Print Friendly, PDF & Email

La Grecia contro tutti e tutto

Il capitalismo alla resa dei conti

Giuseppe Sottile

Greeks have been living beyond their means”. Sono oramai trent’anni che governi e istituzioni economico-finanziarie ripetono questo motivetto per ogni Paese. L’Europa si dotò di strumenti finalizzati a far fronte a questa presunta opulenza con il trattato di Maastricht, il quale ebbe come scopo principale quello di giustificare tagli alla spesa sociale in ragione di una crisi fiscale sorta a partire da un declino economico che ha la sua origine nei primi anni ’70. E’ chiaro che presunti “eccessi” di spesa hanno senso solo in ragione d’una riduzione relativa delle entrate fiscali. Negli ormai lontani anni ’50 e ’60 nessuno si lamentava della crescita della spesa pubblica e dunque del ruolo dello Stato nel computo del PIL, nel mentre le lamentele iniziano a fare la loro comparsa proprio quando questa crescita rallenta ed addirittura si riduce (esclusa la parte di spesa pubblica che sempre più in forma diretta o indiretta – ossia in uscita o entrata - si è rivolta al sostegno del settore privato).

Sono ormai trent’anni, appunto, che sono in voga e vanno di moda presso i governi e le istituzioni “scientifiche” che li supportano in veste di apparati economico-finanziari politiche economiche (monetarismo deflazionistico) e legislazioni sul lavoro che, tentando inutilmente di creare condizioni adatte alla ripresa della crescita economica (ossia dell’accumulazione), hanno aggravato le condizioni di vita dei salariati. Una ripresa in verità v’è stata, consistente nella nascita di una nuova dinamica economica: lo speculative capital, che da tempo impedisce una espansione dell’accumulazione in forma classica, ossia sottrae reddito monetario dalla cosiddetta economia reale, grazie soprattutto ad uno sfruttamento vieppiù intensivo di una forza-lavoro in permanente diminuzione. Esso così svolge de facto un ruolo rivoluzionario poiché genera tutte le condizioni necessarie al superamento della barbarie che il capitalismo ci sta consegnando.

E tuttavia v’è da precisare come quelle politiche economiche sono state sostenute e continuano ad esserlo nei fatti dai salariati, i quali identificando la ricchezza prodotta con la sua forma monetaria hanno anch’essi creduto, e sembrano ancora credere, che siano necessarie “politiche dei sacrifici”. Incremento della tassazione indiretta (e anche in diversa misura sul lavoro dipendente), tagli alla spesa pubblica in specie sociale (si vedano ad es. le modifiche nei regimi pensionistici), incremento dell’età pensionabile, detassazione dei redditi da capitale, deregulation, riduzione del sostegno all’occupazione ecc, ecc, ecc, tali misure hanno prodotto un peggioramento della qualità (capitalistica) della vita e null’altro.

La novità di questi ultimi mesi è che per la prima volta in trentacinque anni di declino economico (non crisi, termine ideologico usato nella bagarre politica)) i lavoratori d’un paese marginale della UE stanno dicendo a gran voce: Basta!  E per giunta in forma relativamente organizzata(1), contro i sindacati di regime ed un governo di sinistra che vorrebbe propinare politiche volte all’incremento della barbarie sociale con i soliti, monotoni e criminali argomenti.

I lavoratori greci si trovano al momento contro tutti poiché in Europa non si è ancora formato un movimento che sostenga la loro lotta. Tuttavia la situazione è assai interessante e direi rivoluzionaria giacché ciò che sta accadendo in Grecia sarà la condizione che si troveranno di fronte anche i lavoratori di ogni altro Paese. La situazione di default della Grecia, infatti, è quella che tutti affrontano e affronteranno nei prossimi anni per via dell’indefinito acuirsi del declino economico. Ai lavoratori greci non resta al momento che continuare nella resistenza o subire le conseguenze di un ulteriore riduzione del deficit pubblico dal 12 al 3 % per il 2012 ed il pagamento di miliardi di nuovo indebitamento pubblico via emissione di nuovi bond. In aggiunta a ciò, va rilevato che governi ed istituzioni finanziare UE si troveranno costretti a soccorrere i vari Paesi per impegni finanziari in scadenza di vario tipo (bond, deficit fiscali dei degli stati membri etc.) e sistemi bancari, con una previsione di spesa stimata più di €1,5 trilioni, che ricadrà sui conti pubblici con ulteriori tagli. In realtà si tratta di un indebitamento che si autoalimenta fagocitando il sistema economico, in analogia a quanto succede tra questo e la dinamica della speculazione. La ciliegina sulla torta viene offerta dai Cds (le scommesse sui default di vari Paesi), che concorrono grandemente ad aggravare il quadro della situazione finanziaria della Grecia.

Di là dalle cifre sul debito pubblico greco, sullo stato comatoso del welfare state, sulla situazione fortemente critica del sistema bancario, sullo stato della performance economica nel suo complesso e sullo stato della “lotta di classe” dei lavoratori greci, che non ha impedito loro nel corso degli ultimi decenni di darsi governi caratterizzati da una diarchia politica, questi ultimi si trovano per necessità costretti o a subire un ulteriore imbarbarimento sociale, che è quanto un capitalismo morente e non più in grado di riprodursi può esprimere, o tentare di sperimentare un sistema sociale che non faccia più della merce “la forma generale della ricchezza” (mercato capitalistico, ma mercato tout court giacché quella forma generale si presentata solo con il capitalismo), cercando di trainarsi dietro altri settori del lavoro salariato nel resto d’Europa. Il sentore di una via verso un socialismo tutto da inventare in ciò che si produce e nel come si distribuisce è presente in parecchia pubblicistica, ma solo individui che vivono di lavoro salariato, un lavoro che non garantisce più gli standard di vita conosciuti, possono mettere fine a questa esperienza storica di riproduzione della specie in direzione di una superiore.

Tutti coloro che dall’alto dei loro troni al momento inneggiano alle politiche di austerità in Grecia potranno così essere messi nel posto in cui la Storia potrebbe destinarli.

Un efficace quadro della situazione viene descritto in Geab, n° 43, 2010 (http://www.leap2020.eu/English_r25.html). Può considerarsi una battuta l’inciso “without any economic recovery in sight”.

“At the same time, without any economic recovery in sight, social conflict is increasing in Europe, whilst in the United States the social fabric is, purely and simply, coming apart at the seams. If the first event is more visible than the second it is, however, the second which is the more important. Control of the tools of the international media by the United States enables the social consequences of this destruction of US public and social services on the back of the increasing poverty of the country’s middle classes to be covered up. This concealment is made even easier compared to Europe, that the US social fabric has been vaporised: weak trade unions, unions very limited by sector, and without general social claims social claims being historically identified as an « anti-American» attitude,… Still, on both sides of the Atlantic (and in Japan) public (public transport, police, the fire service) and social (health, education, retirement) services are in the process of being dismantled, when they are not purely and simply closed; demonstrations, sometimes violent, are increasing in Europe, whilst acts of domestic terrorism or political extremism are on the increase in the United States,… In China, growing control over the Internet and the media is, above all, a reliable indicator of increased nervousness of Chinese leaders over the state of their popularity. Demonstrations over unemployment and poverty are on the increase, contradicting the optimistic speeches of the Chinese leaders on the state of the economy. In Africa, the frequency of coups d’état has increased since last year. In Latin America, notwithstanding somewhat positive macro-economic numbers, social discontent feeds the risks of radical political change, just as Chile saw.”


”Quand à la 4ème question, celle relative à l’origine de l’importance prise par le secteur financier dans l’économie depuis les années 1980, sa réponse est également facile à comprendre. On peut la lire sur le deuxième graphique : c’est tout l’espace représenté entre les deux courbes, cet espace croissant au cours du temps représente la masse des profits non utilisés pour l’investissement et qui sont venus alimenter la finance. Autrement dit, c’est l’absence de marchés en suffisance qui ne permet pas à la masse de profit de s’investir pour élargir la production. En conséquence, les profits se dirigent vers la finance.””

Grafico e commento in Controverses, settembre 2009 (in www.leftcommunism.org).

 

L'analisi svolta nel documento risulta interessante, ma su un punto ci sembra di doverci distinguere, quando si imputa quella finanziarizzazione ad una compressione della domanda a sua volta causata dalla necessità di ripristinare condizioni di redditività, per cui venendo meno quella si ricorre alla finanziarizzazione come occasione di profitto, da cui la curva discendente dell’accumulazione. Trattasi di una concessione all’impianto sottoconsumista. In realtà la relazione causale ci pare vada invertita: è proprio il venir meno della redditività del capitale investito che mette in moto la finanziarizzazione, rallenta l’accumulazione e con ciò riduce la domanda da parte dei salariati, poiché questa è prodotta dagli investimenti, dalla accumulazione. La domanda dei lavoratori è parte dell’offerta.


The ten most vulnerable countries on a debt/GDP ratio (in blue; public debt; in orange: private debt) – Source: Crédit Suisse, 03/2009, in GEAB n° 40.


Qui previsioni di debito e deficit per vari Paesi:


in Greece Default Risk Surges, Tyler Durden, 12/2009
http://www.zerohedge.com/article/greece-default-risk-surges

Qui il costo dei CDS sul debito pubblico greco per come indicato dall’indice iTraxx SovX Western Europe, in cui tali strumenti si contrattano:


 

Vi sono soggetti che posseggono bond del governo greco, gli stessi che si assicurano contro l’eventuale default ed altri che trattano tali assicurazioni su un mercato apposito. Se si incrementa il costo per assicurarsi su un default diventa più difficile, per la Grecia in questo caso, trovare sottoscrittori, ossia si incrementa il rendimento dovuto per i bond.

Si osserva che per il periodo considerato il costo per la copertura del debito greco è cresciuto, questo scoraggia gli acquirenti di bond, ciò che incrementa i tassi di interesse relativi.


The beginning


Eppure si blatera ancora di “modernità”, ossia di faccende atte ad essere propinate nelle scuole dai soliti noti ligi insegnanti.

Mi limiterò ad un breve, parziale riepilogo di cosa mai produca questa “falsa coscienza

In linea di massima, la redditività decrescente del capitale investito nella seconda metà degli anni '60, la crescita spaventosa del capitale speculativo (e delle dinamiche del debito complessivo a partire dagli '80) e la deindustrializzazione che è conseguita a questi due fenomeni in determinate aree a capitalismo avanzato (e non solo), nonché, per indicare qualche altro elemento iniziale tra gli innumerevoli, "il movimento in direzione di tassi di cambio flessibili dopo il collasso del sistema di Bretton Woods nel 1971...che condusse a crescenti volatili fluttuazioni dell'attività economica"(D. Gordon), hanno prodotto una notevole instabilità dell'economia mondiale che ha dato luogo, ancora con Gordon, alla "diffusa percezione d'una fondamentale trasformazione internazionale" che sta alla base di due noti fenomeni ideologici: “postfordismo” e “globalizzazione”. Così la forte crescita del tasso di disoccupazione (mitigata solo dai trucchi statistici) e della conseguente precarietà ("flessibilità") lavorativa non vengono  viste come il prodotto dell'abbattimento degli investimenti privati nel settore manifatturiero negli ultimi decenni o come il risultato delle politiche finanziarie delle grandi corporation (sopratutto USA), che hanno in parte sgretolato il loro apparato produttivo, ma come "nuovo paradigma economico" a cui avrebbero condotto le "new tecnologies".

(1)Si veda http://www.occupiedlondon.org/blog/, in cui si riporta il quadro drammatico della situazione greca ed il documento al seguente link http://www.countdownnet.info/archivio/analisi/Europa/592.pdf

 Ind. originale: http://www.countdownnet.info/articoli/analisi/Europa/594.pdf

Add comment

Submit