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indy piemonte

Predicando nel deserto laburista

Da Detroit a Mirafiori: agonia della classe lavoratrice, finalmente!

di Karlo Raveli

Rimettiamo la classe operaia (non la classe lavoratrice!!!) generale al centro delle lotte affinché crolli tutta la politica della “sinistra” del capitale, affetta dal cancro giudeo-cristiano del laburismo, strutturata sulla difesa di un settore (metropolitano) di classe ormai intrappolato nel regime parlamentario, con tutte le ideologie e patologie mercantili e individualiste di un capitalismo sempre più sofisticato e decadente. Una sinistra indispensabile per la sopravvivenza del regime parlamentare del Capitale (ciò che gli idioti chiamano democrazia occidentale).

Il linguaggio è il sistema operativo principale di un modo di sviluppo. Come disse qualcuno anni fa: la lingua è lo strumento che più ci connette nella specie umana, ma è anche ciò che più ci imprigiona. Che chiude intelligenze individuali e collettive nelle carceri semantiche dominanti, nei valori trasmessi con le espressioni linguistiche generate nel modello di sviluppo.
 

L'osserva bene Paolo Cacciari parlando di democrazia, nel N.24 di Carta: “Va riscritto un alfabeto. Dobbiamo tornare ad intenderci sul significato da dare alle parole”. In primo luogo coloro che pretendendo richiamarsi alla critica marxista, fin'ora la più radicale di cui disponiamo per conoscere una civiltà vecchia di 2500 anni, con tutte le sue sequele dall'invenzione della tecnologia denaro in poi.


Si presume oltretutto che le ideologie si trasmettano per mezzo di idee e teorie, mentre in realtà ideologie e teorie non sono nient’altro che applicazioni complesse che sviluppano un sistema operativo ideologico centrale: fondato appunto sul linguaggio, con i suoi contenuti predeterminati. I valori dei termini, delle parole, possono avere, come lo stesso vocabolo VALORE, molti significati, ma il loro contenuto viene determinato di volta in volta nel linguaggio. Ed è anche su questa base che il capitalismo ha potuto finora rigenerarsi, nonostante la critica rivoluzionaria lo abbia colpito a volte molto a fondo, sul materiale (in senso classico; ben materiale é il linguaggio!).   Si veda l'analisi di  Sohn-Rethel!


Classe lavoratrice: ma é una classe in termini marxisti?


Ogni formazione sociale ha utilizzato, reinterpretato e trasformato a suo vantaggio concetti naturali o anteriori, come oggi togliendo potenzialità e sensi critici ed eversivi a termini chiave come democrazia, comunismo, classe operaia, valore, politica, socialismo, libertà... per coloro che potevano impiegarli per destabilizzare le basi etiche e ideologiche della sua riproduzione. Che, come abbiamo visto con il dramma sovietico, può svilupparsi sulle basi materiali generali dominanti anche con rotture parziali, purché non crolli il suo SO.

Lo constatiamo con un esempio così semplice ma terribilmente chiaro – una volta inteso - com'è la potenza racchiusa nella differenza di fondo tra due parole chiave del capitalismo: operaio e lavoratore. Per capirci, immaginiamo per un istante che, anticipando quest'epoca ed evoluzione socio-culturale come fece in tantissime altre cose, Karl Marx avesse chiaramente distinto il termine di arbeiter da quello di angestellte (o in inglese worker da laborer o employee, ouvrier da travailleur in francese, obrero da trabajador, ecc.). Almeno per definire la classe dei soggetti operai/lavoratori, assolutamente centrale nella teoria rivoluzionaria del capitalismo.

In fin dei conti, avrebbe potuto anticipare in modo più esplicito ciò che si riproduce attualmente del suo lavoro teorico, per non permettere che emergano tutte le potenzialità contradditorie tra l'essere operaio (ancora da sfruttare) e l'essere operaio già sfruttato come lavoratore, impiegato da stato, padroni o padrini, insomma affinché non si possano confondere e usare come sinonimi i due termini: operaio e lavoratore.


Classe operaia o dei soli lavoratori?


É difficile sapere se più di 150 anni fa fu possibile sottolineare esplicitamente la necessità della contraddizione tra i due significati (che naturalmente é chiave implicita del discorso di Marx), come azzardò in certo modo Paul Lafargue. Ma quanto diverso sarebbe se si fosse chiarito fin d'allora ciò che racchiude nel fondo la valenza semantica dei due termini (*) quando o sebbene i settori della classe (operaia) impiegati dai padroni, i lavoratori appunto, parevano rappresentare politicamente tutta la classe (operaia) soprattutto all'inizio della grande industrializzazione. Almeno nelle precise condizioni di emergenza aperta e massiccia del fenomeno operaio nei paesi imperialisti, o occidentali e metropolitani, dove pareva logico e naturale interpretare o vedere la classe attraverso la sua espressione più attiva, centrale, protagonista e spesso cosciente: i lavoratori. I lavoratori con coscienza di classe, in certo modo. Coincidenza, potremmo dire, ma sinonimicità assoluta proprio no.

Già nelle prime riunioni l'Associazione internazionale comunista avrebbe dovuto individuare il virus del laburismo intrinseco in quei rappresentanti britannici e francesi della classe che sedevano nel Consiglio dichiarandosi comunisti, ma che in realtà già rappresentavano una debolezza di valore comunista, che ha poi offerto le basi per nuovi sviluppi del sistema basato sul lavoro salariato, di stato o capitalista privato. Il laburismo socialista, l'ideologia del lavoro (di sinistra...).

Bazzecole? Ipotesi avventate? Assolutamente no, come vedremo.

O forse oggi, visto l'estremo e complesso sviluppo della composizione della classe internazionale (lavoratori cooperativisti, capitalizzati, professionali, fordisti, autonomi, fissi, intermittenti, precari, borsisti, in formazione (scuole), disoccupati, riproduttori, mingong e tutti i tipi di migranti, e tutta la gamma infinita di figure e forme operaie attuali), noi marxisti non abbiamo dei termini, delle parole per distinguere CHIARAMENTE la condizione operaia generale da quella altrettanto generale ma subordinata di lavoratore impiegato?

Sarebbe bastato questo “piccolo” miglioramento dell'algoritmo comunista, per evitare buona parte dei virus e derive laburiste che lo hanno trasformato in una nuova ideologia del lavoro capital-socialista, non molto dissimile dall'originaria ideologia cristiana della condanna al lavoro. Cioè il comunismo post-bolscevico come ideologia del socialismo, quello degli eroi stakanovisti di falci e martelli, con tutti i miti delle fabbriche rosse e di cosiddetti partiti operai (i PC) che celebrano o costruiscono repubbliche fondate sul lavoro salariato capitalista o socialista. Orribile, anche se passaggio necessario per arrivare a quest'ultima rivelazione marchionne-sindacati, a quanto sembra...


Che altro termine per definire la classe marxista?


Se oggi stesso, contro l'offensiva capitalista che chiamano crisi, sapessimo utilizzare a fondo queste qualità semantiche di operaio e lavoratore, forse cambierebbero non pochi fattori nell'intendere la lotta di classe che si sta svolgendo a scala mondiale. Fin'ora guidata a bacchetta dal capitale dell'economia della conoscenza. Almeno trovassimo altri vocaboli per definire le ben diverse specificità delle due condizioni: la operaia, cioè quella generale della classe espropriata dei mezzi di produzione e che pertanto deve vendere forza lavoro, oggi globalmente collegata sotto  l'assolutismo proprietario multinazionale, e il suo settore impiegato, lavoratore, produttore e sfruttato direttamente soprattutto nelle metropoli, in particolare attraverso vecchie e superate organizzazioni sindacali. Superate per la lotta di classe, quanto necessarie al sistema, come stiamo vedendo molto drammaticamente alla Fiat. O peggio ancora in Germania, sul cui terribile laburismo nazionale ci nascondono tutto.

Un settore della classe che solo apparentemente é vittima diretta principale del dispotismo di pirati capitalisti tipo Marchionne. Tutte le masse operaie, tutte le estensioni nazionali della classe mondiale, dall'Africa alla Cina, sono colpite dall'offensiva. Il settore lavoratore (che non é la classe), cioè i lavoratori impiegati, come sempre, subiscono l'attacco in trincee di prima linea, come carne da cannone sotto controllo e ricatto immediato a cui si può applicare il comando diretto, ma é tutta la classe la vittima strategica, come sempre.

Se Marx ci avesse messi in guardia esplicitamente, proprio a partire da questo codice semantico, come fece a suo modo Lafargue, avrebbe fornito strumenti ancor più validi per afferrare la complessità e contraddittorietà del fenomeno classe odierno. Ben oltre l'uso di concetti imprecisi come esercito di riserva, lavoratori disoccupati, disoccupazione, ecc. che non chiariscono l'esatta collocazione di classe; al contrario, che risultano alla lunga fuorvianti soprattutto rispetto all'uso sempre più sofisticato del ricatto del lavoro. Peggio ancora quando si ragiona in termini di classe lavoratrice.  Visto che prima o poi, come vediamo ora, potevano apparire nuove condizioni di sviluppo dove questo protagonismo assoluto del settore stabilmente impiegato dai padroni, e quindi organizzabile sindacalmente, avrebbe potuto oscurare ancor più una visione operaia generale della lotta (mondiale!). Cioè, proprio come succede alla Fiat per fare un esempio di peso, dove ogni giorno si chiariscono meglio le nuove coordinate della battaglia.

Perché é lo stesso liberismo che con l'uso sempre più massiccio e sofisticato della precarizzazione, ha riaperto possibilità di ricollegamenti e ricomposizioni POLITICHE della classe, se solo rimettessimo a fuoco la questione della composizione di classe OPERAIA.


La sequenza storica dalle enclosures.


É proprio la sinonimicità lavoratore-operaio che ha permesso scavalcare o eludere, e persino dimenticare in un certo senso, la condizione e premessa operaia originale, tutto ciò che precede l'atto dell'entrare a far parte della categoria reale, da un punto di vista semantico e logico, dei lavoratori salariati, cioè di coloro che lavorano e producono sotto sfruttamento. Oggi é un errore madornale, gravissimo per un materialista, l'espandere politicamente (ma prima di tutto teoricamente) la condizione di operaio sotto sfruttamento, lavoratore del capitalismo, produttore di merce, ricchezza e plusvalore in cambio di salario, come definitoria di tutta la classe, che si trasmuta allora in classe lavoratrice. Sussumendo nel lavoratore la condizione operaia, potremmo dire. Che è la base politica del laburismo. Politica, ideologica, teorica antimarxista, dal punto di vista etico dell'approccio di Marx al sistema della proprietà e dello sfruttamento.

Certo c'é chi sfugge questa battaglia semantica cercando altre vie d'uscita.

Già lo hanno fatto molti operaisti che, pur proclamando il rifiuto del lavoro (salariato), non hanno saputo differenziare i due concetti e quindi sviscerare fino in fono le contraddizioni che contiene la nozione laburista di classe. Per questo diventa necessaria la soluzione moltitudinaria. Questa é la lacuna che spiega la curiosa (geniale?) contraddizione negriana dell'operaio sociale, che poi si trasmuta o pretende risolversi nel concetto di moltitudine. Appunto, invece di operaisti dovremmo chiamare neo-laburisti questi nostri compagni. Così laburisti come le socialdemocrazie e socialismi che, per non assumere o riconoscere la contraddizione operaio-lavoratore, hanno fatto dell'ideologia del lavoro l'assoluto sociale da cui partire per integrare la lotta di classe. Per neo-repubbliche del lavoro salariato.


Laburismo come anticomunismo

In questo modo possiamo continuare ad usare lavoratore come sinonimo di operaio e viceversa, rinunciando a incidere sulla contraddizione operaia fondamentale. Sulla ricomposizione politica globale della classe operaia. Che oggi è in aperta contraddizione mondiale ed ha quindi raggiunto la quota critica generale per un passaggio al comunismo come lo stesso Marx ha ipotizzato. Come del resto pone sempre più in evidenza la figura precaria moderna del lavoratore: un ponte-tranello tra classe e settore impiegato.


Vogliamo quindi rinunciare a sviluppare linee organiche convergenti di lotta operaia e dei lavoratori, che siano realmente anticapitaliste in rapporto dialettico e strategico generale, planetario? Senza superare l'algoritmo fondamentale del sistema, senza il quale è impossibile lo sfruttamento del lavoro salariato: l'esistenza della condizione operaia; l'esistenza della classe già di per se antagonica alla classe capitalista in formazione, da un punto di vista materialista storico, e pure per definizione dialettica delle condizioni di nascita e sviluppo del modo di produzione attuale? Non é questa la traduzione logica dell'enclosure, prima ancora del processo di sfruttamento fabbrile, sottolineando definitivamente il problema della proprietà?


Le estensioni nazionali della classe

Diciamo classe operaia mondiale perché, sotto le vesti di varie migliaia di estensioni nazionali (o come diranno altri: indigene, etniche, linguistiche, originarie), si presenta ormai come un complesso globale interelazionato che si scompone e ricompone su processi bioregionali sempre più emergenti. Cioè non solo tra Mirafiori, Detroit e Kragujevac nel suo settore lavoratore, ma unendo sempre più strettamente i destini delle masse africane che si spingono verso Europa, con quello degli operai-studenti che escono dal complesso Bologna, dei precari messicani dell'Arizona con i reggimenti tedeschi dell'IGMetall, le masse indiane scacciate dalle campagne e dinamizzate dai naxtaliti con i migranti interni della repubblica cinese che lavorano per Apple in fabbriche con capitale Taiwan. Recuperando allo stesso tempo sempre più potenziali bioregionali originari.

Ormai, tutti coloro che svolgono lavoro politico di classe, dai Cobas o Fiom a qualsiasi movimento precario brasiliano radicale, se non fanno i conti con la realtà operaia mondiale saranno sempre più rapidamente risucchiati per spianare la strada a nuove ristrutturazioni del sistema laburista del capitale, dove le sinistre, i vecchi sindacati, e soprattutto le cosiddette e variatissime teorie falsificatrici del lavoro di Marx non fanno altro che informare il sistema affinché migliori il tiro antioperaio, il potere e proprietà della minoranza criminale transnazionale con cui lavora Marchionne.

Seppellire le sinistre dei regimi parlamentari degli stati-nazione sotto la lotta di classe mondiale.


Se rimettiamo la classe generale al centro delle lotte, cade tutta la politica della “sinistra” del capitale, affetta dal cancro giudeo-cristiano del laburismo, strutturata sulla difesa di un settore (metropolitano) di classe ormai intrappolato nel regime parlamentare, con tutte le ideologie e patologie mercantili e individualiste di un capitalismo sempre più sofisticato e decadente. Una  sinistra indispensabile per la sopravvivenza del regime parlamentare del Capitale (ciò che gli idioti chiamano democrazia occidentale).

Si tratta in definitiva di riscoprire il senso materiale, non solo ideologico, dell'internazionalismo proletario in rapporto sempre più stretto tra tutte le espressioni della classe, cioè di tutti i movimenti sociali che ne rappresentano le sfaccettature più variate. E, ripetiamo, reintegrando le lotte democratiche di tutte le estensioni nazionali della classe, visto che sono migliaia i popoli senza autonomia reale (indipendenza e stato, nelle attuali condizioni) che stanno attivando (e lo faranno sempre più) le proprie determinazioni originali, le loro singolari caratteristiche bioregionali, dove lingue e culture formano la maggior ricchezza di tutta la specie umana. Una questione che, naturalmente, il razionalismo laburista occidentale non riesce quasi mai a vedere come fattore biodemocratico centrale per realizzare il processo di liberazione da tutte le forme di schiavitù di una civiltà sempre più abbrutita. Cominciando dalle prigioni del diritto laburista degli stati-nazione imperiali.

 _________  __________


nota (*)

Mi riferisco al fatto che nell'epoca di Marx poteva sembrare non necessario sviscerare con la critica una apparente (o sopportata) sinonimicità e quindi confusione tra operaio e lavoratore, sebbene sia chiaro quale sia il concetto originale di classe operaia marxista: non la formano tutti coloro che lavorano in condizioni di sfruttamento e alienazione, ma tutti coloro che, per alienazione ed espropiazione sistemica dei mezzi di produzione, della cultura, ecc. sono costretti a noleggiarsi al capitale, non avendo altre opportunità immediate di ricavare i propri mezzi di sussistenza. Ma un lavoro salariato non tutti lo possono ottenere. La classe al completo, potremmo dire, non finisce lavorando nella forma salariale, ma vive in altre condizioni: disoccupati, impegnati dalla famiglia, o tornando alla condizione di contadino, di raccoglitore (pescatore, espropiatore bancario, ecc.), o con figure individuali autonome (artisti, artigiani, ecc.).

Almeno che, sommersi negli spazi dell' elasticità semantica secondaria, usiamo operaio come sottospecie di lavoratore: colui che lavora nella costruzione, cioè il lavoratore edile, ecc. Ma allora, se ciò fosse possibile da un punto di vista rigoroso del linguaggio, ci si dovrebbe chiedere ancor più perché il marxismo denomina la classe antagonista alla borghesia con un termine così riduttivo...

In effetti la contraddizione esiste ma è nascosta dall'ideologia e dalla cultura dominante, a cui non interessa rispecchiare le contraddizioni fondamentali, ma al contrario rimuoverle, schivarle, manipolarle, favorendo quindi confusione, mescolanza e grezza assimilazione del concetto di lavoratore sfruttato con quello di persona da sfruttare. Soprattutto se in questa piccola (!) differenza di concetto, si nasconde la chiave di tutto il sistema. Che ha bisogno di sciegliere per sfruttare il lavoro salariato, però che per questo deve generare le condizioni affinché esista un potenziale umano disposto a farsi sfruttare. Cioè ha bisogno del lavoratore, ma è possibile ottenerlo, contrastarlo, minacciarlo e ricattarlo se può rinviarlo alla sua condizione di partenza, di essenza sociale: la condizione operaia  di senza lavoro e proprietà (e cultura...).

Che è poi la condizione che genera strutturalmente tutto il sistema, che sviluppa con tutte le sue istituzioni, cominciando dal diritto ereditario, tanto per citare un elemento fondamentale, visto che priva la comunità, tutta la società, delle ricchezze create o sviluppate socialmente, riproducendo il valore e l'esclusività borghese della proprietà. Che è condizione di partenza  per l'assoluta maggioranza sociale; per questo la scuola è la macchina principale di strutturazione della classe operaia.

(Ciò che non hanno capito molti marxisti e rivoluzionari, quando escludono dalla classe gli studenti e gli allievi, insomma gli apprendisti della classe!!! In un certo senso ancor più alienati e sfruttati degli operai lavoratori garantiti, stabili, integrati e riconosciuti come tali!!!).

Per un precedente sviluppo di questo discorso, rimando p. es. a:   http://www.kaosenlared.net/noticia/trabajadores-no-representan-toda-clase-obrera  , soprattutto alle contraddizioni emerse nel dibattito che fece seguito tra baschi, cubani, castigliani, catalani e altri compagni.

 
Related Link: http://www.kaosenlared.net/noticia/trabajadores-no-repr...brera

Comments

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K.R.
Thursday, 18 February 2021 17:47
Invece di laburista, ora, 2021, diremmo meglio: LAVORISTA...
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