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sinistra

La pandemia ed il «techno-fix», II parte

di Giuseppe Longo*

isolamento sociale coronavirusIn una precedente nota (qui), ho sottolineato la necessità di una riflessione sulle cause possibili di questa pandemia, che vanno cercate, pensando anche al futuro, in una preoccupante crescita delle epidemie a partire dagli anni ‘70 (si tratta di “zoonosi” al 70%, indotte da deforestazioni e dal calo della biodiversità, v. (Morand, Figuié, 2016) li’ citato), nonché fra le possibili fughe accidentali di laboratorio. Anche questa seconda osservazione era basata sull’esperienza storica: la moratoria del 2014 negli USA di alcuni tipi di manipolazioni genetiche su microorganismi, a seguito di numerose conseguenze incontrollate, alcune gravissime, moratoria sospesa nel 2017 (v. riferimenti nella prima nota). Queste conoscenze possono comunque guidarci nell’azione, anche prima di capire l’origine di questa specifica pandemia, estensione al mondo di una epidemia fra le tante. Aggiungevo poi il rilievo della catastrofe sanitaria, anche quella annunciata.

 

Vaccini ed immunità

Ricordiamoci, in primis, che siamo sotto un regime di approvazione provvisoria dei vaccini, sia per la FDA che l’EMA. Questo è dovuto alla diversità dei virus, una diversità evolutiva, e, quindi, dei vaccini, ognuno da analizzare per le sue caratteristiche. Si prenda il caso di due straordinari successi, i vaccini contro il vaiolo e la poliomielite. Il primo rende il vaccinato immune: non è portatore del virus. La relativa stabilità evolutiva del virus ha permesso così di sradicarlo dalla specie umana (dichiarazione OMS, 1986).

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comuneinfo

La rincorsa verso il rischio zero

di Sara Gandini

coronavirus g85037673b 1920 1536x723Dopo quasi due anni di convivenza con il virus possiamo rifiutare la metafora della guerra, tanto cara a buona parte della politica istituzionale e ai grandi media? Possiamo leggere quanto avviene con il pensiero critico femminista? Abbiamo tempo per chiederci, prima di tutto per i più giovani, che mondo è quello in cui l’eros di fatto viene bandito perché il corpo dell’altro è sempre considerato potenzialmente contagioso? Siamo diventati consapevoli che la scienza non è mai neutra? Si può aver paura delle derive paternaliste che portano a imporre dall’alto misure a volte insensate perché tanto i cittadini non capiscono e non sono mai capaci di agire responsabilmente? Possiamo smettere di alimentare l’infinita rincorsa verso il rischio zero, soprattutto nelle scuole, con condizioni che potrebbero essere prolungate per anni? Scrive Sara Gandini: “È fondamentale cambiare la narrazione della pandemia. Sars-cov2 è un virus, non è un nemico invisibile che può colpire ovunque e chiunque allo stesso modo. Chi cerca di tenere senso critico sulla gestione della pandemia non è un negazionista e chi propone il Green Pass non è un nazista, lo dico, sebbene io non sia d’accordo con questa misura…”

* * * *

“La guerra è una delle poche attività umane a cui la gente non guarda in modo realistico; ovvero valutandone i costi o i risultati. In una guerra senza quartiere, le risorse vengono spese senza alcuna prudenza. La guerra è pura emergenza, in cui nessun sacrificio sarà considerato eccessivo” [Susan Sontag1]

Io ho avuto paura, durante tutta la pandemia, e ho tuttora paura, ogni volta che scrivo. Non ho paura del virus ma dell’aggressività delle persone. Ho paura di chi si sente in guerra e ti mette dall’altra parte della barricata. Di chi ha fretta di decidere e non ha tempo di discutere. C’è a rischio la vita, dicono. E così tutto vale.

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ilrovescio

Vaccini al popolo?

di Il Rovescio

avorio 1536x1328Al di là del titolo, ovviamente in linea col sensazionalismo che deve accompagnare tutta la narrazione pandemica, è uscito negli scorsi giorni un articolo piuttosto interessante sulla mancata vaccinazione di massa in Africa (Quel miliardo di dosi in frigo che ha condannato l’Africa, “La Repubblica”, 28 novembre 2021). Se non crediamo che possa scuotere i militanti di sinistra più imbolsiti che si mobilitano contro i brevetti dei “vaccini” biotecnologici, può forse suggerire qualcosa a chi rischia di somigliargli.

Se si pensa al contesto africano, non è strano che le inoculazioni nel continente nero abbiano raggiunto a malapena il 6 per cento di quanti lo abitano. Con una popolazione mediamente molto giovane, e un’aspettativa di vita che arriva – quando va bene – a settant’anni, il Covid in Africa non si è quasi sentito. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, che si rifà ai dati dell’OMS, le vittime nel continente del morbo più mediatizzato della storia ammonterebbero a circa 135.000 persone (altre stime le danno a oltre 200.000). Difficile che numeri simili possano destare preoccupazione, su una popolazione di oltre 1 miliardo e 300 milioni di persone. Non è perciò strano che le vaccinazioni contro una malattia che ammazza mediamente persone piuttosto anziane, in Africa non sfondino. Se poi si pensa che gli africani hanno ben altri problemi (tra malattie decisamente più pericolose, squadroni della morte o mancanza di acqua potabile, solo per dirne alcuni) la conclusione da banale si fa scontata, e non sarebbe lecito attendersi nulla di diverso: la stragrande maggioranza degli africani vive nell’indifferenza in materia di Covid.

A detta di “Repubblica” ci sarebbe però anche dell’altro. I cosiddetti “vaccini” si scontrerebbero in Africa con una forte diffidenza, dovuta, ça va sans dire, alla «disinformazione» e al «complottismo» disseminati dai social, che anche a quelle latitudini farebbero danni a una corretta informazione scientifica.

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sebastianoisaia

Come stabilizzare lo stato di emergenza facendo di esso la "nuova normalità”

di Sebastiano Isaia

covid7643Nell’articolo pubblicato ieri Angelo Panebianco si poneva il problema di come stabilizzare (eterizzare?) nel modo migliore possibile (cioè senza creare eccessive e laceranti tensioni nel tessuto sociale e in quello istituzionale del Paese) l’attuale stato di emergenza. In una forma più cauta e “centrista” (qualcuno potrebbe anche dire “cerchiobottista”) Panebianco riprende i temi svolti più criticamente e “sinistramente” in questi mesi da intellettuali come Giorgio Agamben e Massimo Cacciari, accusati dall’opinione “mainstream” di portare acqua al mulino di complottisti e No Vax, di essere dei “cattivi maestri”, insomma di nuotare contro gli interessi generali del Paese – magari!

Scrive Panebianco (mi scuso in anticipo per la lunghezza della citazione): «Si comincia a prendere atto che l’eccezione potrebbe diventare regola, che saremo comunque minacciati a lungodal Covid. Quindi dobbiamo chiederci come tutelare il più possibile il sistema delle libertà nel medio-lungo termine senza compromettere la nostra capacità di impedire una nuova diffusione del virus. […] Che succede se la minaccia alla vita delle persone non scompare rapidamente, se la condizione di pericolo che all’inizio appariva come un fatto contingente, presto superabile, diventa permanente o tale da accompagnare l’esistenza di quelle democrazie per molto tempo? Come impedire che, nel lungo periodo, quella condizione di pericolo finisca per minacciare sul serio le libertà dei cittadini? Nelle situazioni di emergenza, si tratti di guerre, catastrofi naturali, pandemie, vengono presi, necessariamente, provvedimenti che implicano – talvolta in misura minima, talvolta più estesa – restrizioni della libertà personale.

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sinistra

L’irrazionalismo che fa comodo

A partire dall'ultimo rapporto del CENSIS

di Paolo Bartolini

26651114977 6e241a1cf7 oLa gran cassa della comunicazione mediatica ha dato risalto agli esiti di un recente rapporto del Censis, che evidenzierebbero la presenza di sacche di irrazionalismo abbastanza diffuse nel tessuto sociale del nostro Paese. Ecco allora che scopriamo di vivere gomito a gomito con sedicenti terrapiattisti, con nemici dei vaccini e del progresso scientifico, con negazionisti più o meno espliciti del Covid-19.

Dinnanzi a questi risultati potremmo reagire in due modi altrettanto superficiali, cioè privi di filosofica attenzione agli eventi che si stanno dipanando dinnanzi ai nostri occhi negli ultimi due anni. Il primo modo è quello di chi interpreta i dati emersi come la conferma alla propria sensazione di essere accerchiato da tribù di sconsiderati trogloditi, prigionieri di un regressivo pensiero magico, indubbiamente individualisti e fascisti. Si noterà che questo profilo si attaglia perfettamente al nemico pubblico no-vax costruito negli ultimi mesi per dirottare lo sdegno e la rabbia dell’opinione pubblica su un’entità nebulosa e polimorfa, talmente generica da poter assumere in un baleno le fattezze del tuo vicino di casa. Il secondo modo, simmetrico e complementare, immagina che questi studi sociologici abbiano solo il fine di indurre le istituzioni a inasprire le restrizioni – già notevoli – nei confronti di scettici e antagonisti che contestano i vaccini e/o il Green Pass. Per costoro chiunque la pensi diversamente mente sempre, è un venduto, un nemico del popolo e così via. Sarebbe assurdo negare la realtà: nella galassia dei critici verso la gestione dell’emergenza vi sono anche umani disabituati al ragionamento rigoroso, inclini ad abbracciare fantasie sciocche e caricaturali.

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ilpungolorosso

Un no rafforzato ad un “green pass” rafforzato

di Tendenza internazionalista rivoluzionaria

27401fd0e45917684a3e741971276f9b ks2D 1020x533IlSole24Ore WebNei mesi scorsi ci siamo schierati prima contro il decreto Draghi che ha stabilito l’obbligo di vaccinazione per il personale sanitario, poi contro l’istituzione del cd. “green pass”.

Oggi, davanti all’istituzione del “super green pass” e dell’obbligo vaccinale per gli insegnanti e il personale scolastico, ribadiamo con ancora maggior convinzione la nostra posizione. E torniamo a denunciare che questo strumento amministrativo e di propaganda, inefficace nel contrasto del Covid-19 (anzi, per più versi, perfino pericoloso), serve esclusivamente alla divisione e alla repressione dei lavoratori, scaricando sui singoli non vaccinati (in primo luogo sui proletari scettici sul vaccino, spaventati, disinformati o più semplicemente impossibilitati a vaccinarsi), e sul loro insieme, la responsabilità dei disastri prodotti da stato e padroni, prima e durante la fase pandemica, prima e dopo la campagna di vaccinazione.

Proprio mentre scriviamo ci arrivano da diversi ospedali del Veneto i primi segni di crisi dei reparti di terapie intensive a cui manca anzitutto il personale e, in secondo luogo, i posti-letto attrezzati per far fronte anche a questa moderata ripresa dei contagi; questo, nonostante l’inesauribile campagna pubblicitaria di Zaia&Co. sull’efficienza della struttura sanitaria veneta – che invece è rimasta esattamente quella che era due anni fa, e senza quel pugno di medici e di infermieri assunti a termine al culmine della diffusione del virus, e poi rimandati a casa.

La disinformazione di stato sui numeri dei contagiati (mentre si continua a non fare assolutamente nulla sul tracciamento) serve a rimuovere la discussione pubblica sulle cause di un disastro sanitario che è anzitutto italiano, europeo, occidentale, attraverso uno spot ossessivo sul vaccino come unica soluzione miracolosa alla pandemia e sul “greenpass” quale misura necessaria al suo contenimento.

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lafionda

Se l’opposizione alla DAD è stata miope

di Gloria Zazio e Nuova Direzione

49724385896 262cf9e497 cLa situazione emergenziale indotta dalla pandemia da COVID-19 ha avuto tra le sue, forse inaspettate, conseguenze la ritrovata centralità della scuola nel dibattito pubblico italiano, dopo decenni di presenza intermittente e di complessiva scarsa considerazione.

Dalla fine di febbraio 2020, periodo nel quale la scuola è stata oggetto dei primi, caotici e contraddittori provvedimenti di chiusura adottati per contrastare la pandemia[1], ad oggi, quando il ritorno alla didattica in presenza è malamente (e fragilmente) puntellato solo su Green Pass e vaccini, l’attenzione per il tema della scuola non è mai scemato, e occupa anzi una posizione di rilievo su tutti i principali canali di informazione.

Come spiegare tale cambiamento? Da un lato è sembrato che, finalmente, in larga parte dell’opinione pubblica maturassero una nuova consapevolezza del ruolo della scuola nella società, e una conseguente sincera preoccupazione per le restrizioni imposte dall’emergenza sanitaria alle lezioni in presenza. D’altro canto, però, non ci si può sottrarre all’impressione che il tema della scuola sia stato spesso fortemente strumentalizzato e, brandito dall’una o dall’altra delle forze politiche, sia servito indifferentemente a sostenere la totale imperizia o l’abilità del Governo nella gestione della pandemia.

In particolare, la complessità delle questioni inerenti alla scuola è stata, nella maggior parte dei casi, volutamente ridotta alle contrapposizioni apertura e chiusura, presenza e distanza. Sull’onda lunga delle polemiche che hanno accompagnato la ripresa della scuola a settembre 2020, le nuove restrizioni imposte nell’ottobre scorso, tra cui la sospensione delle lezioni in presenza, hanno dato avvio ad una disputa feroce.

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lantidiplomatico

Via maestra o assedio di mercanti? Sulla vaccinazione a tappeto anti-Covid dell'Africa

Marinella Correggia intervista Leopoldo Salmaso

Premessa

105400432 ecccae99 362e 4b47 b671 964d8b9d3c96Davvero la vaccinazione anti-Covid19 a tappeto (con dosi di richiamo viste le varianti) del 70% dei cittadini di ogni paese (obiettivo Oms) è la via maestra alla salute, un obiettivo sacrosanto, una gara di bontà ed equità per il benessere di tutti, il cammino verso la giustizia da sempre negata? Davvero raggiungere con la vaccinazione anti-Covid19 anche l’ultima ragazzina sulla Terra è il nuovo sol dell’avvenire e il bene comune più grande? Davvero one size fits all, taglia unica? O al contrario per molti paesi e popoli, affetti e afflitti da emergenze e secolari sfruttamenti, ma molto meno toccati dall’attuale pandemia in termini di morti e malati gravi, la somministrazione di massa di varie dosi di vaccino sarebbe uno sforzo immane, distraente e rischioso, perfino se le dosi arrivassero tutte gratis (e non scadute…), perfino se i monopoli relativi alla proprietà intellettuale fossero sospesi?

Avvertenza: ci rivolgiamo alle persone mosse da un’antica solidarietà e senso di giustizia nei confronti dei paesi africani e in generale dei popoli del Sud del mondo, ai quali dobbiamo la restituzione di un altissimo debito coloniale e post coloniale. E ricordiamo i principi della Dichiarazione di Alma Ata, nell’allora Urss, sulla salute per tutti (1978) (https://www.who.int/publications/almaata_declaration_en.pdf).

Il primo ad essere intervistato per l'AntiDiplomatico è Leopoldo Salmaso, medico specialista in malattie infettive e sanità pubblica, già responsabile dell’Unità operativa malattie infettive Ulss 16 Padova, già esperto del ministero affari esteri in Tanzania.

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1) La corsa a vaccinare l’Africa può essere vista come un assedio di mercanti? Oppure come un generoso sforzo di equità? In fondo nel mese di settembre i leader dei paesi più ricchi si sono impegnati a sostenere l’accesso equo ai vaccini con finanziamento, doni di dosi, e aumento della produzione globale per permettere l’equo accesso.

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comuneinfo

Il capro espiatorio e la logica dell’emergenza

di Alessandro Ugo Imbriglia e Italo Di Sabato

police ge6db1594d 1280“Un buon capro espiatorio vale quasi quanto una soluzione”
(A. Bloch)

L’ossessione infinita per i numeri del contagio ha schiacciato le timide proteste per il divieto di cortei, ma ha anche oscurato l’assetto non più solo poliziesco ma marcatamente militare precipitato su Roma in occasione del G20. Il conflitto sociale, dunque, viene gestito a partire da una logica preventiva e la militarizzazione del territorio diventa ordinaria. Del resto in Italia l’allarmismo emergenziale ha una lunga storia (lotta al terrorismo, alla droga, alla mafia, alle tifoserie violente, ai migranti). Di certo quanto avviene mostra la profonda crisi di legittimità dello Stato, che non solo scarica sui cittadini le difficoltà della gestione sanitaria, ma cerca legittimazione alimentando la propria bulimia di controllo. “L’agire del potere risponde, anzitutto, a una necessità assoluta: legittimare la propria espansione – scrivono Alessandro Ugo Imbriglia e Italo Di Sabato -, e, conseguentemente, garantire la propria esclusiva conservazione…”

* * * *

L’11 novembre, la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, come noto, ha emanato una direttiva per limitare le manifestazioni pubbliche. La ministra, nelle dichiarazioni che hanno accompagnato il provvedimento, ha detto che il disagio causato alle attività commerciali nei centri storici motivasse ampiamente il divieto dei cortei. Per i prossimi mesi, il governo Draghi vieterà, nei centri urbani, i cortei, tutti i cortei. Chiunque voglia manifestare la propria indignazione, nei confronti delle misure adottate dalle forze governative, non potrà farlo nei centri delle città, né a ridosso dei cosiddetti obiettivi sensibili, i quali, tra l’altro, corrispondono, il più delle volte, ai responsabili che hanno determinato le condizioni per cui si manifesta.

Il conflitto sociale viene gestito a partire da una logica preventiva. Non c’è alcuna soglia di tolleranza per le lotte sociali.

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sfero

Identikit del No-Vax o del come costruire un capro espiatorio

Schermata del 2021 12 04 19 37 45Tra le operazioni più sconcertanti avvenute in questi ultimi mesi si distingue per infamia la costruzione mediatica della categoria “No Vax”, che è stata estesa fino ad abbracciare tutti coloro i quali sono restii a sottoporre sé o i propri figli alle attuali inoculazioni anti-Covid.

Ora, la categoria “No Vax” era emersa in passato con riferimento a vaccini tradizionali, e, a torto o a ragione, era stata utilizzata dai media per identificare individui genericamente avversi alla pratica della vaccinazione in quanto tale. Essendo difficilmente dubitabile che varie vaccinazioni in passato, a partire dall’antivaiolosa, abbiano dato un importante contributo alla salute pubblica, si è costruita così un’idea del “No Vax” come un soggetto irrazionale, che si muove secondo un’agenda antiscientifica.

Nella fase più recente è avvenuto un salto di qualità nell’utilizzo della categoria, che si è trasformata in un termine pesantemente denigratorio e sprezzante, rivolto a persone che a questo punto non erano semplicemente definite dalla loro “ignoranza” ed “antiscientificità”, ma anche dal loro “egoismo”, perché, si diceva: non vaccinandosi mettevano a repentaglio l’immunità di gregge; o non vaccinandosi avrebbero diffuso il virus; o non vaccinandosi avrebbero occupato le terapie intensive. Che la prospettiva dell’immunità di gregge sia svanita da tempo, che anche i vaccinati diffondano il virus, e che anche i vaccinati occupino letti di terapia intensiva sono fatti che non sembrano aver sortito alcun effetto sull’opinione pubblica, la quale, aizzata quotidianamente, ha creato uno stigma feroce nei confronti dei non vaccinati, secondo il classico canone dell’“untore”.

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ilrovescio

No pass, fascismo, fascisti

di Nicola Casale

Riceviamo e pubblichiamo molto volentieri queste dense riflessioni di Nicola, già autore degli Appunti sulla maledizione pandemica, usciti in tre puntate anche sul nostro sito. Benché egli usi linguaggio e categorie diversi dai nostri, le sue riflessioni si segnalano per la pregnanza (e la salutare controtendenza) con cui colgono la natura radicale, inedita e totale del terreno su cui si gioca la scommessa rivoluzionaria oggi. Buona lettura

lasciapassare 300x205 1Tra i motivi più gettonati nella sinistra antagonista per prendere le distanze dal movimento contro il green pass (Gp) è che si tratta di un movimento egemonizzato dai fascisti, oppure di essere destinato a esserlo. La prima è semplicemente falsa, e chi abbia solo incidentalmente messo il naso nelle manifestazioni ha potuto verificarlo agevolmente. La seconda rientra, ovviamente, nel novero delle possibilità, al pari di altre di carattere diverso e persino antitetico. Che le mobilitazioni abbiano, in particolare dal 15 ottobre, un carattere prevalentemente proletario, con lavoratori di ogni settore, dipendenti o autonomi, apre, oggettivamente, alla possibilità che prevalga al loro interno un indirizzo classista, ma ciò non è un predestinato automatismo autoavverantesi per il semplice dato della composizione sociale. Dipende da un insieme di fattori, interni ed esterni al movimento, sui quali anche i fascisti possono, a determinate condizioni, giocare un proprio ruolo attingendo all’esperienza storica del mussolinismo e alla sua capacità di inquadrare il proletariato in quanto produttore, alla pari del capitalista nazionale, con un suo preciso ruolo nel sostegno della nazione e della sua economia (e adeguati riconoscimenti economico-sociali e politici).

È utile, perciò, ricordare i presupposti su cui il fascismo costruì il suo consenso anche in consistenti settori del proletariato, ma, non di meno, è necessario chiedersi se determinati processi sono destinati a riprodursi con le stesse modalità. E, primieramente, è necessario chiedersi cosa fu il fascismo.

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ilpedante

Un trionfo triste

di Il Pedante

diegoriveraApprendo che in Alto Adige, dove già la primavera scorsa si sperimentava un «Corona pass» in anteprima nazionale, da oggi si applicheranno regole molto più stringenti alle famiglie che scelgono formare i propri figli secondo i principi dell'istruzione «parentale». Cittadino anch'io dell'epoca che giura di non muover dito senza i conforti delle «evidenze» scientifiche, ho cercato nella ragguardevole letteratura sul tema a quali gravi tare culturali, affettive e sociali andrebbero incontro i piccoli homeschooler. Ma non ho trovato nulla del genere, anzi. In compenso ho letto negli stessi giorni una raffica di titoli-fotocopia sulle scuole «clandestine» in cui troverebbero rifugio «soprattutto famiglie no mask» e che starebbero proliferando in tutto il Paese, con in testa l'ex provincia asburgica.

Quanti sono i pargoli così barbaramente «tolti dalla nostra società»? A occhio e croce, meno degli articoli in cui se ne parla. Nella provincia autonoma dove il fenomeno è più diffuso si tratterebbe di 544 (cinquecentoquarantaquattro) bambini: lo 0,7% della popolazione scolastica. Ma la deputata bolzanina e totiana Michaela Biancofiore non ha dubbi: è un «boom» a cui «stiamo assistendo inermi», un proliferare di azioni «che minano la cultura, la coesione sociale, l’ordine pubblico (sic) e la salute». Su che basi lancia queste accuse, quali le fonti, le testimonianze? Non lo dice. L'«involuzione culturale» degli scolari «sottratti alla socializzazione» è «evidente» a lei - e tanto ci basti.

In un'altra era geologica del nostro sentire avremmo apprezzato l'ironia di multare chi definisce «clandestini» le persone che si introducono illegalmente nel nostro Paese e di accettare invece che lo si dica di chi esercita un'attività prevista dalla legge, nel rispetto della legge. Ma oggi sembra tutto normale. Sarebbe legale anche occupare le piazze per manifestare il proprio dissenso, ma da quando lo fanno anche i «no green pass» sono diventate «sempre più tossiche per la nostra democrazia», spiega un senatore orgogliosamente antifascista.

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lindipendente

Vaccini anticovid in bambini e adolescenti

La doverosa analisi dei benefici, paragonati ai rischi

di Panagis Polykretis*

vaccino bambiniPer vaccinarsi contro il covid-19 i cittadini devono firmare un modulo di consenso informato. Tuttavia mi chiedo quanto il consenso sia veramente informato, quando i mass media continuano a mostrare solamente un lato della medaglia. Uno degli aspetti che mi ha inquietato maggiormente durante questa pandemia, è stato proprio il potere mediatico di persuasione delle masse. Da questa influenza non sono sfuggite neanche molte persone appartenenti all’ambiente scientifico, che considerano i mass media come un’entità superiore e inconfutabile, una specie di “bocca della verità” capace di fargli dimenticare quello che hanno imparato sui testi. Questo può diventare estremamente pericoloso, perché come diceva Platone: “Chi racconta le storie, governa la società”.

Mi è capitato di ascoltare alla radio un famoso giornalista italiano, co-conduttore di una trasmissione che conta milioni di ascoltatori. Egli continuava a ripetere che i vaccini contro il covid-19 hanno meno effetti collaterali dell’aspirina e canzonava con fare disgustoso tutti coloro che esitano a vaccinarsi. L’opinione di questa persona (senza alcuna formazione nel campo medico-scientifico), come di tante altre come lui, può influenzare una grandissima quantità di cittadini. Lo scopo di questo articolo dunque, è quello di presentare dati provenienti da studi scientifici che i mass media non riporterebbero facilmente, affinché il consenso del soggetto che si sottopone a vaccinazione sia pienamente informato. Invito i lettori a documentarsi il più possibile da fonti attendibili e verificare qualsiasi notizia essi ricevano, perché solo quando si ha una visione completa e non unilaterale, si riesce a valutare con criterio.

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giap3

Gli strange days di Trieste contro il green pass, terza e ultima puntata

Come il potere ha reagito a una lotta sbalorditiva

di Andrea Olivieri*

La prima puntata è qui; la seconda qui

15ottobre1Ed eccoci all’ultima puntata del reportage di Andrea Olivieri, dove il racconto della lotta si protende fino all’oggi. Qui Olivieri descrive tre diversi cospirazionismi – uno solo potenziale, gli altri due pienamente operativi e in apparenza opposti ma complementari – e intanto racconta la reazione delle autorità a una lotta che le ha colte alla sprovvista, la controffensiva ideologica a difesa della narrazione dominante sulla pandemia, e soprattutto la campagna diffamatoria – martellante e violenta – secondo cui sarebbe stata la mobilitazione contro il green pass a far risalire la curva dei contagi.

Questa campagna non era fondata su evidenze scientifiche bensì su pesanti omissioni, ed è servita a giustificare provvedimenti che hanno limitato drasticamente il diritto di manifestare. Già. Tutto accade talmente in fretta da rendere necessario fare memoria storica dopo poche settimane. È partita da Trieste – dalla controinsurrezione preventiva di cui Andrea ci racconta – la reazione a catena che ha portato prima a vietare i cortei, poi al «supergreenpass» e ai nuovi obblighi e restrizioni di questi giorni. Ma la terza puntata non si limita a mostrare questo: prima di congedarsi da lettrici e lettori, Olivieri mette insieme importanti spunti su quel che la lotta triestina dice riguardo alle tendenze in atto e, plausibilmente, ai conflitti futuri. Infine, complici i gruppi Nicoletta Bourbaki e Alpinismo Molotov, dalla città si sale in Carso, per sentieri che ricordano lotte più antiche, tanto “spurie” al proprio inizio quanto ispiranti nei loro sviluppi e fondative nei loro esiti. Buona lettura [WM].

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17. Golpe

I complotti esistono, e io ci credo. Come ci credono tutti.

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sebastianoisaia

Il senso della scienza per il dominio di classe

di Sebastiano Isaia

catasJoachim Sauer, marito della Cancelliera tedesca Angela Merkel e chimico quantistico di fama internazionale, si dice «dispiaciuto di quella parte di popolazione tedesca che semplicemente ignora la realtà per ragioni illogiche, come chi non crede nei vaccini», e non riesce a capire perché così tante persone «non vogliono dare retta alla razionalità scientifica, non trovano l’ingresso nel mondo razionale» (La Stampa). Ma non è che è proprio la realtà della società capitalistica (mondiale, non solo tedesca o europea) a essere palesemente e grandemente illogica e irrazionale, nonostante il larghissimo uso che essa fa della scienza e della tecnica? Non è che siamo in presenza di una scienza e di una tecnologia al servizio, fondamentalmente, del Capitale e non dell’Umanità? E ancora, chi ci assicura che lo “zoccolo duro” di chi continua a non fidarsi della scienza, nonostante «lo sviluppo dei vaccini rappresenti», sempre secondo il nostro chimico quantistico, «una grande vittoria della scienza», non sia in realtà l’espressione, una delle tante e certamente oggi quella più eclatante e difficile da accettare per la massa dell’opinione pubblica, di una sfiducia assai più diffusa nei confronti della Civiltà capitalistica? Una sfiducia, beninteso, istintiva, “a pelle”, ossia non elaborata concettualmente e non compresa nelle sue reali cause.

Queste domande interrogano, io credo, soprattutto l’anticapitalista, il quale oggi si trova nella tristissima condizione, che peraltro ha radici storiche e sociali tutt’altro che misteriose e incomprensibili (vedi la catastrofe stalinista e le continue rivoluzioni economico-sociali capitalistiche), di non avere alcun tipo di influenza nemmeno sulla parte più disagiata e offesa dell’umanità, quella che da una rivoluzione sociale avrebbe tutto da guadagnare e nulla o pochissimo da perdere.

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sfero

Probabilità e dogmatismo aggressivo

di Andrea Zhok

Schermata del 2021 11 24 14 44 09Nell'intento di mantenere forme di confronto civile in una situazione che sta travalicando da tempo civiltà e decenza, propongo di riflettere sull’attuale vicenda della strategia pandemica a partire dal problema generale dell’idea di probabilità.

È possibile, almeno in parte, descrivere le attuali divergenze tra chi accondiscende all’inoculazione, per sé e/o per i propri figli, e chi non lo fa, in termini di diversità nella valutazione di probabilità.

In una valutazione costi-benefici relativi ad una certa azione noi siamo chiamati a giudicare alcuni scenari possibili, attribuendovi un valore, e poi a considerare la probabilità che questo scenario si presenti.

La questione che dobbiamo affrontare innanzitutto è: esiste un modo in cui possiamo fissare queste probabilità in modo definito ed obiettivo?

Per fissare le idee è utile rimandare alle tre principali concezioni esistenti della probabilità (versione un po’ semplificata, non me ne vogliano matematici e statistici).

In primo luogo abbiamo la concezione classica o logicista della probabilità, definita come rapporto tra casi positivi (realizzazioni) e casi possibili. Questa definizione è perfettamente chiara e idealmente predittiva: di principio un dado ideale a sei facce ha una probabilità di 1/6 che ciascuna faccia appaia verso l’alto in ciascuno lancio.

Il problema di questa concezione è che funziona in modo rigoroso solo nei limiti in cui abbiamo a che fare con entità ideali, con enti matematici, ma nel mondo reale non fornisce nessuna garanzia. Nessun dado reale è davvero perfettamente uniforme dal punto di vista dell’omogeneità del peso, dei materiali, degli attriti, e per verificare se davvero un certo dado materiale sia all’altezza del dado ideale l’unica cosa da fare è svolgere un gran numero di lanci, controllando se la distribuzione delle occorrenze delle diverse facce sia equilibrata.

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utopia21

Conversazione/intervista con Paolo Bartolini e Lelio Demichelis, autori di Vita lucida

di Fulvio Fagiani

25sostituiscelargeimagePaolo Bartolini e Lelio Demichelis, autori del libro ‘La vita lucida’, si confrontano su potere e tecno-capitalismo, rassegnazione e istantaneità, pessimismo dell’intelligenza e vie d’uscita, divario tra consapevolezza e azione e crisi del paradigma occidentale, ’68 e dialogo tra culture.

Nel seguito D) segnala una mia domanda o commento, RB) la risposta di Paolo Bartolini, RD) la risposta di Lelio Demichelis.

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D) Mi ha molto interessato il secondo capitolo del vostro libro ‘La vita lucida’1 dedicato al potere ‘nella sua forma/norma tecno-capitalista’. Vi chiedo di riassumere il vostro modo di vedere il potere, con attenzione particolare alla ‘sottomissione di sé al potere’ di cui parla Lelio e alla ‘strategia senza strateghi’ secondo Miguel Benasayag (che ha scritto la Postfazione al libro), che mi pare abbia fondamento anche se in contraddizione con un quadro globale segnato da una grande concentrazione di potere sia politico che economico, cha farebbe pensare ad una ‘strategia con strateghi’.

RB) Qualche mese dopo aver scritto le mie parti del dialogo con Lelio, mi sono stupito nel leggere il libro di Carlo Sini ‘Del viver bene’2 per la prima volta, riscontrando una sorprendente prossimità con quanto avevo provato ad esprimere avvalendomi di altri riferimenti. Dalla mia prospettiva di analista biografico a orientamento filosofico, mi interrogo sulla questione del potere in chiave soprattutto antropologica e psicologica, perché mi interessa domandarmi come il potere riesca a conquistare le anime delle persone. Il sortilegio del potere è la capacità non solo di sottometterle, ma di metterle al lavoro per il tornaconto del sistema.

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istitutoitalstudifil

Kant col green pass?

di Paolo Becchi

L’Europa si prepara a fronteggiare la quarta ondata della pandemia. In tale preoccupante contesto il “Diario della crisi” rimane aperto alla discussione, ospitando testi che esprimono una pluralità di posizioni, anche molto problematiche, con il rinnovato invito ad ampliare e allargare le prospettive della riflessione

87a72099ffdf58f8548c1fad1f88bfe5 LDa un punto di vista schiettamente giusfilosofico e argomentando in senso kantiano - ci sono certo altri approcci - si potrebbe dire che il singolo individuo non può mai essere ridotto a mero mezzo, neppure per raggiungere uno scopo benefico come la difesa della salute pubblica. L’”imperativo categorico” non lascia dubbi.

Sotto questo profilo, dunque, non è legittimo il diritto di imporre una generalizzata vaccinazione coatta, vale a dire senza un consenso libero e informato degli interessati. Con una eccezione, che anche Kant sarebbe disposto a sottoscrivere. Se il pericolo di contagio fosse infatti talmente grande da mettere in pericolo l’esistenza di una intera comunità, allora, in questo specifico caso, lo “stato di necessità” giustificherebbe l’obbligatorietà della vaccinazione e persino l’uso della forza per imporla. Ma è questa l’attuale situazione?

Insomma, l’obbligo vaccinale di cui si parla oggi è proporzionato al pericolo reale?

Nonostante i decessi che ci sono stati, non ci sembra questo il caso. E quindi dovrebbe valere l’imperativo categorico kantiano.

Si potrebbe avanzare una obiezione con riferimento ad alcune professioni per le quali in linea di principio non andrebbe escluso un obbligo vaccinale. Penso al personale ospedaliero e sanitario in genere. La missione del medico è quella di curare e se possibile di guarire, non di rischiare di diffondere malattie. Anzi semmai è proprio lui che nell’ esercizio della professione dovrebbe essere disposto ad assumersi personalmente dei rischi. Nessuno è obbligato a fare il medico ma se lo fa ha un’etica professionale che deve rispettare.

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giap3

Gli strange days di Trieste contro il green pass. Il racconto di una lotta sbalorditiva

Seconda puntata

di Andrea Olivieri*

stargate 1Dopo la prima puntata del suo reportage ibrido e perturbante – che è stata pubblicata anche in francese su Lundi Matin – con questa seconda (di tre che saranno) Andrea Olivieri si addentra nel vivo delle contraddizioni, raccontando l’incredibile 16 ottobre al varco 4 del porto di Trieste. La giornata dell’iper-spettacolarizzazione, dell’invasione di troupes televisive e ambigui personaggi. Il momento in cui tutto è parso dileguarsi e i caca-sentenze-preventive già esultavano per aver avuto ragione…

E invece no. Citando ancora una volta Alain Badiou: «per impedire questo genere di disastro è necessario che la forza d’esistenza nell’apparire del sito compensi il suo dileguare». È necessario, cioè, che l’evento di una sollevazione popolare inattesa abbia più forza della sua rappresentazione – a colpi di montesani e madonne e leader “carismatici” e ospitate nei tolksciò – in quello che Andrea chiama giustamente «metaverso». Il metaverso esiste già, non è una promessa di Zuckerberg.

Dopo la “ripartenza”, avvenuta soprattutto grazie all’impegno del Coordinamento No Green Pass, Andrea racconta la violenza dello sgombero e l’intera giornata del 18, tra manovre da politicanti nel “salotto buono” della città e scontri e nubi di lacrimogeni nelle vie della Trieste proletaria, tra la gente con cui, inutile girarci intorno, bisogna stare. [WM]

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9. Prologo al caos

La mattina di sabato 16 ottobre mi presento al varco piuttosto presto, per vedere che aria tira dopo la prima notte, poi dovrò andarmene a lavorare. Ai gate Stefano Puzzer, appena arrivato anche lui, si sta lamentando con alcuni dei presenti per qualche cartaccia e mozziconi di sigaretta rimasti là davanti dalla sera prima. – Muli, qua xe pien de scovaze –, dice sconsolato, – no se pol veder. Poi recupera una scopa e inizia a pulire.

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huffpost

Dubbi sui vaccini ai bimbi

di CoScienze Critiche

Riceviamo e pubblichiamo la lettera inviata dall’associazione CoScienze critiche, con la quale i promotori rispondono al Professor Carlo Federico Perno, intervistato da HuffPost. L'associazione CoScienze Critiche ha lanciato negli scorsi giorni l’appello contro il Green Pass sottoscritto da diversi professori universitari

61965fcf21000024916ff8adCome accademici e come genitori non possiamo che esternare la nostra contrarietà e preoccupazione per le parole del Professor Carlo Federico Perno dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma.

La questione parte dalla recente autorizzazione negli USA da parte della Food and Drug Administration (FDA) all’uso in emergenza del vaccino Pfizer-BioNTech COVID-19 per i bambini di età compresa tra 5 e 11 anni. Il Prof. Perno, intervistato dall’Huffington Post il 3 novembre, sostiene che i bambini di età compresa tra 5 e 11 anni devono essere vaccinati anche in Italia e rassicura i genitori che il vaccino è sicuro e necessario. Il professore si spinge ben oltre, sostenendo la vaccinazione per tutti i bambini, anche per i più piccoli di 0-5 anni.

Il ragionamento alla base delle rassicurazioni del Prof. Perno è articolato su tre piani. Il primo riguarda i motivi che dovrebbero spingere alla vaccinazione. Il pediatra fa riferimento in modo generico a statistiche internazionali e alla sua esperienza di ricoveri all’ospedale Bambino Gesù e afferma che la vaccinazione serve per preservare i bambini dal virus, poiché non sono immuni al Covid. Quando si sostiene una vaccinazione dell’intera popolazione, e soprattutto per i bambini, è necessario essere accurati. Guardiamo quindi i dati da vicino.

Dal report dell’Istituto Superiore di Sanità del 20 ottobre 2021 si rileva che in Italia, nella fascia di età 0-5, il numero complessivo di casi positivi al test RT-PCR per il Sars-Cov-2 è pari 138.167, con una percentuale di decessi dello 0,00008%; per la fascia di età 6-10 anni il numero di positivi è 179.660 con una percentuale di decessi dello 0,00003%. Considerando l’intera popolazione 0-19 anni, essa è pari a circa 10.600.000 bambini/ragazzi (dati ISTAT) e i casi positivi rilevati fino a ottobre 2021 sono circa 770.000, con 35 decessi da inizio pandemia.

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sebastianoisaia

Il virus e la nudità del dominio II /2021

di Sebastiano Isaia

priv«Io, d’altra parte, vorrei cogliere l’occasione per chiedere espressamente svantaggi sociali per tutti coloro che rinunciano volontariamente alla vaccinazione. Che l’intera Repubblica punti il dito contro di loro» (Nikolaus Blome, Der Spiegel).

«Il senso comunitario delle masse abbisogna, per essere compiuto, dell’ostilità contro una minoranza estranea, e la debolezza numerica di questi esclusi invita all’opprimerli» (S. Freud, Mosè, il suo popolo e la religione monoteistica, 1938).

Tanto per esser chiari!

Non sono né un anti No Vax né un anti Sì Vax: sono un anticapitalista. Sono cioè soprattutto un nemico di questa Società-Mondo che ha generato la crisi sociale che chiamiamo Pandemia e che ha creato le condizioni perché divampasse la miserabile guerra tra No Vax e Sì Vax (due facce della stessa disumana medaglia), tra malati e non malati, tra giovani e vecchi, tra lavoratori del pubblico impiego (“garantiti” per definizione) e lavoratori delle aziende private, tra chi lavora e chi non lavora, e così via lungo faglie e micro faglie sociali e generazionali. È la guerra di tutti contro tutti. Da questa prospettiva chi spara a palle incatenate contro i No Vax piuttosto che contro i Sì Vax mi appare politicamente, intellettualmente e umanamente inconsistente e per molti versi anche ridicolo. In conclusione, il mio nemico è il rapporto sociale capitalistico di dominio e di sfruttamento, non il No Vax o il Sì Vax, vittime entrambi di condizioni sociali altamente disumane, ostili (anche alla nostra salute fisica e psichica) e irrazionali – nonostante il gran uso che questa società fa della tecnoscienza.

Personalmente mi sono vaccinato non per il bene di un’astratta (e dunque inesistente) umanità, e, ancor meno, per il bene del Paese (cioè delle classi dominanti), ma per non ammalarmi e per non contagiare, almeno in forma grave, gli altri, a cominciare dalle persone a me care.

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sinistra

La pandemia ed il «techno-fix»

di Giuseppe Longo*

Riassunto: La pandemia era una eventualità annunciata. Le sue cause possibili erano conosciute: nicchie ecosistemiche distrutte, diversità biologica in diminuzione, abuso delle manipolazioni genetiche. Ma ormai, prende piede il mito che un’innovazione tecnica vaccinale costituisca la sola risposta da dare alla crisi dell’ecosistema e delle strutture sanitarie, di cui questa pandemia è un sintomo

Il mondo, gli esseri umani, le nostre vite sono state sconvolte da una pandemia… attesa. Infatti, è dal 1993 che gli esperti segnalano una “epidemia di epidemie”. Un libro, ben documentato, del 20151 e numerosi articoli hanno successivamente aggiornato i dati su tale fenomeno, che può essere riassunto in questo grafico:

imm.longo

Cosa è successo negli ultimi cinquant'anni, dopo un secolo di riduzione estremamente significativa del numero di epidemie, in particolare – ma non solo – in Europa? Un raddoppiamento della popolazione mondiale ed un aumento di otto o nove volte delle epidemie, ben monitorate sin dalla fine del XIX secolo. Circa il 70% di queste recenti epidemie sono il risultato di “zoonosi”, cioè sono causate da microrganismi che passano dagli animali agli esseri umani.

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giap3

Gli strange days di Trieste contro il green pass. Il racconto di una lotta sbalorditiva

Prima puntata

di Andrea Olivieri*

strange DaysDa settimane Andrea Olivieri, ricercatore e scrittore, cammina o si sposta in moto da un luogo all’altro della sua città, di giorno e di sera, attraversa cortei e assemblee di piazza, ascolta le persone più diverse nelle situazioni più diverse, mobilita la propria memoria di ex-lavoratore del porto e di attivista, butta giù appunti su appunti, raccoglie storie. Sta interrogando un Evento, e prima ancora un sito.

Perché Trieste? Perché proprio lì è cresciuta in modo tumultuoso una piazza anti-green pass così diversa dalle altre? Energie si sono accumulate “di nascosto” finché la città dalla «scontrosa grazia» – città poco italiota e molto mitteleurobalcanica, misconosciuta al resto del Paese – non ha prodotto una rottura nell’apparire normato di una società piegata dall’emergenza Covid. Una mobilitazione di massa dai caratteri inediti che ha sorpreso l’Italia – paese regolarmente ignaro o dimentico della “faglia” al proprio confine orientale – e che ci parla dei conflitti futuri, delle lotte post-pandemiche.

È quest’ultimo aspetto a farne un Evento, per chi lo ha vissuto in tutta la sua contraddittorietà e per chi lo ha seguito e cerca di trarne lezioni. Come scrisse di un altro Evento – si parva licet – il filosofo Alain Badiou, «non è solo l’intensità eccezionale del suo sorgere che conta – il fatto che si tratti di un episodio violento e creatore d’apparire – ma il fatto che, nella durata, questo sorgere, benché dileguato, abbia disposto come gloriose e incerte le sue conseguenze. Gli inizi sono misurati dalla loro possibilità di ricominciare».

Questa è la prima puntata del reportage di Andrea. Ce ne saranno due ma forse tre. Diciamo «reportage» perché riporta e fa rapporto (in ogni accezione del termine), non per affibbiargli un genere. È un testo ibrido: cronachistico, saggistico, lirico, psicogeografico, sociologico, teso a quel difficile esercizio che è la storia del presente. Sconsigliamo di ingurgitarlo al volo: merita attenzione, tempo dedicato.

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sfero

Credere nella scienza

di Andrea Zhok

Screenshot 2021 11 04 at 18 08 31 Credere nella scienza SferoSe c’è una cosa che può mettere a repentaglio ogni residua salute mentale è sentire i supporter del Green Pass che rivendicano di parlare a nome della “Scienza”.

Ora, si può comprendere, psicologicamente, che qualcuno abbia l’incontenibile desiderio di credere alle rassicurazioni del governo per immaginare un “ritorno alla normalità” e che perciò sia disposto a credere a qualunque cosa pur di scrollarsi di dosso la vicenda pandemica.

Che questa spinta psicologica conduca a un abbassamento delle difese critiche è umano, dannoso per sé e per gli altri, ma umano.

Ma rivendicare di essere “dalla parte della scienza” contro, si suppone, il “pregiudizio antiscientifico”, questo è semplicemente troppo.

A ben veder chi prende queste posizioni di solito si esprime dicendo di “Credere nella scienza”, e già l’uso delle parole qui è significativo. Ciò che qui viene invocato sotto il nome della “Scienza” ha più l’aspetto di una versione aggiornata del vitello d’oro: un idolo enigmatico cui prosternarsi e tributare onori nella più perfetta passività. La Scienza sembra essere immaginata come dispensatore di verità rivelate, erogate da una sorta di clero remoto, etereo, neutrale e biancovestito. Della natura reale della scienza, della sua tormentata storia, del fatto che essa debba tutte le sue qualità migliori all’adozione di un metodo critico, che include fallibilità, apertura alla libera discussione e consolidamento solo nel lungo periodo, di tutto ciò non sembrano sapere nulla.

Ecco, se già sentire parlare di “fede nella scienza” appare un ossimoro indigeribile, sentirla invocare a sostegno del Green Pass è cosa da uscirne pazzi.

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frontiere

La politica ai tempi del colera, appunti su teoria e prassi

di Pier Paolo Dal Monte

In ictu oculiL’articolo di Moreno Pasquinelli, apparso qui l’8 settembre u.s., tratta un tema assai importante, ovvero quello della necessità, delle possibilità e delle condizioni per la creazione di un soggetto politico. Questo tema è particolarmente cogente nella situazione attuale, nella quale la più parte della popolazione è, di fatto, priva di rappresentanza politica. A tal proposito egli elenca alcuni presupposti necessari (anche se non sufficienti).

È evidente a chiunque sia dotato di una seppur minima facoltà di pensiero che il “governo dei tecnici”, o meglio dello specialista in tecnica bancaria, non sia che l’espressione del commissariamento di questo paese da parte di forze che nulla hanno a che fare con il libero esercizio della prassi politica.

Sotto quest’ottica, è facile dare una risposta alla domanda circa la sussistenza della prima delle condizioni che sono elencate nell’articolo in oggetto, ossia se esista «un contesto sociale che “chiede” che un nuovo partito sorga».

Data l’assenza, quasi totale, di forme organizzate di rappresentanza politica, intese come portatrici delle reali istanzi dei cittadini, ci pare che questa precondizione sia soddisfatta.

Le formazioni che, in questo momento storico, pretendono e millantano di ricoprire questa funzione, sono, fondamentalmente, dei meri contenitori di consenso che inscenano una falsa dialettica fatta esclusivamente (quando va bene) di istanze prepolitiche: dalla lotta alla cosiddetta “corruzione”, (in realtà, semplice stigmatizzazione verbale), all’indipendenza della Padania (declinata nella forma, più al passo coi tempi, del regionalismo differenziato); o, ancora, nelle tenzoni posticce sull’immigrazione, sulla moltiplicazione dei generi o sul vangelo secondo Greta, tutte superate dal “grande livellatore” dello stato di eccezione pandemico (che ha preso il posto di quello economico e sarà sostituito da quello climatico).