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sollevazione2

Io non sto su Facebook, ma non dite cazzate

di Piemme

Le anime belle liberali piangono lacrime di coccodrillo per lo scandalo che sta travolgendo Facebook e il suo padrone Mark Zuckerberg a causa del furto di dati operato dalla Cambridge Analytica.

Scoprono, pensate un po', che con le nuove tecnologie sarebbe in gioco "il bene assoluto della libertà individuale". Uno di questi rispettabili liberali scopre che come cittadini

«Siamo nudi dinanzi al mondo, in un angolo del quale c'è qualcuno che in realtà sa tutto di noi. E il paradosso è che forniamo noi stessi, più o meno volontariamente, le informazioni essenziali, anche personalissime, che opportunamente assemblate ci stanno trasformando da utenti o fruitori di un servizio in merce: dati raffinati da mettere in vendita». [Alessandro Campi, il messagero del 22 marzo]

Saremo pedanti ma vorremmo ricordare al nostro compunto liberale che scopre l'acqua calda, e che gli uomini sono merce da un bel pezzo, almeno da quando esiste il capitalismo. Lo sono anzitutto i lavoratori salariati che sul mercato sono appunto la merce più preziosa in quanto producendo valore nel processo di produzione aggiungono valore al capitale. La mercificazione degli uomini come cose, fenomeno che Marx chiamava reificazione. E con la mercificazione la libertà può solo essere formale e non sostanziale, privilegio dei dominanti.

Per cui Facebook non ha fatto altro che portare questo processo di mercificazione e reificazione fuori dal processo produttivo, trasferendolo nella sfera delle relazioni sociali, che oggi, come sappiamo, vivono anzitutto nel mondo della virtualità. Spingendo quindi al massimo grado l'alienazione di Sé.

Il liberale esprime dunque la sua angoscia perché è

«innaturale che un'oligarchia non sottoposta ad alcun controllo possieda e gestisca, secondo criteri di puro tornaconto commerciale e sulla base di procedure che rappresentano un segreto inaccessibile a qualunque autorità pubblica, miliardi di dati personali accumulati all'insaputa dei diretti interessati. Ancora più grave è che costoro non siano in grado di tenere riservati questi dati, o che siano rubati...».

En passant: il Nostro piagnucola ma si guarda bene dal trarne la conclusione, che è una sola come scrisse Sandokan su questo blog, che certi mostri internettari andrebbero espropriati e posti sotto controllo pubblico.

Innaturale?!? E' forse "naturale" che il sistema mediatico, televisivo, della carta stampata e anche del web, sia controllato da gruppi non meno oligarchici (liberali)? E non è forse vero che questi gruppi oligarchici agiscono, anche loro, per tornaconto commerciale, ovvero agiscano in nome del profitto quasi sempre a spese della verità?

Il liberale spara quindi l'ultima cazzata. Lo scandalo facebook sarebbe

«Utilizzando i profili psico-sociali degli utenti... si sarebbero indirizzati a milioni di elettori messaggi personalizzati, costruiti ad arte per orientarne il voto finale in una precisa direzione. Una truffa a danno della democrazia, una manipolazione, un'alterazione delle volontà popolare».

Oddio! Il Nostro precipita dal pero. E che c'era bisogno che nascesse Facebook per scoprire che il mondo dell'informazione, monopolio delle élite capitalistiche, private e pubbliche, lavora ogni giorno a pieno regime per "manipolare" l'opinione pubblica e quindi "orientare il voto finale" del cittadini?

Sorge dunque il sospetto che la ragione di tanto disappunto per questa vicenda non sia la vicenda in quanto tale, ma per il fatto che in questa occasione la manipolazione abbia favorito, non le élite liberali, ma quelle populiste (Brexit,Trump). Noterete che infatti viene fatta circolare ad arte l'indiscrezione che qualche diavolo (Steve Bannon, Putin...) abbiano interferito sulle elezioni italiane per far vincere M5S e Lega.

Qui il Nostro ha uno slancio di ragionevolezza, dal momento che dice ai suoi sodali che le ragioni della loro sconfitta sono profonde e non si possono spiegare coi complotti e le cospirazioni.

Per concludere. E' singolare che oggi le élite ricorrano, per giustificare la loro débâcle, alla teoria del complotto, cosa per cui han sempre deriso i complottisti. Hanno preso dei tali ceffoni, la loro egemonia è talmente traballante, che gli gira la testa e non sanno a che santo votarsi. E' infine sintomatico: le teorie complottiste sono sempre tipiche di minoranze marginali, che tentano di giustificare la loro debolezza con spiegazioni diaboliche e non razionali.

Si può addirittura azzardare una legge: il complottismo riconcilia gli sconfitti con il loro senso di impotenza davanti ai potenti processi sociali

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