Le armi segrete dell’impero, e la sua nemesi
di Paolo Di Marco
0- premessa: per ora va bene…
Quando i nostri amici americani bombardarono Milano ero troppo piccolo per capire che non era normale lanciare bombe sui civili, per di più quando c’era stato un armistizio, ma ci pensarono Dresda (v. Mattatoio 5) e Hiroshima a chiarire la morale della situazione.
Ero un poco più consapevole quando protestavo contro la guerra in Vietnam scappando sui marciapiedi per evitare che le camionette del 3° Celere del siciliano a stelle e striscie Scelba mi facessero piatto. E ancora quando marciavo a Vicenza verso la base americana lungo una strada circondata da filo spinato pensavo di esercitare una pressione morale cui il popolo americano non sarebbe stato insensibile.
Fu solo più tardi che compresi che se n’erano andati dal Vietnam non per le proteste dei giovani ma perchè erano stati sconfitti.
Se l’ingloriosa fuga da Kandahar echeggia le immagini dell’evacuazione da Saigon viene allora da chiedersi a che punto è il dominio americano sul mondo.
Alcuni parlano di crisi dell’impero americano. (recentemente anche Pietro Terzan comentando il libro di Burgio, Leoni, Sidoli: Terza guerra mondiale? Il fattore Malvinas, L’AntiDiplomatico, 2024)
Il più autorevole è probabilmente McCoy (To Govern the Globe: World Orders and Catastrophic Change, del 2021), famoso per la sua opera magistrale ‘The Politics of Heroin, the complicity of CIA in the global drug trade’, insuperato per documentazione e ampiezza di prospettive -il più bel libro mai scritto sulla droga e la sua gestione.
Lui ora aggiorna il libro con un intervista a Tom’s Dispatch:
“non è difficile immaginare che, dall’Ucraina a Gaza all’Asia, questo paese stia facendo uno scivolone imperiale drammatico. I risultati di McCoy rinforzano un’opinione che si sta affermando tra gli alleati europei ed asiatici che gli USA, potenza globalmente dominante dal ’45 e solitaria superpotenza dal ’91 dopo il crollo dell’Unione Sovietica, stia ora sperimentando un completo fallimento di dimensioni epocali. La ‘pax americana’ globale (che aveva fin troppa guerra dentro) sembra stia crollando tra due tetri conflitti, uno in Europa e l’altro in Medio Oriente, e un confronto politico e militare con la Cina che potrebbe avere una svolta per il peggio in ogni momento”.
A me sembra che qui McCoy, che pure ricorda come la pax americana fosse piena di guerre, si faccia abbagliare dalle lucciole (morali?) e non veda le lanterne: la guerra in Ucraina per gli USA è stata una manna dal cielo;
in un colpo solo ha
-impantanato l’URSS in un conflitto dissanguante ai propri confini
-distrutto per sempre il sogno (non solo tedesco) di un’Europa allargata alla Russia, non solo, ma l’Europa tutta come rivale politica ed economica
-ha aumentato a dismisura la vendita delle proprie armi (all’Europa) e del proprio petrolio e gas (sempre all’Europa, ma non solo), diventando il primo produttore mondiale di gas e idrocarburi
Se questa è una crisi..inscì aveghen! (dicono a Milano)
(a parte poi che l’invasione di Putin è stato solo la mossa finale di una partita cominciata nel 2014 dalla assistente di Biden col rovesciamento di Yanukovich).
La guerra in Palestina: convinti o meno che sia il risultato di una manovra diabolica organizzata da Netanyahu, il punto di partenza era la reazione di Hamas al Progetto di Nato mediorientale organizzato da Biden (cioè una delle sue tre mosse di moltiplicazione della Nato), e il punto di arrivo la cacciata/sterminio dei Palestinesi da Israele; certo con proteste…ma le uova rotte si mettono in conto quando si fa una frittata. E per ora le basi della nuova Nato medioorientale non sono state messe in discussione, nè dall’Arabia saudita nè dall’Egitto. Mentre Israele va avanti imperterrito nello sterminio dei Palestinesi e nell’affermazione di una supremazia militare in proprio senza precedenti.

E infine il confronto con la Cina: lo andremo ad analizzare in dettaglio, ma è uno scontro voluto, organizzato e portato avanti con durezza dagli USA, prima con Trump ma poi, più organicamente e duramente, da Biden dal 2023.
In tutto questo quindi vediamo scontri, ma si possono interpretare come crisi?
Anche quello che succede nelle elezioni, dove a Biden nel dibattito cade la maschera e rimane scoperta la faccia del rimbambito, mentre pochi giorni dopo a Milwaukee Trump ne indossa un’altra, quella dell’eroe impavido, non cambia quello che succede dietro le quinte. E la sostituzione di Biden con Harris non fa che confermarlo.
Facciamo un passo indietro e andiamo nel dettaglio, osservando che il fuoco non è tanto sui possibili rivali (una Russia erede rinseccolita dell’URSS e del patto di Varsavia, e una Cina espansionista con la Via della Seta ma senza neppure un soldato all’estero) ma sull’impero americano in sé.
E probabilmente per parlare di crisi occorrerà tornare ai fondamentali, alle contraddizioni di classe proprie del capitale, anche quello imperialista.
Ma partiamo dalle fondamenta della forza, le armi, focalizzandoci però non su quelle palesi di cui ormai sappiamo molto (v. mappa) ma su quelle che non si vedono.
a- le armi nascoste
1-il dollaro come arma
C’è un’arma nascosta che è anche quella più potente: il controllo sui flussi finanziari (Underground Empire. Farrell&Newman).
Non parliamo del peso del dollaro come arma finanziaria, ma come arma vera e propria:
ogni dollaro (reale o virtuale che sia) che circola nel mondo è come se avesse un piccolo chip virtuale che fa due cose: trasmette tutte le informazioni sui propri movimenti e chi li esegue alla NSA (e al Dipartimento del Commercio e a X,Y..), e, se questa preme un bottone, blocca i movimenti stessi, rendendolo carta straccia.
La storia inizia negli anni ’60, con Walter Wriston, figlio del presidente del Council on Foreign Relations e presidente di Citybank/Citycorp, la più grande ed influente banca d’affari. In un mondo dove le transazioni finanziarie sono essenzialmente nazionali (e spesso viaggiano ancora nei cilindri dei tubi pneumatici) lui opera due rivoluzioni in un colpo solo: crea una rete globale di transazioni che salta tutte le regole bizantine degli stati nazionali, e insieme trasforma i flussi finanziari in flussi di informazioni, che viaggiano sulla stesse rete delle altre informazioni, Internet.
Le altre banche non possono che seguirlo, e il risultato è la globalizzazione.
Questa poggia su tre pilastri: Dollaro, Internet e Swift.
Curiosamente i tre elementi non sono collegati tanto per avere lo stesso protagonista (aperto od occulto), ma in qualche modo è il contrario; sia Internet che il mercato finanziario nascono sotto la spinta della ricerca di libertà dai controlli statali e nazionali; solo che per ‘inerzia architettonica’ finiscono tutti per poggiarsi sulle stesse strutture di base, negli stessi posti, negli Stati Uniti.

Prima col controllo sulle reti di Internet che, per inerzia, passavano sul suolo americano, poi anche sui punti di snodo (sempre in USA) dei cavi sottomarini,
poi colla decodificazione del sistema di messaggi bancari Swift gli USA (NSA e Tesoro) hanno raccolto tutte le informazioni sia sui singoli sia sui flussi finanziari. (Anche se Swift ha la base in Belgio è bastato solo un poco di pressione per ottenere l’accesso). Ma da qui sono passati ad usarli come base per le loro guerre, grazie al fatto che quasi tutto il commercio internazionale è basato in dollari, e che questi, anche se gestiti indipendentemente (come gli eurodollari di Londra dei primi tempi), devono passare attraverso filtri centrali basati sempre negli USA (come Citybank).
Dopo l’11 Settembre sono saltate tutte le restrizioni provocate da scrupoli sulla moralità o l’intimità (privacy) o anche nei confronti di amici e alleati: iniziando con un attacco alla Corea del Nord, poi passando all’Iran, col pretesto formale del possibile finanziamento di gruppi terroristici (designati tali da loro insindacabilmente) viene tagliato fuori da tutti gli scambi pagati in dollari, quindi in particolare le vendite del petrolio (e l’acquisto di beni non solo militari ma anche di consumo).
Su ogni paese del mondo viene imposta una tagliola: ogni sgarro reale o potenziale nei confronti degli USA può portare al blocco totale della finanza e del commercio estero. Mentre la bomba atomica è solo una minaccia, questa è un’arma di uso quotidiano ..e di efficacia spaventosa, come sanno anche Cuba e Iran e come sa Huawey.
“L’abuso di questo sistema è ridicolo, ma non è colpa del Tesoro o dell’OFAC, loro sono burocrati a cui viene dato l’ordine di sanzionare tutti e tutti i loro parenti…’ dice McCarry, ed è un sistema iperabusato e fuori controllo”
Ci sono state reazioni ovviamente, ma senza che il quadro sia ancora cambiato in maniera sensibile:

Pochi giorni dopo che il presidente della FED aveva annunciato la più grande operazione di stampa di moneta della storia, nel marzo 2009, il capo della Banca Popolare Cinese, Zhou Xiaochuan, pubblicò un libro bianco dal titolo audace, “Riforma del sistema monetario internazionale”, in cui chiedeva che un asset di riserva neutrale sostituisse il sistema centrato sul dollaro.
Da allora, la Cina ha iniziato a pagare il petrolio importato con la propria valuta, ha fortemente ridotto l’acquisto di titoli di Stato statunitensi e ha iniziato a riempire i propri forzieri d’oro. Passi che senz’altro spingono in direzione di una revisione strutturale delle relazioni internazionali attraverso una rinnovata architettura finanziaria. Un’evoluzione bloccata però dalla non piena convertibilità della valuta cinese, che a sua volta potrebbe portare con sé una consistente rivalutazione del tasso di cambio effettivo, a detrimento della competitività della seconda economia mondiale.
Anche in Russia Wildberries e Russgroup hanno annunciato qualche mese fa che si sarebbero unite in una sola piattaforma: la Rwb. Prima di farlo però hanno cercato il placet del Cremlino con una lettera pubblica, indirizzata a Putin e poi sottoposta al suo dicastero dell’Economia, chiedendo il supporto del presidente per avviare la “più grande rete bancaria digitale” senza Swift (vietato ai russi dall’inizio del conflitto), dove i pagamenti avverranno in rubli.”
G. Sachs auspica la fine del dominio del dollaro:
“A mio avviso, una de-dollarizzazione sostanziale avverrà rapidamente, cioè nei prossimi 10 anni. E questo per tre motivi. In primo luogo, i cambiamenti tecnologici porteranno a nuovi sistemi di pagamento (ad esempio, le valute digitali delle banche centrali) che ridurranno il ruolo delle banche basate sul dollaro (incentrate sui sistemi di pagamento SWIFT). In secondo luogo, la quota degli Stati Uniti nell’economia mondiale continuerà a diminuire. In terzo luogo, l’incessante abuso delle sanzioni economiche da parte degli Stati Uniti (e dell’Europa) spingerà i BRICS e altri Paesi al di fuori dell’alleanza statunitense a utilizzare meccanismi di pagamento non basati sul dollaro. La confisca da parte degli Stati Uniti e dell’Unione Europea dei beni della Russia (e le analoghe confische da parte degli Stati Uniti dei beni del Venezuela, dell’Afghanistan, dell’Iraq, dell’Iran, della Libia e della Corea del Nord) accelererà drasticamente e comprensibilmente lo sviluppo di meccanismi di pagamento non in dollari.”
Nonostante queste spinte ad oggi monete alternative non hanno ancora un ruolo di un qualche rilievo: ad esempio la guerra in Ucraina che ha minato alle basi l’economia europea ne ha anche diminuito il peso dell’euro, oltre ad aumentare (con le esportazioni di armi e petrolio) il peso degli USA, e i BRICS hanno sì interessi economici comuni ma anche collocazioni internazionali divergenti (v. Cina e India ad esempio).
2- la guerra cibernetica
Palantir (NYTimes, Maureen Dowd Aug. 17, 2024)
Un’oscura ditta di analisi dati che è diventata uno dei maggiori fornitori della difesa USA, che lavora coi servizi segreti mentre disegna le vie per le future armi autonome, Palantir è stata fondata nel 2003 da 5, in testa Peter Thiel (repubblicano di destra, cofondatore di Paypal, patrono del candidato vicepresidente Vance) e Alex Karp (ebreo, nero e democratico ‘di sinistra’) con in comune l’amore per Tolkien e un finanziamento di 2 milioni di In-Q-Tel, il braccio finanziario della CIA. Il nucleo del lavoro di Palantir è ‘trovare schemi nascosti in montagne di dati’. Questa tecnologia ha permesso a Israele di abbattere nuvole di missili e droni iraniani in pochi minuti durante l’attacco di Aprile.
E il programma militare israeliano basato sull’intelligenza artificiale, chiamato Lavender, utilizza la tecnologia della società di Thiel ed ha avuto un ruolo cruciale nei bombardamenti indiscriminati contro i palestinesi, soprattutto nelle fasi iniziali del conflitto. Levander si basa su reti di sorveglianza estese e assegna un punteggio da 1 a 100 a ogni abitante di Gaza in base alla probabilità che sia un militante di Hamas.
Palantir è partito con la difesa e lo spionaggio (al momento lavora con la Forza Spaziale) e progressivamente si è allargato a tutti i rami del governo, dal Fisco per identificare le frodi alla FDA per ottimizzare la produzione e distribuzione di medicinali.
Ha aiutato Ucraina e Israele a setacciare mari di dati per le loro guerre: come proteggere le forze speciali nei loro percorsi, come individuare e colpire più accuratamente missili e droni e altri bersagli. (In simbiosi coi satelliti di Musk che forniscono le immagini di base).
È iniziato tutto due anni e mezzo dopo l’11 Settembre, dice Thiel, con un gruppetto di programmatori che non sapeva nulla della CIA ma voleva giocare a spia-controspia, e si rivolgono all’ammiraglio Pointdexter, un machiavellico dottor Stranamore padre dello spionaggio moderno nonchè capro espiatorio dell’affare Iran-Contra di Reagan, che in quel momento lavorava al Pentagono su un programma di sorveglianza ’T.I.A’., ‘Attenzione Totale alle Informazioni’, e lo imbarcano.
Ritengono molto probabile che gli USA finiscano per trovarsi in una guerra con tre fronti contro Russia, Cina ed Iran, e sia quindi necessario imbarcarsi a gran velocità in un programma di armi autonome ‘perchè gli avversari lo faranno, e loro non hanno i nostri scrupoli morali (sic!).
Karp afferma che sono molto vicini a costruire robot terminatori e al punto in cui questi robot e strumenti come i droni autonomi diventeranno i principali strumenti di guerra. “Lo vediamo già in Ucraina”.
Lui non crede nel pacifismo diplomatico ‘i tuoi avversari devono farsela addosso’ dice. vantandosi della superiorità tecnologica (e di programmazione) degli USA, dove l’86% delle 50 maggiori compagnie tecnologiche per capitalizzazione di mercato sono statunitensi, però non lavora con la NSA che, dice, ha accesso a tutti i dati del mondo, con incredibili violazioni della libertà civili su ogni cittadino del mondo non statunitense, ma ‘per fortuna’ è troppo incompetente per sapere cosa farne.
Ma Palantir non è certo schizzinosa: quando Google vinse il contratto col Pentagono per il progetto Maven (che dava ai militari la capacità di usare l’AI della società per analizzare i dati dei droni) la protesta dei suoi impiegati la fece rinunciare; e Palantir subentra. Il punto di vista generale di Karp è molto netto: gli USA sono i buoni, e lui è Batman che li protegge. “L’Occidente è superiore perchè ha un modo di vivere ed un’organizzazione migliore”. Con tutto quello che ne consegue: nel ’22 va a Kiev e da allora non solo i suoi programmi sono usati nella guerra, ma ha anche agenti sul terreno. E ovviamente aiuta fino in fondo Israele, senza questioni “se gli attacchi dell’8 Settembre fossero successi a noi oggi il paese degli avversari sarebbe ridotto ad un parcheggio”.
Mentre Thiel appoggia Trump ed ha allevato Vance, Karp appoggia Harris (un pò troppo di sinistra però dice), e si ritiene socialista; sull’AI dice una cosa intelligente: “come fai ad essere sicuro che la società sia giusta quando i mezzi di produzione sono diventati mezzi che solo l’1% della popolazione è in grado di navigare?”; e non ritiene il problema del colore fondamentale nelle discriminazioni, ma la povertà.
D’altro lato per lui le destre hanno consenso solo perchè non si difendono i confini (e Palantir ha fornito al’Ufficio Immigrazione gli strumenti informatici per rintracciare e deportare gli immigrati illegali).
Karp si definisce progressista-populista, ma possiamo riassumerne la posizione come un misto di socialismo e nazionalismo…il che ci ricorda qualcosa. E quello che lui crea è stata definita ‘una catena digitale di produzione di morte’.
3- gli evangelici
666 milioni di guerrieri della fede (l’ultimo 6 l’ho aggiunto io per assonanza biblica) sparsi per il mondo ma compatti, tanto da determinare il risultato delle elezioni negli USA (30 milioni di voti per Trump), Brasile (sempre 30 milioni per Bolsonaro), Australia (Murray), da aver soppiantato il Buddismo in Corea del sud; il loro credo la Bibbia, presa alla lettera -in teoria- in pratica è il pastore del momento che cita e interpreta, iniziando da Billy Graham nel dopoguerra, grande amico di Reagan e Nixon fino ad arrivare alla pastorella che Trump prende come consigliere spirituale della Casa bianca.
E gli evangelici sono strumento sicuro: nessuna sottigliezza gesuitica, nessuna gerarchia, sono lo strumento perfetto per abbindolare i poveri più ignoranti e i diseredati, i loro capannoni lontani dai fasti di una chiesa vista come mondo dei ricchi; qui il detto evangelico: ‘è più facile che una gomena entri nella cruna di un ago che un ricco nel regno dei cieli’ sembra più verosimile. Anche il linguaggio dei pastori ha lo spessore di una reclame della CocaCola ma la stessa immediatezza di presa.
Gli evangelici hanno le radici negli USA, così come le prime fonti di finanziamento; non possiamo considerarli un’arma all’interno del paese, ma lo sono quando installano presidenti graditi in Brasile, Australia e influenzano pesantemente paesi come la Corea o il Congo o il Sudafrica.
b- l’ultima battaglia
Le contraddizioni di classe e l’idea di un mondo nuovo
Curiosamente è la destra americana che si fa portavoce di quello che da noi è(ra) elemento centrale dell’analisi marxista: l’alienazione dei lavoratori;
ma la crisi è dovuta al semplice fatto che i conti non tornano più, che il capitalismo toglie più di quanto dia: al tempo della Seconda Internazionale era l’occupazione (e al suo interno gli operai specializzati) contro disoccupazione e Lumpenproletariat; nel secondo dopoguerra sono i benefici dello stato sociale (in Europa molti, in USA pochi) ma soprattutto l’acquisto di case (nel giro di 10 anni si passa da una maggioranza di affittuari a una di proprietari in Italia, negli USA era già cominciato prima per motivi storici (l’espansione all’Ovest).
Si sostiene che l’Occidente ha prodotto una grande ricchezza di cui ha beneficiato la grande maggioranza della popolazione, il che è in parte vero: solo che il problema è proprio qua, dato che è più doloroso perdere qualcosa che già si possiede.
Il grafico seguente, che mostra la ricchezza delle masse aumentare, è ingannevole in entrambi gli elementi indicatori: nelle case come indice di ricchezza (e l’analizzeremo dopo) e nei fondi pensione, che in realtà sono controllati negli USA dal capitale finanziario (e il discorso di Draghi sul Britannia è un manifesto di trasformazione del pubblico in privato a spese dei lavoratori che ha investito tutta l’Europa) e danno ai lavoratori solo una parte dei rendimenti.

Non solo: a partire dal 2008 il capitale finanziario sifona la ricchezza dalle masse ai pochi..che si trovano con un sistema ‘truccato’ (‘rigged’ è il termine usato unanimemente da tutti gli intervistati di una grande inchiesta sulla percezione dell’economia americana).
(Per chi poi sa un poco di storia va ricordato come le guerre sono il modo classico di un paese per sfogare all’esterno le crisi interne).
La proprietà come ricchezza è uno degli inganni del capitale: un esempio classico lo abbiamo avuto anche in Italia con la terra: nel primo dopoguerra le campagne erano dominate dai latifondi, che soprattutto in pianura padana erano vere e proprie aziende industriali, con una altissima quantità di braccianti (era il sindacato di classe più forte dell’epoca, con lotte epiche che duravano mesi, grazie anche a una solidarietà a tutto campo che vedeva le famiglie degli scioperanti emiliani che venivano ospitate in Veneto, e viceversa) e il fascismo parte proprio come reazione padronale contro i braccianti padani. Ma nel secondo dopoguerra, grazie alla parola d’ordine del PCI: terra ai contadini (che mobilitava soprattutto al Sud, Puglia e Sicilia) il movimento collettivo diventa -dopo la mobilitazione iniziale- una nuvola di atomi egoisti che lentamente abbandoneranno le campagne per le fabbriche (è la storia degli anni ’60) o, chi resta, sarà sottoposto a una nuova forma di sfruttamento, indiretto ma altrettanto brutale (solo che ora il nemico è invisibile); era la stessa parola d’ordine con cui Lenin convince i soldati a schierarsi coi bolscevichi, che però nella pratica diventa anche kolkoz e sovkoz, cioè proprietà collettiva.

Si può osservare dal grafico sulla proprietà delle case come negli USA l’indice di Gini abbia un massimo assoluto (appena minore di 0,9), cioè sia il paese occidentale col massimo di disuguaglianza, quindi di concentrazione della ricchezza in poche mani.
La complessità del sistema sociale non si traduce in caos se non raramente: la ragione sta nel fatto che c’è un parametro solo dominante: il denaro. (e per il caos ce ne vogliono almeno 3)
Anche nel linguaggio negli USA una persona non è un milionario, ma ‘vale un milione’; e già nelle scuole competizione e successo sono ancelle dello stesso dio. E la lingua riflette un processo culturale che ha il suo origine nel calvinismo, e nel suo riconoscere i predestinati da loro successo (sociale e poi semplicemente economico). negli USA il controllo del caos ha un elemento centrale, la riduzione dei parametri a uno solo.
Lo abbiamo visto quando alla convenzione repubblicana il presidente dei Teamsters (autotrasportatori), quello storico della mafia degli Hoffa ma anche uno dei più combattivi (e storicamente legato ai democratici), ha messo all’asta i voti dei suoi iscritti, dicendo in sostanza che andavano a chi offriva di più fra rep e dem.
Il fattore semplificante è proprio questo, il denaro, assunto a obiettivo e ideologia di vita; il denaro calvinisticamente come misura del successo, i percorsi umani come ascesa di vincenti e discesa di perdenti (misurati in base ai soldi); l’emancipazione dei neri degradata a scoperta di percorsi specifici (rap, basket a.e.) per fare molti soldi. (rileggere ‘i fratelli di Soledad’)
E cosa significa concretamente che il capitalismo USA non soddisfa più (deliver)?
C’è malessere e insoddisfazione in tutta la fascia della Rust Belt, in quello che resta degli operai dell’Est (ma con tutta le rete di cui erano l’ossatura), ma si unisce agli operai degli altri stati dove l’inflazione dall’ultimo contratto è salita del 44% si allarga progressivamente a tutti gli strati della popolazione che nonostante “Medicare “(e Obamacare) non possono permettersi di curarsi, ai neri e colorati che si sono accorti col Covid di essere stati segregati nei quartieri più malsani, a tutta quella piccola e piccolissima borghesia (che loro chiamano ceto medio, ma ci sono anche gli impiegati ai livelli superiori) che negli ultimi vent’anni ha visto metà dei suoi redditi sifonati dall’1% di paperoni, ai proprietari di case che finora ne usavano la crescita di valore (sulla carta) per rifinanziare i prestiti con cui tiravano avanti e ora le vedono minacciate dalle inondazioni se sono sulla costa, dagli incendi nell’interno..e nel frattempo dalle assicurazioni raddoppiate.
E questi elementi mostrano un elemento importante: l’insoddisfazione economica fa sì che al fattore unificante -e stabilizzante- il denaro, si aggiungano altri parametri (clima, salute), rendendo tutto il sistema suscettibile al caos. (Lo vediamo bene in un esempio semplice e classico, il ‘rubinetto di Henon’ dove quando il flusso è regolare c’è un solo parametro di controllo, ma nella fase in cui le gocce aumentando di volume interagiscono col rubinetto i parametri si moltiplicano subito…e arriva il caos.)
Che sia la destra a farsi portavoce delle insoddisfazioni non significa che questo porti a una fase di stabilità reazionaria; giusto per fare un esempio se viene eletto Trump e come promesso (ed è quasi sicuro) aumenta i dazi sulle importazioni (ma la geniale Harris ha subito promesso anche lei di metterli) ci sarà un aumento a catena dei costi che diventerà presto generale, aumentando ancor più le contraddizioni primarie.
Le analisi che spesso si leggono sulla ‘crisi’ dell’impero riecheggiano le illusioni della seconda internazionale, che accettava il ruolo subalterno delle aristocrazie operaie-e se ne faceva interprete- aspettando la crisi inevitabile.
Ma senza una leva non si rovescia il mondo, e certamente non un moloch dotato degli strumenti di potere prima descritti.
Ma la leva c’è ed è semplice, basta togliersi gli occhiali neri; e già la campagna asfissiante di svuotamento delle menti è un indizio che c’è qualcosa che non vogliono che si veda (e anche la guerra ha, come sempre, lo stesso scopo): questo qualcosa è il fatto che il capitalismo ha concluso quella che Marx chiamava la sua funzione progressiva, lo sviluppo delle forze produttive. Un semplice conto farebbe vedere-a chi guardasse nella direzione giusta- che il lavoro accumulato nel corso di questi secoli rende superfluo il lavoro vivo.
E che quindi il capitale stesso e il suo dio sono diventati superflui anch’essi. (per non parlare dell’economia) E che chi volesse uscire da questo sistema non dovrebbe più passare dalle forche caudine del socialismo e del suo stato.
Mi piace pensare che un meme virale con scritto: Abbiamo già dato, ora basta, possa invadere le reti e fermare tutto. Probabilmente la cosa è assai più complicata e dolorosa, ma l’importante è guardare nella direzione giusta.
Quando desideri e condizioni materiali del 90% della popolazione superano le differenze e cominciano a orientarsi nella stessa direzione quali magneti che sentono un campo lontano diventa sempre più difficile fermarli; è come la formazione di un buco nero: se la massa degli atomi in gioco è più di 4 volte quella del sole la forza di gravità vince ogni resistenza, anche quella del principio di indeterminazione. (effetto valanga: nel suo libro del ’95 ’Private truths, public lies’ T. Kuran descrive gli incentivi affinchè la gente -in massa- non si accorga-o pretenda di non notare- delle realtà politiche o sociali sgradevoli; queste situazioni sono però instabili: ‘a un certo punto l’evento giusto, anche piccolo, può spingere alcuni individui sufficientemente scontenti a superare la soglia per parlare contro lo status quo; questo loro cambiamento può spingere altri ad aggiungersi all’opposizione, che può crescere con effetto valanga fino a inglobare la maggioranza della popolazione.’ )
Lenin scrisse ‘Stato e rivoluzione’ quando fu evidente che le socialdemocrazie europee avevano abbandonato l’idea di rivoluzione, e lo scopo (come sempre gli scritti teorici di Lenin hanno un obiettivo politico) era di allearsi con gli anarchici dell’anarcosindacalismo per costruire la Terza Internazionale.
Oggi questo orizzonte è assai più maturo.
Al posto degli anarcosindacalisti c’è una galassia assai più variegata e meno definita ma non meno determinata a perdere le proprie catene. Praticamente ogni attività che avviene su questa terra è sotto il dominio del capitale finanziario che ne estrae profitto, sia essa sotto forma di lavoro dipendente, lavoro precario ma anche lavoro indipendente (quanto è libero un venditore di fissare i prezzi? e un contadino? o un pescatore? anche molte attività classiche dei renditieri come l’affitto di case e simili sono cadute sotto il controllo della finanza o sono decadute ad attività marginale di piccolissima borghesia).
Una condizione importante per andare avanti è chiamare di nuovo le cose col loro nome, evitando termini generici o fuorvianti come ‘poteri occulti’, ‘stato profondo’ , frutti della battaglia secolare contro il marxismo e il comunismo che è avvenuta anche sul piano del linguaggio. Ma riprendendo con orgoglio anche il termine di comunismo, spogliato di tutte le incrostazioni sanguinose che i vari ‘socialismi reali’ gli hanno appiccicato addosso.
E, visto che il socialismo non serve più, e neppure lo stato, riprendere anche le bandiere dell’anarchismo, bistrattato compagno di strada che come abbiamo visto è oggi parte integrale della prospettiva.
Nota tecnica
Nel caso non accada il temuto (dai rigoristi) crollo dovuto al debito pubblico americano che supera il PIL, nel qual caso varrebbe la massima ‘Now that the money has run out, we shall have to begin to think’, e dato che cose così temibili (dicono) accadono tutti gli anni in Europa (con debiti al 130% del PI o più), dovremmo affrontare e sconfiggere una potenza spropositata; ma per quanto impressionanti le capacità dei vari tipi di armi cibernetiche, queste hanno sempre un punto debole, che potremmo riassumere parafrasando un vecchio detto: chi di AI ferisce di AI perisce.
Se infatti immaginiamo un sistema interconnesso e con un ruolo notevole di AI nei collegamenti e nell’analisi una penetrazione furtiva (stealth hacker) lo comprometterebbe globalmente; e visto che l’AI di oggi non è intelligente ma solo imitativa questa operazione non è fuori dalla portata di operatori realmente intelligenti. E anche nel caso di sistemi a crittografia quantistica è sempre possibile decrittarli con un calcolatore anch’esso di potenza quantistica ma più lento, ad esempio basato su acqua e caos (un esempio in un mio vecchio articolo) disponibile a temperatura ambiente e a costi umani.
Potremmo anche chiederci come affrontare eserciti, polizie pubbliche e private che circondano ricchi e potenti: ma quello che li tiene al loro servizio è il denaro; e una volta eliminato il denaro (con tutto quello che rappresenta, ma in un mondo senza lavoro obbligato diventa inutile) anche la sua influenza e il dominio che rappresenta scompaiono.
C’è una bella analisi di Graeber in Debt che ce ne fa capire origini e funzione, ma nello stesso tempo ne indica la non essenzialità. E, ripetiamo, senza denaro anche il dominio che rappresenta scompare; magari non in un giorno…ma non serve neanche troppo tempo.
Quello che va piuttosto pensata è una forma di organizzazione del lavoro volontario in grado di mantenere l’efficienza della produzione dei beni essenziali, una sorta di grande matrice di Leontief gestita in automatico (con l’uso dei database di Mathematica una matrice di Leontief interattiva può essere efficace strumento di programmazione dettagliata); così come un meccanismo per evitare che nella fase di transizione ci sia accaparramento delle risorse scarse (e quindi creazione di formazioni feudali) evitando deterrenti di tipo militare che potrebbero essere a loro volta nuclei di feudalesimo. Ma diamo tempo al tempo….
(Un’analisi economica più approfondita la troviamo nel libro ‘La dissoluzione dell’economia politica’).
Conclusioni
Nel ‘70 eravamo forse in trentamila (tra OLC, AO, LC, MS,..) avanguardie operaie e studentesche (e dietro ognuno di noi da dieci a cento altri) convinte di poter cambiare il mondo, e in ogni caso disposti a lottare per farlo. Ma siamo stati sconfitti.
Ricordo poi l’entusiasmo di Arrighi dopo la rivoluzione dei garofani, quando profetizzava il formarsi di un asse Maputo-Chicago che avrebbe finalmente riunito i proletari di tutto il mondo. Ma non è successo.
Poi sono caduti anche i tragici relitti della rivoluzione d’ottobre, e quello che restava del Partito Comunista Italiano bombardava con uranio spento quello che restava del Partito Comunista Jugoslavo senza che nessuno versasse apertamente lacrime.
Oggi il capitalismo mostra di nuovo il suo volto spietato, toglie cibo e salute a quelle che erano le aristocrazie operaie, riporta la guerra e i suoi orrori, ci toglie il futuro nell’incertezza fra l’olocausto atomico o il collasso del pianeta in fiamme.
E noi sappiamo che è inutile affidarsi alle illusioni secondinternazionaliste di un ritorno di bontà, che sono vane le petizioni verdi in un mondo dove la democrazia è farsa; noi sappiamo che così come i campi di Hitler erano il portare al limite la legge del pluslavoro oggi Gaza è l’immagine della sua gestione del potere.
E noi sappiamo che solo il comunismo è in grado di salvare il proletariato e con esso il mondo.
E in fondo, nonostante le sconfitte, ci basta vincere una volta sola, anche se dappertutto.
E per farlo occorre ricominciare a parlare con parole vere
occorre scuotere i giovani vincendo sui social la guerra dei meme
occorre dire il vero, senza sconti.
E soprattutto, occorre ridare una speranza. E, in questa fase in cui tutti sanno (anche se se lo nascondono per economia emozionale) che c’e poco tempo, una speranza può divampare come il fuoco in un pagliaio.









































Certamente gli elementi cui accenno sono sommari, ma non idealistici: se è vero che il lavoro accumulato è oggi bastante a soddisfare i nostri bisogni senza la necessità di altro lavoro vivo se non in piccola quantità, dovremmo ancora basarci su una teoria economica non solo nata per occultare ma anche poggiante su basi inconsistenti? Dovremmo ancora usare formulette più o meno raffinate tutte basate su concorrenza e scambio quando non ci servono più? La matrice di Leontief è un esempio classico sul come uscire da questo apparato. D'altronde nel libro cui accenno, 'La dissoluzione dell'economia politica' si mette proprio in luce non solo la mancanza di fondamenti del marginalismo ma anche la sua inutilità pratica. In fondo quando Sraffa (di cui il libro riprende le Lezioni) scrive 'Produzione di merci a mezzo di merci' non ci dice solo un modo per superare il problema della trasdormazione dei valori in prezzi, ma ci dice anche, col suo semplicissimo modello, che tutto quello che non c'è non serve.
Poi la transizione è cosa più complicata certo, ma il primo passo è liberarci dalla zavorra concettuale.
La pseudometafisica neoclassica è mera propaganda antiscientifica.
Strumento ideologico imperialistico.
Così le istituzioni uscite da BW sono state mere organizzazioni criminali e bracci armati dell’imperialismo del dollaro. La DC ne era tanto consapevole da evitarle e ricorrere al mercato dell’eurodollaro per finanziare alcuni deficit della bilancia dei pagamenti.
Che poi il fmi sia rimasto in piedi dopo l’abbandono dei cambi fissi e dunque in presenza dell’esaurimento della sua ragione fondativa ne dimostra solo la natura imperiale e criminale.
Se Stalin avesse avuto a disposizione un valido sistema matriciale di input output alla Leontiev e soprattutto una avanzata tecnologia informatica, come poi si è sviluppata, probabilmente si sarebbe lamentato meno della implicita mmt sovietica senza prezzi effettivi, cioè della difficoltà di equilibrare i rapporti di scambio tra esigenze politiche di accumulazione e ineludibili possibilità storiche offerte dalla curva di trasformazione.
La saldatura tra dominanti e loro marionette politiche e organi della propaganda, le vere fake news, genera la fabbricazione, senza quasi opposizione critica, anzi la sinistra neoliberale la legittima, della più fantasiosa e cinematografica rappresentazione capitalistica del mondo, che per stare in piedi deve drasticamente ridurre i livelli di intelligenza, pensiero critico e moralità come spiegato da Marx.
Non a caso neonazismo e genocidio vengono oggi accettati come normalità e con mansuetudine, secondo il sofferto canone della banalità del male elaborato da Hannah Arendt.
In conclusione non vi dovrebbe essere il minimo dubbio che l'unica strada percorribile è quella indicata dal Prof. P. Di Marco: strada che riorganizza la grammatica di sinistra, senza malriposti timori reverenziali, smaschera la propaganda ideologica e la sua natura razzistica e fascistica, ridefinisce la gerarchia dei concetti eliminando molta zavorra e propone elementi di cui si può ribadire che “[magari] sono sommari, ma non idealistici”.
L'appunto di idealismo, comunque marginale rispetto a molti altri speculatori della transizione, si riferiva piuttosto alla rarefazione politica, all’idea che potrebbe sorgere che la nuova consapevolezza possa diffondersi e agire spontaneamente senza un organizzato e intelligente partito di sinistra, senza una voce parlamentare e informativa di sinistra intelligente, senza molti Renzi Stefanelli, per esempio, senza uno stato socialista.