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lospiffero

Fanatismo bipartisan per Juncker

di Diego Fusaro

Jean-Claude Juncker è diventato il nuovo presidente della UE. Come commentare questo evento? La cosa migliore sarà partire dagli entusiasmi degli euroservi dei due gruppi interscambiabili del centro-destra e del centro-sinistra italiani. Il giubilo di Renzi è stato clamoroso, accompagnato peraltro dall’annuncio che l’austerità sarà meno flessibile (excusationonpetita, accusatiomanifesta?). E chi può credere ancora a queste sciocchezze? Come se non fosse ormai universalmente ovvio che l’essenza dello spirito neoliberale di cui l’UE è il compimento consiste esattamente nell’eliminazione dei diritti sociali e nella santificazione della competitività selvaggia!

 Con Juncker, il criminale regime eurocratico e le oscene politiche neoliberali gettano la maschera e si mostrano apertamente per quello che sono. Il volto autoritario del finanz-capitalismo si mostra senza infingimenti. Emerge finalmente in modo nitido e incontrovertibile come l’Europa sia oggi solo un nobile nome che occulta, legittima e glorifica i crimini delle politiche neoliberali e del capitalismo trionfante; ossia quelle politiche in nome delle quali – sempre complice il teologumeno “ce lo chiede l’Europa!” – ci toglieranno fino all’ultimo diritto sociale.

L’obiettivo è quello di americanizzare l’Europa, ossia di imporre al vecchio continente il capitalismo di tipo americano, senza diritti, con privatizzazione integrale e concorrenza selvaggia.

 Ultimamente di Juncker si cita frequentemente una frase, tratta da un’intervista del 1999 a “Der Spiegel”. In forza di tale frase, si è preso a parlare di “dottrina Juncker” in riferimento alle politiche del nostro eroe: “prendiamo una decisione, poi la mettiamo sul tavolo e aspettiamo un po’ per vedere che cosa succede. Se non provoca proteste né rivolte, perché la maggior parte della gente non capisce niente di cosa è stato deciso, andiamo avanti passo dopo passo fino al punto di non ritorno”.

 Si compendia così, in fondo, l’andamento generale di questi ultimi anni di recessione socio-politica e di decrescita infelice, nonché di addomesticamento forzato del conflitto e di trionfo del capitale su tutto il giro d’orizzonte. L’Europa da Attila a Juncker: stessa storia, stesse conseguenze per l’infelice penisola italica.

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