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linterferenza

Lettera ad Eurostop

Ugo Boghetta, Carlo Formenti, Mimmo Porcaro

Il seguente documento, redatto da Ugo Boghetta, Carlo Formenti e Mimmo Porcaro, è stato già diffuso e pubblicato anche su Facebook. Scegliamo di pubblicarlo anche noi perchè ci sembra un contributo interessante (e in larga parte condivisibile) al dibattito post elettorale in corso

Pubblico qui di seguito la lettera firmata da me, Mimmo Porcaro e Ugo Boghetta che è stata letta al Coordinamento Nazionale di Eurostop del 10 marzo. Qui inoltre il link al documento approvato dallo stesso Coordinamento [c.f.].

 

Cari compagni

Gli estensori di questo documento si sono dichiarati contrari o si sono astenuti quando l’assemblea nazionale di Eurostop è stata chiamata ad approvare la partecipazione alla lista Potere al Popolo. Fra l’altro abbiamo sostenuto:

1. che essendo lo spazio della protesta contro l’establishment saldamente presidiato dal M5S (e l’esito elettorale ha dimostrato che tale egemonia è più ampia del previsto), il risultato elettorale di una piccola forza in fase di costruzione era condannato apriori all’insignificanza. La realtà è stata peggiore del previsto: siamo di fronte al peggior risultato della storia delle sinistre radicali italiane, con la metà dei già miseri voti (2,25%) raccolti da Rivoluzione civile.

A questa obiezione si è risposto che non importava quanti voti si sarebbero presi bensì l’opportunità di allargare la nostra rete di contatti. Si tratta di una visione autoreferenziale che considera più importante l’arruolamento di qualche decina (o centinaia) di militanti rispetto all’allargamento del consenso di massa e, soprattutto, non tiene conto dell’effetto di demoralizzazione della sconfitta sui soggetti mobilitati in questa operazione.

2. che il profilo politico culturale dei nostri alleati in questa avventura era tale da neutralizzare qualsiasi percezione di novità da parte dell’elettorato, il quale ha infatti percepito l’aura di dejà vu, comportandosi di conseguenza. In particolare, si era criticato il compromesso sul nostri obiettivi strategici – sintetizzati nelle parole d’ordine no euro, no Unione Europea – sostituiti dalla formula vaga, generica, e incomprensibile per il cittadino comune, del no all’Europa dei Trattati. Purtroppo si è visto che il compromesso comportava anche la rinuncia a impostare una campagna elettorale basata su due o tre parole chiave semplici, chiare e di impatto, scegliendo invece di stilare il consueto programma elettorale in forma di “lista della spesa” per addetti ai lavori.Una lista della spesa che paga tributo alle vecchie categorie feticcio: un internazionalismo astratto (che finisce fatalmente per appiattirsi sul cosmopolitismo globalista), le consuete litanie politicamente corrette che ci accomunano alla “sinistra” di regime (e sono uno dei motivi di fondo per cui l’elettorato l’ha abbandonata) e quel movimentismo orizzontalista e antistatalista che, negli ultimi decenni, ha costantemente accompagnato le sinistre radicali, condannandole al minoritarismo.

Ci chiediamo se le nostre obiezioni, critiche e perplessità non siano state prese in considerazione perché nemmeno la maggioranza di noi si è del tutto liberata dai vincoli di una tradizione morta e sepolta. Vincoli che impediscono:

1) di mettere all’ordine del giorno, senza se e senza ma, l’obiettivo della riconquista della sovranità nazionale come condizione indispensabile della sovranità popolare e della conquista di rapporti di forza più favorevoli alle classi subordinate;

2) di rompere con la cultura antistatalista e movimentista delle sinistre radicali;

3) di prendere atto che dalle masse popolari sale una domanda di protezione sia dagli effetti economici della globalizzazione sia dal degrado sociale delle periferie dove convivono lavoratori autoctoni poveri e immigrati;

4) di rispondere a questa domanda di protezione, contendendo l’egemonia ai populismi di destra che oggi la rappresentano, non solo sul terreno del buonismo politicamente corretto ma indicando anche concrete soluzioni politiche alternative.

Infine anticipiamo la nostra contrarietà all’ipotesi di convertire questa fallimentare esperienza elettorale in primo passo del progetto costituente di un nuovo soggetto politico, che non sarebbe affatto nuovo e rallenterebbe la costruzione di una sinistra nazional popolare realmente capace di opporsi alle politiche del capitalismo globale. Una tale scelta, oltre a rendere impraticabile qualunque eventuale ipotesi di una lista seriamente antiunionista per le elezioni europee, segnerebbe di fatto la fine del progetto di Eurostop, condannando quella che era una promettente aggregazione politica a divenire una minoranza ininfluente nel microcosmo di una sinistra radicale a parole e moderata di fatto”.

Comments

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savino
Friday, 16 March 2018 16:49
In pratica siete per rimettere indietro l'orologio della storia, per rimettere il dentifricio nel tubetto..
Riprendersi la sovranità?? Ossia dovremmo agevolare la rinascita di una borghesia nazionale, di una classe dirigente da certificata dallo jus sanguinis?
Riattivare l'autarchia (per difendere "le masse popolari") e se il caso attivare anche l'impero (per garantirci le risorse a basso prezzo) per garantire il tenore di vita del passato??
Siete i talebani del keynesismo?
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