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marx xxi

“Club Bilderberg. Gli uomini che comandano il mondo”

Valentin Ipuche intervista Domenico Moro

Cos’è il club Bilderberg e cos’è  la Trilateral?

Il Club Bilderberg e la Commissione Trilaterale sono le due più importanti organizzazioni della classe capitalistica transnazionale, ovvero lo strato superiore del capitalismo mondiale. I loro incontri annuali mettono in contatto i vertici del mondo economico (multinazionali industriali e banche internazionali), con i vertici del mondo politico e istituzionale (capi di Stato e di governo, ministri economici, commissari europei, responsabili delle banche centrali) e del mondo culturale (think tank, università, fondazioni e centri di studio). Il Club Bilderbeg, nato nel 1954, ha un carattere “atlantico”, riunendo personalità che provengono da Usa, Canada ed Europa occidentale. La Trilaterale nasce nel 1973 come filiazione del Bilderberg, con l’intento di allargare la partecipazione alle élite capitalistiche non occidentali, prima al Giappone e poi ad altri Stati come la Corea del Sud, l’Indonesia, l’Australia, il Messico. L’importanza delle due organizzazioni è testimoniata dal fatto che numerosi primi ministri e alti burocrati italiani ed europei, prima di diventare tali, hanno ricevuto una sorta di imprimatur dai due gruppi o ne sono stati dirigenti. Ad esempio, Tommaso Padoa-Schioppa, Giulio Tremonti, e Mario Draghi hanno partecipato agli incontri annuali del Bilderberg, mentre Romano Prodi e Mario Monti hanno fatto parte del suo comitato direttivo. Enrico Letta è stato dirigente della Trilaterale e l’anno prima di essere nominato premier partecipò all’incontro del Bilderberg.



Quali sono i loro propositi e attraverso quali mezzi li perseguono?


L’obiettivo iniziale del Bilderberg era coordinare le élite delle due sponde dell’Atlantico al duplice scopo di rafforzare la loro integrazione economica e la lotta contro l’Urss e i partiti comunisti occidentali. La Trilaterale, invece, nasce come risposta al declino dell’egemonia capitalistica, soprattutto del suo centro statunitense, a seguito delle lotte studentesche e operaie nei Paesi avanzati e delle  lotte di liberazione nel Terzo mondo tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ‘70. È significativo che la Trilaterale metta da subito al centro dei suoi lavori la “crisi della democrazia”, intesa come “eccesso di partecipazione” delle masse popolari alla vita politica. L’obiettivo generale di queste organizzazioni era ed è favorire l’accumulazione di capitale mediante la realizzazione di un mercato mondiale ad egemonia Usa ed europea occidentale. I mezzi principali sono, sul piano istituzionale, l’affermazione di una forma di democrazia oligarchica basata sulla prevalenza dei governi sui parlamenti, e sul piano economico, il ritiro dello Stato dall’economia, la liberalizzazione dei mercati finanziari e del mercato del lavoro, le privatizzazioni e la riduzione dello Stato sociale. Anche l’unificazione europea e l’euro sono stati uno strumento per bypassare i parlamenti nazionali e attuare politiche economiche draconiane altrimenti inapplicabili.


La copertina del libro recita "Gli uomini che comandano il mondo". E' così? Quanto c’è di vero, quanto c’è di plausibile e quanto c’è di fantasioso nelle teorie complottistiche che riguardano il Bilderberg? C'è una relazione con le logge massoniche?


Le cosiddette “teorie del complotto” tendono a semplificare la questione del rapporto tra élite, società e Stato. Il Bilderberg e la Trilaterale influenzano pesantemente e in modo non trasparente le vicende degli Stati e dei popoli. Ciò, però, non avviene tanto mediante oscuri complotti, quanto mediante l’elaborazione di linee guida strategiche che successivamente vengono implementate a livello nazionale e sovrannazionale. Tale implementazione si realizza grazie al coinvolgimento diretto dei vertici della politica mediante la loro integrazione con i vertici economici in organizzazioni internazionali come il Bilderberg e la Trilaterale. In effetti, l’èlite politica è essa stessa parte della classe borghese transnazionale, visto che i suoi membri, attraverso il sistema delle “porte girevoli”, passano con disinvoltura dai consigli d’amministrazione delle multinazionali e delle grandi banche ai consigli dei ministri o alla Commissione europea e alla Bce nonché alle università d’élite e ai think tank e viceversa, come nel caso di Draghi, Monti, Trichet, Prodi, ecc. Si tratta di un tipo di corruzione che produce effetti più gravi dei cosiddetti “costi delle politica” e delle ruberie personali continuamente denunciate dai media, perché si sostanzia nella sottomissione degli interessi generali a quelli particolari di una ristretta élite. È in questo modo che si produce il degrado della vita democratica interna dei partiti, il quale favorisce il diffondersi degli sprechi e della corruzione personale. Con la Massoneria ci sono analogie e contatti. La Massoneria, come il Bilderberg, è una organizzazione che riunisce in maniera “riservata” i vari settori delle élite borghesi. Inoltre, ci sono stati frequentatori del Bilderberg di cui è assodata l’appartenenza alla Massoneria, come nel caso di Vittorio Valletta, per molti anni amministratore delegato della Fiat.


Quali sono i mass media attraverso i quali il Bilderberg agisce?


Uno dei settori industriali maggiormente presenti al Bilderberg è quello dei media, che rappresenta oltre il 10  per cento degli invitati agli ultimi tre incontri. Sono molti i tycoon e i dirigenti dei grandi gruppi del settore che intervengono alle riunioni, come gli editori di network televisivi e di quotidiani prestigiosi come El Pais, Le Monde, The Washington Post, ecc. Numerosa è anche la presenza di saggisti e giornalisti che hanno un ruolo importante di opinion makers a livello nazionale e internazionale. In particolare, va segnalata la partecipazione di The Economist, organo semiufficiale del Bilderberg, nel cui consiglio d’amministrazione siedono esponenti del capitalismo internazionale come i Rothschild e gli Agnelli. La ragione della forte presenza dei media sta nel fatto che questi hanno un ruolo centrale nel preparare il terreno presso l’opinione pubblica, in modo da permettere ai politici di far passare quelle linee strategiche di politica economica e istituzionale di cui ho parlato.


Quanto ha influito e quanto influisce il Bilderberg sulla politica internazionale?


I meccanismi che ho sommariamente descritto sopra e che vengono analizzati in dettaglio nel mio libro permettono allo strato superiore del capitale internazionale di esercitare, per dirla con Gramsci,  una sottile e pervasiva forma di egemonia sulle società occidentali, basata sulla manipolazione del consenso. Sotto molti aspetti tale egemonia si è realizzata in pieno. Nel corso degli ultimi trent’anni gli obiettivi definiti nel documento della Trilaterale “La Crisi della democrazia” si sono realizzati. Tra di essi l’affermazione del neoliberismo, del mercato autoregolato, nonché la stessa globalizzazione. Tuttavia, non è stato realizzato alcun Nuovo ordine mondiale governato dell’élite internazionale. Le politiche del Bilderberg non sono in grado di annullare ed anzi hanno accentuato le contraddizioni del capitalismo, che porta con sé crisi,  squilibri e sperequazioni. Ciò determina guerre e conflitti endemici che hanno aperto una nuova fase di caos che si prospetta essere assai lunga.


E in Italia? Quali sono i soggetti politici che più perseguono le teorie neoliberiste del club Bilderberg?


L’Italia è uno dei Paesi occidentali dove le linee guida espresse dal Bilderberg e dalla Trilaterale sono state maggiormente applicate. Il processo di separazione dello Stato dall’economia, attraverso le privatizzazioni, è stato più accentuato che altrove, e le conseguenze più devastanti perché il ruolo ricoperto dallo Stato era più importante. L’Italia ha attraversato anche un processo di riduzione dell’”eccesso di democrazia”, mediante il prevalere dell’esecutivo sul Parlamento, il cui ruolo ne è risultato sempre più svilito. Questo, insieme alle leggi elettorali maggioritarie, al bipolarismo  e alle modifiche della Costituzione, che hanno reso sempre più simili gli orientamenti di fondo di centro-destra e centro-sinistra, ha indebolito la capacità di rappresentare la società da parte della politica e dei partiti. In particolare, il centro-sinistra, i cui maggiori esponenti hanno frequentato il Bilderberg e la Trilaterale molto più di quelli di centro-destra, ed il Pd si sono fatti espressione più coerente delle  tendenze “riformistiche” in Italia, tanto che The Economist ha appoggiato Bersani alle ultime elezioni. Lo svilimento della forma di governo parlamentare ha raggiunto il suo apice con i governi delle “larghe intese” prima di Monti e poi di Enrico Letta, entrambi voluti dal Presidente Napolitano, il quale si è fatto garante del rispetto dei trattati e dei vincoli di bilancio europei.  Del resto, Napolitano al momento della nomina di Letta, ha addotto come una delle ragioni della sua scelta la frequentazione da parte di Letta di “importanti sedi di discussione internazionale”, vale a dire il Bilderberg e la Trilaterale. Per concludere, l’Unione Europea e ancor di più l’unione monetaria europea, come auspicava la Trilaterale negli anni ’70, sono state uno strumento fondamentale per combattere l’”eccesso di democrazia”, imponendo con il “ce lo chiede l’Europa” quelle scelte economiche e politiche che altrimenti non sarebbero passate.


Sembra che la lotta di classe sia stata presa molto sul serio, ma solo dalla classe capitalista.


Il problema sta nel fatto che la classe capitalistica è fortemente interconnessa e organizzata a livello internazionale, ha una coscienza dei suoi interessi complessivi molto alta, e si è integrata con il personale politico e burocratico di vertice. Viceversa, i lavoratori salariati sono divisi non solo a livello internazionale – un limite gravissimo dati i processi di globalizzazione – ma anche nazionale. Inoltre, non hanno una coscienza chiara dei propri interessi ed obiettivi generali, e non hanno appoggi dentro lo Stato. Tale condizione pone i lavoratori in una situazione di netta inferiorità. Tuttavia, non è vero che non ci sia una lotta di classe anche da parte dei salariati e delle altre classi subalterne. Si tratta, però, di una lotta frammentata e che si indirizza verso obiettivi parziali e qualche volta fuorvianti, come appunto la rivolta contro “la casta”. Manca una autonomia culturale, politica e organizzativa, che permetta di ricollegare le varie lotte e dargli obiettivi politici complessivi. Come affrontare questa situazione? Per iniziare, bisogna capire la nuova realtà che ci circonda e per farlo è essenziale studiare le basi economiche della classe borghese transnazionale ed i meccanismi attraverso cui riproduce la sua egemonia sulla società.  E soprattutto è necessario studiare nello specifico come la democrazia parlamentare si stia trasformando in una democrazia oligarchica. È proprio in questa direzione che, con il mio libro, ho voluto dare un contributo che spero possa essere utile.

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