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Sul compagno Stalin

Introduzione di Giulio Chinappi

Pubblichiamo l'introduzione e la postfazione del volume Giulio Chinappi, Vanna Melia, Alessandro Pascale, Pietro Terzan Sul compagno Stalin. Il libro può essere scaricato in formato PDF al seguente link: https://intellettualecollettivo.it/sul-compagno-stalin/

leninstalin.jpgNel corso del Novecento, poche figure storiche hanno suscitato dibattiti tanto accesi e polarizzanti quanto quella di losif Vissarionovic Dzugasvili, meglio conosciuto come Stalin. L’immagine di Stalin è stata oggetto di numerose interpretazioni, spesso antitetiche: da un lato, un leader capace di trasformare l'Unione Sovietica in una superpotenza industriale e militare; dall'altro, un dittatore associato a repressioni politiche e sacrifici umani. Questo libro, intitolato Sul compagno Stalin, si propone di offrire una prospettiva equilibrata e non agiografica sulla figura di Stalin, ponendo tuttavia particolare attenzione agli aspetti positivi della sua leadership, spesso oscurati da una narrazione dominante che tende a demonizzarlo, equiparando addirittura il comunismo sovietico al nazismo tedesco e lo stesso Stalin ad Adolf Hitler.

Uno degli obiettivi principali di questo libro è contrastare tale forma di revisionismo, oggi sostenuta persino da documenti istituzionali1, che non solo è storicamente infondata, ma rappresenta anche un insulto alle decine di milioni di vite sacrificate dall'Unione Sovietica nella lotta contro il nazifascismo. Non possiamo infatti mancare di ricordare come l'Armata Rossa e l'Unione Sovietica abbiano avuto un ruolo centrale nella sconfitta di Hitler e dei suoi alleati, un contributo senza il quale l'esito della Seconda guerra mondiale sarebbe stato drammaticamente diverso. Ricordare e analizzare questo aspetto è essenziale non solo per rendere giustizia alla storia, ma anche per comprendere l'importanza del modello sovietico nella resistenza contro una delle ideologie più distruttive del XX secolo.

 

  1. La grande guerra patriottica

La Seconda guerra mondiale, conosciuta in Russia come la Grande Guerra Patriottica, rappresentò per l’URSS una prova di sopravvivenza nazionale e ideologica.

L'invasione nazista, avvenuta il 22 giugno 1941 con l'Operazione Barbarossa, fu un evento devastante. Milioni di soldati e civili sovietici persero la vita nei primi mesi del conflitto, mentre vaste aree del territorio sovietico venivano occupate dalle truppe tedesche. Tuttavia, nonostante le perdite iniziali, l'Unione Sovietica riuscì a mobilitare risorse umane, industriali e militari senza precedenti, dimostrando una resilienza straordinaria che avrebbe cambiato le sorti della guerra.

L'evacuazione di oltre 2.600 fabbriche verso l'est del paese, lontano dalla portata delle forze tedesche, rappresentò un'impresa logistica titanica. Questa manovra non solo preservò il potenziale industriale del paese, ma permise anche la rapida conversione delle fabbriche alla produzione bellica. Entro il 1943, l'URSS superò la Germania nazista nella produzione di carri armati, aerei da combattimento e artiglieria. Questa capacità produttiva, accompagnata dalla tenacia del popolo sovietico, fu decisiva per la vittoria.

Il momento cruciale per l’esito della guerra, che segnò un netto cambiamento nell’inerzia del conflitto, fu la battaglia di Stalingrado (1942-1943), considerata uno dei più grandi capovolgimenti militari della storia. La vittoria sovietica non solo inflisse una sconfitta devastante alle forze tedesche, ma segnò anche l’inizio dell’offensiva dell’Armata Rossa verso ovest, che avrebbe poi portato le truppe sovietiche fino a Berlino. Il coraggio e il sacrificio dimostrati dai soldati sovietici a Stalingrado divennero un simbolo della resistenza contro il nazifascismo. Questo episodio dimostra chiaramente la differenza tra le due ideologie in conflitto: mentre il nazismo mirava allo sterminio di intere popolazioni, l’URSS combatteva per la propria sopravvivenza e per la liberazione dell’Europa.

Un altro evento altamente significativo fu la liberazione del campo di concentramento di Auschwitz da parte dell'Armata Rossa, il 27 gennaio 1945. Questo episodio, uno dei più simbolici della guerra, rivelò al mondo l'orrore del genocidio nazista. I soldati sovietici che entrarono ad Auschwitz trovarono decine di migliaia di prigionieri sopravvissuti, ridotti in condizioni disumane, e scoprirono le prove di un sistema di sterminio di massa che aveva ucciso milioni di ebrei, prigionieri politici e altre vittime del regime hitleriano.

La liberazione di Auschwitz non fu solo un atto militare, ma anche una dichiarazione morale e ideologica. L’URSS, che aveva subito enormi perdite umane e materiali, si ergeva come la principale forza contro il nazifascismo, dimostrando che il socialismo sovietico rappresentava un modello alternativo fondato sulla lotta contro l’oppressione e l’ingiustizia. Questo episodio resta ancora oggi una testimonianza del ruolo insostituibile dell'Unione Sovietica nella liberazione dell'Europa dall'incubo nazista.

L’avanzata dell’Armata Rossa proseguì poi fino alla presa di Berlino nell'aprile-maggio 1945. La bandiera rossa issata sul Reichstag è diventata uno dei simboli più potenti della vittoria sul nazifascismo. Tale risultato non fu solo una mera vittoria militare sul campo, ma anche una dimostrazione della forza ideologica e organizzativa dell'URSS sotto la leadership di Stalin.

Non si può parlare del contributo sovietico alla Seconda guerra mondiale senza menzionare le perdite umane. L’URSS pagò il prezzo più alto di qualsiasi altra nazione coinvolta nel conflitto, con quasi 27 milioni di morti, tra soldati e civili, pari al 13,7% della popolazione complessiva dell’Unione Sovietica nel 19402. Addirittura, si calcola che circa un quarto della popolazione bielorussa (2,3 milioni su 9,1 milioni), la Repubblica sovietica più esposta a causa della sua posizione geografica, perì nel conflitto. Questi numeri impressionanti sottolineano il sacrificio collettivo del popolo sovietico nella lotta contro il nazifascismo. Ogni famiglia fu colpita dalla guerra, e il ricordo di questi sacrifici rimane ancora oggi profondamente radicato nella memoria storica russa.

Le enormi perdite sovietiche devono essere viste anche alla luce del fatto che l'Unione Sovietica fu il principale bersaglio del piano nazista di "spazio vitale" (Lebensraum), che prevedeva lo sterminio di milioni di persone nelle regioni orientali, al fine di eradicare le popolazioni slave per far spazio alla colonizzazione tedesca. La lotta dell’URSS non fu quindi solo una guerra per la sopravvivenza, ma anche una battaglia per proteggere la propria identità culturale e nazionale.

 

  1. Contrastare la narrazione dominante

Nonostante l’importanza del contributo sovietico alla sconfitta del nazifascismo, la narrazione dominante in Occidente tende sempre più a minimizzare o distorcere questo ruolo, dando vita ad un marcato revisionismo storico, soprattutto nell’attuale contesto di russofobia generalizzata. Parimenti, l’equiparazione tra comunismo sovietico e nazismo, promossa da alcune correnti storiografiche e politiche, rappresenta una palese falsificazione storica. Mentre il nazismo fu un sistema basato sull’odio razziale, sul genocidio e sull’espansione imperialista, il comunismo sovietico, pur con tutte le sue aporie, si fondava sull’ideale di una società senza classi e sulla lotta contro l’oppressione.

Questa narrazione non è solo storicamente scorretta, ma è anche pericolosa, poiché sminuisce il sacrificio di milioni di sovietici e legittima un revisionismo che punta a delegittimare il socialismo come alternativa al capitalismo. Ricordare e analizzare il ruolo dell'URSS nella Seconda guerra mondiale è quindi un atto di giustizia storica e un antidoto contro le falsificazioni che cercano di riscrivere il passato a vantaggio di interessi politici contemporanei.

In questo contesto, è fondamentale analizzare il ruolo di Stalin non solo come leader militare, ma anche come figura politica capace di mobilitare risorse straordinarie per trasformare l'URSS in una superpotenza. La leadership di Stalin durante la guerra e nel periodo di ricostruzione postbellica dimostrò una capacità di pianificazione e di gestione delle crisi che molti storici, anche critici, riconoscono come un elemento chiave del successo sovietico.

Tuttavia, l'intento di questo libro non è quello di presentare un'immagine idealizzata di Stalin, ma di offrire un'analisi equilibrata che riconosca i suoi successi senza mettere a tacere gli aspetti critici del periodo staliniano. In un'epoca in cui la storia viene spesso utilizzata come strumento politico, è più che mai necessario difendere la verità storica e dare voce a prospettive che troppo spesso vengono ignorate o ridotte al silenzio.

Sul compagno Stalin è quindi un invito a riflettere criticamente sulla figura di Stalin e sull’esperienza sovietica, ponendo al centro della narrazione il contributo decisivo dell’URSS alla sconfitta del nazifascismo. Questo contributo, che ha garantito la libertà a milioni di persone in Europa, rimane uno dei capitoli più luminosi e significativi della storia contemporanea.


Note
1 G. Chinappi, Unione Europea: vergognosa risoluzione contro il ComuniSmo e la Storia. World Politics Blog, 26 settembre 2019.
2 Tutte le principali fonti storiografiche, sia russe che occidentali, sono oramai concordi nell’affermare che i morti sovietici nel corso del secondo conflitto mondiale furono tra i 26 e i 27 milioni. Il numero di morti complessivi sarebbe di 26,5 milioni secondo V. Erlikman, nomepu iiapot)oiiace:ieiiitx b XX BeKe: cnpaBOHHUK [Perdite di popolazione nel XX secolo: un manuale], Russkaja panorama, Mosca 2004, p. 54; 26,6 milioni secondo R. W. Davies, (E) The Second World War, 1939-1945. Economic Transformation of the Soviet Union, 1913-1945. Cambridge University Press, 2005 [1° ed. 1994], pp. 77-79; sempre 26,6 milioni secondo M. Haynes, Counting Soviet Deaths in the Great Patriotic War: a Note, Europe Asia Studies, Vol. 55, N° 2, 2003, pp. 300-309.

 

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Postfazione di Giulio Chinappi

Nel concludere questo libro Sul compagno Stalin, è indispensabile riflettere con ampiezza sul complesso lascito storico dell’era staliniana, esaminato attraverso numerosi contributi che, pur provenendo da prospettive diverse, convergono in un'analisi equilibrata e approfondita della figura di Stalin e dell’esperienza sovietica. Il nostro intento non era quello di cadere in un’agiografia che esaltasse in maniera acritica ogni sua azione, né tantomeno di oscurare gli errori e i sacrifici che caratterizzarono quell’epoca. Al contrario, l’obiettivo, che speriamo di aver raggiunto, era quello di mettere in luce gli aspetti positivi della leadership di Stalin, elementi troppo spesso relegati a un ruolo secondario nella narrazione dominante, che tende a equiparare il comunismo sovietico al nazismo e a dipingere Stalin come un dittatore spietato senza meriti.

La storiografia contemporanea, in gran parte influenzata da ideologie e revisionismi politici, ha spesso distorto la complessità del passato, riducendo in maniera troppo semplicistica un periodo che, seppur segnato da repressioni e tragedie, vide anche la realizzazione di imprese storiche di portata mondiale. In questo contesto, l’Unione Sovietica di Stalin emerge come un esempio straordinario di trasformazione nazionale: un Paese che, partito da condizioni di totale arretratezza economica e devastazione sociale, riuscì a mobilitare risorse e volontà collettiva per diventare una superpotenza, non solo nell’ambito industriale e militare, ma anche nella capacità di resistere a uno dei regimi più sanguinari della storia, il nazifascismo.

Uno degli aspetti centrali che abbiamo sottolineato a più riprese nel corso dell’opera è il ruolo decisivo dell’Armata Rossa nella sconfitta del nazifascismo. Durante la Seconda guerra mondiale, conosciuta in Russia come la Grande Guerra Patriottica, l’URSS si trovò a combattere contro un nemico implacabile e a sopportare enormi perdite umane. La mobilitazione del popolo sovietico, la capacità di evacuare centinaia di fabbriche e la rapida conversione dell’industria per il sostegno allo sforzo bellico rappresentarono imprese logistiche e organizzative di dimensioni senza precedenti. La battaglia di Stalingrado, ad esempio, è divenuta simbolo della resistenza sovietica: in quella cruenta lotta, i soldati e i civili dimostrarono un coraggio e una determinazione tali da ribaltare le sorti del conflitto, segnando l’inizio dell’offensiva che avrebbe portato alla liberazione dell’Europa.

Il contributo dell’Armata Rossa si manifesta in molti episodi di rilevanza storica. Tra questi, la liberazione del campo di concentramento di Auschwitz il 27 gennaio 1945 rappresenta uno dei momenti più toccanti e significativi. L’ingresso dei soldati sovietici in quel luogo, dove migliaia di prigionieri vivevano in condizioni disumane, non fu solo un'azione militare, ma anche una potente dichiarazione morale contro l'orrore del genocidio nazista. Questo atto di liberazione dimostrò la volontà dell’URSS di porre fine a un sistema di sterminio che aveva mietuto milioni di vite e di riconoscere il valore inestimabile della libertà, contribuendo a scrivere una pagina indelebile nella storia dell’umanità.

Il successo nella Seconda guerra mondiale, tuttavia, non si limitò alla sola vittoria sul fronte militare. La capacità dell’Unione Sovietica di ricostruirsi dopo il conflitto, di superare le perdite e di rilanciare un’economia gravemente compromessa, è una testimonianza della forza collettiva e della visione strategica del periodo staliniano. In pochi anni, il paese riuscì a superare i livelli di produzione prebellici e a consolidare le proprie basi industriali e tecnologiche, creando un modello di sviluppo che, seppur soggetto a critiche per la sua rigidità e per le modalità autoritarie, dimostrò una capacità di trasformazione e di innovazione che ha lasciato un segno indelebile nella storia del socialismo.

È in questo contesto di grandi trasformazioni che il nostro libro si inserisce, cercando di recuperare una visione che troppo spesso viene oscurata da revisionismi ideologici e da una narrazione che tende a demonizzare l’esperienza sovietica. La critica dominante, infatti, ha voluto associare il comunismo sovietico al nazismo, equiparando le repressioni e gli errori del regime staliniano alle atrocità commesse dal regime hitleriano. Tale paragone, oltre a essere storicamente inaccurato, non tiene conto delle motivazioni e delle circostanze che hanno guidato l’URSS in quegli anni. Il nazismo, infatti, fu un sistema fondato sull’odio razziale, sul genocidio e sull’espansione imperialista, mentre il modello sovietico, nonostante le sue imperfezioni, si proponeva di creare una società senza classi, basata sulla giustizia sociale e sull’uguaglianza. Tale contrasto fondamentale è spesso trascurato, e il nostro libro intende riaffermare che la lotta contro il nazifascismo rappresentò un momento di svolta, in cui l’Unione Sovietica dimostrò la propria capacità di resistenza e di sacrificio in difesa di valori universali.

Nel corso degli articoli che compongono questo volume, diversi autori hanno contribuito a delineare un quadro complesso e articolato dell’epoca staliniana.

Un contributo fondamentale viene offerto dal testo a opera del leader rivoluzionario Mao Tse-tung, che nel suo articolo Sull'esperienza storica della dittatura del proletariato propone una riflessione globale sul concetto di dittatura del proletariato. Mao analizza l’esperienza sovietica come modello di lotta contro l’oppressione delle classi dominanti, ponendo l’accento su come la dittatura del proletariato, sebbene non esente da errori e contraddizioni, rappresentasse un tentativo radicale di emancipazione e di giustizia sociale. La sua analisi si inserisce in un contesto internazionalista, evidenziando come il modello sovietico abbia ispirato e contribuito allo sviluppo dei movimenti rivoluzionari in tutto il mondo, sottolineando la portata universale dei valori marxisti-leninisti.

Un ulteriore tassello importante è offerto dall’articolo dell’attuale leader dei comunisti russi Gennadij Andreevic Zjuganov, intitolato Fatti e statistiche Sull’Unione Sovietica di Stalin. Questo saggio fornisce una ricostruzione dettagliata e documentata delle trasformazioni economiche e sociali dell’URSS sotto Stalin. I dati, che spaziano dalla produzione industriale alle statistiche sull’istruzione, offrono una visione quantitativa dei progressi compiuti, evidenziando come, partito da un’economia in bancarotta, l’Unione Sovietica abbia realizzato un'impresa di trasformazione che ha cambiato il volto del paese e ha avuto ripercussioni a livello globale. La forza di questo contributo risiede nella sua capacità di combinare rigore scientifico e chiarezza espositiva, rendendo accessibili al lettore anche le complessità di un periodo storicamente difficile.

Due contributi di Vanna Melia, intitolati rispettivamente Ancora su Stalin e le quattro leggi generali della dialettica e Hook, Stalin e la negazione della negazione, approfondiscono la dimensione filosofica e dialettica dell’esperienza sovietica. Melia analizza in modo critico come la dialettica, strumento fondamentale del marxismo-leninismo, sia stata utilizzata per interpretare e giustificare le trasformazioni sociali e politiche dell’epoca. Il suo approccio mette in luce le tensioni interne alla narrazione ufficiale: se da un lato il socialismo sovietico si fondava su principi di uguaglianza e di lotta contro l'oppressione, dall'altro tali principi venivano spesso strumentalizzati per legittimare decisioni autoritarie. Il contributo di Melia invita a una riflessione profonda su come i principi dialettici possano essere applicati in maniera critica, senza cadere nel dogmatismo, e su come l'eredità staliniana debba essere rivalutata alla luce di un'analisi filosofica equilibrata.

Il contributo di Alessandro Pascale, Stalin nel manuale scolastico di Barbero, offre un'importante riflessione sul modo in cui la figura di Stalin viene presentata e tramandata attraverso l'istruzione. Pascale evidenzia come i manuali scolastici, strumento fondamentale di formazione delle nuove generazioni, spesso riducano la complessità storica di Stalin a un insieme di narrazioni semplificate, che enfatizzano soltanto i suoi aspetti negativi e trascurano i meriti e i sacrifici che caratterizzarono il suo operato, in particolare nel contesto della lotta contro il nazifascismo. Questo contributo è essenziale perché pone l'accento sull'importanza di un insegnamento della storia che sia completo, onesto e capace di stimolare una riflessione critica, evitando di cadere in semplici retoriche ideologiche.

Infine, il lungo e approfondito capitolo a opera di Pietro Terzan, intitolato Sulla scia di Furr. Un attacco al paradigma anti-Stalin (ASP), affronta la critica contemporanea a Stalin da una prospettiva altrettanto rigorosa e documentata. Terzan esamina le narrazioni revisioniste che cercano di demonizzare l’esperienza sovietica, evidenziando come tali narrazioni siano spesso strumentalizzate per fini politici e ideologici, piuttosto che basate su un’analisi obiettiva dei fatti. Il contributo di Terzan si inserisce in questo volume come una risposta decisa ai detrattori, ribadendo che, sebbene non si possano ignorare le controversie legate alle repressioni e ai sacrifici umani, è necessario riconoscere anche i successi e il valore della trasformazione socialista realizzata dall’URSS, soprattutto nel contesto della lotta contro il nazifascismo e della liberazione dell’Europa.

Questi contributi, compresi quelli del sottoscritto Giulio Chinappi, pur partendo da premesse diverse, convergono nel riconoscere come l’URSS abbia saputo trasformare le avversità in opportunità, utilizzando il sacrificio collettivo e la mobilitazione di risorse umane e industriali per realizzare imprese storiche che hanno cambiato il destino del mondo.

Un elemento cardine che emerge da questi scritti è l'importanza della memoria storica e la necessità di rivalutare criticamente il passato, senza cadere nell'idealizzazione o nella demonizzazione. La storia, infatti, non deve essere strumento per scopi ideologici, ma deve servire a comprendere le dinamiche che hanno plasmato il nostro presente. Nel contesto attuale, caratterizzato da crisi economiche, disuguaglianze sociali e instabilità politica, il modello sovietico, con tutti i suoi pregi e difetti, offre importanti spunti di riflessione. Le trasformazioni economiche e sociali realizzate sotto la guida di Stalin dimostrano che, attraverso la pianificazione centralizzata e la mobilitazione collettiva, è possibile realizzare progressi significativi, seppur a costi elevati, in un contesto di sfide globali senza precedenti.

Il contributo dell’Armata Rossa alla sconfitta del nazifascismo è uno degli aspetti più emblematici e indiscutibili di questa epoca. La capacità di mobilitare risorse e uomini, l’evacuazione di intere industrie e la riconversione rapida della produzione bellica sono testimonianze concrete della forza e della determinazione del popolo sovietico. La liberazione di Auschwitz, simbolo della terribile crudeltà del regime nazista, rimane uno degli episodi più potenti della lotta contro l’oppressione, e il ricordo di quei momenti dovrebbe servire da monito contro le derive totalitarie e revisioniste. L’URSS non fu solo un paese che combatté una guerra, ma fu anche un baluardo di valori umani, di sacrificio e di resistenza, che permise la liberazione di gran parte dell’Europa e che contribuì a delineare un nuovo ordine mondiale nel dopoguerra.

In definitiva, questa raccolta di articoli e studi rappresenta un tentativo di offrire una visione complessa e multidimensionale di un’epoca che continua a influenzare profondamente la nostra storia. Sul compagno Stalin non vuole essere un elogio acritico di un leader, ma un invito a considerare il passato nella sua interezza, riconoscendo tanto i successi che hanno permesso la trasformazione di un Paese, quanto i costi umani e morali che questi successi comportarono. È un appello alla memoria storica, alla riflessione critica e al superamento di una narrazione monolitica che, per troppo tempo, ha cercato di relegare in secondo piano il ruolo decisivo dell’URSS nella sconfitta del nazifascismo.

Questo libro si propone, dunque, di contribuire a un dibattito necessario e urgente, quello di rivalutare il socialismo reale e l’esperienza sovietica da una prospettiva equilibrata e documentata. Le lezioni del passato, se ben comprese, possono offrire strumenti preziosi per affrontare le sfide del presente e del futuro. In un’epoca in cui il sistema capitalistico è sempre più messo in discussione per le sue disuguaglianze e per la sua incapacità di garantire un benessere diffuso, il modello di pianificazione e mobilitazione collettiva rappresentato dall’Unione Sovietica di Stalin può offrire spunti per la costruzione di un nuovo ordine economico e sociale, fondato su valori di giustizia, solidarietà e progresso condiviso.

Il percorso narrativo che avete appena letto, fatto di dati, testimonianze e analisi critiche, è un richiamo a non dimenticare le lezioni del passato. In un’epoca in cui il presente è segnato da crisi e contraddizioni, il confronto con un passato complesso come quello dell’URSS di Stalin diventa fondamentale per orientare il dibattito politico e sociale, per trarre insegnamenti utili alla costruzione di un futuro più giusto e solidale.

Invitiamo dunque il lettore a interrogarsi, a confrontarsi con le molteplici voci di questo libro e a riflettere sul ruolo che la memoria storica gioca nella definizione del nostro presente. Solo attraverso un’analisi onesta e plurale del passato possiamo sperare di superare le divisioni ideologiche e di costruire una società che valorizzi davvero i principi di giustizia, uguaglianza e solidarietà.

In conclusione, Sul compagno Stalin si configura non solo come una riconsiderazione storica, ma come un contributo al dibattito contemporaneo sulle possibili alternative al capitalismo. Il nostro intento è quello di difendere la verità storica, andando oltre le semplificazioni ideologiche e recuperando un passato complesso, in cui l’URSS e l’Armata Rossa hanno svolto un ruolo cruciale nella liberazione dell’Europa e nella costruzione di una società che, pur nei suoi limiti, ha rappresentato un modello di resistenza contro l’oppressione. È auspicabile che questa analisi possa contribuire a una maggiore consapevolezza del valore della memoria storica e a una riflessione approfondita sulle sfide che il mondo contemporaneo deve affrontare. Solo attraverso una comprensione onesta e critica del passato potremo immaginare e costruire un futuro in cui i valori della giustizia sociale, della solidarietà e della pace possano finalmente prevalere.

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RAFFAELE
Thursday, 20 March 2025 09:28 Like Like Reply | Reply with quote | Quote
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Michele castaldo
Thursday, 20 March 2025 07:27
L'Urss, e Stalin con essa, rappresento' il tentativo più alto della e nella storia moderna di organizzare un rapporto degli uomini con i mezzi di produzione da un punto di vista comunitativo piuttosto che individualistico.
Ma dovette scontrarsi con un moto ascendente - sviluppatosi in Occidente grazie a imprese colonialiste e barbariche - contro cui era impossibile prevalere come "modello".
La storia ci ha dato torto proprio perché immaginavamo di competere col liberalismo sposando i suoi valori come propedeutici alla lotta per il Comunismo.
Così non era, ne prendiamo atto e continuiamo a guardare avanti capitalizzando quell'esperienza.
Non si tratta di sconfiggere un modello capitalistico, ma il modo di produzione capitalistico. Il che - purtroppo - è tutt'altra cosa.
Ma oggi che quel moto ha raggiunto il suo punto più alto ed è in grave crisi implosiva è possibile guardare con fiducia alla possibilità del comunismo.
Dunque non c'è un fine della storia ma sta per cominciare un'altra storia, molto diversa dal passato.
Michele Castaldo
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Pietro Terzan
Wednesday, 19 March 2025 17:42
Al seguente link un video di presentazione dell'opera: https://youtu.be/oruinwch_Ko?feature=shared
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