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L’IA può sostituire i mercati? Una risposta socialista di mercato a Carlo L. Cordasco

di Andrea Genovese

Il mio amico Carlo Ludovico Cordasco ha recentemente pubblicato due articoli ricchi e stimolanti sull’IA e il problema della conoscenza. Il suo argomento ha il merito di andare oltre dicotomie semplicistiche, esplorando in modo intellettualmente onesto se e come l’IA possa replicare, o addirittura sostituire, le funzioni economiche tradizionalmente svolte dai mercati.

In particolare, si concentra sul ruolo dei mercati nella scoperta della conoscenza e nella correzione degli errori, sollevando dubbi sulla capacità dell’IA di eguagliarli in queste aree cruciali.

Ciò che colpisce della sua analisi è quanto si avvicini a una prospettiva socialista di mercato, che vede i mercati non come sacri, ma come strumenti istituzionali contingenti, che possono essere integrati, simulati o parzialmente sostituiti se e quando emergono meccanismi migliori.

Molte delle sfide che Carlo solleva, così come le soluzioni ibride che immagina, si inseriscono bene nel quadro proposto da Oskar Lange e altri che cercavano una sintesi tra pianificazione e feedback decentralizzato.

 

Separare la normatività dal meccanismo

Uno dei punti chiave di Carlo è che qualsiasi criterio normativo di allocazione ottimale deve essere indipendente dai mercati stessi.

Che adottiamo l’efficienza paretiana, una funzione di benessere sociale utilitaristica, il principio rawlsiano del maximin o un approccio basato sulle capacità, questi standard sono definiti in termini di risultati, non di forme istituzionali. I mercati possono approssimare bene tali risultati in certe condizioni, ma non sono privilegiati normativamente di per sé.

Questo è proprio il punto di partenza del contributo di Lange. Egli riconosceva il valore informativo dei mercati, ma non li considerava assiomatici. Proponeva invece di usare segnali di prezzo simulati in un sistema di pianificazione centrale, guidato da feedback su surplus e carenze, per imitare la funzione di coordinamento dei mercati decentralizzati (Lange, 1936).

L’argomento risuona con tradizioni più ampie dell’economia istituzionale e della teoria delle decisioni: dalla razionalità limitata di Herbert Simon (1957), che richiede di accontentarsi di soluzioni soddisfacenti in ambienti complessi e poveri di informazioni, alla pianificazione partecipativa di Albert & Hahnel (1991), che cerca processi economici decentralizzati ma coordinati basati su feedback iterativi e obiettivi condivisi anziché sulla competizione.

Linee simili di pensiero compaiono nella coordinazione negoziata di Pat Devine (1988), dove la partecipazione democratica nel processo produttivo gioca un ruolo centrale nell’allocazione delle risorse senza affidarsi esclusivamente ai mercati.

Il collaboratore di Lange, Włodzimierz Brus, approfondì questo quadro sottolineando i prerequisiti istituzionali e politici per una coordinazione economica significativa, sostenendo che i sistemi di pianificazione devono incorporare decentramento, reattività e controllo democratico per funzionare efficacemente (Brus & Laski, 1989). Il suo lavoro successivo criticò i fallimenti del “socialismo reale”, proponendo una gestione economica più pluralista e democratica.

Importante, queste proposte non erano mere aggiustature tecnocratiche al capitalismo. Provenivano da una tradizione marxista interessata a superare l’anarchia della produzione, abolire lo sfruttamento e controllare democraticamente il surplus. Lange, Brus e altri cercarono di risolvere una tensione nell’eredità di Marx: come preservare la proprietà collettiva senza cadere in un centralismo burocratico inefficiente.

Esperimenti storici come Cybersyn nel Cile degli anni ’70 (un tentativo di usare la cibernetica per coordinare l’economia in tempo reale, Medina, 2011) e il sistema jugoslavo di imprese autogestite in un quadro socialista di mercato (Horvat, 1982) mostrano che gli sforzi per combinare pianificazione, partecipazione e mercato non sono nuovi. Ciò che mancava allora — capacità computazionale, dati in tempo reale, previsioni avanzate — oggi l’IA potrebbe fornirlo.

 

L’IA come pianificazione potenziata?

Carlo ha ragione a enfatizzare i due motori del coordinamento di mercato:

  1. Scoperta della conoscenza, con agenti che rivelano informazioni disperse attraverso transazioni;
  2. Correzione degli errori, dove gli errori sono puniti con perdite, spingendo a revisioni o uscite.

Dubita che l’IA possa eguagliare i mercati nella seconda funzione, ma riconosce che è sempre più efficace nella prima: classificare dati, prevedere domanda, condurre micro-esperimenti su larga scala.

Arriviamo così al cuore del discorso: non serve abolire i mercati per riconoscere che l’IA può ridisegnare i confini del loro utilizzo. Come anticipò Lange, se cambiano le condizioni informative, cambia anche la necessità di affidarsi ai mercati.

E queste condizioni stanno cambiando. La pianificazione basata sull’IA non è più teorica:

  • I sistemi di raccomandazione allocano attenzione e beni nei media digitali;
  • Le multinazionali usano algoritmi per ottimizzare produzione, gestione delle scorte e logistica (Phillips & Rozworski, 2019);
  • Le smart grid energetiche regolano produzione e consumo in tempo reale.

Questi non sono esperimenti mentali: sono sistemi di pianificazione parziali, integrati in economie di mercato.

Da una prospettiva marxista, si apre una nuova frontiera nella critica dell’economia politica. Se l’IA può alleviare i vincoli informativi che una volta rendevano necessari i mercati, e se possiamo progettare istituzioni che disciplinino l’attività economica attorno ai bisogni sociali anziché al profitto, allora la socializzazione del coordinamento economico diventa una questione pratica, non un sogno utopico.

 

Verso un futuro a mosaico?

Carlo ipotizza un futuro istituzionale ibrido:

  • In alcuni settori (es. beni digitali a costo marginale quasi zero), la scarsità sta scomparendo, e con essa il ruolo informativo dei prezzi. Qui, l’IA potrebbe coordinare l’allocazione meglio dei mercati, usando algoritmi, code o protocolli ad accesso aperto.
  • In altri, la scarsità persiste, e con essa la necessità di feedback basati sui prezzi. Ma anche qui, l’IA può affiancare i mercati, migliorando scoperta, previsione ed efficienza.

Un campo rilevante è il mechanism design algoritmico, dove agenti IA allocano risorse attraverso protocolli incentivanti. Nella versione distribuita, gli agenti interagiscono direttamente per raggiungere equilibri senza controllo centralizzato, suggerendo che coordinamento e correzione degli errori possano emergere da feedback tra pari, anziché da mercati tradizionali.

 

Conclusione: un riquadro Langeano?

Forse la domanda giusta non è se l’IA possa sostituire i mercati, ma in quali condizioni possa integrarli o parzialmente rimpiazzarli. Lo scetticismo di Carlo sulla capacità dell’IA di replicare la correzione degli errori è condivisibile, ma il suo quadro apre – piuttosto che chiude – la possibilità di una sintesi socialista di mercato: preservare il ruolo disciplinare dei mercati dove serve, esplorando strumenti algoritmici per espandere le forme di coordinamento possibili e desiderabili.

Non è un rifiuto dei mercati, ma un invito a reimmaginarli: come strumenti da affinare, non templi da difendere. E, da un punto di vista marxista, non è un ritorno alla pianificazione burocratica, ma una visione proiettata in avanti: una produzione democraticamente diretta, tecnologicamente potenziata e ecologicamente sostenibile — un socialismo riadattato all’era digitale.


Riferimenti:
Albert, M., & Hahnel, R. (1991). The Political Economy of Participatory Economics. Princeton University Press.
Brus, W., & Laski, K. (1989). From Marx to the Market: Socialism in Search of an Economic System. Oxford University Press.
Devine, P. (1988). Democracy and Economic Planning: The Political Economy of a Self-Governing Society. Polity Press.
Horvat, B. (1982). The Political Economy of Socialism: A Marxist Social Theory. M.E. Sharpe.
Lange, O. (1936). On the Economic Theory of Socialism. Review of Economic Studies, 4(1), 53–71.
Medina, E. (2011). Cybernetic Revolutionaries: Technology and Politics in Allende’s Chile. MIT Press.
Phillips, L., & Rozworski, M. (2019). The people’s republic of Walmart: How the world’s biggest corporations are laying the foundation for socialism. Verso Books.
Simon, H. A. (1957). Models of Man: Social and Rational. Wiley.
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Comments

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Paolo Selmi
Thursday, 14 August 2025 10:25
Caro Andrea,
è da una vita che lavoro sull'argomento. Meglio, una vita no, trent'anni su cinquantuno... iniziato quando solo a dire certe cose, in pieni anni Novanta, chiamavano il manicomio... complimenti quindi al dibattito in corso.

In Planomernost', planirovanie, plan che sto pian piano traducendo e, anzi tutto, studiando, causando così la fuoriuscita di centinaia di pagine prima sull'emulazione socialista, poi sui sindacati in URSS, sto pienamente trovando pane per i miei denti. Mi ci sdenterò, ma sarà un bello sdentarsi. Trovi tutto qui su sinistrainrete.info, quindi non mi dilungherò troppo.

Volevo scriverti perché in tutti questi anni mi sto convincendo di una cosa. La butto lì in maniera disarticolata come dopo aver bevuto un caffelatte come solo si può fare nelle due settimane di ferie gentilmente concesse da sua padronanza.

il giocattolo girava con le schede perforate e girerebbe ancora meglio adesso.

"mercato" è una bella parola che nel caso cinese ci riporta al ripristino del capitalismo e dei suoi rapporti sociali con un attore in più (lo Stato) che gioca con le stesse, medesime, regole. Ed effetti indubbiamente diversi dalla "mano invisibile" teleguidata dalle lobby del complesso farmaceutico o militare-industriale o ... o... ma sempre di quei rapporti stiamo parlando.

Mercato in URSS (brezhneviana verso la katastrofa, ma senza la katastrofa andropov-cernenko-gorbachev-ciao a tutti) è essenzialmente
- mercato colcosiano, belli, li ho visti, come i nostri mercati chiusi, ti sembra di essere in un altro mondo
- punti di distribuzione socializzati dove, finite le tessere annonarie dal secondo dopoguerra, i cittadini sovietici possono spendere i rubli del loro stipendio come meglio credono. economia circolare, la mano che dà loro contanti da spendere è la mano che li prende, essenzialmente LA LORO. a differenza del capitalismo con caratteristiche locali e globalizzato al contempo (e globalizzante) tutt'ora vigente.
- anche la variabile colcosiana, essendo il kol.choz. per definizione proprietà collettiva, alla fine rientra nella gestione socializzata pianificata dell'economia, dove la parte variabile del salario contadino, inferiore a quello operaio, è data per l'appunto dalle kartofel' e dai cocomeri che piazza al mercato al coperto. E lì avviene lo scambio tra città e campagna. E tutto si tiene.

Mi correggo, lo scambio fra città e campagna A VALLE. A monte, lo scambio fra città e campagna è nell'altro senso con gli operai che producono cemento, materiale da costruzione, tralicci, trattori e macchine agricole, fertilizzanti, eccetera.

La base sovietica è sicuramente perfettibile in DUE direzioni. La prima, quella che indicate (non è plurale maiestatis... ragiono sugli argomenti diversamente declinati tuo e di Carlo)... chiamiamola TECHNE con l'accento sulla seconda per darci un tono, ma indica tutta quella tecnologia che oggi ci permette, DA MONTE A VALLE, di controllare con precisione NON SOLO COME SI PRODUCE E DOVE VA A FINIRE OGNI SINGOLO PEZZO DELLA GRANDE CATENA DI PRODUZIONE INDUSTRIALE, MA ANCHE COSTI E RIPARTIZIONE DEL PROFITTO E DEL PLUSPROFITTO, O RENDITA PARASSITARIA DATA DALLA CATENA DI DISTRIBUZIONE E DAL TASSO DI INTERESSE CHE SUPERA, COME INTROITI, IL SAGGIO MEDIO DI PROFITTO E CON CUI I BANCARI SI INFILANO NEL PROCESSO PRODUTTIVO E DISTRIBUTIVO INQUINANDO ULTERIORMENTE LA QUANTITÀ DI MONETA CIRCOLANTE NECESSARIA PER FAR GIRARE IL CRICETO MDMDMDMDMDM.

Tradotto, una volta che ci impossessiamo della stanza dei bottoni e del giocattolo che dice al direttore d'area di un centro di GDO quanta gente entra in un dato momento passando il tornello, quanta lo passa per uscire dopo aver solo cazzeggiato e preso un po' di fresco, quanta invece caccia il grano e per cosa, con tutte le statistiche in tempo reale, è già tanta roba. Che il pianificatore sovietico e le sue tabelle input-output fatte a mano solamente si sognava. Quindi palazzo d'inverno e techne. Tanta, tutta!

Fatto questo, ci manca il secondo piede su cui poggiare il tutto, che sempre per darci un tono chiameremo ANTHROPOS. Nella stanza dei bottoni non ci entrano quattro scappati di casa con tante belle idee e nessuna tesi di aprile. Nella stanza dei bottoni stavolta ci entriamo noi, i lavoratori, gli oppressi. LA STANZA DEI BOTTONI VA BENE, IL TORNELLO ELETTRONICO COLLEGATO AL CERVELLO DELL'AD VA BENE ANCHE QUELLO... MA LI DOBBIAMO FAR GIRARE A MODO NOSTRO!

LA PRODUZIONE DIVIENE SOCIALE SIGNIFICA CHE SIAMO NOI A GESTIRE IN TOTO IL CICLO DI PRODUZIONE E RIPRODUZIONE DELLA MERCE PER FINALITA' FINALMENTE NOSTRE: SANITA', PENSIONI, SCUOLA, CULTURA, RICERCA SCIENTIFICA, ASSISTENZA SOCIALE E CONSUMO.

E LAVORO PER TUTTI, CERTO. SENZA NEPPURE DOVER SCAVARE BUCHE E RIEMPIRLE, PERCHE' SANITA', SCUOLA, CULTURA, RICERCA SCIENTIFICA, ASSISTENZA SOCIALE RICHIEDONO PERSONALE.

OCCORRE QUINDI ORGANIZZARE E PIANIFICARE LA STRUTTURA ORGANICA DI QUESTO POTENZIALE IMMENSO, DARGLI UNA DIREZIONE, NEL SENSO NEANCHE TANTO DI DIRIGERLO TU QUI TU LÌ, MA PRIMA ANCORA DI DARE UNA DIREZIONE VERA E PROPRIA, UN SENSO: DA OGGI CHI LAVORA LAVORA PER SÉ E PER TUTTI. MA PER DAVVERO. SI VOLTA PAGINA. ALTRIMENTI CHE RIVOLUZIONE E'?

ANCHE LA TRAIETTORIA SPECIFICA DEL BENE DI CONSUMO, A QUESTO PUNTO, NON POTRÀ CHE ESSERE SOCIALIZZATA. PARTENDO DA CRITERI DI VALORE D'USO, DI ERGONOMIA, DI DURATA, DI UNIVERSALITÀ E INTERCAMBIABILITÀ DI PARTI E COMPONENTI DI BASE (ALTRO CHE OBSOLESCENZA PROGRAMMATA! STI CAZZI L'OBSOLESCENZA O LO SPINOTTO CHE VA BENE SOLO PER QUEL MODELLO).

E ci sarà tanto, tantissimo da lavorare: gruppi di consumo responsabile che interpellano gli architetti della produzione e del piano su quello che secondo loro serve. Verifica di fattibilità. Definizione del valore di scambio e del prezzo finale. Assemblee allargate. Si parte col nuovo prodotto. Ma con quell'entusiasmo rivoluzionario tipico di chi sta costruendo un mondo nuovo, e non lucrando sulla propria posizione facendo finta di farlo.

Questo mi sentivo un po' di scrivere. Le due gambe su cui ci si incammina verso il socialismo. Un socialismo di pace, progresso, prosperità.

Un abbraccio e grazie per avermi concesso questo sfogo.

Paolo Selmi
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