Provaci ancora, Stalin!
di Leo Essen
Quando, nel Novecento, diventa chiaro che l’uomo, oltre a essere stato assemblato a casaccio nella natura, pensa anch’egli a casaccio – dunque non secondo un piano, ma davvero sparando a caso – e che, di tutti i brillanti teoremi che vengono alla luce, non c’è un principio che li giustifichi, così come non c’è un piano divino dietro alla meraviglia del corpo umano, allora si iniziano a cercare teorie che spieghino il funzionamento dello spirito umano senza ricorrere all’intervento di un demiurgo, di un autore, di un soggetto: è qui che ha inizio la decostruzione del soggetto.
Sono prodotte montagne di studi che puntano a mostrare il funzionamento di sistemi complessi a-teleologici. La biologia è in prima linea, seguita dalla linguistica, dall’antropologia, dalla cibernetica, eccetera. Libri come La logica del vivente, Il caso e la necessità, La cibernetica: controllo e comunicazione nell’animale e nella macchina, Autopoiesi e cognizione, la realizzazione del vivente, Sistemi che osservano, Un’ecologia della mente, Saggi di linguistica generale, eccetera, diventano best sellers. Non mancano tentativi di estendere queste teorie ad altre discipline, persino al marxismo sovietico.
Se tutto si muove e tutto è collegato, come spiegare la stabilità relativa che sta alla base del riposo, e come strutturare l’interdipendenza universale se non è gerarchizzata? Se tutto, in primo luogo il pensiero, si organizza procedendo a casaccio, sparandole senza intenzione, come si arriva a una stazione di riposo e a un fermo immagine? Se il nuovo è emergente, il passato può veramente essere conservato nell’avvenire, o tutto è un deragliare continuo, un’erranza che non è nemmeno un errare o un errore?
La Cibernetica, come studio dei sistemi auto-regolantesi, può essere la risposta. Ciò che in un sistema auto-regolantesi (a retroazione) affascina i marxisti e gli hegeliani, è che il sistema autoregolantesi è autonomo – è autonomo come il termostato – è causa di sé, e non di un altro finito, è libero, infinito, sovrano, assoluto.
Ma come fa un sistema assoluto a muoversi, da dove riceve la spinta?
Intanto, dice Leo Apostel (Materialismo dialettico e metodo scientifico), un sistema a retroazione, come un sistema dialettico, è collegato a tutto. Un termostato risponde sia alle variazioni interne, sia alle variazioni esterne, e reagisce di conseguenza, come un vero organismo dialettico. I passaggi da uno stato all’altro – accensione caldaia, spegnimento caldaia – sono Momenti di un processo, e le impostazione climatiche – orario di accensione, spegnimento, livelli minimi e massimi di temperatura – sono Figure, esse stesse variabili. La perdita di equilibrio termico – aumento del freddo esterno che agisce sul caldo interno – e il ripristino dell’equilibrio – spegnimento della caldaia – rappresentano i momenti in cui uno scostamento quantitativo – abbassamento della temperatura – si trasforma in un’azione qualitativa – accensione del bruciatore e ripristino dell’equilibrio. Se si chiama negazione la forza che altera l’equilibrio e contro-forza quella che fa scattare il termostato, si può anche qui dire che la contraddizione muove il mondo. L’unica cosa che il termostato non può fare, e che la dialettica può fare, è produrre proprietà emergenti, generare Figure. Ma ciò non toglie che un termostato più elaborato possa, stabiliti alcuni parametri, produrre Figure in autonomia, garantendo quel principio di sovranità che la dialettica e la cibernetica dicono di garantire.
Scontato il regresso perpetuo, un sistema dialettico deve necessariamente, dice Apostel, essere un sistema retroattivo. Deve, cioè, svilupparsi da sé e deve reagire al proprio passato, dal quale occorre che si allontani per preservarlo (il famoso recupero – l’Aufhebung). Deve svilupparsi da sé perché altrimenti si svilupperebbe a partire da altro, e svilupparsi a partire da altro significa reintrodurre la teleologia, cioè il presupposto di una mente sovra-umana, e deve, distanziandosi dal proprio passato – dall’altro – raccogliere in sé questo altro, recuperarlo a sé, trattenerlo, inglobarlo, perché se questo altro rimanesse fuori a fronteggiare il sé, questo sé non sarebbe autonomo, ma dipenderebbe da questo passato come un effetto dipende da una causa. La causa del movimento, come in un sistema cibernetico, deve essere interna, il termostato si muove per un qualcosa che è nel sistema, e non per l’azione di una volizione – la mano dell’uomo – esterna al sistema. Deve, dice Apostel, contenere in sé un’immagine di sé – deve essere ridondante. Deve ripetersi. Quando la temperatura esterna scende e forza la temperatura interna a scendere, il termostato deve ragguagliare la temperatura attuale alla temperatura virtuale di equilibrio – temperatura storica, registrata nel sistema – e far partire la caldaia.
Supponiamo un sistema cibernetico (dialettico) in grado di apprendere, capace di passare da una Figura a un’altra. Questo sistema deve esser composto da due sottosistemi che operano in modo che il primo impone la riscrittura della figura del secondo, memorizzando un nuovo stato di equilibrio. Da una parte, dice Apostel, si consideri un meccanismo che produce una semplificazione costante di una variabile V, dall’altra, un meccanismo che produce un’oscillazione intorno alla sua norma. Si prenda V come norma del secondo meccanismo, e si produrrà qualcosa di completamente nuovo, che si crea in forma di spirale.
Il principio di Apostel, applicato al termostato di casa – sistema di primo ordine – funziona correttamente, ma solo se ragguaglia gli input a un’immagine di sé registrata. Il sistema di secondo ordine deve essere rapportato a un terzo ordine memorizzato – problema del terzo uomo.
È evidente, dice Apostel, che questo espediente non risolve il problema più grosso, quello dell’irreversibilità emergente, ma si muove verso un approfondimento delle relazioni tra la dialettica e la termodinamica dei fenomeni irreversibili.
Tutta la Logica di Hegel, dice, è un tentativo grandioso di illustrare lo sviluppo di un sistema retroattivo autonomo e totale descritto simultaneamente a diversi livelli (Dasein, Wesen e Begriff). Ora, dice, se teniamo presente che la cibernetica è un tentativo per comprendere il Teleologico, e se consideriamo che uno degli episodi centrali della dialettica, quello che presuppone l’attualità già costituita, è appunto il Teleologico, possiamo sentirci certi che l’interpretazione retroattiva tipica della cibernetica è sulla strada giusta per fornire una base logico-matematica alla dialettica.
La cibernetica è sulla strada giusta, dice Apostel, ma non ha ancora sciolto il nodo più importante. Se supponiamo che l’universo sia una dialettica, vale a dire una successione di sistemi retroattivi che con la loro dinamica interna producono necessariamente ed eternamente altri sistemi retroattivi, allora la totalità di questo universo non può essere un sistema retroattivo (altrimenti cesserebbe di essere creatore di novità emergenti), e l’origine di questo universo non può essere la causa determinante delle sue qualità. Tutto nell’universo deve essere dialettico e in movimento, tutto deve essere collegato con tutto, tranne l’inizio di tutto – il tutto non può essere dialettico, altrimenti si andrebbe avanti e avanti sino a credere che è tutto un programma o un progetto nella mente di un Dio e che niente può deviare dal piano, tutto è stato ordinano verso un fine dato in principio. Se si vuol preservare l’autonomia, l’autogoverno, l’indipendenza, la sovranità, la libertà – tutti nomi che fanno segno alla stessa cosa -; se si vuole preservare l’assoluto di un inizio che principia per caso, per errore, l’errore – non sono sufficienti né il caso né l’errore per avviare una macchina retroattiva – l’errore deve ripetersi. Non solo la macchina di secondo livello deve produrre una temperatura di comfort che non emerga da un suo stato di memoria, ma la macchina di primo livello deve ripetere la temperatura di comfort se vuol produrre un fermo immagine.
Un computer – un’intelligenza artificiale – non può produrre un numero a caso. Un computer classico, per quanto avanzato, funziona secondo regole deterministiche: a partire da uno stato iniziale definito e da un insieme di istruzioni, il risultato sarà sempre lo stesso. Quindi, se esegue un algoritmo per generare numeri casuali (come nei generatori pseudo-casuali), il risultato è ripetibile. Un generatore pseudo-casuale (PRNG) come il Mersenne Twister parte da un seme (seed) e genera una sequenza che sembra casuale, ma in realtà è completamente determinata dal seme iniziale. Dunque, un cervello elettronico, volendo, riesce solo a produrre pseudo-novità, non è capace – volendo – di produrre novità emergenti. Lo stesso vale per una testa umana. La verità emergente deve essere un effetto senza causa, deve prodursi a caso e dunque ripetersi, deve essere un errore, non un errore di programmazione, che è ancora un effetto con una causa, ma un errore che non è attribuibile a niente, un errore innocente – un’innocenza.
Negli anni Settanta e Ottanta, in Italia, la cibernetica ha offerto a molti stalinisti un modo per superare la profonda delusione, la rabbia, la tristezza e il senso di impotenza o di fallimento legati alle vicende dell’Unione Sovietica. Pur senza risolvere il problema della teleologia, la cibernetica ha alimentato l’idea che un altro mondo fosse possibile, che l’avvenire fosse radioso. Ha consentito di continuare a credere che la contraddizione muove il mondo e, nell’attesa che la cibernetica sciogliesse il nodo della teleologia, ha offerto a molti la possibilità di agire con disinvoltura e cinismo — qualità che certo non mancavano già nel bagaglio di uno stalinista.