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blackblog

Miseria e Debito

Logica e Storia delle eccedenze di popolazione e di capitale

di Endnotes

o.183718Tendiamo ad interpretare l'attuale crisi per mezzo delle teorie cicliche di una generazione più vecchia. Mentre gli economisti ufficiali frugano in cerca di "germogli verdi" [i primi segnali che, dopo una recessione, un'economia sta crescendo di nuovo] di recupero, i critici critici si domandano soltanto se ci vorrà un po' più tempo per "ripristinare" la crescita. È vero che se partiamo dalle teorie dei cicli economici, o addirittura dalle onde lunghe, allora diventa facile supporre che boom e crolli si susseguano puntuali come un orologio, e che le fasi di declino sempre "preparano la strada" per impennate di ripresa. Ma quanto è probabile, quando e se si sistema questo macello, che vedremo una nuova età d'oro del capitalismo? [*1]

Potremmo cominciare col ricordare che gli anni del miracolo della precedente età d'oro (approssimativamente, 1950-1973) dipendevano non solo sa una guerra mondiale e da un enorme incremento della spesa pubblica, ma anche da passaggio senza precedenti della popolazione dall'agricoltura all'industria. Le popolazioni agricole si sono rivelate una potente arma nella ricerca della "modernizzazione", dal momento che hanno fornito una fonte di lavoro a basso costo per una nuova ondata di industrializzazione. Nel 1950, il 23% della forza lavoro tedesca veniva impiegata in agricoltura, il 31% in Francia, il 44% in Italia ed il 49% in Giappone - nel 2000, tutti questi paesi avevano la loro popolazione agricola al di sotto del 5%. [*2]

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gramsci oggi

Gramsci e la rivoluzione d'Ottobre

di Vittorio Gioiello

Gramsci tesseraNell’ambito di un breve intervento non posso che estrapolare alcuni aspetti della riflessione gramsciana, cercando di tener ferma, come metodologia, una visione complessiva che non separi politica, economia e società. E cercherò di mettere in evidenza come alcuni brani gramsciani che si riferiscono alla rivoluzione d’Ottobre, possano essere punti di riferimento per l’attuale battaglia politico-culturale.

Una premessa sostanziale (a maggior ragione a fronte di distorsioni recenti e meno recenti): la formazione politica e culturale di Gramsci è profondamente segnata dall’evento della rivoluzione d’Ottobre. La rivoluzione socialista costituisce il problema fondamentale della sua epoca, e le strategie da mettere in atto in Italia e in Occidente per realizzare la rivoluzione rimangono al centro della riflessione dei Quaderni.

Quando pubblica, il 24 novembre 1917, sull’Avanti, la sua «Rivoluzione contro il “Capitale”», Antonio Gramsci è ancora un giovane militante del Partito socialista italiano, permeato dall’idealismo crociano e gentiliano.

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lanatra di vaucan

Robert Kurz, Il collasso della modernizzazione

Introduzione di Samuele Cerea*

eteretopie kurz collasso modernizzazioneridPubblichiamo qui la bella introduzione di Samuele Cerea alla traduzione italiana del libro di Robert Kurz: Il collasso della modernizzazione, Mimesis 2017.

Il testo di Kurz, uscito in Germania nel 1991, a ridosso del crollo dei regimi a socialismo reale dell’est, mantiene ad oggi una sua vibrante attualità. La tesi di fondo, in estrema sintesi, è che questo crollo, contrariamente a quanto se ne è detto e si continua a dire, non ha rappresentato la vittoria di un blocco, quello occidentale, presunto “alternativo” e antagonista a quello orientale, che ne sarebbe uscito sconfitto e umiliato. Tantomeno, ha sancito la fine di ogni possibilità di “rivoluzione”, decretando quello capitalistico-occidentale non solo come il migliore dei mondi possibili, ma proprio l’unico, e affrettandosi a seppellire Marx e ogni istanza critica che abbia l’ardire di metterlo in discussione. Piuttosto, sarebbe la prima tappa di un crollo ben più importante e inevitabile, quello dello stesso sistema capitalistico, a cui anche i regimi dell’est hanno sempre appartenuto, sia pure nella forma di “modernizzazioni di ritardo”, quindi in modo raffazzonato e un po’ cialtrone, ma non meno devastante.

La crisi economica mondiale sembra aver confermato, a posteriori e in modo clamoroso, le tesi di Kurz e di tutti coloro che hanno partecipato ad elaborare la “critica del valore”, ovvero la teoria su cui poggia l’analisi che legge la fine del “socialismo da caserma” dei regimi dell’est come primo momento di una rottura, come detto, ben più ampia.

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illatocattivo

Solitudine della teoria comunista

di Bruno Astarian

astarian1Nel testo che segue, cercheremo di comprendere la situazione di grave isolamento in cui versa la teoria comunista nella nostra epoca. È difficile, per i teorici, non vedere a qual punto il linguaggio che usano – che devono usare – risulti incomprensibile alla grande maggioranza dei proletari, anche quelli di buona volontà. Questo è vero indipendentemente dalle differenti opzioni teoriche. Tra i gruppi o gli individui che riflettono teoricamente sulla situazione attuale della società capitalistica, e sul suo superamento possibile, nessuno ha trovato il linguaggio e/o il punto di vista che gli permettano di uscire da un piccolo milieu ripiegato su se stesso. Questa situazione rimette in questione la teoria comunista nella sua specificità storica? Oppure la rimette semplicemente al suo posto?

 

1. La teoria comunista e la lotta di classe

Cominciamo col dire che cosa la teoria comunista non è. La teoria comunista non è il resoconto scientifico della congiuntura economica, degli imprevisti dell’accumulazione del capitale.

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tempofertile

Karl Marx, la comune rurale e la questione russa

di Alessandro Visalli

S. V. Ivanov. Yuris Day. 1908Un interessante saggio di Pier Paolo Poggio, direttore della Fondazione Luigi Micheletti, pubblicato su Sinistrainrete, dal titolo “Marx sulla Russia”, consente di tornare sulla valutazione che il Marx maturo compie sul vasto movimento rivoluzionario russo che di lì a qualche decennio porterà alla rivoluzione del 05 e poi del 17. Ci sono da trenta a quaranta anni tra la lettera alla «Otecestvennye Zapiski», che è del 1877, e gli eventi rivoluzionari; una distanza pari a quella che ci divide da eventi come “via Fani”, o il compromesso storico che questa interrompe.

Nella lettera (che viene pubblicata solo dopo un decennio) e nella successiva lettera a Vera Zasulic, di cui abbiamo parlato nella lettura del libro di Marcello Musto “L’ultimo Marx” che è del 1881, prende posizione per la obšcina e la proprietà collettiva della terra. Ovvero, sposando anche tatticamente (contro Bakunin) la posizione di Cernyševskij, Marx tenta di connettere comunità ed individualità.

Il tema era, ed è, di enorme difficoltà, e viene infatti rimosso completamente dal “marxismo” che comincia a formarsi già negli ultimi anni di vita del filosofo di Treviri e si consoliderà nel marxismo-leninismo dopo l’esperienza di radicale rottura del ‘17.

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L'ascesa del denaro al cielo

di Robert Kurz

I limiti strutturali della valorizzazione del capitale, il capitalismo da casinò e la crisi finanziaria globale

HenriDeToulouse Lautrec AtTheMoulinRouge TheDance 1889 90 VR1. Capitale reale e capitale produttivo d’interesse

Delle molte strutture schizoidi del mondo moderno fa parte anche il rapporto contradditorio tra lavoro e denaro. Il lavoro come dispendio astratto di energia umana nel processo di razionalità aziendale, e il denaro come forma fenomenica del "valore" economico così prodotto (cioè di una fantasmagoria feticistica della coscienza sociale oggettivata), sono due lati della stessa medaglia. Nel processo capitalistico autoreferenziale, che consiste in un’accumulazione incessantemente accresciuta di tale mezzo feticistico, il denaro rappresenta o "è" nient’altro che "lavoro morto", al quale l’astrazione reale conferisce l’aspetto di una cosa. L’umano "ricambio organico con la natura" (Marx) è diventato un dispendio di forza-lavoro, astratto e di per sé insensato, proprio perché nella forma feticistica potenziata, cioè nel capitale, il denaro si è autonomizzato di fronte all’attore umano: non è il bisogno umano a regolare il dispendio di energia; al contrario, è la forma "morta" dell’energia spesa, la forma autonomizzata nelle cose, ad aver sottomesso a sé la soddisfazione dei bisogni umani. Il rapporto con la natura, così come i rapporti sociali, sono diventati puri e semplici processi di passaggio per la "valorizzazione di denaro".

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100 anni dopo. Ascesa e crisi del movimento comunista internazionale nel ‘900

di Francesco Piccioni

Karl Marx and Friedrich Engels statue Memento Park 3A 100 anni dalla Rivoluzione d’Ottobre, ci sembra utile accompagnare il ricordo per la prima e straordinaria vittoria duratura della Rivoluzione con una riflessione che non si nasconde quel che è accaduto dopo. Ma che, al tempo stesso, non cade nel vecchio vizio di andare a “trovare l’errore decisivo” nel comportamento di Tizio o Caio o addirittura – come fanno i pentiti di ogni epoca – nell’idea stessa di Rivoluzione. Viene tracciata un’ipotesi di ricerca storiografica, certamente complessa ma almeno all’altezza dell’oggetto.

A voi l’intervento elaborato da Francesco Piccioni per il convegno ‘Il vecchio muore ma il nuovo non può nascere’, a dicembre 2016.

* * * *

Idee per un programma di ricerca

Se si guarda alla storia del movimento comunista, oggi, l’impressione è spesso quella di trovarsi davanti a un deserto di macerie. In cui vagano alcuni fantasmi che, se si incontrano, si mandano a quel paese…

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trad.marxiste

Il circuito del capitale

di Tony Norfield

display imageQuesto articolo si basa su un saggio scritto ormai più di trent’anni fa. Saggio che, con alcune modifiche stilistiche minori, una conclusione rivista e qualche aggiornamento alle note, ripropongo qui come contributo alla comprensione del Capitale di Marx. Le note a piè di pagina sono numerose, in molti casi fanno riferimento sia a pagine specifiche di un’edizione del Capitale che alla collocazione precisa di un passo all’interno di un capitolo. Questo al fine di agevolare il lettore nel rintracciare i riferimenti in altre edizioni e nelle risorse online (specialmente l’ottimo Marxist Internet Archive, [per la traduzione italiana, in riferimento al Capitale, si rimanda al sito CriticaMente, n.d.t.]).

Dei tre libri del Capitale di Marx, il secondo, dedicato al processo di circolazione del capitale, è il più trascurato. Laddove ha riscosso una qualche attenzione, come riguardo all’utilizzo degli schemi di riproduzione per analizzare la “trasformazione” dei valori in prezzi di produzione, è stato spesso frainteso [1]. La prima sezione di questo saggio delinea il rapporto metodologico fra i tre libri del Capitale; la seconda affronta in modo più ampio gli argomenti del secondo libro e la sua relazione col primo.

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contropiano2

“Lavoro mentale e classe operaia”

Le categorie di Marx applicate al capitalismo del XXI secolo

di Paolo Plona

Brookings robotsIl testo che segue, elaborato a partire da “Lavoro mentale e classe operaia” di Guglielmo Carchedi, costituisce il tentativo di sviluppare un punto di vista politico sull’argomento. Per questo abbiamo organizzato la presentazione di tale saggio dentro lo spazio occupato “Ci Siamo”, in via Esterle a Milano, come parte delle attività che vede coinvolta la Rete Solidale insieme ad un gruppo di immigrati arabi e africani, in un percorso di lotta sulle tematiche dell’immigrazione e del lavoro.

Portare questo dibattito all’interno di tale realtà non è stato semplice. Questo ci ha permesso un originale esperimento: provare a parlare, all’interno della scuola popolare di italiano che si tiene in quella sede, di alcune categorie base della teoria marxista, rendendole semplici e comprensibili, adatte ad essere oggetto di un dibattito tra italiani e immigrati. Il tutto tradotto simultaneamente in tre lingue, inglese francese ed arabo. I risultati di questo momento “propedeutico” hanno di gran lunga superato ogni aspettativa. Siamo partiti dall’esempio concreto del bracciante agricolo raccoglitore di frutta, per definire parole come “sfruttamento”, “plusvalore”, “capitalista”, “proletariato”. Da questa base abbiamo parlato degli effetti della meccanizzazione, della competizione al ribasso tra lavoratori, delle delocalizzazioni, dei licenziamenti, dello sciopero e delle lotte.

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Marx sulla Russia

di Pier Paolo Poggio

The Russian Revolution 1905 Q81555Marx è considerato il principale studioso e teorico del proletariato di fabbrica, cosa indubbiamente vera ma molto più complessa di quanto si pensi ordinariamente. Lo studio delle comunità contadine occupa un posto rilevante nei suoi lavori, per certi aspetti è un tema che attraversa tutta la sua opera, venendo a trovare nelle riflessioni sulla Russia un esito sorprendente e sconcertante. Il procedimento che adotta è storico e teorico, la spinta a concettualizzare attraverso quadri sintetici che abbracciano intere epoche è costantemente sorvegliata da verifiche puntuali, perché – come dirà ai suoi interlocutori russi – eventi di sorprendente analogia ma che si verificano in contesti diversi producono esiti del tutto differenti. L’intera ricerca è ispirata dalla ricostruzione della genealogia del capitale, del suo sviluppo e presa sulla società. In tale percorso si registra una dislocazione, un cambiamento non privo di contraddizioni e ripensamenti, nella posizione di Marx sul capitalismo e la rivoluzione.

In una prima fase, esemplificata dal Manifesto, Marx e Engels si esprimono per il più rapido sviluppo del capitalismo inteso come passaggio necessario e precondizione della rivoluzione proletaria (un certo marxismo condivide anche oggi analogo atteggiamento).

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illatocattivo

La contraddizione fra proletariato e capitale è ineluttabile

di R. - Théorie Communiste

263N09497 62T9ZChe si scelga l'uno o l'altro dei due corni del dilemma, l'alternativa tra ineluttabilità e non- ineluttabilità (possibilità) del comunismo è priva di senso. L'alternativa ed entrambi i suoi termini, presi separatamente, si basano su una sola ed unica confusione tra il processo di caducità del modo di produzione capitalistico e il suo superamento. Una volta acquisita questa confusione, l'alternativa si impone: per gli uni la confusione è totale e rivendicata: il comunismo è ineluttabile; per gli altri la confusione è altrettanto totale, ma il superamento potrebbe avere luogo soltanto essendo qualcosa di più che un'oggettività, poiché – lo sanno tutti – la rivoluzione è attività, e dunque soggettività: il comunismo diventa allora un possibile. Possibilità e ineluttabilità del comunismo non esistono che come termini di un'alternativa; il problema è il fondamento di questa alternativa.

La tesi della possibilità funziona, come quella dell'ineluttabilità, sulla base di una contraddizione dello sviluppo del modo di produzione capitalistico, che fornisce all'azione un dato oggettivo (insufficiente per la prima, sufficiente per la seconda). I “possibilisti” dicono: il proletariato può utilizzare questo dato. Gli “ineluttabilisti” dicono: il proletariato è costretto ad utilizzare questo dato.

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Il compito della teoria critica oggi: ripensare la critica del capitalismo e dei suoi futuri

di Moishe Postone

Postone7- I -

Le profonde trasformazioni nel mondo, avvenute negli ultimi decenni, hanno mostrato drammaticamente che l'analisi critica della società, se vuole essere adeguata al nostro universo sociale, deve preoccuparsi soprattutto delle questioni di dinamica storica e dei cambiamenti strutturali su larga scala. Appare sempre meno possibile ignorare la preoccupazione riguardo la questione delle dinamiche storiche, come è avvenuto negli anni 1980-1990, quando si è visto il tentativo di imporre una "grande narrazione" di una realtà che viene supposta come contingente nella sua essenza. Alla luce delle trasformazioni storiche globali avvenute negli ultimi decenni, che non possono essere semplicemente ignorate, ma devono essere comprese, simili posizioni sono diventate sempre meno plausibili. Perciò mi accingo ad argomentare che per mezzo di una teoria critica del capitalismo si possono meglio illuminare questi processi di trasformazione.

Ciò suggerisce quanto possa essere importante un rinnovato incontro con l'analisi critica del capitalismo svolta da Marx. Allo stesso tempo, tuttavia, gli sviluppi storici del secolo scorso indicano fermamente che qualsiasi tentativo di riappropriarsi della teoria critica di Marx deve differenziarsi fondamentalmente dal "marxismo tradizionale", un termine questo che svilupperò più avanti.

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rec.filosof

Da Marx a Marx? Un bilancio dei marxismi italiani del Novecento

di Carla Maria Fabiani

Riccardo Bellofiore (a cura di), Da Marx a Marx? Un bilancio dei marxismi italiani del Novecento, Manifestolibri, Roma 2007, ISBN 978-88-7285-475-4, euro 28.00

ultimamarxIl volume nasce come raccolta degli atti di un convegno organizzato da Riccardo Bellofiore presso l’Università di Bergamo (Facoltà di Economia) in occasione dell’uscita, sempre per la Manifestolibri, del volume di Cristina Corradi dal titolo Storia dei marxismi in Italia. Allora, è bene innanzitutto riportare le tesi sintetiche che Corradi espone in questa raccolta alle pagine 9-31.

 

1. Rapporto teoria e prassi. I protagonisti italiani di questo intricato rapporto sono innanzitutto Antonio Labriola e poi Antonio Gramsci. Se il primo incentra la sua lettura di Marx sulla nozione di “materialismo storico”, il secondo restituisce una originale lettura delle Tesi su Feuerbach “da cui ha ricavato una filosofia della prassi intesa come produzione di soggettività politica”. Subentrano nel secondo dopoguerra, lo storicismo marxista e lo scientismo dellavolpiano. L’operaismo degli anni ’60 sgancia il marxismo dall’idealismo tedesco, dal socialismo francese e dall’economia politica inglese, proponendo “la tesi politica della potenza antagonistica della classe operaia”. La crisi del marxismo degli anni ’70 si manifesta nell’abbandono del paradigma della critica dell’economia politica, relegando la lettura marxiana del capitalismo all’Ottocento.

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intrasformazione

Alla ricerca della Rivoluzione nella società di massa

di Tommaso Baris

socdimas2Dopo aver dato alle stampe nel 2012 Vita e pensieri di Antonio Gramsci, prima biografia sul leader comunista ad avvalersi delle lettere tra Gramsci e i suoi interlocutori nel periodo carcerario raccolte nel corso degli ultimi anni dalla Fondazione Gramsci di Roma, Giuseppe Vacca torna ancora una volta sul politico sardo, esaminando però questa volta soprattutto la formazione e l’articolazione del suo pensiero politico.

Il suo ultimo saggio, Modernità alternative. Il Novecento di Antonio Gramsci, apparso quest’anno, sempre per la casa editrice Einaudi, è infatti una riflessione sulle categorie di analisi ed intervento politico elaborate dal dirigente comunista, dalla sua ascesa alla guida del Pcd’I sino alla riflessione elaborata all’interno del carcere fascista. Riflessione che il dirigente comunista portò avanti nonostante le condizioni di grandi difficoltà materiali prima, e poi, progressivamente, anche di salute, via via più gravi, in cui si trovò ad operare, essendo sottoposto ad un duro regime carcerario impostogli dal fascismo. Si tratta di un dato da non dimenticare, che complicò non di poco lo stesso lavoro di stesura delle riflessioni e note raccolte nei Quaderni e che si attenuò soltanto nell’ultima fase della sua vita dinanzi ad un evidente peggioramento delle condizioni di salute che portarono di lì a poco Gramsci alla morte.

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Rivoluzione contro il lavoro

La critica del valore ed il superamento del capitalismo

di Anselm Jappe

rivoluzione lavoro6L'idea della rivoluzione sembra essersi dissolta nell'aria, insieme ad ogni critica radicale del capitalismo. Di certo, in generale viene ammesso che ci sarebbero da cambiare molti dettagli nell'ordine del mondo. Ma uscire semplicemente dal capitalismo? E per poi sostituirlo con cosa? Chiunque ponga questa domanda rischia di passare sia per un nostalgico dei totalitarismi del passato, sia per un ingenuo sognatore. Tuttavia, non mancano delle teorie critiche che si propongono di mettere a nudo il carattere distruttivo, e storicamente delimitato, del capitalismo, e tutto ciò fin nelle sue strutture di base. Una simile impresa di critica fondamentale viene portata avanti dal 1987 dalla tendenza internazionale della «critica del valore», e soprattutto dalle riviste tedesche "Krisis" ed "Exit!" e dall'autore principale Robert Kurz (1943-1912). Il loro approccio è stato parallelo, sotto molti aspetti, al lavoro svolto da Moishe Postone, di cui recentemente sono stati pubblicati molti libri in Francia.

Il punto di partenza della critica del valore consiste in una rilettura dell'opera di Marx. Tale rilettura non pretende di ristabilire il "vero" Marx ma - piuttosto che supporre una tensione fra la parte economica e la parte politica della sua opera, o fra una parte giovanile che mira alla rivoluzione immediata ed un "evoluzionismo" tardivo che si rivolge alla scienza, oppure tra un idealismo hegeliano iniziale ed una analisi scientifica successiva dei rapporti di classe - assegna un peso alla distinzione fra un Marx "essoterico" ed un Marx "esoterico". Il Marx "esoterico" può essere trovato in una parte piuttosto ristretta dei suoi lavori della maturità e, nella sua forma più concentrata, nel primo capitolo del primo volume del Capitale: Marx esamina le forme di base del modo di produzione capitalista, vale a dire la merce, il valore, il denaro ed il lavoro astratto.

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materialismostorico

Oltre il Capitale, di István Mészáros

Recensione di Matteo Bifone

Pubblicato su "Materialismo Storico. Rivista di filosofia, storia e scienze umane”, E-ISSN 2531-9582, n° 1/2017, dal titolo "L'egemonia dopo Gramsci: una riconsiderazione" a cura di Fabio Frosini, pp. 435-442. Link all'articolo: http://ojs.uniurb.it/index.php/materialismostorico/article/view/1045/971

Se non diversamente indicato, questi contenuti sono pubblicati sotto licenza Creative Commons Attribuzione 4.0 Internazionale.

570aac4f5cf9fIstván Mészáros: Oltre il capitale. Verso una teoria della transizione, a cura di R. Mapelli, Punto Rosso, Milano 2016, pp. 1000, ISBN 9788883511967 (ed. orig. Beyond Capital: Toward a Theory of Transition, Merlin Press, London 1995).

È stato da poco pubblicata da Punto Rosso un’opera molto importante di István Mészáros, uno dei principali seguaci di Lukács ancora in vita, edita per la prima volta nel 1995.

Fin dall’introduzione l’autore afferma che il mondo è ormai pienamente globalizzato e l’espansione del capitale può dirsi conclusa. Le alternative sembrano dunque essere tutte interne ad esso, che esercita ormai il proprio dominio attraverso una piena subordinazione del lavoro. Essendo l’opzione socialdemocratica destinata al fallimento, visto che riconosce il dominio del capitale ma anche quello delle società post-rivoluzionarie nelle quali i mezzi di produzione non sono stati socializzati e si sono imposte sia una gerarchizzazione del lavoro che un’aspra repressione interna (l’autore non concepisce la categoria di capitalismo di Stato né quella di socialismo di mercato), queste alternative possono però giungere solo da movimenti extra- parlamentari dei lavoratori.

Si capisce allora il triplice significato del titolo: andare oltre il Capitale di Marx, andare oltre il capitale come sistema di dominio (e non come sistema economico), andare oltre l’originario progetto marxiano.

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rifonda

Gramsci e la rivoluzione d'ottobre*

di Guido Liguori

Il saggio di Guido Liguori che pubblichiamo è tratto dall’ultimo numero della rivista Critica Marxista. Chi desideri acquistare la rivista o abbonarsi, può chiedere informazioni alle Edizioni Ediesse (06.44870283, This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.)

Gramsci 647x380 59745 210x210La peculiare formazione di Gramsci gli fece scorgere nelle due rivoluzioni russe del 1917 l’inveramento delle sue concezioni soggettivistiche.

La successiva comprensione della differenza tra “Oriente” e “Occidente” lo portò a una rivoluzione del concetto di rivoluzione, senza fargli rinnegare l’importanza storica dell’Ottobre né la solidarietà di fondo con il primo Stato socialista della storia.

A cento anni dalla Rivoluzione d’Ottobre e a ottant’anni dalla morte di Gramsci non è inutile tornare sulla lettura che nel 1917 l’allora ventiseienne socialista sardo diede dei fatti di Russia e anche su cosa poi rimase di tale interpretazione nel suo bagaglio teorico-politico più maturo. La rivoluzione guidata da Lenin, infatti, costituì per il giovane sardo trapiantato a Torino un punto di svolta politico, teorico ed esistenziale a partire dal quale iniziò la maturazione del suo pensiero e la sua vicenda di comunista. Per comprendere come Gramsci si rapportò alla Rivoluzione d’Ottobre occorre dunque partire in primo luogo dalla consapevolezza che Gramsci fu sempre, dagli anni torinesi alle opere del carcere, non solo un teorico della rivoluzione, ma un rivoluzionario.

È quanto ebbe a sottolineare Palmiro Togliatti, nell’ambito del primo dei convegni decennali dedicati al pensiero di Gramsci, che ebbe luogo a Roma nel gennaio 1958, affermando: «G. fu un teorico della politica, ma soprattutto fu un politico pratico, cioè un combattente [...]. Nella politica è da ricercarsi la unità della vita di A.G.: il punto di partenza e il punto di arrivo»1.

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operaieteoria

La critica di Pareto a Marx: una abborracciatura

di Andrea Vitale

karl marx 620x300Sono passati 150 anni dalla pubblicazione della prima edizione de Il Capitale di Marx, ma ancora quest’opera crea problemi e preoccupazioni ai padroni di tutto il mondo, che in tutti i modi cercano vanamente di dimostrarne l’inutilità e la fallacia. Un ultimo esempio di questo vero e proprio loro chiodo fisso è la recente pubblicazione da parte dell’editore Aragno dello scritto di Vilfredo Pareto sull’opera di Marx, intitolato anch’esso Il Capitale. In realtà si tratta della ristampa dell’Introduzione che il Pareto fece in francese alla raccolta di brani del Libro I de Il Capitale curata dal genero di Marx, Paul Lafargue e pubblicata dall’editore Guillaumin di Parigi nel 1893 [1], opera che fu tradotta per intero e pubblicata un anno dopo in Italia dalla casa editrice Remo Sandron di Palermo [2]. Ma, addirittura prima di questa edizione, questa Introduzione di Pareto fu pubblicata in italiano in sei puntate sulla rivista L’Idea liberale dal titolo Studio critico della teoria marxista, dal giugno al settembre 1893 [3].

 

Contro l’attualità di Marx nella crisi i borghesi rispolverano il vecchio Pareto

La scelta dell’editore Aragno di ripubblicare questo scritto di Pareto[4] è chiaramente dettata da motivi ideologici, visto che è lo stesso Pareto a definirlo “un lavoretto che non ha nessuna importanza economica”[5], ma naturalmente ha destato l’immediato e compiaciuto entusiasmo della stampa.

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centrostudieiniz 

Oltre la crisi del Comunismo

Giovanni Mazzetti

lenin trotskyQuando, sul finire degli anni ottanta, la crisi del movimento comunista divenne palese, il gruppo di studio che poi si sarebbe trasformato nell’Associazione per la Redistribuzione del Lavoro decise di confrontarsi criticamente con quanto stava succedendo. Ne scaturì un testo, poi pubblicato dagli Editori Riuniti nel 1993, col titolo Dalla crisi del comunismo all’agire comunitario.

In quella ricerca si approfondirono le ragioni della crisi, cioè il processo negativo che era sfociato nella dissoluzione di quel movimento. Ma si gettarono anche le basi per avviare una riflessione su quello che avrebbe potuto essere il processo positivo in grado di garantire il superamento della crisi. Una riflessione che ovviamente richiese molti anni di lavoro. Riproponiamo qui, con aggiustamenti marginali, l’introduzione a quel testo, come preambolo alla prossima pubblicazione a puntate, nei prossimi quaderni, di un testo non ancora stampato, intitolato Alla scoperta della libertà che manca. Una bussola per orientarsi nella crisi e dar vita ad una politica alternativa.

Crediamo che quest’ultimo lavoro contenga un coerente svolgimento del progetto che ci eravamo dati nell’ormai lontano 1993, anche se le condizioni affinché esso trovi una rispondenza nella cultura contemporanea – anche in quella critica – sembrano ancora mancare.

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contropiano2

“Lavoro mentale e classe operaia”, di G. Carchedi

Quali insegnamenti trarne

di Andrea Martocchia

IMG 1308 720x300È stato possibile quest’anno annoverare il saggio di Carchedi tra le migliori letture ferragostane. La prima virtù, formale, del testo sono la sintesi precisa ed il linguaggio asciutto utilizzati, tipici della trattazione scientifica. E usando questo attributo un po’ misterioso veniamo subito ai contenuti dello scritto, che ha l’ambizione ed il merito di affrontare da un punto di vista marxista il tema del carattere di classe della conoscenza, e (cioè) della scienza, e l’impegnativo argomento del lavoro “di trasformazione mentale”. Su questo l’Autore va subito al sodo ed anzi, sgomberato presto il campo da alcune concezioni sbagliate e precisati i concetti fondamentali, si inoltra su terreni ulteriori, ancor più avanzati e inesplorati tentando “un’analisi marxista di internet” ed analizzando le caratteristiche del lavoro di chi presta la propria opera in ambito informatico. (1)

 

I conti con l’operaismo

Gettando nuova luce su tematiche finora affrontate male, quantunque sempre troppo poco rispetto al necessario, il saggio di Carchedi bonifica il terreno dagli equivoci e dalle concezioni sbagliate derivanti dalle correnti di pensiero dell’operaismo

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tysm

Uscire dal lavoro?

Intervista con Anselm Jappe

image 608x400Innanzitutto sgomberiamo il campo da un’ambiguità: i pensatori legati alla Critica del valore (Wertkritik) vengono spesso tacciati di “teoricismo”, forse per il testo seminale del gruppo Krisis, il Manifesto contro il lavoro (2002). Una facile obiezione consiste nel dire che, in teoria, si può certo congedare il lavoro, ma la realtà sociale ben presto ci rimette al lavoro. Che cosa rispondi a questo genere di critiche?

Non si può dire che il Manifesto contro il lavoro sia stato “seminale”. In Germania è stato pubblicato nel 1999, una dozzina di anni dopo il primo numero della rivista Krisis. Piuttosto, è stato il primo testo del gruppo a raggiungere un vasto pubblico – e il primo a circolare in Francia. Secondo me, tuttavia, presenta qualche lacuna che riflette certe indecisioni di allora, soprattutto la propensione di una parte del gruppo a considerare la sostituzione del lavoro umano con le tecnologie come la base possibile dell’emancipazione sociale.

Fin dall’inizio, quello che mi ha interessato nella Critica del valore è la volontà di assumere una posizione teorica che cerca di rifondare la critica sociale dalle sue stesse basi, mentre la tendenza più diffusa a sinistra consisteva nel sostenere che la teoria dovesse mantenersi in una posizione ancillare rispetto ai movimenti sociali (che si trattasse del movimento anti-nucleare, del femminismo, del terzo-mondismo, ecc.).

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marx xxi

Sul marxismo occidentale e sulla crisi del comunismo in Italia

di Fosco Giannini*

Dal compagno Fosco Giannini riceviamo la sua recensione dell’ultimo libro di Domenico Losurdo, “ Il marxismo occidentale, come nacque, come morì, come può rinascere”

losInizio questa mia recensione all’ultimo - importantissimo, al fine di un rilancio d’un pensiero e di una prassi comunista, antimperialista, rivoluzionaria in Italia e in Occidente - libro di Domenico Losurdo ( “ Il marxismo occidentale - Come nacque, come morì, come può rinascere”, edizioni Laterza, prima edizione aprile 2017 e già alla seconda edizione) mettendo in campo alcuni ricordi personali.

 

1. Ricordi di un recensore non accademico

Il metodo non è, accademicamente, dei più ortodossi, ma l’eterodossia mi sarà forse perdonata se riuscirò a renderla funzionale a un obiettivo: dimostrare come la degenerazione del “marxismo occidentale”, che ha segnato e segna, purtroppo, di sè una parte considerevole anche del marxismo italiano, sino a divenire egemonica, abbia trovato nel “marxismo orientale” un proprio, primario, nemico; come Domenico Losurdo si sia da decenni collocato  e tuttora si collochi - con grande coraggio intellettuale e rischiando la solitudine filosofica e politica - sul fronte del marxismo orientale (tanto per non seminare equivoci : sul fronte materialista, marxista e leninista) e come questa collocazione lo abbia - consapevolmente - posto perennemente sotto il fuoco di tutta l’ala dominante - quanto liquidatoria della prassi comunista - del “marxismo occidentale” italiano.

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gramsci oggi

Gramsci e l’egemonia. Complessità e trasformazione sociale

Alexander Hobel

02 Lenin has many fellows leaders 1927Qual è, tra gli altri, il fattore forse decisivo della popolarità del pensiero e dell’opera di Gramsci presso un vasto pubblico, che va ben al di là della ristretta cerchia degli studiosi e consente di parlare di una sorta di “ricezione di massa” della sua elaborazione? Qual è insomma “il segreto” della sua “egemonia” - relativa, certo - tra i pensatori politici della contemporaneità?

Certamente l’onda lunga della salvaguardia e valorizzazione del suo contributo teorico, dovuta in primo luogo a Palmiro Togliatti, al Pci, alle sue strutture di ricerca e ai suoi intellettuali, è tuttora alla base di questo successo, costituendo una sorta di rivincita postuma, a 25 anni dalla Bolognina, rispetto alla sciagurata liquidazione di quel grande partito.

Ma il motivo determinante mi pare stia proprio nella natura del pensiero di Gramsci che, più che come teorico della “rivoluzione in Occidente”, può essere definito un teorico della complessità dei processi di transizione, e dei processi di transizione in società complesse, articolate, più o meno avanzate. In questo senso la sua elaborazione costituisce davvero una pagina decisiva nell’evoluzione del marxismo; è tutta interna a quella concezione del mondo e della storia, e ne rappresenta - direi al pari del pensiero di Lenin - uno sviluppo fondamentale nel XX secolo.

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conflitti e strategie 2

Esistono condizioni di possibilità del comunismo?

di Gianfranco La Grassa

fabbrica 21. Com’è mia abitudine, partirò da alcune affermazioni althusseriane (in Sulla Psiconanalisi, Raffaello Cortina editore, 1994, pagg. 81-84) e poi, dopo essere passato per Marx, concluderò rispondendo alla domanda del titolo. Nel testo appena citato, ad un certo punto, criticando il concetto di genesi, A. parla della formazione del modo di produzione capitalistico che, nell’ambito del marxismo tradizionale, è sempre stato considerato un prodotto necessario dell’evoluzione del precedente modo di produzione feudale; il capitalismo nascerebbe proprio per gestazione interna all’evoluzione del feudalesimo. Vediamo i passi di A.

“….il modo capitalistico di produzione non è stato ‘generato’ dal modo feudale di produzione come un figlio. Non c’è filiazione in senso proprio (preciso) tra il modo feudale di produzione e quello capitalistico. Il modo capitalistico di produzione sorge dall’incontro ….. di un certo numero di elementi molto precisi, e dalla combinazione specifica di questi elementi ….. Il modo feudale di produzione genera (come un padre genera suo figlio……) soltanto questi elementi, alcuni dei quali d’altra parte (l’accumulazione del denaro sotto forma di capitale) risalgono al di qua di esso o possono essere prodotti da altri modi di produzione.

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contropiano2

Teoria marxista della conoscenza e lavoro intellettuale

di Italo Nobile

marx eng3C’è una teoria marxista della conoscenza? Ci sono brani di Marx che si possono integrare in una teoria della conoscenza, c’è la concezione materialistica della storia (quella espressa ad esempio nell’Ideologia tedesca) che ha anche aspetti rilevanti per una teoria della conoscenza, ci sono gli scritti engelsiani (l’Anti-Duhring e la Dialettica della Natura) ma una vera e propria questione di teoria della conoscenza la abbiamo con la polemica tra il realismo epistemico (conoscitivo) di Lenin (di ispirazione engelsiana), il marxismo di ispirazione neokantiana di Plechanov e l’empiriomonismo di Bogdanov (variante del cosiddetto empiriocriticismo di Mach e Avenarius). A questa polemica hanno fatto riferimento tutta una serie di scritti sia in Urss che in occidente, ma da essa hanno tratto ispirazione anche pensatori del marxismo più o meno eretico (si pensi ad Alfred Sohn Rethel, ad Adam Schaff e di conseguenza agli studi incentrati sul linguaggio, sulla sua natura sociale e sulle sue implicazioni cognitive di Ferruccio Rossi Landi oppure si pensi alla conoscenza come pratica teorica di Althusser). Nell’elaborare una teoria marxista della conoscenza e del lavoro intellettuale bisogna tenere presente questi dibattiti che ci hanno preceduto.