Sui meccanismi di occultamento delle responsabilità del Neoliberalismo
di Pier Paolo Caserta
Uno degli aspetti e tra le capacità più notevoli dell’ideologia neoliberale è non solo l’essere stata completamente interiorizzata dai subalterni, costituendo così un elemento attivo di modellizzazione dell’immaginario (con conseguente impossibilità di pensare una reale alternativa di sistema), ma anche di deviare continuamente le responsabilità dei danni prodotti dal Modello verso aspetti periferici, fuorvianti se non del tutto erronei, a salvaguardia del Modello stesso. La Scuola e la Sanità pubbliche, ossia due settori vitali per la tenuta della Democrazia, e che proprio perciò sono stati oggetto di un attacco profondo e pluridecennale, forniscono ottimi esempi del funzionamento del meccanismo.
Sul piano della Sanità, si prenda pure il caso paradigmatico dell’emergenza pandemica, quando l’enfasi sui comportamenti individuali, virtuosi o viziosi, servì a deviare l’attenzione dalle responsabilità maggiori alla base dell’impatto della pandemia, imputabili allo smantellamento della sanità pubblica e allo straripare degli interessi privati. Per esempio, se non mantieni posti di terapia intensiva in esubero quando “non servono”, poi non te li ritroverai quando servono di più. Questo basterebbe a mostrare come la spesa pubblica debba farsi carico di costi che il privato non ha interesse a sostenere, a tutela dei diritti, dell’accessibilità ai servizi di base, e della salute pubblica. Per le stesse ragioni, tutte le campagne populiste e antipolitiche contro gli “sprechi” nel settore pubblico sono sempre state organiche all’ideologia neoliberale, perché contribuiscono a preparare la giustificazione per il trasferimento di risorse dal pubblico al privato.
Anche nell’ambito della scuola il meccanismo di deviazione dalle precise responsabilità del Modello, e degli interessi che esso traduce, è continuamente operante e si esplica in una quantità di modi. Tuttavia, per darsene conto con immediatezza è sufficiente prendere una qualsiasi “notizia” sulla scuola (pescando a caso tra i fiumi di notizie-che-non-sono-tali) e osservare la ressa dei commenti che addossano le responsabilità di ogni male, vero o presunto, per esempio, agli insegnanti poco empatici, impreparati, poco motivati ecc., rei di sortire effetti negativi sugli alunni. Secondo i canoni dell’ideologia mercantile (potenziata dal nuovo ordine digitale), che trasforma in individuali e piscologizza le tensioni e le relazioni sociali asservite allo sola logica della prestazione, si fa addebito esclusivamente alle qualità personali, psicologiche ed emotive – o alla loro presunta carenza – per occultare completamente la radice sistemica e politica delle questioni.
Cosa hanno in comune tutte queste reazioni emotive, costantemente incoraggiate dal mainstream? Il fatto di essere meccanismi estesi e sistematici di deviazione. Esiste una comune matrice del disastro che caratterizza la fase conclusiva dell’attuale ciclo storico, rintracciabile nella distruzione del Pubblico (e nella connessa dis-intermediazione della Politica) a vantaggio degli interessi privati e oligarchici. Per continuare a giustificare questo Modello, cioè essenzialmente quello neoliberale, nonostante il suo conclamato fallimento, cosa si fa, dunque? Tra le altre cose, si distribuiscono responsabilità individuali. È un espediente sia semplice che efficace a protezione del sistema. Efficace perché, per altro, si trovano sempre fertili sponde negli stessi subalterni (nelle classi popolari, nel ceto medio impoverito ecc.) che hanno subito e subiscono gli effetti deleteri delle misure liberiste. Queste ricette si traducono in precarietà diffusa, povertà, compressione dei salari e del potere d’acquisto. Eppure, la grande vittoria dell’ideologia neoliberale e politicamente corretta consiste esattamente in questo: i subalterni, impoveriti e fiaccati, pensano all’interno del campo di opzioni predisposte dal Modello che li ha impoveriti e fiaccati. Questo accade perché il modello neoliberale, con i suoi cardini dell’individualismo competitivo e del Mercato, ha profondamente permeato all’incirca le ultime due generazioni (quelle nate e cresciute entro l’attuale ciclo storico neoliberale, avviato negli anni Ottanta e preannunciato nel decennio precedente dai colpi di Stato in Cile e in Argentina), arando il terreno per risolvere i problemi nel piano delle responsabilità individuali, come correlato del merito. Infatti se il metro è il “merito”, il correlato come merito mancato, per così dire, è la colpa.
Il Modello, e cioè l’Ideologia, dunque, sparisce, non esistono più pecche imputabili al Modello quando sia il merito che la colpa sono stati inscritti nel campo dei comportamenti individuali, intesi come condizione sufficiente per la spiegazione del funzionamento di un sistema che si considera implicitamente, ma sostanzialmente, non bisognoso di alcuna reale modifica. “Riuscire” o “fallire” non dipendono più da altro. Questi meccanismi sono costantemente operanti a protezione del Modello, del sistema e della sua tenuta, mentre la discussione politica e pubblica si concentra soltanto, per bene che vada, sulla correzione di aspetti singoli o marginali. Inabissati nel particolare e nell’evenemenziale (con il decisivo effetto di rafforzamento prodotto dagli strumenti messi a disposizione dal capitalismo digitale), non si deve più riemergere al livello della lettura di sistema. Questa disposizione viene continuamente scoraggiata, parcellizzando ogni questione, perché soltanto innalzando lo sguardo al livello complessivo esisterebbe ancora la possibilità di riattivare processi conflittualistici, che potenzialmente comportano la reale messa in discussione del Modello.
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