati presentati come l’arma finale contro il virus, ma che chiaramente non lo sono. E se non c’è una strategia di uscita, quando mai potremo uscire dallo stato di emergenza?

Dice Blumen: “Mi ci è voluto del tempo per dare un nome a questa strategia. Ho optato per “soppressione”. La ragione fondamentale per cui la soppressione non è una politica è che non ha uscita. Perché una cosa funzioni deve funzionare entro un tempo limitato. Se le misure per rallentare la diffusione sono riuscite a rallentarla, allora che si fa? La natura di una via di uscita è la risposta alla domanda: “Cosa succede quando smettiamo di fare una certa cosa?” Se la risposta è “Si ritorna indietro a quello che succedeva prima”, allora non è una via di uscita.”

Una critica che si può fare a Blumen è che non considera esplicitamente quella che in effetti sembra essere stata la strategia che i governi hanno cercato di applicare: quella dei vaccini come “arma finale”. Con un vaccino efficace, c’era una strategia di uscita: valeva la pena rallentare la diffusione dell’epidemia fino a quando non sarebbe stato possibile vaccinare la maggior parte della popolazione. In teoria, questo avrebbe debellato il virus per sempre e per sempre.

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ilrovescio

Dal totalitarismo mediatico all’ingegneria genetica

Ritorno su due anni di controllo dei corpi e delle menti

biotecnologieTraduciamo e pubblichiamo questo testo contenuto nell’edizione francese dell’opuscolo Contro i vaccini dell’ingegneria genetica, contro la sperimentazione biotecnologica di massa (potete trovare il pdf nella rubrica “materiali” del nostro sito).

Al di là di ogni certezza sull’origine del virus Sars-CoV-2 – salto di specie o fuga da laboratorio –, è fin troppo plateale che, dalla Cina agli USA, gli Stati hanno innescato i propri dispositivi di guerra: ad Est, chiudendo nell’immediato e tutt’ora intere province al minimo caso di contagio; ad Ovest, ricorrendo il più in fretta possibile a quei “vaccini” a m-RNA il cui sviluppo è storicamente legato alle ricerche del Pentagono sulla protezione dei soldati esposti ad agenti virali – e cogliendo l’occasione per sperimentare queste tecniche genetiche su centinaia di milioni di persone.

Ecco allora che, mentre si discute sulla “efficacia” e sulla “sicurezza” dei vaccini, «le porte sono ormai spalancate per l’ingegneria genetica, che ha già acquisito la legittimità per sviluppare la “medicina del futuro”, così come i colossali finanziamenti e il quadro legale e sociale necessari». Ecco allora l’unica domanda sensata: «come attaccare dei progetti così vasti di controllo e di artificializzazione della vita?».

L’ingegneria genetica è una tecnologia tanto radicale quanto quella del nucleare non soltanto perché attaccano entrambe gli elementi costitutivi della materia e della vita, disintegrando ciò che era fino ad allora considerato come “insecabile” (l’atomo o la cellula), ma anche perché in un caso come nell’altro non si tratta più di esperimenti in senso proprio, dal momento che non esiste più alcuna insularità del campo di sperimentazione e che il “laboratorio diventa coestensivo rispetto al globo”.

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cometa

Profilassi e trattamento della COVID 19: benefici, rischi e qualità dell’evidenza

di CoMeta

Riflessioni sul rapporto beneficio/rischio dei vaccini a mRNA e a DNA attualmente in uso: opportunità e principio di precauzione

vaccinomo86tNel documento allegato si possono reperire informazioni a oggi (30 Dicembre 2021) disponibili sulla malattia infettiva denominata COVID-19 e dichiarata pandemia causata dal virus SARS-CoV2 (della famiglia dei coronavirus influenzali). 

E' il frutto di un intenso e approfondito lavoro svolto da un gruppo di ricercatori, medici, accademici e addetti ai lavori, intrapreso e portato avanti al fine di contribuire al dibattito sulla attuale pandemia COVID-19 da un punto di vista interdisciplinare. Il documento è propositivo e intende offrire possibili soluzioni in alternativa a interventi coercitivi, i quali, in quanto tali, finiscono per sancire il fallimento del legislatore e della scienza nel far fronte alle sfide poste dalla cosiddetta “società della conoscenza” (Trattato di Lisbona, 2009).

A causa della pressione del succedersi degli eventi e della scarsa familiarità con gli strumenti scientifici utilizzati per affrontarla, i decisori politici non hanno avuto l’opportunità di vagliare adeguatamente l’attendibilità delle opinioni e evidenze offerte dagli esperti. In tali contesti il dissenso tra studiosi è un indice di salute che non va censurato, ma anzi utilizzato per il consolidamento delle ipotesi di lavoro. Ci preme anche sottolineare l’importanza di una visione complessa e dinamica del problema, caratterizzato da meccanismi epidemiologici e sociali ricchi di feedback negativi e di rinforzo, che possono vanificare soluzioni univoche o statiche. La letteratura del “mechanism design” (Börgers, 2015) ci insegna come la programmazione di politiche miranti ad influenzare il comportamento del cittadino mediante incentivi e deterrenti (ad esempio fiscali), sia compito altamente complesso e gremito di trappole. A volte lo strumento può sviluppare una cascata di effetti paradossali (opposti a quelli attesi), o controproducenti in ambiti inattesi, o fenomeni di feedback negativo (Lucas 1976), che ne neutralizzano l’efficacia (Hess e Martin, 2006).

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chefare

La politica delle mascherine, un confronto tra Agamben e Bratton

di Adam Arvidsson*

Portare o non portare la mascherina è diventata per molti una dichiarazione politica e una questione di identità personale

vaccini obbligo green pass novax covid lapresse 2021 640x300A causa della pandemia da Covid-19, le mascherine si sono trasformate da dispositivi politicamente innocenti negli oggetti di un’intensa controversia. Portare o non portare la mascherina è diventata per molti una dichiarazione politica e una questione di identità personale. Negli Stati Uniti, Donald Trump e i suoi sostenitori rifiutano di indossarle, mentre la sinistra ‘liberal’ non si fa mai vedere senza. In Italia, i manifestanti no-vax marciano a volto scoperto mentre i sindaci introducono l’obbligo della mascherina all’aperto per fermarli. La mascherina è diventata un oggetto che, alla maniera dell’Actor Network Theory di Bruno Latour, distingue i sostenitori dell’approccio ufficiale alla pandemia dai suoi detrattori. Ma qual è la politica della mascherina?

Un modo per scoprirlo è attraverso il recente dibattito tra il guru californiano del design Benjamin Bratton e il filosofo italiano Giorgio Agamben. Nel suo recente libro The Return of the Real – un tentativo di articolare una nuova filosofia politica per il mondo post-pandemia – Bratton contesta una serie di post di Agamben scritti durante l’anno pandemico del 2020. In questi, il ​​filosofo italiano ha descritto le misure anti-Covid – lockdown, distanziamento sociale, smart working, DAD e, ovviamente, l’obbligo della mascherina – non come iniziative necessarie a sedare un’emergenza sanitaria, ma come parti di un nuovo paradigma di governance sociale imposto alla popolazione mondiale con la scusa della pandemia. Agamben ha visto in queste misure una nuova versione della biopolitica (termine da sempre centrale nel suo lavoro) che mira a trasformare la vita conviviale – per usare un termine di Ivan Illich a cui Agamben attinge spesso – di cittadini, lavoratori o amanti nella “nuda vita” di pazienti mascherati e sottoposti a un’emergenza medica.

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thomasfazifacebook

Bollettino Covid 9 febbraio

di Thomas Fazi

273742889 nBenvenuti al nostro ormai consueto bollettino Covid, in cui mi prendo la briga di passare in rassegna le principali notizie della settimana in materia di Covid, così da permettervi di stare sempre sul pezzo con il minimo sforzo. Prego.

Qui trovate i bollettini precedenti:

– 13 gennaio: https://www.facebook.com/thomasfazi/posts/4677039362389165.
– 3 febbraio: https://www.facebook.com/thomasfazi/posts/4763053793787721.

Partiamo da alcuni studi freschi di stampa.

Da Israele arriva un (altro) importante studio peer-reviewed sull’utilità della vitamina D nel ridurre il rischio di sviluppare forme gravi di Covid-19, soprattutto nelle persone più anziane (cioè quelle maggiormente a rischio di ospedalizzazione e/o morte). Cosa in realtà già evidenziata in diversi studi fin dai primi mesi del 2020, ma mai recepita dal nostro Ministero della Salute, che anzi continua tutt’oggi a bollare tutta la questione come “fake news”. Ne ho scritto in maniera più approfondita qui: https://www.facebook.com/thomasfazi/posts/4770204139739353.

Dall’Inghilterra, invece, arriva l’ennesima conferma che smentisce la campagna terroristica dei media (italiani ma non solo) sulla presunta pericolosità della Omicron per i bambini e sull’aumento di ospedalizzazioni pediatriche che sarebbero causate dalla Omicron. Come si legge in un articolo apparso sulla prestigiosa rivista “Nature”¹:

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lantidiplomatico

"E' uno strumento di repressione del dissenso"

Lettera aperta di 'Universitari e Ricercatori contro il Green Pass' a Mario Draghi

720x410c50mo07f"È poi inevitabile che, in queste circostanze, l’estensione dell’obbligo vaccinale al personale universitario venga percepito come strumento di repressione del dissenso: ... Piuttosto che essere visto come un intervento dettato da urgenze di tipo prettamente sanitario, l’imposizione dell’obbligo in questione all’esigua minoranza di docenti e altro personale che finora avevano preferito non avvalersi dell’opportunità di vaccinarsi rischia quindi di essere interpretato, anche all’esterno del mondo universitario, come una misura vessatoria nei confronti di quanti propongono dall’interno degli Atenei analisi scientifiche e politiche di intervento non in linea con la posizione governativa." Il Prof. Cosentino rilancia sul suo canale Telegram la lettera aperta da parte di "Universitari e Ricercatori contro il GreenPass" al Presidente del Consiglio Mario Draghi che vi pubblichiamo in calce nella sua interezza.

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Al Ministro per l’Università e la Ricerca

e, p.c., ai Ministri della Repubblica Italiana

Ai Presidenti della Camera e del Senato della Repubblica

Al Presidente della Corte costituzionale

Siamo un gruppo di lavoratrici e lavoratori di Atenei, di Enti di Ricerca e di Istituti di Alta Formazione italiani (tecnici, amministrativi, bibliotecari, lettori, collaboratori ed esperti linguistici, ricercatori, docenti) che ha avviato una discussione sulle ricadute nel mondo universitario e nella società civile delle politiche di gestione della pandemia. Tra noi vi sono sia persone vaccinate che non vaccinate, altre sono guarite dalla malattia e altre ancora sono state esentate dalla vaccinazione.

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carmilla

Rieducational Channel. Il lockdown come dispositivo di rieducazione politica

di Stefania Consigliere, Alessandro Pacco, Cristina Zavaroni

LockdownUn’ipotesi fin troppo facile

Il fenomeno è noto e spaventoso: a fronte di quanto sta accadendo, la gran parte dei nostri connazionali non trova niente da obiettare, neanche quando il governo manda uomini armati alle fermate degli autobus per controllare il GP dei ragazzini. Qui come altrove, i meno alienati abbassano gli occhi e tirano dritto; gli altri neppure vedono.

Si è parlato di strage delle coscienze, di immensa vergogna, di maledizione pandemica. Un’ottava piaga biblica che ha colpito in modo strano, trasversale a qualsiasi categoria socio-economica, lasciando a terra moltissimi fra quelli che credevamo più attrezzati, resistenti, attenti: l’antagonismo e la “sinistra di movimento”, insomma, ivi inclusa larga parte del femminismo, delle forze LGBTQ+ e delle realtà solidali con i sans papiers, che sembrano cadute in una sorta di rimozione a getto continuo di ciò che, pure, è sotto i nostri occhi. Troia brucia, ha scritto Wolf Bukowski, ma guai alle Cassandre che lo dicono.

Cos’ha reso possibile un simile cedimento politico, cognitivo, psichico ed emotivo? In una serie di quattro testi scritti fra agosto e novembre 2021 (si trovano qui: 1, 2, 3, 4), il compagno Nicola ha identificato alcune cause strutturali profonde: (1) l’incrocio fra la precarietà esistenziale degli ultimi decenni e l’ideologia individualista, che induce a puntare tutto sul magic bullet vaccinale per poter tornare il prima possibile a produrre e consumare; (2) lo sbarramento mediatico opposto agli scienziati dissidenti che li ha indotti, spesso, a portare i loro argomenti su siti alternativi destrorsi; (3) la scomparsa del movimento operaio e della sua contronarrazione; (4) la confusione fra la collettività che protegge, e che è da proteggere, e lo Stato; (5) la confusione fra la libertà individuale di destra (quella dell’individuo borghese di sfruttare e consumare) e la pura e semplice libertà di vivere; (6) l’infantile entusiasmo per il presunto blocco dell’economia di una parte della compagneria, incapace di avvedersi che quel “blocco” significava solo la vittoria di alcune, specifiche bande del capitalismo contro altre ormai obsolete.

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sinistra

Una lettura critica di “Antithesi/cognord. La realtà della negazione e la negazione della realtà”1

di Claudio Paolantoni

Il testo è stato tradotto in italiano qui e ripreso qui

19db7e08c9a5ef23afa5c842340c8f0e XLL’obiettivo polemico del testo in esame è “l’approccio negazionista nei confronti della pandemia” abbracciato da “molti dei nostri compagni e amici all'interno dell'ambiente radicale” “mentre non pochi di loro sono gradualmente scivolati nel pensiero cospirazionista e in assurdità sconvolgenti.”

Quindi l’obiettivo è il “negazionismo”. Ma a un certo punto del testo, a pag. 29, si passa alle “tendenze negazioniste/novax” senza avvertire particolare necessità di distinzione tra i due aspetti, o di argomentazioni diverse per contrastarle. In queste note starò in buona parte al gioco, per quanto rischioso possa essere.

L’arma delle polemica, il lungo filo rosso del documento, è inchiodare queste tendenze alla loro presunta matrice “individualista”. E’ proprio questa matrice che renderebbe intercambiabili negazionismo e antivaccinismo. L’ opera viene compiuta in gran parte dandone per scontato un presupposto, cioè che tali opposizioni siano dettate dal solo anelito alla “libertà individuale”, o alla “autodeterminazione” (che a loro volta, per definizione, sarebbero sempre nemiche della vera libertà, cosciente del vincolo sociale), altre volte articolando delle critiche puntuali (ma inconsce dei propri presupposti).

Il documento è fortemente ispirato a una “teoria” dello Stato nel merito della quale non ritengo di avere la necessità, e neanche le competenze, per entrarvi2. Pertanto mi limiterò a considerarla per quello che sembra esserne il suo precipitato nel contesto del tema affrontato:

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sinistra

Gli studi “randomizzati”sulle cure per il Covid-19 da fare a casa: un po’ pochini e un po’ poco raccontati

di Michele Di Mascio

farmaci per la cura della covid 19 900x760Una recente intervista sulle cure per il Covid da fare a casa, andata in onda in prima serata, evidenzia come questo tema venga tuttora trattato senza accennare minimamente al senso di frustrazione che imperversa da due anni, in una parte della società civile e della stessa comunità scientifica, per via dei tempi sorprendentemente lunghi con cui decollano o procedono gli studi controllati su questi arsenali, sotto i fari spenti dei main stream media.

È stato uno dei temi affrontati, da me e da altri, per esempio nell’incontro di Politiche Pandemiche (Torino, 8 Dicembre 2021) che conta finora più di duecentomila click su Youtube o nell’udienza di Senato pubblica avanzata dal senatore americano Ron Johnson Covid-19: A Second Opinion (Washington, 24 Gennaio 2022), che ѐ stata seguita in streaming da più di un milione e quattrocentomila persone. Condivido tutto quello che ѐ stato detto in questi incontri? No, ma non condivido nemmeno tutto quello che altre\i portavoci della comunità scientifica hanno espresso in questi due anni attraverso i main stream media, senza per questo però abbracciare militanze oltranziste per soffocare i loro punti di vista, mentre, va ricordato, Facebook ha inflitto censura all’incontro italiano decidendo di oscurarlo durante lo streaming dell’8 Dicembre scorso. Chissà perchѐ…

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Il dottor Remuzzi, direttore dell’Istituto Mario Negri, spiega in un'intervista andata in onda qualche giorno fa1 che se si interviene sul paziente infettato da Sars-Cov-2 prima che la risposta immunitaria per contrastarlo diventi aberrante, si ha un’alta probabilità di prevenire l’insorgenza ed esacerbazione della malattia da Covid evitando così di finire in ospedale- In altre parole, esiste una finestra temporale di intervento farmacologico subito dopo il contagio, per trasformare in benigno l’intero corso dell'infezione da Covid.

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laltrapandemia

L’altra pandemia

Scienza, informazione e fake news al tempo del coronavirus

laltrapandemiafotoOgni tempo ha il suo fascismo: se ne notano i segni premonitori dovunque la concentrazione di potere nega al cittadino la possibilità di esprimere ed attuare la sua volontà.
Primo Levi

Una delle virtù della democrazia - ineliminabile - consiste nel fatto che ciascuno deve essere esposto alla maggior quantità possibile di opinioni diverse.
Stefano Rodotà

La propaganda è in democrazia quello che il manganello è in uno stato totalitario.
Noam Chomsky

L’ignoranza afferma o nega rotondamente, la scienza dubita.
Voltaire

Parte 1

La guerra dei numeri

L’epidemiologia del COVID-19

Il COVID-19 è una malattia “mortale”?

Letalità, mortalità ed eccesso di mortalità.

La letalità del COVID-19 nel mondo

Il 3 marzo 2020, il direttore dell’OMS (Tedros Ghebreyesus) affermava, durante una conferenza stampa, che il SARS-CoV-2 avesse una letalità1 del 3,4%. Questo valore è stato sistematicamente smentito dalla letteratura scientifica e dalle evidenze epidemiologiche. Ecco alcuni, autorevoli, esempi:

  • ► Uno studio di marzo 2020, pubblicato su The Lancet - una delle riviste mediche più importanti al mondo - e condotto da ricercatori afferenti al prestigioso Imperiai College di Londra, stimava la letalità media (ogni età) del COVID-19 in Cina allo 0,6%.1

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lantidiplomatico

Il "bisogno di pazienti" e quel labile confine tra sanità pubblica e privata

di Eugenio Donnici

720x410c50aaOgni qualvolta ci troviamo ad affrontare un grave problema di salute, entriamo nei meandri di un percorso labirintico, là dove diventa difficile trovare una via d’uscita.

Medicus curat natura sanat, recita l’aforisma, per dire che le conoscenze e le tecnologie di cui dispone la medicina attuale, non di rado, non sono sufficienti a riportare il paziente sulla via della guarigione.

Sia come sia, il tema della salute, anche e soprattutto per le tensioni generate dalla crisi pandemica, ritorna continuamente al centro del dibattito pubblico, con il rischio di diventare l’oggetto di una contesa inestricabile tra varie fazioni in lotta, sullo sfondo di un pervasivo processo di privatizzazione del SSN, nato nel 1978 dalla soppressione delle “Casse Mutue” e ispirato ai principi di universalità, equità e uguaglianza.

Tali principi, con l’ascesa delle forze liberiste e il conseguente cambio del paradigma economico-sociale, nel corso degli anni Ottanta seguirono un percorso accidentato e travagliato, al punto che finirono per sgretolarsi, quando vennero emanati i primi provvedimenti sulle privatizzazioni delle strutture sanitarie pubbliche.

In realtà, i diritti sociali, tra cui quello alla salute, garantiti e riconosciuti dalla nostra Costituzione, avevano già iniziato a scricchiolare a metà degli anni Settanta. In quel periodo, infatti, si era aperta la breccia attraverso cui si diffondeva l’idea che le prestazioni private a pagamento erano superiori a quelle gratuite. Forse, coloro che hanno una certa età dovrebbero ricordare le prese in giro degli oculisti o dei dentisti delle mutue e l’esaltazione dei pregi di quelli privati.

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tuttaunaltrastoria

Scienze sociali e gestione pandemica: un invito al dibattito

APRI QUESTA PAGINA per la lista delle adesioni o per aderire a questo invito (non è necessario essere affiliati a un’università o centro di ricerca). Per discutere, rispondere o mandare un abstract scrivi a This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.

Estrattivismo e pandemiaSiamo un gruppo di scienziate/i sociali, appartenenti a diverse discipline, indipendenti o variamente inquadrati nelle università italiane o estere. Ciascuno di noi è quindi professionalmente abituato ai tempi lunghi della ricerca, alla verifica dei dati e delle fonti, alla responsabilità autoriale, al rigore argomentativo e al confronto con i colleghi. Siamo abituati anche a riconoscere i limiti, gli errori, le storture e la piattezza di narrazioni basate sull’uso opportunistico dei dati, sulla riduzione della complessità e su contrapposizioni manichee – che si tratti della versione mainstream o di narrazioni complottiste.

Proprio per la valenza critica e anti-egemonica delle nostre discipline, riteniamo che oggi chi le pratichi non possa eludere quantomeno una discussione aperta e franca sulle politiche autoritarie, discriminatorie e arbitrarie con cui il governo italiano, e non solo, sta affrontando la diffusione del Covid-19. Siamo coscienti del fatto che gran parte dei nostri colleghi e colleghe, implicitamente o esplicitamente, non abbiano considerato un problema il fatto che il governo abbia puntato esclusivamente sulla campagna vaccinale come via di uscita dalla pandemia. I vaccini anti-Covid sono utili per diminuire l’incidenza di morte e forme gravi di malattia per le persone anziane e/o con maggiori rischi; ma gran parte delle scelte politiche adottate in questi due anni hanno ignorato gli effetti sociali, politici e culturali delle misure prese in nome della salute pubblica.

L’intreccio fra pandemia e gestione della pandemia sta erodendo in profondità il mondo intorno a noi, irrigidendo la struttura delle soggettività che lo abitano e lacerando la trama relazionale fra umani, così come fra umani e non-umani, nonché i rapporti di fiducia e riconoscimento reciproco che chiamiamo “società”. Questa disgregazione avviene proprio quando l’enormità del collasso climatico richiederebbe all’umanità intera di mettere da parte divergenze, conflitti e interessi specifici, nel tentativo di evitare insieme una catastrofe ecologica. Non esprimerci a riguardo significherebbe colludere con la distruzione in corso.

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comuneinfo

Io, terrapiattista femminista

di Nicoletta Cocchi

C’è chi pensa che non siano sufficienti finora le letture femministe della pandemia, proprio ora che i corpi sono al centro di decisioni a qualsiasi livello. Certo, alcune analisi hanno mostrato come la pandemia abbia ulteriormente penalizzato la vita delle donne e aumentato le violenze in tutte le loro forme, ma anche come il covid sia per alcuni aspetti una crisi della cura. E rispetto al green pass? E sul bisogno di riappropriarsi della medicina? E sui diversi dispositivi autoritari approvati, soprattutto in Italia? Un contributo di Nicoletta Cocchi, ricercatrice e traduttrice femminista

242073100 1748252228699285 1449877660569251708 nDa due anni m’interrogo come molte altre su quello che sta accadendo alle nostre vite e alle scelte che siamo chiamate a fare sui nostri corpi cercando di darmi risposte posizionate, incarnate, alias femministe. Fin dall’inizio dell’emergenza ho cercato di non oppormi aprioristicamente alle difficili scelte dei nostri governi, ma di fronte ai tanti divieti, prescrizioni, recinzioni e gabbie fisiche e mentali che si alternavano a misure di allentamento per poi tornare con una presa sempre più totalitaria sulle nostre vite, il mio atteggiamento è cambiato. Ogni mia previsione, anche la più distopica, si verificava regolarmente.

Allora come oggi mi guardo intorno, m’informo cercando fonti attendibili, parlo e discuto con vicine/i, amiche femministe e non, dosando le parole in acrobatiche conversazioni per non infilarmi in contrapposizioni prive di soluzioni, cerco dati, prove, tento ragionamenti. Quando, non più tardi di qualche mese fa, la presunta nuova normalità sembrava essersi imposta, ho avuto la certezza che qualcosa si era irrimediabilmente rotto, e gli ultimi decreti che entreranno in vigore in questi giorni mi danno la conferma che così è. Sono tra coloro che hanno scelto di non vaccinarsi, dunque non partecipo a convegni, incontri in librerie, non frequento biblioteche e nemmeno più l’associazione di donne che ho frequentato per anni, e naturalmente non vado al ristorante e al cinema.