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Fino all'ultimo respiro. Le borse festeggiano lo stadio maturo dell'indebitamento europeo

Nique la Police

Come sanno i lettori di Senza Soste della scorsa settimana, avevamo ampiamente previsto che alla seduta delle borse del lunedì il rialzo sarebbe stato il segno prevalente. Nelle ultime ore possiamo parlare di rialzi persino spettacolari, per chi ama codificare il rialzo degli indici come spettacolo. Al momento, se ci fermiamo allo scenario nazionale, dalla stampa di opposizione alla presidenza del consiglio prevalgono manifestazioni vicine al giubilo. A parte che, in questi casi, l’uso dei media come euforizzante per l’opinione pubblica è la norma (crollerebbero altrimenti consenso politico e fiducia nel risparmio), gli stati stanno facendo speculazione al rialzo per difendere i propri titoli e per questo servono tutti i mezzi e tutte le strategie di comunicazione. Poi c’è l’elettore del centrosinistra che guarda il Tg3, e magari legge Repubblica, e si convince che è in atto una strategia efficace di salvataggio dell’Europa. Ma non è oggetto di questo articolo occuparsi di fenomeni di credulità popolare né di chi ne abusa (come hanno fatto i Ciampi, i Veltroni, i Prodi imponendo negli anni ’90 dei “sacrifici per l’Europa” che oggi rivelano tutto il loro tratto di tragica inutilità).

La strategia adottata dalla Bce, dall’Unione Europea e dal Fmi (istituzioni non solo molto differenziate tra loro ma con componenti interne che hanno interessi, a medio e lungo termine, persino in dinamica centrifuga) è stata caratterizzata da una vera e propria speculazione istituzionale: forte immissione concertata di denaro nel circuito globale della finanza in modo da valorizzare il debito pubblico in mano agli stati e alle istituzioni europee e far decrescere il valore dei derivati (i titoli che procurano guadagno proprio quando è alto il debito di un paese). La strategia, non c’è dubbio, ha funzionato. Gli stessi speculatori (banche d’affari, fondi di investimento e quante altre forme di sofisticazione finanziaria che il circuito globale della moneta e dei titoli permette) secondo alcuni analisti di trading si sono tenuti lontani dall’intervenire sui mercati visto che al momento non era possibile fare interdizione nei confronti della massa di denaro immessa nella borsa dalle istituzioni della governance europea e planetaria della finanza. Inutile aggiungere che, tra il crollo delle borse del fine settimana e il rialzo del lunedì, chi ha acquistato pochi giorni fa per rivendere subito ha fatto notevoli profitti a breve. E’ anche in questo rovesciamento repentino tra ribassi e rialzi che gli speculatori, anche quelli vicini a settori istituzionali, guadagnano. Solo che i flussi di denaro di questo lunedì sono provenienti da settori pubblici, immessi dalle istituzioni per tamponare il crack sistemico dell’euro. Sarebbe interessante calcolare quante pensioni greche, quante scuole portoghesi, quanta sanità belga o ricerca italiana sono finite nei conti correnti di qualche fondo privato di investimenti con sede a Hong Kong dopo questa gigantesco spostamento di risorse dal pubblico al privato tra giovedì della scorsa settimana ed adesso. In un modo del tutto legittimato, senza pagare un euro di tasse per i profitti accumulati e nell’esultanza dei telegiornali.

Dopo questa sbornia di cifre al rialzo, guardando oltre le prossime ore bisogna capire almeno due fenomeni: la dinamica della crisi finanziaria e l’assetto finanziario ed economico dell’Europa (fermandosi a questa solo perché adesso è l’euro ad essere in discussione). Nel 2008 la crisi finanziaria, schematizzando, è stata creata da un fattore e accelerata da un altro. Creata dall’insostenibilità della catena di Sant’Antonio globale dei mutui americani e accelerata dai fondi e dai titoli speculativi che guadagnavano a velocizzare questa dinamica di crisi. Con il crack  finanziario ed economico che è avvenuto gli stati maggiormente interessati al fenomeno sono intervenuti pesantemente a sostegno delle banche colpite dagli effetti dello stesso sistema che avevano costruito e coltivato. Ne è seguita una fase di fortissimo indebitamento pubblico, frutto del sostegno alle banche, che rende insostenibile i bilanci dei singoli stati e persino dell’Unione Europea. La speculazione finanziaria, che guadagna e si riproduce proprio in queste situazioni di grandi masse di debito, sta accelerando le crisi dei singoli stati e della Ue proprio perché i propri realizzi avvengono in permanenza di crisi e stress sistemici. Quando lo stress sistemico, come nello scorso fine settimana, arriva fino al cuore dell’Unione Europea (come da ammissione del presidente della Bce) allora intervengono i poteri pubblici immettendo denaro sui mercati globali per neutralizzare i comportamenti speculativi. E qui il punto non è solo che, con questi interventi, come abbiamo visto la speculazione comunque guadagna. Ma anche, aspetto ben più grave, che per impedire la speculazione sul debito pregresso si usano ingenti masse di denaro ottenute facendo nuovi debiti: altrimenti l’immissione di masse di liquidità fresca nella giornata di lunedì non sarebbe stata possibile. Ecco che le borse festeggiano l’ultimo stadio del debito europeo: quello contratto oggi che serve a tamponare nel presente gli effetti nefasti su scala globale del debito di ieri. Per molti fondi speculativi questo rappresenta guadagno oggi, grazie al rialzo degli indici dopo il ribasso della scorsa settimana, e guadagno domani grazie ai derivati finanziari che permettono di produrre profitti proprio quando tutto il debito europeo accumulato entrerà in sofferenza. Chi ci rimette, ovviamente, sono i cittadini europei (solo perché ora parliamo di questi) che sono governati da una Ue che riversa immense risorse destinate al loro presente e al loro futuro in un gioco che oltretutto non ha alcun senso. Perché la speculazione è un moto infinito, dotato di forza globale che ha tra le prede più ambite proprio il trasferimento di immense ricchezze dal pubblico al privato. E ad un tipo di privato che guadagna soldi solo tramite i soldi, come da tradizione addirittura antecedente al capitalismo moderno.

L’instabilità a medio e lungo termine dei bilanci pubblici europei, in questo scenario, è certificata dal rifiuto inglese di partecipare al fondo di salvataggio dell’euro. L’Inghilterra, prima o poi ne parleremo a parte, è sull’orlo dell’abisso a causa dei salvataggi delle banche del biennio precedente. Viene così a mancare un player importante di questa partita di stabilizzazione dell’euro e della stessa Unione Europea. E la stessa Germania, già nella serata di domenica, ufficialmente non sapeva quanto e come avrebbe potuto continuare la strategia di salvataggio dell’euro intrapresa nella mattina di lunedì. Il fatto che domenica gli stati europei si sono riservati di intervenire solo singolarmente sul proprio bilancio, senza crear nuovi vincoli comuni, è quindi indice che in caso di difficoltà sistemica ogni paese rischia davvero di scegliere andare per la propria strada. Una scelta che è un varco per la speculazione, non c’è che dire (anche se gli europei pagheranno per ogni esito di questa storia, su questo non ci piove) ma anche una via d’uscita solo per i più ricchi quelli in grado di scegliersi la propria strada in autonomia. Gli altri, nel caso fossero mandati per la propria strada, pagheranno caro come dopo un bombardamento a tappeto. Scuole, infrastrutture, sanità, produzione: per questi stati “minori” rischia di saltare tutto come all’epoca dei bombardieri della seconda guerra mondiale e senza sparare un colpo se non nel circuito globale della comunicazione finanziaria digitale.

In questa situazione non mancano, anzi pullulano, i criminali. Sono quelli che vanno predicando che il tenore di vita è insostenibile, che bisogna lavorare di più e che i bilanci devono essere “risanati” e messi in ordine, che si è vissuti al di sopra dei propri mezzi, che bisogna eliminare gli sprechi. Sono quelli che ottimizzano le risorse per il saccheggio successivo garantendo però sempre alle élite capitalistiche un tenore di vita, qualsiasi crisi sia in atto, che rischia di disintegrare non un continente ma un pianeta. Quindi, doverosa esortazione: il primo signore sobrio che appare in televisione, come esperto o docente, e parla di risanamento dei bilanci cambiate subito canale. Cominciamo dall’audience oggi per mutare, e radicalmente, sistema politico, sociale ed economico domani.

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