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ilcomunista

Generazione COVID: la pandemia sta influenzando il cervello dei bambini?*

di Melinda Wenner Moyer

124947491 0da63144 eef8 436b 8f24 239e7c092693Come molti pediatri, Dani Dumitriu era in allerta per il possibile impatto dell’arrivo del coronavirus SARS-CoV-2 nei suoi reparti, ma si era sentita sollevata quando la maggior parte dei neonati del suo ospedale che erano stati esposti al COVID-19 sembravano stare bene. Conoscendo gli effetti di Zika e di altri virus, che possono causare difetti alla nascita, i medici erano attenti a questo tipo di problemi.

Tuttavia erano seguiti a ruota gli indizi di una tendenza più sottile e insidiosa. Dumitriu e il suo gruppo al NewYork-Presbyterian Morgan Stanley Children's Hospital di New York avevano a disposizione dati sullo sviluppo infantile raccolti in due anni: dalla fine del 2017, avevano analizzato la comunicazione e le capacità motorie dei bambini fino a sei mesi. Pensando che sarebbe stato interessante confrontare i risultati dei bambini nati prima e durante la pandemia, Dumitriu aveva quindi chiesto al suo collega Morgan Firestein, ricercatore post-dottorato alla Columbia University di New York, di valutare se ci fossero differenze nello sviluppo neurologico tra i due gruppi.

Pochi giorni dopo, Firestein ha chiamato Dumitriu in preda all’agitazione. "Ha detto qualcosa come: Siamo in crisi, non so che cosa fare, perché non solo siamo di fronte a un effetto della pandemia, ma è un effetto significativo", ricorda Dumitriu che rimase sveglia quasi tutta la notte a esaminare i dati. I bambini nati durante la pandemia avevano ottenuto, in media, un punteggio più basso nei test di motricità grossolana (o abilità grosso-motoria), motricità fine e capacità di comunicazione rispetto a quelli nati prima (entrambi i gruppi sono stati valutati dai loro genitori usando un questionario standard). E non importava se il loro genitore naturale era stato infettato dal virus o no; sembrava esserci qualcosa che riguardava l'ambiente stesso della pandemia. Dumitriu era sbalordita. "La sensazione era: oh, mio Dio. Stiamo parlando di centinaia di milioni di bambini." 

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vocidallestero

Perché così tanti medici diventarono nazisti?

Nella risposta, e nelle sue conseguenze, un bioeticista può trovare delle lezioni di morale per i medici di oggi

di Ashley K. Fernandes*

nazi doctorsUn articolo segnalatomi tempo fa (mi scuso, ma non ricordo più da chi) e che può essere molto utile da leggere oggi nel Giorno della Memoria, per tenere a mente quello che è stato l'importante ruolo dei medici e degli scienziati nelle atrocità naziste. Quando la scienza perde il suo legame con l'etica e la filosofia morale, non ha più una bussola che la guida e può facilmente invertire quello che sarebbe il suo scopo originario, a favore della persona umana

Questo saggio è scritto dal punto di vista di un medico, un docente della materia e un bioeticista che trova nel deplorevole coinvolgimento dei medici nella Shoah un'opportunità per evidenziare delle lezioni morali sempre valide per la professione medica. Medicina e diritto sono intimamente legati tra loro e, a partire dalla professionalizzazione della medicina negli Stati Uniti e in Europa nella seconda metà dell'Ottocento, lo sono ancora di più. Una disciplina che collega entrambi è la filosofia morale; poiché tanto la legge quanto la medicina implicano la ragione e la volontà orientate al bene della persona. Quindi, la storia dell'Olocausto è una tragedia che si è svolta a causa della corruzione della filosofia morale prima, della medicina e del diritto in secondo luogo.

Perché questo è importante? Il motivo è che c'è chi si oppone all'applicazione ai giorni nostri delle lezioni apprese dagli orrori della medicina nazista. Alcuni dicono che la “medicina nazista” non fosse vera medicina o scienza: non possiamo nemmeno chiamare “medicina” ciò che facevano i nazisti, poiché la medicina contiene in sé un presupposto di rigore e benevolenza. Questa è un'obiezione che sento da scienziati medici, che indicano le garanzie rappresentate dal Codice di Norimberga (1947), dalla Dichiarazione di Helsinki (1964) e dal Rapporto Belmont (1978) come prova della natura radicalmente diversa della scienza odierna. Ma questo argomento è circolare.

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comuneinfo

Quello che potremmo diventare

di Claudia Cipriani

protesta 1536x866Sono in tanti a considerare il green pass come la sintesi di tutta la strategia che il governo ha adottato dall’inizio della pandemia: addossare le responsabilità ai cittadini. Per questo c’è chi si chiede come mai molti a sinistra lo hanno giustificato senza avere neanche la curiosità di osservare da vicino un movimento complesso che si oppone al governo Draghi. «Bisognerebbe guardare positivamente al fatto che persone che non si sono mai occupate di politica sentono oggi il bisogno di prendere posizione – scrive Claudia Cipriani, documentarista – Ammetto che io stessa spesso in quelle piazze mi ci sono ritrovata un po’ a disagio perché accanto a chi teneva un cartello con la scritta “Ora e sempre resistenza”, c’era magari quello con l’icona di un santo. Per la prima volta però ho vissuto cortei eterogenei, dove persone di provenienza culturale e politica diversa si sono trovate insieme. È una cosa che non avevo mai visto e mi ha fatto riflettere…». Per chi protesta il re è nudo. Per dirla con Foucault, oggi l’obiettivo non è scoprire che cosa siamo ma rifiutare quello che siamo e «immaginare e costruire ciò che potremmo diventare».

* * * *

In questi ultimi due anni mi tormenta una domanda che non ho mai fatto a mia nonna. Lei fu un’adolescente durante gli anni del fascismo, della guerra, e mi raccontò di come fosse spesso triste, cupa, di come tutto ciò che le accadeva intorno le sembrasse assurdo e ingiusto. “Ma gli altri, quelli che invece andavano avanti come sempre, come facevano?”. Ecco, è questa la domanda che vorrei farle, adesso che purtroppo non c’è più. So che i paragoni con quel periodo fanno arrabbiare molti, ma d’altronde viviamo da più di due anni in uno stato d’emergenza e abbiamo subito per mesi il coprifuoco, provvedimento che non si aveva dai tempi della seconda guerra mondiale. Io più che altro, ancora oggi, dopo tanti mesi, mi chiedo come facciano molte persone a far finta che sia tutto normale.

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carmilla

Culture e pratiche di sorveglianza. In balia dell’Incoscienza Artificiale e dell’algocrazia

di Gioacchino Toni

copertinamno7t«Il punto è che non esiste una protesi cerebrale artificiale che sia intelligente; il calcolo senza significato può al massimo esprimere l’ossimoro dell’“intelligenza incosciente” […] La perdita di conoscenza e di autonomia fanno parte di un processo iniziato nel Ventunesimo secolo, nel corso del quale stiamo invertendo il rapporto gerarchico tra noi e le macchine. Oggi siamo sempre più portati a mettere in dubbio la risposta a una nostra domanda dataci da una persona, oppure quella di un assistente virtuale?» Massimo Chiariatti

«gli algoritmi sono pur sempre progettati da esseri umani, sono opachi, ossia poco trasparenti, e perseguono non solo obiettivi di efficienza, ma ancor più di profitto. Quando imparano dall’esperienza, poi, tendono a replicare i pregiudizi umani» Mauro Barberis

Nonostante si tenda a pensare all’Intelligenza Artificiale antropomorfizzandola, come se si trattasse di una macchina in grado di prendere “sue” decisioni ponderate, questa si “limita” a elaborare una mole di dati non governabile dagli esseri umani e a farlo con una velocità altrettanto al di sopra dalle loro possibilità. Per gestire le informazioni disponibili l’essere umano ha sempre teso a esternalizzare alcune funzioni del suo cervello estendendole nello spazio e nel tempo; sin dalla notte dei tempi l’umanità ha fatto ricorso a protesi tecnologiche per superare i suoi limiti fisici e cognitivi ma giunti alla digitalizzazione delle informazioni queste sono talmente aumentate che per la loro gestione si è resa necessaria una tecnologia sempre più sofisticata e performante soprattutto in termini di velocità di elaborazione.

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noinonabbiamopatria

Antibiotici, vaccini e pandemia

di Noi non abbiamo patria

Le crescenti preoccupazioni delle soggettività della necessità del modo di produzione capitalistico

bacteriaChe cosa ne è del progresso della medicina? In fondo [clicca qui] a questa introduzione c’è un articolo apparso sul The Economist del 21 Gennaio 2022 dal contenuto davvero allarmante (e con accenti anche sciovinisti nei confronti dei paesi dell’Asia). Il cosiddetto progresso capitalistico, il cui sviluppo della accumulazione comportava progresso tecnico e miglioramento delle condizioni di vita, seppur in maniera diseguale e combinata, ora tornano indietro come un boomerang con tutte le contraddizioni nefaste rafforzate di questo modo di produzione. La resilienza della vita alle malattie ed ai patogeni batterici o virali è in regresso. Quanto predisposto da decenni di progresso medico scientifico non sta producendo più i risultati auspicati ed anzi appare essere esso stesso fattore di concausa ed origine di una nuova emergenza sanitaria.

Le organizzazioni sanitarie del Pakistan, India e Bangladesh si trovano a fronteggiare infezioni batteriche che risultano resistenti ai farmaci antibiotici ed antimicrobici con esiti fatali. Ma sono questi stessi antibiotici ed antimicrobici usati in agricoltura o negli allevamenti intensivi ad aver prodotto dei super batteri veicolati da super microrganismi davvero resilienti ai farmaci che hanno curato malattie fatali per l’uomo negli anni ’50, ’60 e ’70 e che ora non stanno salvando più le vite come in precedenza. Le infezioni batteriche già conosciute da decenni di esperienza medica appaiono decisamente più resistenti agli antibiotici determinando un impegno sanitario quintuplicato per le cure ospedaliere e farmacologiche, e un gran numero di morti imprevisto.

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machina

L’università indigesta 2

Nota sui professori

di Francesco Maria Pezzulli

0e99dc 90f0e1d94ac345c58058c4495ec2b14bmv2Il tema delle «industrie riproduttive» costituisce uno dei nuclei centrali delle elaborazioni contenute in Transuenze, sono diversi, infatti, i contributi che abbiamo proposto, tra cui un articolo di Francesco Pezzulli sulla condizione studentesca nell’Università trasformata dalle riforme (https://www.machina-deriveapprodi.com/post/l-universit%C3%A0-indigesta-note-da-un-inchiesta). Nell’articolo odierno riprendiamo le riflessioni dello stesso autore che, in questo caso, si concentra sull’esercizio dell’attività di docenza e sul ruolo dei professori, sempre di più indirizzati dalle disposizioni normative e dai criteri di valutazione industriale introdotti con le riforme.

* * * *

In una intervista del 2016, un Professore dell’Università di Bologna racconta che la scelta di dare alle stampe il suo ultimo libro sulla nuova università, l’ottimo Universitaly. La cultura in scatola, è dovuta a «un senso di tradimento dell’idea di cultura e alla sensazione molto concreta di perdere il significato stesso del mio lavoro». Più avanti, dei colleghi dice di essere colpito soprattutto dal fatto:

che tanta rassegnazione, indifferenza, conformismo, opportunismo, pigrizia o vigliaccheria si manifestino proprio in persone che dovrebbero dedicare la loro vita alla ricerca, al sapere critico, alla decostruzione dei luoghi comuni, guidati da facoltà ingovernabili come la curiosità, l’ironia, l’autonomia del pensiero e del giudizio. Lo dico a ragion veduta, senza chiamarmi fuori, con l’esperienza di chi ha vissuto in prima persona queste «passioni tristi», come le chiamerebbe Spinoza, e che ha cercato quotidianamente di scacciarle dal suo animo con battaglie incerte e sfiancanti[1].

L’osservatorio è privilegiato, la Direzione di un Dipartimento universitario alle prese con l’applicazione delle normative introdotte dalle ultime Riforme. Una posizione fondamentale assunta nel momento in cui tutto stava cambiando: il raddoppio dei Titoli, la moltiplicazione dei Corsi di Laurea e degli Insegnamenti, l’organizzazione in «moduli» di questi ultimi, la definizione degli indirizzi, l’applicazione di criteri standard di valutazione e monitoraggio, eccetera.

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theunconditional

Non fare cose tanto per fare, piuttosto non fare niente!

di Dr. Malcolm Kendrick

francesco ciccolella FCiccolella Editorial 164Qui di seguito, trovate un articolo del Dr. Malcolm Kendrick, medico scozzese. La sua specialità è la cardiologia, ma io lo definirei semplicemente un genio della medicina. Non sto esagerando: come definite voi un “genio”? Io direi “qualcuno che capisce cose che gli altri non capiscono.” Ma aggiungerei anche “e che riesce a spiegare agli altri quello che ha capito.”

Secondo questa definizione, Kendrick è effettivamente un genio; non perché ha inventato cure miracolose (quelli che lo fanno, di solito fanno più danni che altro), ma perché è in grado di spiegare cose utili a quelli che ne hanno bisogno: il primo dovere di un medico, come dice in questo testo, citando William Osler. “Uno dei primi doveri del medico è quello di educare le masse a non prendere medicine.” Se masticate bene l’inglese, leggetevi il suo libro “The Clot Thickens” (letteralmente, “il grumo si inspessisce” https://drmalcolmkendrick.org/books-by-dr-malcolm-kendrick/the-clot-thickens/ ). Nel libro, spiega il meccanismo delle malattie cardiocircolatorie in un modo talmente brillante e chiaro che cambierà la vostra vita per sempre (questo se siete possessori di un apparato cardiocircolatorio, se siete dei bot, non vi interessa)

Qui, Kendrick rivede un po’ tutta la storia del COVID19 e fa una critica devastante della massa di errori, fesserie, calcoli sbagliati e disastri vari che hanno punteggiato la storia della gestione dell’epidemia negli ultimi due anni. E’ un po’ lungo, ma vale la pena di leggerlo anche solo per come descrive il disastro delle mascherine in termini di “bioplausibilità” – il concetto che se una cosa sembra plausibile, allora deve essere vera. Sicuro, come no?

Non vi dico altro, prendetevi una mezz’oretta di tempo e leggetevelo. Imparerete molte cose.

(Prof. Ugo Bardi)

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sinistra

Mea culpa, mea maxima culpa.... ovvero, chi o cosa ha ritardato la ricerca sulle profilassi antivirali per il Covid-19?

di Michele Di Mascio

wired placeholder dummy

Prologo

Attraverso un dialogo immaginario tra madre e figlia[ref1], si dipana il racconto dell’angoscia famigliare alla notizia di positività al SARS-CoV-2 di una delle due, scandito dalla loro navigazione frenetica online per rispondere alla domanda…e adesso cosa bisogna fare? Ma ѐ saltando da un sito all’altro che le due realizzano che altre domande restano senza risposta..

Come mai le prime due pillole per le profilassi anti-Covid da fare a casa (Molnupiravir e Paxlovid) sono giunte al traguardo insieme, visto che una delle due pillole, il Molnupiravir, esisteva già da diversi anni prima della pandemia?

Come mai lo studio di fase uno del Molnupiravir (lo studio di tossicità fatto su 120 volontari sani per il costo di un appartamento nella periferia di Washington) ѐ stato postato online a distanza di un anno dall’inizio della pandemia, senza far troppo rumore, quando nel frattempo diversi studi sui vaccini e gli anticorpi monoclonali avevano già completato, sotto i fari dei media accesi giorno e notte, la fase uno, due e tre?

Come mai nessuno ha pensato nella decade precedente di trasformare il Remdesivir (un farmaco simile al Molnupiravir ma, al contrario di quest'ultimo, disponibile solo nella sua versione endovena) in farmaco da somministrare in pillola o in una via alternativa di somministrazione per poterlo utilizzare, all’occorrenza, a casa e non in ospedale?

Quante vite sarebbero state risparmiate, quante terapie intensive sarebbero state evitate e che effetto una profilassi antivirale da fare a casa avrebbe avuto se disponibile sin dai primi giorni del contagio?

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ilpungolorosso

L’ultima mossa di Draghi & Co. per coprire una gestione criminale e fallimentare della pandemia

di Tendenza internazionalista rivoluzionaria

disegno manifestazioneCome prima, peggio di prima

Il governo Draghi che in un intero anno non ha fatto nulla per rafforzare le strutture sanitarie con massicce assunzioni di medici e infermieri; che ha deliberato, anzi, la loro ulteriore riduzione di qui al 2026, relegando la sanità all’ultimo posto nelle poste di spesa del PNRR; che non ha fatto un passo per apprestare un protocollo di terapie adeguate ai primi sintomi e per aiutare i medici di famiglia nella loro attività; che non ha messo mano al piano di prevenzione finito nei cassetti da 15 anni; che non ha mosso un dito per potenziare al massimo i trasporti pubblici urbani e interurbani; che non ha preso alcun provvedimento per sdoppiare le classi pollaio; che non ha imposto alle aziende alcuna seria misura di prevenzione dei contagi; che ha progressivamente rinunciato ad ogni tracciamento della diffusione del virus; che ha ridotto i giorni di quarantena; che ha consentito all’Inps di non considerare più la quarantena fiduciaria come malattia; questo governo ha infine trovato la magica soluzione per stroncare la riaccensione della pandemia in corso: obbligare gli over-50 a vaccinarsi.

Ciò, a fronte di un tasso di vaccinazione del 94% per gli over-80, del 92% degli over-70, del 90% per gli over-60, dell’86,5% degli over-50, ed in presenza di una nuova variante (la omicron) che secondo diversi studi buca gli attuali vaccini. Lo ricordiamo tutti: all’inizio l’informazione ufficiale utilizzava la scarsa conoscenza su contagi e immunità per propagandare la certezza che si sarebbe raggiunta l’immunità di gregge con il 70-80% dei vaccinati; ora perfino la soglia 90% è ritenuta insicura.

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lafionda

Varianti e inflazione: cronaca di una demolizione controllata

di Fabio Vighi

1540993247548.jpg una batosta da 625 euro a famiglia dall inflazioneDopo quasi due anni, eccoci di nuovo qua. Mascherine, distanziamenti, quarantene, restrizioni, lavoro a distanza (per chi ancora ce l’ha), bombardamenti mediatici a tappeto, assolutismo vaccinale e, immancabile, l’ombra lunga di devastanti lockdown – già caldamente sponsorizzati, tra gli altri, dal Fondo Monetario Internazionale. Ma questa volta con l’aggiunta di fiammate inflattive che svalutano il denaro e bruciano i risparmi, spingendo una parte sempre più ampia di popolazione nella spirale del debito e della povertà.

 

Iniezioni monetarie

A nostro avviso, la funzione profonda dell’emergenza sanitaria può essere compresa se inserita nel contesto macro di pertinenza, ovvero la crisi terminale del modo di produzione capitalistico. La sequenza causale ci pare la seguente: implosione economica – strumentalizzazione pandemica – emergenza democratica. Se dovesse andare a compimento, il cambio di paradigma in atto ci condurrebbe dritti a un modello apertamente autoritario di capitalismo implosivo, sostenuto da allarmi globali spesso sproporzionati rispetto alla minaccia reale. Come dimostrato dalla creazione del capro espiatorio ‘no vax’, il potenziale della propaganda è virtualmente illimitato. Per la prima volta nella storia dell’umanità, la colpa di un trattamento che non funziona nelle modalità millantate viene affibbiata a coloro che non lo usano.

Tuttavia, dobbiamo essere consapevoli del fatto che l’attuale violenza ideologica è un riflesso quasi pavloviano rispetto all’incombere del collasso economico. Stiamo naufragando in una crisi di sistema che nel 2008 ha assunto per la prima volta un carattere terminale.

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lafionda

Facciamo uno sforzo e guardiamo oltre la narrazione dominante

di Pier Giorgio Ardeni

pensiero dominanteUn recente articolo di Piero Bevilacqua sul manifesto del 6 gennaio 2022 – «Il mondo senza natura degli intellettuali no vax» – merita alcuni commenti, che possono essere un’occasione per allargare il ragionamento e guardare oltre la narrazione dominante. Perché sono molteplici i termini della questione che negli ultimi mesi sono andati confondendosi e oggi, di fronte alle ultime iniziative governative, alcuni punti vanno riaffermati con più chiarezza. E perché, inoltre, questa invettiva continua contro chi si oppone ai provvedimenti di legge o semplicemente li contesta va depurata di tutti i pregiudizi e gli argomenti pretestuosi che hanno accomunato i «no-vax» a chi, più articolatamente, ha criticato la generale impostazione della lotta alla pandemia.

Bevilacqua si scaglia contro «le sortite anti-green pass, e sostanzialmente anti-medicalizzazione (anti-vaccini), di filosofi noti e prestigiosi come Giorgio Agamben e Massimo Cacciari» e di «un giurista di rango come Ugo Mattei». Al di là delle sue valutazioni personali sulle posizioni di Agamben, che Bevilacqua definisce «enormità», ciò che il suo pezzo vuole prendere di mira «è la cultura di fondo, l’implicito “inconscio filosofico” su cui si reggono le posizioni di questi studiosi, che non differiscono in nulla rispetto alle vulgate popolari dei no vax di strada». Che le posizioni di Agamben e Cacciari non siano «no-vax», ma specificamente contro il green pass, è noto e non tanto perché limiterebbero la libertà di spostamento ma perché discriminatorie. Tuttavia, Bevilacqua le critica perché tacerebbero sul «fatto che lo spostamento degli individui, in quanto esseri sociali, comporta relazioni e vicinanza con gli altri ed è quindi il vettore unico e universale della trasformazione di una malattia virale in una pandemia planetaria.

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analisidifesa

Tra maccartismo vaccinale e deriva illiberale chi valuta il rischio strategico?

di Gianandrea Gaiani

green pass ansaIn un editoriale intitolato “L’impatto della vaccinazione di massa: scommessa al buio?” pubblicato su Analisi Difesa l’8 agosto 2021, venne posta l’attenzione sul rischio strategico legato a vaccinazioni sperimentali di massa: un tema rimasto inspiegabilmente al di fuori dal pur ampio (anche se schizofrenico) dibattito sul contrasto al Covid.

In quell’articolo venne posto il focus sui rischi legati ai possibili effetti negativi su vasta scala dei vaccini sperimentali, effetti che neppure i produttori erano e sono in grado di valutare nel tempo, ma anche sulle prospettive politiche e sociali legate alle discriminazioni dei cittadini e dei lavoratori, le false informazioni utilizzate per indurli ad accettare la vaccinazione sperimentale, la fitta selva di limitazioni alle libertà individuali imposte con cadenza ora divenuta ravvicinata quanto isterica.

Dopo quasi un anno di “maccartismo vaccinale” e di assurda contrapposizione tra “pro-vax” e “no-vax”, che ha portato a tensioni e spaccature sociali e a una deriva autoritaria che non hanno eguali nella storia recente della Repubblica e dell’Europa, i fatti sembrano purtroppo confermare le valutazioni espresse in quell’editoriale.

Incredibile che nessuno prenda in considerazione il rischio che l’uso di massa di vaccini sperimentali possa minare le fondamenta stesse della società e della Nazione.

In un contesto di sperimentazione di sieri di tipologia mai utilizzata in precedenza e di cui le stesse aziende produttrici non sono in grado di valutare le conseguenze nel tempo né di assumersene la responsabilità, inocularli a gran parte della popolazione espone l’Italia, e tutte le nazioni che utilizzano su vasta scala quei tipi di vaccini, a un rischio strategico di portata mai vista fino ad oggi.

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gocciaagoccia

Chi ha paura del vaccino?

di Maddalena Loy, giornalista, Elena Dragagna, avvocato, Maria Luisa Iannuzzo, medico legale, Maurizio Rainisio, statistico, Francesca Capelli, sociologa e scrittrice, Remo Bassini, scrittore e giornalista, Thomas Fazi, giornalista e saggista, Gilda Ripamonti, giurista, Marilena Falcone, ingegnere, Maria Sabina Sabatino, storica dell'arte, Luciana Apicella, giornalista, Elena Flati, nutrizionista, Ugo Bardi, chimico, Maurizio Matteoli, pediatra, Clementina Sasso, astrofisica, Sara Gandini, epidemiologa/biostatistica

ippocrate11Il dibattito pubblico si sta infiammando sempre di più intorno al tema della campagna di vaccinazione.

Esattamente un anno fa l'Italia aveva chiarito la propria posizione ufficiale: il vaccino sarebbe stato gratuito e non obbligatorio (1). Tuttavia, alcuni rappresentanti delle istituzioni avevano già allora più o meno esplicitamente anticipato che la volontarietà della vaccinazione sarebbe stata condizionata dal raggiungimento della cosiddetta “immunità di comunità”, o di gregge. Qualora questa non fosse stata raggiunta, compatibilmente con i tempi di distribuzione del vaccino, si sarebbero verificate, a dir loro, le condizioni per promuovere l'obbligo vaccinale o, in alternativa, gli incentivi alla vaccinazione (2).

Questa seconda alternativa, definita “spinta gentile” (in inglese, “nudge”) avrebbe portato ad alcune iniziative come l'istituzione di un “passaporto vaccinale” così da “consentire” ai vaccinati di tornare a partecipare pienamente alla vita pubblica (prendere un treno o un aereo, assistere a un concerto) o addirittura ottenere una riduzione nei tempi di accesso a prestazioni sanitarie non salvavita (3). Il Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, dichiarò per primo: "La Campania darà una card a tutti i cittadini vaccinati. Ci auguriamo che i cittadini la possano esibire per andare al cinema, al ristorante con più tranquillità avendo la certificazione di avvenuta vaccinazione” (3bis).

Tra i due estremi di chi attendeva con trepidazione l'arrivo del vaccino e chi, dall'altra parte, rifuggiva non soltanto l'obbligo vaccinale ma il vaccino stesso (i cosiddetti “no-vax”) è da sempre esistita una vasta zona grigia che si è sempre posta domande.

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percorsidiriequilibrio

Covid: ricoveri abbattuti drasticamente se curata entro tre giorni. Lo studio italiano che lo dimostra

Valentina Bennati intervista Paolo Bellavite

ba91d739a6f6e7897bda304eaef779aeCi sono medici che hanno riposto ogni fiducia solo nel “vaccino” e altri che, invece, in questi ultimi 20 mesi hanno lavorato, e molto, per curare i malati ed evitare che giungessero troppo aggravati in ospedale. Dalla loro esperienza – che ha dimostrato che, se si interviene nella fase iniziale con terapie appropriate, di COVID si può guarire tranquillamente a casa – è nato uno studio, ora a disposizione della comunità scientifica.

Pubblicato in anteprima l’8 dicembre dalla rivista peer-review ‘Medical Science Monitor’ con il titolo “Retrospective Study of Outcomes and Hospitalization Rates of Patients in Italy with a Confirmed Diagnosis of Early COVID-19 and Treated at Home Within 3 Days or After 3 Days of Symptom Onset with Prescribed and NonPrescribed Treatments Between November 2020 and August 2021 (Studio retrospettivo sugli esiti e sui tassi di ospedalizzazione di pazienti in Italia con diagnosi confermata di COVID-19 precoce e trattati a casa entro 3 giorni o dopo 3 giorni dall’insorgenza dei sintomi con farmaci di prescrizione e non di prescrizione tra novembre 2020 e agosto 2021)”, il lavoro ha, come prima firma, quella del professore Serafino Fazio, componente del Consiglio Scientifico del Comitato Cura Domiciliare COVID-19, già professore di medicina Interna all’Università di Napoli. I co-autori sono Paolo Bellavite (già professore di Patologia generale alle Università di Verona e di Ngozi-Burundi), Elisabetta Zanolin (Dipartimento di Diagnostica e Sanità Pubblica dell’Università di Verona), Peter A. McCullough (Department of Cardiology, Truth for Health Foundation, Tucson, AZ, USA) che ha sottoscritto lo schema terapeutico del Comitato Cura Domiciliare COVID-19, Sergio Pandolfi (Neurochirurgo – Ozonoterapeuta, Docente al Master di II° livello in ossigeno-ozono terapia Università di Pavia) e Flora Affuso (ricercatrice indipendente).

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sinistra

Considerazioni sul primo anno di una strana campagna vaccinale

di Marco Mamone Capria

njksnvlnDobbiamo pianificare la libertà, e non solo la sicurezza, se non altro perché solo la libertà può rendere sicura la sicurezza.
Karl R. Popper
“Più della stessa cosa” è una delle più efficaci ricette per un disastro che si sono evolute sul nostro pianeta
P. Watzslavick

Introduzione‌

C’è bisogno di dire altro sulla campagna vaccinale anti-covid-19? Secondo me tutto ciò di essenziale che doveva essere detto per orientare i cittadini a una decisione razionale lo è già stato da un anno o quasi (da me e da altri).

Eppure in ogni ora del giorno e della notte i principali media e i nostri presunti rappresentanti politici continuano instancabilmente a dire – no, non occasionali inesattezze, ma il contrario della verità. E la verità è che siamo testimoni di un gigantesco fallimento di misure sanitarie, che era prevedibile, era stato previsto e, come vedremo, è tacitamente ammesso anche dalle autorità, ma che soggetti economici e politici capaci di influenzare il governo e il sistema dei media in Italia e nel resto del mondo cosiddetto “sviluppato” volevano e sono riusciti a imporre a una cittadinanza terrorizzata.

I principali media, con il conforto di istituti che stanno dilapidando sconsideratamente la propria reputazione – come il Censis («Da oltre 50 anni interpreti del Paese») –, cercano di rappresentare quello che si potrebbe più realisticamente descrivere come il conflitto tra una maggioranza di illusi e ossequiosi alle direttive del governo e una minoranza (ma crescente) di resistenti all’inganno, come la riedizione di un mitico conflitto tra scienza e antiscienza – la scienza essendo, per fortunatissima coincidenza, rappresentata dalla suddetta maggioranza. Insomma, dopo essere stati ammorbati per due anni con il vaniloquio che «la scienza non è democratica», scopriamo adesso che la verità scientifica è... ciò in cui crede la maggioranza.

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carmilla

La dialectica interrupta del Censis, la verità dell’irrazionalismo e l’immaginario

di Fabio Ciabatti

follia 1024x1024 768x768“La fuga nell’irrazionale è l’esito di aspettative soggettive insoddisfatte, pur essendo legittime in quanto alimentate dalle stesse promesse razionali”. Questa affermazione contenuta nell’ultimo rapporto del Censis sembra catapultarci direttamente nella dialettica dell’illuminismo di Horkheimer e Adorno. E non è tutto. “L’irrazionale ha infiltrato il tessuto sociale”, denuncia l’istituto di ricerca, utilizzando un’argomentazione dal vago profumo di materialismo storico per spiegare questo sinistro fenomeno: il rifiuto di scienza, medicina, innovazioni tecnologiche, che in passato hanno costruito il nostro benessere, “dipende dal fatto che siamo entrati nel ciclo dei rendimenti decrescenti degli investimenti sociali. Questo determina un circolo vizioso: bassa crescita economica, quindi ridotti ritorni in termini di gettito fiscale, conseguentemente l’innesco della spirale del debito pubblico, una diffusa insoddisfazione sociale e la ricusazione del paradigma razionale”.1

Gli estimatori della scuola di Francoforte non devono però eccitarsi troppo. Se quella del Censis è dialettica è senz’altro una dialectica interrupta perché, semplificando al massimo, l’antitesi tra razionale e irrazionale non prospetta alcun tipo di sintesi, di superamento dei due termini della contraddizione. L’irrazionalismo viene evocato solo come momento fallace per confermare la bontà del suo opposto, la razionalità dominante. Che le cose stiano effettivamente così lo possiamo intuire quando leggiamo che a fare da contraltare all’onda di irrazionalità c’è “una maggioranza ragionevole e saggia”. Un’ulteriore conferma viene dal fatto che l’irrazionalismo si esprimerebbe nell’opposizione alle politiche governative: “Le proposte razionali che indicano la strada per migliorare la situazione vengono delegittimate a priori per i loro supposti intendimenti, con l’accusa di favorire interessi segreti e inconfessabili.

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sinistra

La società offensiva

di lorenzo merlo

Troppe persone, troppa informazione, troppo individualismo, troppa disgregazione, una sola miccia. Meglio fare attenzione

98765rtuLa stirpe

Si va di fretta. Era ieri il tempo del capitalismo finanziario – che da poco aveva mandato al macero, quantomeno culturale, quello storico, effettivamente ormai anziano – e strane avanzate cinesi lo hanno obbligato ad alzarsi – nonostante i consigli di Mr Lehman e dei suoi fratelli – dagli allori. Una sveglia piuttosto dura, da scuola ufficiali, gli è entrata nel cervello. E si è effettivamente svegliato. E dato da fare. Da dove sennò il globalismo economico? Bella idea, ma ancora carente. Ancora troppo lassista: non aveva dato il giusto peso inerziale implicito nelle nazioni, nelle tradizioni locali. L’ordoliberismo era servito su tutti i tavoli dell’Occidente (in senso lato). Sembrava a basta. E invece no. Oppure, non da solo. Il suo gemello meno appariscente porta ancora il nome dell’avo, ma ha doti tutte sue. È il capitalismo della sorveglianza. Doti nascoste, esattamente come è nascosta alla maggioranza la sua modalità di azione. Anzi, di coercizione. Una vera magia. Un incantesimo che ci fa credere sia bene per noi ciò che serve a lui per prosperare. E, se già non in atto, con propaggini fino a dentro di noi.

Così, in men che non si dica, il capitalismo che era cosa solo violenta e problema solo proletario, si è evoluto in umiliante per tutti e offensivo per la politica e la società. Politica in senso gramsciano, democratico, di una volta. Non quella di oggi, attrezzo di servizio del liberismo.

 

At TENTI aaa… Est!

L’excursus appena riassunto permette di osservare – come fosse ancora necessario – i segni del suo corso. Dai rubinetti della grande diga del pensiero unico sono sgorgati vari regali: la riduzione del welfare, l’abbattimento dell’articolo 18, la determinazione a digitalizzare, la diffusione del 5G, la precarietà come valore alla libera iniziativa, le privatizzazioni.

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lafionda

Fuga dalla libertà

di Geminello Preterossi

fugaDallaLibertaNon voglio parlare della Grande Mistificazione. Bugie, contraddizioni, opacità, presunte verità “scientifiche” spacciate per assoluti indiscutibili e poi rinnegate (facendo finta di niente) sono squadernate davanti a noi. Del resto, la neolingua del potere – e della pseudoscienza fattasi potere – è eloquente. Chiunque abbia occhi per vedere non può non chiedersi perché stia accadendo tutto questo. Quali siano le cause di questa cieca e furente isteria fomentata dall’alto, nel seno dell’Occidente, e in particolar modo nel centro dell’Europa.

Voglio parlare della fuga dalla libertà, che è anche fuga dalla giustizia e dalla democrazia. Come chiariva Piero Calamandrei, sulla rivista Il Ponte, nel 1945: “La giustizia sociale non è pensabile se non in funzione della libertà individuale”. L’Evento che in questi giorni, in virtù del nichilismo in atto, non può essere realmente celebrato, ma solo rinnegato dalle istituzioni (tra cui la Chiesa stessa), proprio in quanto “forza del passato”, attraverso una via complessa, fatta di contaminazioni e transiti post-tradizionali, serba una promessa di liberazione forse non esaurita. Grazie a un lascito teologico-politico in perenne dialettica, contraddittoria ma generativa, con la modernità, il principio della soggettività, l’idea stessa di una mitigazione post-sacrificale del potere. L’Incarnazione come premessa dell’autoaffermazione del soggetto, che deve però rimanere capace di trascendere l’immanenza materiale degli interessi, la pretesa di assolutezza dell’economicismo. Il neoliberismo (esiste, eccome se esiste…) ha generato la perversione di quella spinta – di per sé legittima – auto-affermativa, creando le condizioni di un nuovo asservimento di massa, algoritmico. È di questa estremizzazione perversa che occorre liberarsi, perché distruttiva.

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lacausadellecose

Una fase complessa

di Michele Castaldo

affresco riproduzione grande melozzo da forli angelo musicante Scrivo queste note col cuore e con la mente, come volessi indirizzarle a un compagno che la pensa diversamente sulla crisi, sulla fase e sulla pandemia.

Capisco l’amarezza di tanti compagni e non solo, più che giustificata, per mille e più ragioni; se però questa si tramuta in astio nei confronti di chi è costretto ad agire diversamente, come chi deve sbarcare il lunario esibendo il green pass della vaccinazione, non ci aiuta a ragionare in modo equilibrato, mentre abbiamo bisogno di molta pazienza, freddezza e lucidità.

Qui di seguito cerco di chiarire il senso della complessità che do alle questioni della fase, e di un punto di vista di natura teorica e politica rispetto ad essa. Si può essere d’accordo o meno, ma ciò non dovrebbe costituire un muro tale da non riuscire nemmeno ad ascoltarsi.

Oggi di fronte a un caos mondiale non possiamo avere la presunzione di pensare che tutti aspettino il nostro intervento e la nostra linea politica per dargli una soluzione rivoluzionaria. In queste note sarò ancora una volta chiaro e limpido, senza allungare troppo il brodo come sono costretti a farei i mestieranti del centrismo politico o i filosofi furbacchioni.

 

  1. Pandemia. Abbiamo o possiamo avere dei pareri discordi. Per me esiste, non sono in grado di quantificarne la profondità. Ma ritengo che questa sia arrivata come effetto del modo di produzione capitalistico. Ed essa rappresenta una mazzata tra capo e collo per l’insieme del sistema e lo sta obbligando a correre ai ripari nel tentativo di evitare la catastrofe generale. L’esempio più chiaro non ci viene dall’Italia, dall’Europa o da tutto l’Occidente, ma dalla Cina che fu costretta a un lockdown totale per una popolazione di 60 milioni di abitanti, cioè la stessa quantità del popolo italiano, in una zona molto simile al nostro nord-est.

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chartasporca

Fallimento, depressione e dittatura neoliberale. Disperata ‘Lettera aperta’ alla nostra generazione

di Andrea Muni

silvia letteraNon è necessario fare ricorso alla forza per costringere il condannato alla buona condotta, il pazzo alla calma, l’operaio al lavoro, lo scolaro all’applicazione, l’ammalato all’osservanza delle prescrizioni […]. Colui che è sottoposto a un campo di visibilità, e che lo sa, prende a proprio conto le costrizioni del potere; le fa giocare spontaneamente su se stesso; inscrive in se stesso il rapporto di potere in cui gioca simultaneamente entrambi i ruoli [di vittima e carnefice], diviene il principio stesso del proprio assoggettamento. Il potere esterno tende all’incorporeo, e più si avvicina a questo limite, più i suoi effetti sono costanti, profondi, acquisiti una volta per tutte: una perpetua vittoria che evita lo scontro fisico e gioca sempre d’anticipo. (M. Foucault, Sorvegliare e punire – Il panoptismo)

Meglio Kleist, Sacher-Masoch e Sofocle per questi tempi bui, lasciate stare Netflix e Zerocalcare

Amici, amiche, esiste un antidoto alla nostra proverbiale depressione generazionale: si chiama lotta, si chiama (al limite) vanità della causa persa: alzare la testa davanti ai soprusi come l’Antigone di Sofocle, il Michael Kohlhaas di Kleist, la Madre di dio di Sacher-Masoch; alzarla come le miriadi di donne e uomini infami e reali che hanno lottato e lottano per la giustizia sociale nelle sollevazioni popolari di tutto il mondo.

Per non morire dentro bisogna combattere nel reale i soprusi e le umiliazioni che patiamo e che spesso siamo costretti a perpetrare. Non possiamo più accontentarci di rimuoverli. In modo diverso e più perverso delle generazioni che ci hanno preceduto, la nostra pare infatti aver scambiato le vessazioni cui è sottoposta per i propri più alti ideali, averne fatto una vera e propria Sindrome di Stoccolma, averle letteralmente introiettate come super-io. E questo nonostante Nietzsche nella Genealogia e Freud nel Disagio, per tacere di Marx, stiano lì da un secolo e più a spiegarci che la Morale di una società, in ultima analisi, non è altro che l’introiezione, il “rovescio della fodera”, della violenza disciplinare istituzionalmente e collettivamente subita dai suoi membri. Ma a quale “disciplina” siamo stati così traumaticamente formati? Riusciamo ancora a vederlo?

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paginauno

Zombi. La progenie afasica del Capitale

di Mario Bonanno

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“La postmodernità significa molte cose diverse per molte persone diverse. Può significare un edificio che ostenta arrogantemente gli ‘ordini’ che prescrivono cosa si adatta a cosa e cosa deve essere tenuto rigorosamente fuori per preservare la logica funzionale dell’acciaio, del vetro e del cemento. Significa un’opera di immaginazione che sfida la differenza tra pittura e scultura, stili e generi, galleria e strada, arte e tutto il resto. Significa una vita che assomiglia sospettosamente a un serial televisivo, e un docudramma che ignora la tua preoccupazione di mettere da parte la fantasia rispetto a ciò che ‘è realmente accaduto’. Significa licenza di fare tutto ciò che si può desiderare e il consiglio di non prendere troppo sul serio ciò che si fa. Significa la velocità con cui le cose cambiano e il ritmo con cui gli stati d’animo si succedono l’un l’altro in modo da non avere il tempo di ossificarsi nelle cose. Significa rivolgere la propria attenzione in tutte le direzioni contemporaneamente, in modo che non ci si possa fermare su nulla per molto tempo e che nulla possa essere guardato da vicino. Significa un centro commerciale traboccante di merci il cui uso principale è la gioia di acquistarle; e un’esistenza che sembra una reclusione a vita nel centro commerciale. Significa l’esilarante libertà di perseguire qualsiasi cosa e la sconcertante incertezza su ciò che vale la pena perseguire e in nome di cosa la si dovrebbe perseguire.”

Zygmunt Bauman

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italiaeilmondo

Sulle strategie di approccio alla pandemia da Coronavirus: tiriamo le fila

di Roberto Buffagni

agcm convienesaperlo 696x430 696x280Cari amici vicini & lontani,

proviamo a tirare le fila di questo enorme pasticcio.

Premessa: lo scritto che segue è interamente congetturale. Non ho informazioni privilegiate, non ho competenze epidemiologiche o scientifiche, non ho il numero di telefono del Fato. Come tutti ho osservato gli eventi, e sulla base delle mie esperienze e riflessioni mi sono fatto un’idea di come e perché le cose sono andate così. Ho cercato di mettermi nei panni di chi ha preso le decisioni rilevanti e di chi vi reagiva, di comprenderne le motivazioni, e di individuare le principali dinamiche psicologiche e sociali che ci hanno condotti qua, a questo tragicomico casino. Quindi, tutto ciò che segue è congettura, e l’esposizione di fatti e loro cause che propongo è soltanto verisimile: verisimile secondo me, ovviamente. Vedete voi se siete d’accordo, in tutto o in parte. Benvenuta ogni critica espressa in forma cortese.

Nel marzo 2020, all’esordio dell’epidemia, ho scritto un breve articolo, I due stili strategici di gestione dell’epidemia a confronto1, che con mio grande stupore ha avuto circa un milione (sì, avete letto bene) di letture e una miriade di citazioni sulla stampa, e persino in articoli scientifici.

In estrema sintesi, affermavo che le due polarità di approccio strategico all’epidemia erano:

Stile 1. Non si contrasta il contagio, si punta tutto sulla cura dei malati e si sceglie consapevolmente di sacrificare una quota della propria popolazione, nessun sistema sanitario essendo in grado di prestare cure ospedaliere all’alto numero di malati che ne abbisognano.

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paginauno

L’egemonia pandemica

di Giovanna Cracco

Gramsci e i concetti di ‘egemonia’, ‘intellettuale organico’ e ‘crisi di autorità’ per comprendere ciò che accade: milioni di persone hanno abdicato alla logica per leggere la realtà e la maggior parte dell’informazione e della cultura italiana (scienza compresa) si presta a essere strumento di propaganda, rinunciando alla propria deontologia

ajeet mestry UBhpOIHnazM unsplash“Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza.”

Antonio Gramsci, L’Ordine Nuovo, 1919-1920

Due domande ricorrono di continuo nella mente.

La prima: com’è possibile che milioni di persone abbiano cessato di utilizzare la logica per leggere la realtà, abbiano abdicato alla razionalità che collega fra loro dati, numeri e fonti, e continuino a prestare fede a una classe dirigente che sta gestendo una pandemia con contraddizioni continue, incongruenze, illogicità e affermazioni che la stessa realtà si occupa di smentire dopo pochi giorni (1). È un fatto che non si può spiegare con la semplice capacità di persuasione di una propaganda martellante: c’è altro.

La seconda: com’è possibile che, per la maggior parte, l’informazione e la cultura italiana (anche la scienza è cultura), si prestino da due anni a essere strumento di propaganda senza opporre alcun ragionamento, critica, contestualizzazione agli atti del potere politico; rinunciando non solo alla propria deontologia – i mestieri di giornalista e di medico implicano una responsabilità legata all’etica – ma non temendo nemmeno di apparire stolte marionette; certi dunque che nessun cittadino, un giorno, chiederà loro conto di ciò che stanno facendo.

Sono due domande che scomodano Gramsci e i suoi concetti di ‘egemonia’ e di ‘intellettuale organico’; e un fatto, su tutti, ha rivelato oltre quale limite questa situazione si è spinta. Il 27 novembre scorso il senatore a vita ed ex Presidente del Consiglio, Mario Monti, è ospite alla trasmissione In onda su La7: le sue affermazioni hanno fatto il giro della Rete, quindi sono ormai note. Ma partiamo comunque dalle parole (i corsivi sono miei).

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asimmetrie

Euro, mercati… e conformismo

di Elisabetta Frezza

Testo integrale dell’intervento a Lo Stato delle cose. Euro, mercati, democrazia, Conferenza internazionale organizzata da a/simmetrie, Associazione italiana per lo studio delle asimmetrie economiche, Centro Congressi Serena Majestic, Montesilvano (Pescara), 17 ottobre 2021

1200x630 G10 sitopiccolo 4.pngIl conformismo (tema delle riflessioni dell’anno passato) è uno degli antecedenti più rilevanti dell’attuale stato delle cose. Ovvero, l’attuale stato delle cose dipende per molta parte dalla estensione dell’habitus conformista, penetrato fin dentro il nostro DNA – e non soltanto in senso figurato.

Un anno fa, da questa stessa postazione, parlavo di scuola, che è sempre una formidabile lente di ingrandimento dei fenomeni che investono la società. Un luogo, e un tema che, per motivi di famiglia, mi trovo a esplorare da anni; da anni toccando con mano i tanti e ingravescenti segni esteriori di una degenerazione che, per la sua sistematicità e implacabilità, non può che essere il frutto di una ponderata regia, al servizio della quale si è schierato un imponente esercito di esecutori, più o meno consapevoli.

Di questo processo stiamo ora vedendo l’epilogo. Un epilogo degno del teatro dell’assurdo e infatti, giunti al punto in cui siamo giunti, dovrebbe essere proprio l’assurdo la chiave ideale per leggere infallibilmente la realtà delle cose.

C’è dunque del metodo nella follia lucida e ostinata che da tempo ispira lo stravolgimento, più ancora che di un modello di istruzione – che pure ci apparteneva, ed era un modello di riconosciuto valore – del senso stesso dell’istruzione. Il ganglio più vitale, più delicato, più prezioso di ogni società organizzata, perché riguarda il suo futuro.

Clive Staples Lewis, quello del regno di Narnia e del leone Aslan, ha dipinto con chiarezza preveggente la differenza tra “vecchia e nuova educazione”. Era il 1943 quando scriveva:

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lafionda

La pretesa obbedienza morale a un sistema immorale

di Silvia D'Autilia

summersunIl 15 dicembre 2021, secondo quanto previsto dal D.L. n.172 dd. 26-11-2021, entrerà in vigore l’obbligo vaccinale per le categorie professionali del comparto scuola e forze dell’ordine, pena la sospensione dello stipendio. Ebbene, che il contenimento della pandemia avrebbe traghettato verso dimensioni nuove della vita, della politica e della socialità non avevamo dubbi; certo, mai avremmo immaginato mediante il dispiegamento di una simile ipocrisia.

 

Ipocrisia dei media

Hanno scritto e riscritto: “è boom di prenotazioni”, “successo enorme della campagna vaccinale”, “le somministrazioni procedono spedite”, “file di pentiti all’hub”, omettendo però il dato più importante: le barbare modalità con cui, per una fascia di popolazione, hanno raggiunto questi traguardi, ovvero minacciando letteralmente una fetta di lavoratori di revocare d’emblée i personali meccanismi di sopravvivenza minima. L’entusiasmo giornalistico avrebbe potuto essere appena appena lecito e tollerabile se riferito a una crescita delle somministrazioni a posteriori di un disteso clima culturale e mediatico di confronto, discussione e chiarimento dei dubbi di indecisi, riluttanti, renitenti, pardon “no-vax”: categoria sociale à la page per raccogliere soggetti animati da multiformi istinti irrazionali, antiscientifici, terrapiattisti, anarchici, estremisti e analfabeti. (In meno di 60 anni, è completamente sfumato tutto lo sforzo storico e filosofico profuso da Michel Foucault per dimostrare la facilità con cui il potere stigmatizza ed emargina parti della società di cui di volta in volta e di epoca in epoca non sa letteralmente che farsene, ma pazienza!).