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A che punto è la colonizzazione dell’Europa. Un aggiornamento

di Andrea Balloni

Mancanza assoluta di una prospettiva futura, totale assenza di una visione collettiva, accettazione acritica di un contesto di perenne disomogeneità sociale e di eterno precariato.

Questa è la condizione psicologica zombie dei popoli europei, dopo cinquant’anni di applicazione del programma didattico neocoloniale e neoliberista angloamericano, dove ogni ascensore sociale è fuori uso e i cittadini sono ormai incapaci di immaginare un piano sociale migliore di quello che gli è stato assegnato nel condominio; incapaci dell’ottimismo volitivo necessario alla propria emancipazione.¹

Correva l’anno 1987, quando Margaret Thatcher pronunciò le seguenti parole: “La società non esiste, esistono solo gli individui”, riassumendo con rara capacità di sintesi e con altrettanto rara potenza profetica la direzione che l’Occidente aveva preso e il cammino che i ceti dominanti volevano imporre anche al resto del mondo. Un punto di vista che prevedeva di pensare a se stessi prima che alla comunità, che dissolveva e negava la percezione della società come unione, oltre che di individui, di cultura, sentimenti, rispetto e solidarietà; un punto di vista, infine, che mortificava inevitabilmente e definitivamente l’immagine positiva, costruttiva e progressiva che per necessità informa il pensiero socialista: l’immagine dell’uomo, in altre parole, come animale sociale, come essere che si realizza nelle relazioni interpersonali e nella costruzione della propria società.²

Ma il capitale comprende tutto e si prende tutto: il monopolio del sistema informativo, il controllo e la riduzione culturale dei temi, la distruzione lenta e dissimulata dell’istruzione pubblica e, nel contesto di una manipolazione delle menti e delle masse che trasforma gli antagonismi in fiancheggiamento e gli antagonisti in intrattenitori chiusi nei centri sociali, il continuo e implacabile passaggio dello stesso comunicato che ci annuncia che l’essere umano si realizza appieno solo nella costruzione della propria individualità.

Ecco creati eserciti di semicolti pronti a tutto, che conoscono gli slogan ma non riescono ad applicarli³, ceti interi imbevuti, come le spugne per i piatti, del grasso di un pensiero orizzontale che accetta le disuguaglianze individuali come fatalità inopponibili, in un mondo percepito come immutabilmente precario.

Il 22 luglio scorso, il Dipartimento di Stato americano esce con un post nel quale attacca duramente la normativa europea in materia di sicurezza e responsabilità in ambiente digitale, parlando addirittura di “censura orwelliana”, dicendo che il “Digital Services Act protegge i leader europei dai loro stessi cittadini”, che è un atto che priva della libertà di parola i cittadini europei e che va contro i criteri della democrazia.⁴

Ora, questo è assai vero e ogni cittadino europeo un po’ attento era già al corrente della torsione autoritaria e censoria, e dunque manipolatoria, che si cela nella normativa europea. Tuttavia, è almeno singolare che sia l’amministrazione americana a dire queste cose.

In ogni caso, registriamo: “censura orwelliana”. E questa è obiettivamente la situazione in Europa.

Chi gioca dunque nel grande prato verde europeo oggi? Un gruppuscolo di pirati senza alcuna visione prospettica cui è stato affidato il comando, una piccola élite di amici, affiliati, clienti e ruffiani di vario tipo, mossi da egoismo e dal tornaconto immediato e personale, moralmente coperti dal verbo del capitale, così come incarnato e diffuso da apostoli di quella che ci viene propinata ormai da cinquant’anni come legge naturale: la legge della finanza internazionale e neoliberista; gruppi di sodali e servi che muovono grandi masse di denaro in cerca del profitto, in nome e per conto delle vere e sempre più ristrette oligarchie al comando.

Tuttavia, la cura non può essere in eterno un’altra dose del veleno che ci uccide.

Ma la matrigna Europa questo non lo sa e non lo vuole sapere, e così la Presidente della Commissione, il 27 di luglio scorso, prova a tirare un altro po’ la corda e conclude con l’amministrazione americana accordi commerciali criminali che, senza andare nel dettaglio, legano l’economia europea in un cappio che rischia di annientarla, e che dimostrano, una volta di più, il legame di sudditanza coloniale con gli Stati Uniti e le oligarchie capitaliste che il loro governo rappresenta.⁵

Un’altra dose di povertà, di disparità sociale, di ingiustizie elargite ai propri cittadini, ma anche di belligeranza perenne con il resto del mondo, in un sistema di suprematismo culturale e commerciale non più tollerabile.

Quanto ancora potrà aspettare pazientemente il proprio turno questa parte della nostra società, e come riuscirà a organizzare una seria resistenza umana fatta di dignità sociale e politica, ce lo dirà la storia.

Ma dove la fame diventa una casa e la miseria il minore dei mali, la guerra si annida ovunque e aspetta in ogni istante solo di riprendere vita.


Fonti
1 -Emmanuel Todd -La sconfitta dell’Occidente. Fazi Editore, 2024
2 -Aristotele, “Politica” 1253a
3 -T.W. Adorno, Teoria della semicultura, in Scritti sociologici, Torino, Einaudi, 1976
4-https://www.politico.com/news/2025/07/22/state-department-attacks-europe-free-speech-00468916 
5-https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2025/07/27/raggiunto-laccordo-usa-ue-suoi-dazi-tariffe-al-15_6cdd4298-e97c-48a4-a840-6b10847f0706.html
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