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Generazione daspo

di Augusto Illuminati

L’agenda politica è cambiata dal 14 dicembre, ce l’abbiamo sotto gli occhi. I bamboccioni per cui passerà alla storia (non oltre i quindici minuti warholiani) un defunto esponente del governo Prodi, i bamboccioni su cui sono inciampati un predicatorio eroe di carta e uno psicolabile ministro-aviatore che voleva gettare bombe sugli afghani e poi si è ristretto ai volantini, i bamboccioni gliel’hanno fatta vedere al partito dell’amore, al partito della nazione e alla bocciofila delle maniche rimboccate. «L’unico boss virile», ovvero Silvio Berlusconi anagrammato in un b-movie da giro malavitoso brianzolo, si dovrà distrarre un attimo dal calciomercato dei moderati per farsi carico di un fenomeno che sfugge alla sua griglia interpretativa e rispetto a cui finora non è riuscito che a balbettare qualcosa sui difetti di comunicazione dei mirabolanti contenuti della legge Gelmini. Non sapendo come affrontare le radici del problema (lui, così bravo a mettere nel sacco i consueti oppositori) dà spago ai fautori del contenimento più cieco, che non spegnerà, anzi attizzerà la protesta ma rischiando di far pagare un prezzo alto a tutta una generazione precaria, a tutta l’Italia.


Progetto perfido e stolto, che tuttavia incontra ostacoli sia nella tenuta dei movimenti sia nelle divisioni interne a uno schieramento partitico che difficilmente troverà le condizioni di compattezza, tipo 1977, necessarie per una vasta operazione di disciplinamento sociale. Non ha i Kossiga, i Lama, i Pecchioli. E soprattutto questo tumulto non è il 1977, c’è un’altra composizione e un’altra logica. Non più o meno sovversiva: semplicemente diversa. Chi non lo capisce si romperà i denti. Politica o post-politica (come ipotizza Revelli) che sia, in ogni caso si tratta di una pratica incommensurabile con quelle correnti al vertice e su cui i recenti avvenimenti hanno gettato un discredito irreversibile.

Come si porta il ceto politico dopo il fallito assalto a Berlusconi? Il raggruppamento del grande centro, alias Polo della Nazione, è più che altro un tentativo di frenare l’emorragia dei moderati verso il Premier spalleggiato dalla Chiesa –che ne pagherà un caro prezzo in prospettiva. È anche un colpo di freno esplicito all’ammucchiata che sognano Bersani e Franceschini, battezzandola Cln e delirando di partigiani apolitici sui monti. Casini non dirà di no alle profferte Pd, ma si farà scudo del rifiuto secco di Fini, che non può permettersi un simile strappo con il proprio elettorato. Conclusione: Bersani sarà costretto ad appoggiare il centro senza condizioni e Casini ne sarà il leader indiscusso, l’unico garante di future battaglie unitarie anti-berlusconiane. Magari aspettando con pazienza che irrimandabili elezioni consegnino un Senato ingovernabile, da cui ripartire senza essersi compromesso con governi tecnici o listoni. Tanto più che le suddette profferte bersaniane spaccano il Pd e lo rendono un interlocutore del tutto subalterno, lacerato fra velleità veltroniane di vocazione maggioritaria, ammiccamenti dei Modem (un preistorico modem a 64 kb) a Bonanni, attrazione vendoliana sulla base. Per non parlare della scheggia impazzita D’Alema e dei rottamatori a piede libero. Per ora l’alleanza alla pari con i centristi è fallita, mentre il rifiuto delle primarie prelude a una disgregazione generale del partito e a una rottura con Vendola e Di Pietro, nefasta anche sul piano elettorale.

Ma non va bene neanche per Fini, che rischia di perdere slancio collegandosi troppo strettamente al tradizionalismo casiniano, rinunciando agli spunti laici e modernizzanti più qualificati. L’ha detto a chiare lettere il suo vecchio mentore Alessandro Campi, mentre una futurista intelligente, Sofia Ventura, ha osservato al proposito che: «l’Udc ha un progetto neodemocristiano, proporzionalista. Noi non siamo mai stati proporzionalisti e democristiani. Sarà complicato poter convivere con personalità espressione dell’ortodossia cattolica come, per esempio, Paola Binetti». Ironicamente: con una transfuga dal Pd, che si tiene dentro tuttora gli altri baciapile della tendenza, i filo-cislini della componente Fioroni dei veltroniani –già orfani dell’impagabile falco federmeccanico Caleari.

L’impotenza paralizzante in cui sono precipitati maggioranza e opposizione, ormai avviate sulla strada di un’inconcludente verifica elettorale, fa spiccare (e minacciosamente isola) l’unica forza antagonistica: la coalizione ancora in parte virtuale fra una precariato ribelle e consistenti segmenti della classe operaia massacrata dalla crisi. Una gara contro il tempo fra ricomposizione e scatenamento della repressione, che prende le forme molecolari dell’assegnazione amministrativa dei Daspo. Ma è improbabile che lo strumento funzioni, anche se corredato da metodi polizieschi più efferati e usuali, quali abbiamo visto sulla pelle dei nostri compagni. Lo spostamento del controllo verso la prevenzione individuale riproduce su larga scala l’arresto degli anarchici alla vigilia della visita del sovrano ai fedeli regnicoli. L’idea di salvaguardare i manifestanti “buoni” dagli agitatori “cattivi” è una via di mezzo fra lo Schutzhaft (arresto protettivo) nazista e l’individuazione dei criminali potenziali prima della commissione dei crimini, filmata in Minority Report.

Al di là della dubbia praticabilità l’isterica proposta di Mantovano e Maroni, condita con i richiami di Gasparri al teorema del 7 aprile, è una buona metafora dell’estraneità reciproca fra ceto politico e insorgenza sociale. Viene negata visibilità sociale a chi già rifiuta una rappresentanza svilita in corruzione. Si discute con finta serietà, fra pasdaran e mediatori comprensivi, come distruggere o integrare una protesta inarrestabile, che si chiama fuori dal collasso nazionale. Si oscilla fra la prova di forza e l’autoesclusione concordata fra Digos e portavoce “responsabili” dei manifestanti. Gli stessi capi e sindacalisti della polizia si mostrano tuttavia perplessi e scocciati del ruolo di supplenza che viene loro affidato, per salari di merda. Le sconsolate dichiarazioni del prefetto Manganelli («siamo stati lasciati soli») sono l’unico straccio di analisi sociologica uscito dalle stanze del potere. Non è più il 2001, di qua e di là dei cordoni che serrano le zone rosse. Non si argina un disagio generalizzato con misure di polizia. La rassegnazione della prima fase della crisi non tornerà più e per questo le manovre di compravendita, urne anticipate, costituzione di nuovi po(l)li e bislacche convergenze suonano ridicole. Allo stesso modo fallirà il Daspo alla Fiom tentato a Pomigliano e Mirafiori da Marchionne, con la complicità di Bonanno, Angeletti e Ringhio Sacconi. I Ras fiom-frei di una fumoso newco non sarebbero interlocutori validi e regnerebbe in fabbrica Gatto selvaggio.

Novità della sequenza storica e della composizione sociale degli attori, dicevamo, che vanifica ogni “imitazione degli antichi”, ma ciò non significa che non tornino utili consolidate categorie interpretative, un metro elastico adattabile alle circostanze –il metro lesbio con cui Aristotele misurava l’equità a differenza della rigida giustizia. Possiamo ipotizzare che il vero scacco delle classi dirigenti attuali è l’incapacità di far fronte a un sommovimento con le tecniche della rivoluzione passiva? Ovvero dell’assorbimento delle istanze “sovversive” in una gestione più complessa del potere, prima reprimendo e poi adottando tacitamente alcune richieste in quanto compatibili con lo sviluppo del sistema. Funzionò con la Restaurazione, il fascismo e il fordismo (rimandiamo a Gramsci, of cause), funzionò in parte per il ’68 con il riformismo legislativo e la concertazione sindacale negli anni ’70, funzionò perfino nel ’77, delegando il ruolo del cattivo al Pci e, in cambio, integrandolo nel governo indiretto. Un po’ di ricchezza c’era ancora e almeno la piccola borghesia fu ubriacata con il miraggio della Milano da bere e il consumismo allegro delle reti Mediaset. Lo stordimento reaganiano e craxiano sostituì l’esigenza di liberazione, ma oggi la crisi, calata su una persistente stagnazione, rende difficili trucchi analoghi su scala europea, impossibili su scala italiana (a crescita pressoché zero). Un governo allo stremo non ha i mezzi per un giro di vite autoritario (comunque facciamo scongiuri), certo non per un progetto integrativo degli insubordinati. In particolare ogni rivoluzione passiva richiede una forte mediazione culturale ed educativa. La Restaurazione ebbe Hegel, Mussolini Gentile, Berlusconi ha Bondi e Gelmini.

Il declino della capacità di controllo e risposta definisce nel medio periodo l’esito della contestazione e in seguito quello della trasformazione. Non sarà un percorso breve né agevole, lungo il quale la tenuta dell’antagonismo, più che l’approvazione di questa o quella legge o mozione e referendum aziendale truccato, sarà il vero indice del successo. Decisiva risulterà inoltre la scena internazionale, dove finora hanno imperversato le congiure finanziarie e istituzionali, si trattasse del Bologna Process e della concorrenza al ribasso della delocalizzazione in Polonia o a Detroit. Oggi comincia a entrare in gioco l’aspetto simmetrico: la risonanza incrociata delle rivendicazioni operaie fra Cina, Europa dell’est e dell’ovest, il contagio simultaneo delle lotte studentesche in Francia, Austria, Inghilterra e Italia, degli scioperi di Grecia, Portogallo, Irlanda.

Come andrà a finire? Un’intera generazione sotto Daspo espellerà dallo stadio i giocatori neghittosi, i finti arbitri e i servizievoli steward. Ancora una volta ma senza analogie svianti: ce n’est qu’un début.

Comments

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Williams clama
Friday, 21 July 2017 12:35
SALUTI DAL GRANDE MAESTRO! PER QUANTO RIGUARDA UNA MEMBRA DEL GRANDE ILLUMINATI.
 (BENVENUTO AL MONDO DI ILLUMINATI). Sei un politico, un dottor, un ingegnere, un modello, un dottorando, un studente, un uomo d'affari o una donna che cerca per la saggezza, la fantasia, la potenza, la conoscenza e la ricchezza! Diventate un membro oggi e sfruttate queste "OPPORTUNITA 'DORATA" la grande organizzazione illuminativa ti renderà famosa e ricca, ti tira fuori dalla radice dell'erba e ti porta ad una maggiore altezza se avevi aspettato lungamente e saresti insieme Regola il mondo con il grande e potente potere dell'illuminati, della lunga vita e della prosperità qui sulla terra con vita eterna e gioia ..
 
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