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Comments
Mi limito a mettere a disposizione uno strumento per chi vuole pensare con la sua testa e non con quella dei vari Burioni, Gruber, Mentana, La7 e compagnia brutta: https://c19early.com/
Si tratta di un portale scientifico che analizza TUTTI gli studi realizzati a livello mondiale riguardo le cure per la Covid. Nel caso del "vermifugo per cavalli" Ivermectina (ancora una volta, mainstream docet), siamo a 65 studi favorevoli contro 0 (e allo scopritore del suo uso umano, premio Nobel nel 2015 proprio per queste ricerche, censurato da youtube per il suo sostegno all'uso dell'ivermectina contro la Covid).
Per il resto, fa solo piacere vedere come si stia puntualmente realizzando una vecchia massima: "prima vi ignoreranno, poi vi derideranno, dopo vi combatteranno, infine vincerete".
"Farò in modo che la dieta dietetica serva al sollievo dei malati secondo il mio potere e il mio discernimento".
La dietetica è un dominio vietato dai fondamentalisti,
Tuttavia, ingeriamo cibo per mantenere la nostra fisiologia.
Questo non ha assolutamente nulla a che vedere con la cultura culinaria.
Un piccolo esempio, ogni giorno ingeriamo alimenti che sono dannosi per la nostra salute, il caso degli oli PUFA polinsaturi (acidi grassi pro-infiammatori).
Questi grassi promuovono la produzione di prostaglandine.
Ci sono assolutamente dappertutto, il bestiame viene alimentato con questi grani e si trovano nei loro strati di grasso, il che è normale, è fatto apposta perché questi animali aumentino di peso, noi liquidiamo volontariamente per profitto, le devastazioni di questa sporcizia nel corpo.
Etc c'è molto da dire.
RIFERIMENTI
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Siccome hanno avuto successo, l'ordine dei medici, invece di premiarli e fare tesoro delle loro terapie, ne ha radiato alcuni (Mariano Amici, Fabio Milani, Silvana De Mari) e per altri c'è un procedimento in corso.
E poi la obblighi a un trattamento sanitario?
La fondazione Hume è una fondazione di diritto privato, costituita nel 2011. Iniziali promotori e fondatori sono, tra gli altri, il giornalista Piero Ostellino e il sociologo Luca Ricolfi.
Il “ricercatore” autore dello “studio” è Mario Menichella, «fisico, data analyst e intellettuale, nipote dell’ex governatore della Banca d’Italia Donato Menichella, esperto di “problemi globali”». Non è dunque un ricercatore scientifico né un medico.
Il suo «imponente studio» è in realtà un articolo di una cinquantina di cartelle editoriali, pubblicato il 14 settembre sul sito della fondazione. Qui non viene detto niente di nuovo per quanto riguarda le terapie domiciliari e i loro risultati.
Niente di nuovo sotto il sole
Il protocollo citato da Menichella, e che discute ampiamente in tutto l’articolo, è quello pubblicato il 6 agosto 2020 dal cardiologo Peter McCullough e dall’epidemiologo Harvey Risch. Questo protocollo non è stato sviluppato sulla base di uno studio clinico: diversi medicinali o supplementi nutrizionali, come idrossiclorochina, azitromicina e zinco vengono suggeriti invece sulla base di evidenze deboli o circostanziali. L’articolo di Menichella è, infatti, in gran parte una lunga agiografia di McCullough, che descrive come «medico coraggioso»: in realtà durante la pandemia si è fatto conoscere per affermazioni scientificamente infondate.
In altri casi McCullough, citato da Menichella, anche quando dice cose scientificamente corrette le introduce in una cornice cospiratoria. McCullough per esempio dice: «Il miglior anti-infiammatorio contro il Covid è il cortisone… Ma la gente non lo sa. Non vi è stata nessuna parola su questi risultati: un blocco completo delle informazioni». Questo è falso: l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) stessa considera i corticosteroidi uno standard di cura, come uno dei pochi farmaci che hanno dimostrato un effetto positivo nella malattia da Covid-19.
Menichella inoltre è convinto che la terapia farmacologica permetterebbe di evitare lo spauracchio di varianti resistenti, come si presume (ne ha parlato, commettendo alcuni errori, anche Matteo Salvini) possa accadere con i vaccini. Non c’è motivo di ritenere che sia così, anzi: la farmacoresistenza è proprio uno dei motivi per cui è così difficile avere farmaci efficaci contro malattie virali quali l’influenza, l’Aids o l’herpes. È anzi cosa nota che la resistenza contro i farmaci si evolve regolarmente, mentre quella contro i vaccini assai più di rado. Le terapie farmacologiche come quelle proposte da Menichella quindi, se anche funzionassero, potrebbero essere superate dall’evoluzione del virus prima ancora dei vaccini.
Menichella prosegue nel suo articolo citando anche lo studio italiano di Giuseppe Remuzzi, direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, e Fredy Suter, primario all’Ospedale Papa Giovanni XIII di Bergamo, che dimostrerebbe il successo di tali terapie domiciliari. In realtà come avevamo già spiegato, tale studio è da considerarsi preliminare e non probante, ma soprattutto include solo farmaci di comprovato funzionamento contro la Covid-19, a differenza dei protocolli di McCullough e del Comitato di Grimaldi. Menichella, citando Remuzzi, sostiene anche l’uso dell’ivermectina, farmaco antiparassitario diventato un po’ una “idrossiclorochina 2.0” e che, come l’idrossiclorochina, non ha vere evidenze scientifiche a suo favore.
Altri errori, imprecisioni e falsità dello “studio”
In generale, tutto l’articolo di Menichella, lungi dall’essere uno «studio» rivelatore, non fa altro che riassumere cose già uscite e già dette, e prosegue sulla falsariga dei numerosi e già esistenti contenuti pseudoscientifici sulle terapie farmacologiche per la Covid-19: si guarda solo agli studi che confermano la propria tesi ignorando le assai maggiori evidenze contrarie (cherry picking o bias di selezione) e si ripone una eccessiva fiducia in studi come quelli osservazionali che sono spesso poco controllati e di difficile interpretazione.
I numeri su ricoveri e decessi evitati con le terapie domiciliari, che Menichella cita verso la fine dell'articolo, sono estrapolazioni fatte da studi che, di per sé, non sono e non possono essere conclusivi. Viceversa, Menichella pone insinuazioni sull’efficacia e sicurezza dei vaccini, che sono invece stati oggetti di ricerche e studi – quelli sì – imponenti e il cui buon funzionamento è ormai verificato al di là di ogni dubbio dai dati empirici.
Menichella esprime anche opinioni false sull’aspetto legislativo, come ad esempio la falsa notizia che le cure e i vaccini sarebbero mutualmente esclusivi, in quanto i vaccini sarebbero «sperimentali» e non potrebbero essere legalmente utilizzati in presenza di terapie efficaci. In realtà, anche dal punto di vista legale, è confermato che i vaccini in uso contro la Covid-19 non si possono considerare «sperimentali», e la Commissione europea ha esplicitamente chiarito che terapie e vaccini vanno fianco a fianco.
Una sezione curiosa dell’articolo di Menichella è anche quella che cerca di minimizzare il rischio dovuto alla variante delta del Sars-CoV-2, che sarebbe sì più contagiosa ma in qualche modo “benigna” rispetto alle varianti precedenti del virus. In realtà, anche se il quadro non è ancora chiaro, ci sono vari dati che fanno sospettare come l variante delta possa essere più pericolosa dei ceppi di virus precedenti, e in ogni caso sicuramente non più blanda. Menichella cita a tal proposito Giorgio Palù, presidente dell’Aifa e virologo noto per affermazioni scientificamente poco accurate, secondo cui i virus si evolverebbero inevitabilmente verso una minore letalità. È una teoria infondata, o meglio: può succedere e in alcuni casi è successo, ma non è affatto garantito. Questo perché non sempre per il virus è più vantaggioso, in termini di contagio, causare una malattia più lieve.
Infine segnaliamo che lo stesso Menichella, in calce al suo articolo, scrive che questo non ha «alcuna pretesa di sostituire il parere del proprio medico curante e/o di uno specialista. Non deve quindi in alcun modo sostituire il rapporto diretto con i professionisti della salute, cui occorre rivolgersi prima di assumere qualsiasi farmaco». Chi ignorasse questo avvertimento, chiosa Menichella, «lo farebbe a proprio rischio e pericolo».
In conclusione
Il tema delle terapie domiciliari ha riguadagnato centralità nel dibattito politico. Questo è avvenuto soprattutto grazie a un controverso convegno ospitato dal Senato il 13 settembre, alla grande eco mediatica che ha avuto – complice la prima pagina della Verità – un articolo di Mario Menichella pubblicato dalla Fondazione Hume, e alla sponda che diversi politici (soprattutto di Fratelli d’Italia, a cominciare da Giorgia Meloni, ma non solo) hanno dato a queste tesi.
In realtà, abbiamo verificato, di nuovo su queste terapie non c’è nulla. Le cose che sono state dette di recente, in particolare nell’articolo di Menichella, sono le stesse che circolano da tempo. Non c’è ancora alcuna evidenza scientifica che le terapie domiciliari, nella definizione che ne dà il Comitato cure domiciliari, abbiano alcun impatto positivo sulla Covid-19. Il supporto a queste spesso poi si accompagna a un più o meno malcelato rifiuto dei vaccini e delle indicazioni della comunità scientifica.
Né immunologo, né virologo, né medico, ma un mio amico benzinaio è convinto che "conoscendo il sanscrito tiri giù tutto il ceppo"...