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Le tre vite del sionismo (e i suoi supporter italici)

di Paolo De Prai*

Non mi ha stupito che i partiti della pseudo “sinistra” abbiano indetto una manifestazione pro Palestina il 7 giugno, perché erano molti giorni che mass-media e parlamentari, quasi improvvisamente, sono caduti dall’albero del pero e hanno scoperto il massacro a Gaza (e in Cis-Giordania? Silenzio tombale!).

Quella del 7 giugno sarà la manifestazione degli ipocriti, ma su loro torno dopo.

La corsa affannosa che sto assistendo ora è nell’accusare Netanyahu e Likud di quanto avviene e di come il loro Stato sia altra cosa, anzi si riscoprono origini nobili e democratiche nello ‘Stato sionista’.

E’ perciò il caso di rimettere nella loro giusta luce le origini e cosa veramente erano.

Il primo sionismo è quello di Theodoro Herzl, promotore del ritorno degli ebrei in Palestina Mandataria, con l’idea di “una terra senza popolo per un popolo senza terra”, peccato che la Palestina era ed è abitata dai discendenti degli antichi ebrei, nel tempo diventati cristiani o mussulmani o rimasti samaritani insieme anche ad ebrei palestinesi.

Già questa idea (“una terra senza popolo“) rivela la natura razzista del sionismo ed è chiara inquadrandola con i fatti di quel tempo.

L’idea di Herzl e dei sionisti, in un tempo di pogrom e persecuzioni varie (il caso Dreyfus, ecc), era di ritagliarsi un pezzo di impero turco con la complicità occidentale, inglese in particolare (l’Italia se ne ritagliò un pezzo in Libia).

In questo il sionismo non era per nulla dissimile dagli altri colonialismi occidentali, vedi le due Americhe (e il genocidio dei nativi in USA), il Sudafrica dei boeri, l’Australia, la Nuova Zelanda, l’Algeria, senza scordare il colonialismo italiano in Abissinia, Somalia e specialmente in Libia.

I sionisti ci misero in più un minimo di ideologia, con l’idea di colonizzare attraverso i kibbuz (d’altronde le città e i villaggi erano abitati dai palestinesi), e questo anche oggi viene sbandierato come un fattore positivo, descritti come dei cripto socialisti di cui dovremmo avere orgoglio.

Il secondo sionismo si palesò ai primi anni ’30 del XX secolo, i suoi promotori rifiutavano un’impostazione “socialisticheggiante” esprimendo un evidente razzismo ed estremismo, fondando L’IRGUN, da cui derivò anche la “banda Stern”.

La loro caratteristica era il terrorismo per raggiungere gli obiettivi con tutti i mezzi, anche violenti; d’altronde erano sorti in un’era di fascismi e nazismi, con cui, è il caso rimarcare, ebbero “affiancamenti” anche durante la seconda guerra mondiale.

Finita la guerra i sionisti attuarono la conquista violenta della Palestina Mandataria, complice un appena costituito ONU e composto quasi interamente da Stati occidentali, con gli Stati arabi circostanti in fase di decolonizzazione. I sionisti della “prima maniera” presero la guida dello Stato, mentre i sionisti “terroristi” si impegnarono per dare una ideologia (vedi il processo Eichmann) e occupare i gangli dello Stato.

Venne costruita una nazione artificiale sia per la popolazione, composta per lo più di immigrati dell’Est Europa, che di origine semita avevano ben poco, e che parlava yddish (lingua fortemente ostacolata dai dirigenti sionisti, che avevano uguale origine), imponendo una lingua, l’ebraico che era lingua liturgica già ai tempi di Gesù.

In seguito giunsero in questo Stato artificiale israeliti espulsi dagli Stati arabi dove avevano vissuto da secoli senza problemi, al contrario di quanto avvenuto in Europa.

Con la “guerra dei sei giorni” e l’occupazione di Cis-Giordania e Gaza sorse il terzo sionismo, quello dei coloni messianici.

I nuovi territori palestinesi conquistati erano proprio le aree rivendicate ideologicamente dai sionisti, ma al contrario del 1948 quando avevano fatto la pulizia etnica con attentati e stragi, la popolazione era rimasta nei loro villaggi e a Gerusalemme: ai sionisti serviva un diverso approccio.

Il diverso approccio arrivò con il sionismo yankee e il suo ideologo fu il rabbino Meir Kahane, che nel 1971 emigrò nello Stato sionista, costituì un partito razzista – Kach – propositore dell’espulsione dei palestinesi e degli arabi ebrei, favorendo la formazione del movimento “messianico” dei coloni nei territori occupati.

Essendo statunitense, Kahane aveva per modello la colonizzazione inglese del New England, fatta di violenza, appropriazione delle terre dei nativi e relativa loro espulsione, che è il modello attualmente dominante nello Stato sionista, sostenuto da Likud e partiti religiosi sionisti.

Questo breve riassunto di cosa è lo ‘Stato sionista’ è per ribadire cosa è quello Stato, che è razzista e intollerante, dove un quarto della popolazione palestinese è con diritti parziali e ora minacciata di espulsione per legge.

La pretesa “sinistri per Israele” (la “i” non è un refuso) è di partecipare alla manifestazione del 7 giugno con le bandiere dello Stato sionista, ma questa bandiera è il simbolo del razzismo di Stato; non è solo un abuso è un insulto alle molte decine di migliaia di assassinati palestinesi, e allo stesso tempo afferma che quello Stato razzista è un democrazia da difendere, ma questa è una ulteriore bugia: lo Stato sionista è esattamente come lo Stato razzista boero del Sudafrica.

Chi il 7 giugno accetterà di manifestare con le bandiere sioniste sarà segnato per sempre di infamia.

* collettivo Palestina Roma-Trullo

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