La NATO è in guerra
di Gaetano Colonna
L’attenzione dei media al vertice NATO di Washington si è focalizzata soprattutto sugli aspetti più folcloristici, a partire dalla questione, a quanto pare essenziale, del livello di rimbambimento raggiunto da un qualche capo di Stato occidentale: le gustose immagini in merito ci hanno fatto dimenticare ciò che questo storico vertice ha in realtà prodotto.
Poiché invece clarissa.it, che quest’anno celebra i suoi oltre venti anni di silenziosa ma tenace attività di informazione libera e oggettiva, è attenta alla sostanza dei fatti e non alla loro spettacolarizzazione, ci sembra utile offrire intanto ai nostri lettori, in allegato, la dichiarazione finale del vertice dell’Alleanza Atlantica.
Aggiungiamo poi qui di seguito qualche notazione, sperando di stimolare così il lettore a sorbirsi tutto il testo, piuttosto articolato e complesso, di questo storico documento.
Quali regole?
Se dovessimo darne una sintesi, potremmo dire senza alcuna remora che con questo comunicato la NATO di fatto dichiara di considerarsi in stato di guerra con la Russia: un fatto che dovrebbe far riflettere gli Italiani, che in questa alleanza sono compresi, senza però che si sia mai dato modo al popolo sovrano di esprimere le propria documentata opinione – dato che, per fare un esempio, sono a tutt’oggi ancora gelosamente secretati i nostri invii di armamenti all’Ucraina.
La belligeranza contro la Russia è l’applicazione che la NATO fa del proprio «impegno a sostenere un ordine internazionale basato su regole», l’oramai celebre formula assunta dal mondo occidentale come parola d’ordine per la conservazione del proprio sistema egemonico.
Quale sia l’ordine in questione, come cioè esso sia concepito, è reso molto chiaro dal fatto che, nelle dieci pagine del documento NATO, non una riga, né una parola né un cenno è dedicato a quanto sta avvenendo a Gaza: un silenzio assordante, che da solo mostra il doppiopesismo di quell’ordine, ed il valore quindi di quelle regole.
Tutti contro la Russia
Ma passiamo a segnalare alcuni altri punti importanti: in primo luogo ovviamente quello che la NATO dichiara di voler fare per l’Ucraina. Tanti sono gli impegni assunti con questo vertice verso quel Paese: oltre alla già nota base minima di 40 mld di euro di aiuti militari, tecnici, infrastrutturali, entro il prossimo anno; un programma di supporto militare diretto, la Security Assistance and Training for Ucraina (NSATU); un Centro congiunto NATO-Ucraina per l’analisi, la formazione e l’istruzione (JATEC), definito come «importante pilastro della cooperazione pratica, per identificare e applicare lezioni dalla guerra della Russia contro l’Ucraina e aumentare l’interoperabilità dell’Ucraina con la NATO»; molto significativa poi la decisione di nominare un Alto Rappresentante NATO in Ucraina, un proconsole dell’Alleanza che si affiancherà al governo del Paese in guerra con la Russia.
Nella strategia globale della NATO contro la Russia, si sommano altri elementi non secondari: in primo luogo, la decisione di sviluppare la presenza NATO in Finlandia – un messaggio assai grave nei confronti della Russia, dato che nel Paese finnico le forze del Patto Atlantico non erano mai state presenti, e la sua neutralizzazione era stata anzi un elemento fondamentale dell’assetto internazionale europeo durante l’intera Guerra Fredda. A una Russia che ha attaccato l’Ucraina, sentendosi minacciata dall’eventuale ingresso dell’Ucraina nella NATO, si risponde creando una nuova minaccia diretta alla Russia anche sulla propria frontiera settentrionale: per i non cultori di storia contemporanea, ricordiamo che la Finlandia cooperò con la Germania nell’attacco all’Unione Sovietica nel 1941, contribuendo fra l’altro allo spaventoso, lunghissimo assedio di Leningrado.
Non basta: viene celebrato lo schieramento, avvenuto nel dicembre 2023 a Redzikowo, Polonia, del sistema d’arma Aegis Ashore: equipaggiato con 48 intercettori anti-balistici SM-3 Block IIA diretti da un radar AN/SPY-1, rappresenta uno degli elementi chiave dello scudo missilistico creato negli anni scorsi dall’Alleanza Atlantica verso est, di cui fanno parte anche il sito di Deveselu, Romania, operativo dal 2016 con un altro radar AN/SPY-1 e 24 missili di tipo SM-3 Block IB; alcune unità navali della marina statunitense dotate di missili anti-missile, schierate a rotazione nel Mediterraneo orientale; un radar di avvistamento avanzato, collocato nella base turca di Kürecik; il Centro di Comando e Controllo congiunto, a Ramstein, Germania. Alla Polonia, si è data ora, nello stesso vertice della NATO, l’autorizzazione a coprire, con l’Aegis installato a dicembre sul proprio territorio, anche il territorio ucraino – a conferma dello stato di cobelligeranza del Patto Atlantico con l’Ucraina, contro la Russia. A essa si comunica poi che:
«deve fermare immediatamente questa guerra e ritirare completamente e incondizionatamente tutte le sue forze dall’Ucraina, in linea con le risoluzioni dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Non riconosceremo mai le annessioni illegali del territorio ucraino da parte della Russia, compresa la Crimea. Chiediamo inoltre alla Russia di ritirare tutte le sue forze dalla Repubblica di Moldavia e dalla Georgia, di stanza lì senza il loro consenso».
Non vediamo in questo alcuna possibile apertura di una trattativa o mediazione: il conflitto deve quindi continuare.
NATO globale
Ce n’è davvero per tutti gli altri restanti non allineati con la NATO: la Bielorussia, per esempio, la Corea del Nord e l’Iran, ovviamente, ma soprattutto la Repubblica Popolare Cinese a causa del suo “partenariato strategico” con la Russia: a fronte del quale, il Patto Atlantico conferma di voler discutere con i leader di Australia, Giappone, Nuova Zelanda e Repubblica di Corea le sfide comuni alla sicurezza e le aree di cooperazione, in quanto «l’Indo-Pacifico è importante per la NATO, dato che gli sviluppi in quella regione influiscono direttamente sulla sicurezza euro-atlantica».
In tal modo, si conferma che la guerra in corso fra Russia e Ucraina è una grande occasione di ampliare il raggio d’azione dell’Alleanza, sviluppando il suo processo di globalizzazione anche all’area degli Oceani orientali (Indiano e Pacifico), per seguire in tal modo il riorientamento della politica statunitense verso l’Asia, il cosiddetto Pivot to Asia, che aveva caratterizzato la East Asia Strategy (2009–2017) di Barak Obama, seguita poi anche dai suoi successori.
Quanto al ruolo dell’Unione Europea, che, com’è noto, fino dall’accordo cosiddetto Berlin Plus del 2003, ha delegato alla NATO la propria difesa, che compito viene affidato? Al di là di fumose affermazioni sul valore storico politico strategico di questo partenariato, nulla. Ai Paesi Europei spetta il compito di arrivare al famoso 2% di spesa per la difesa, ora che l’aumento delle spese militari dei membri della NATO è cresciuto del 18% – ma a quanto pare non basta, viste le ambizioni mondialiste dell’Alleanza. Dimenticando in tal modo dati sui primi in classifica della spesa militare mondiale che, per brevità, riassumiamo nella tabella qua sotto:
|
Paese |
Miliardi $ |
% PIL 2023 |
% PIL 2014 |
% su totale |
|
USA |
916 |
3,4 |
3,7 |
37,00% |
|
Repubblica Popolare Cinese |
296 |
1,7 |
1,7 |
12,00% |
|
Russia |
109 |
5,9 |
4,1 |
4,50% |
|
India |
83 |
2,4 |
2,5 |
3,40% |
|
Arabia Saudita |
75,8 |
7,1 |
11 |
3,10% |
|
NATO (inclusi USA) |
1341 |
55,00% |
Ma vi sono alcuni punti interessanti anche qui, a parte la celebrazione dell’esercitazione Steadfast Defender 24, di cui ci siamo già occupati su clarissa.it, è utile precisare che essa viene definita «la più grande esercitazione militare della NATO in una generazione», annunciandone contestualmente la replica annuale.
A cosa serve la resilienza
Forse è più interessante, per l’informazione del cosiddetto uomo della strada, il fatto che la NATO, sviluppi una tendenza ben nota a chi ne ha studiato la storia durante la Guerra Fredda: vale a dire la condotta di operazioni (intelligence, uso dei media, PsyOp) volte a influenzare la popolazione civile degli Stati membri. Su questo, il documento risulta molto chiaro, almeno per chi ha dimestichezza con analoghi documenti degli anni Sessanta, per esempio. Ma con la significativa differenza che all’epoca erano riservati agli addetti ai lavori, oggi passano tranquillamente attraverso i media, senza che nessun giornalista abbia evidentemente la preparazione per collegare il presente al recente passato. Citiamo un passo molto esplicito a riguardo:
«[la NATO deve] rafforzare la resilienza nazionale integrando la pianificazione civile nella pianificazione della difesa nazionale e collettiva in condizioni di pace, crisi e conflitti. Continueremo a rafforzare la nostra resilienza aumentando la consapevolezza collettiva, la preparazione e la capacità dell’Alleanza rispetto a tutti i rischi e in tutti i settori, per affrontare le crescenti minacce strategiche, anche contro i nostri sistemi democratici, le infrastrutture critiche e le catene di approvvigionamento».
Il termine resilienza, entrato in auge guarda un po’ proprio nell’era del Covid, diventa ora strumento di mobilitazione politica e psicologica dell’opinione pubblica, con evidenti ricadute sul piano delle politiche interne dei governi dei Paesi alleati: facile ipotizzare che, chi avanzi opinioni e documenti fatti, che mettono in discussione l’oramai mitico ordine internazionale basato su regole possa essere subito classificato come un sostenitore di Putin o un eversore dei sistemi democratici.
Quando per esempio vedremo chi verrà nominato quale Rappresentante Speciale per il vicinato meridionale «che fungerà da punto focale della NATO per la regione e coordinerà gli sforzi della NATO», una delle mete ambitissime dell’attuale governo della nostra Repubblica, dovremo stare bene attenti a esprimere pareri non conformi: soprattutto nel caso in cui esso abbia dovuto ottenere, ad esempio, il preventivo parere favorevole da parte dello Stato d’Israele.
NATO per tutto
Da ultimo ricordiamo quanto già segnalato in un altro nostro intervento su queste pagine, a proposito cioè della vocazione a tutto campo della NATO odierna, che non si preoccupa oramai nemmeno di invadere aree di attività di tipo finanziario, scientifico, tecnologico, dettandone anzi le linee di sviluppo, e alimentandole con risorse degli Stati membri:
«implementeremo la nostra strategia aggiornata sull’intelligenza artificiale e le nuove strategie quantistiche e biotecnologiche, e promuoveremo ulteriormente i principi di utilizzo responsabile che sono alla base del nostro lavoro. Ci baseremo inoltre sul successo del Defense Innovation Accelerator for the North Atlantic (DIANA) e del NATO Innovation Fund (NIF) per investire ulteriormente nei nostri ecosistemi di innovazione. Stiamo monitorando da vicino i progressi tecnologici sul campo di battaglia in Ucraina e stiamo lanciando nuove iniziative di innovazione con i nostri partner ucraini».
Ecco dunque come proprio la guerra in Ucraina, mentre cadono civili e combattenti ucraini e russi, di popoli cioè fra loro un tempo fratelli, consenta al Patto Atlantico di ampliarsi, di proporsi obiettivi mondiali e di raggiungere nuove mète: del tutto impensabili se, dopo la caduta del Muro di Berlino, finita la Guerra Fredda, dissolta l’Unione Sovietica e il Patto di Varsavia, in assenza di avversari, la NATO si fosse sciolta.







































Comments
Il segno di Gesù Cristo - Matteo 24:7; Marco 13:8; Luca 21:10, 11 = la guerra nucleare globale.
"Quando poi sentirete parlare di guerre e disordini, non vi terrorizzate. Devono infatti accadere prima queste cose, ma non sarà subito l'adempimento (del segno)." (Luca 21:9)
Gesù si riferiva alla profezia del Libro di Daniele: "Al tempo fissato [il re del nord] tornerà [qui significa guerre e disordini. (Luca 21:9) Le truppe russe torneranno dove erano precedentemente stanziate. E questo non vale solo per l'Ucraina. Molti paesi dell’ex blocco orientale tornerà nella sfera d’influenza della Russia. L'UE e la NATO si disintegreranno] ed entrerà a sud [questo sarà l'inizio di una guerra nucleare], ma non sarà come prima [qui c'è un riferimento alla Seconda Guerra Mondiale] e come dopo [ecco un riferimento alla prossima guerra. Queste azioni militari non si trasformeranno direttamente in una guerra nucleare. Ciò avverrà solo dopo il ritorno del re del nord e come risultato del conflitto etnico. (Matteo 24:7)], allora abitanti delle remote coste di Kittim [USA], verranno contro di lui, e crollerà [mentalmente], e se ne ritornerà." (11:29, 30a)
Sarà un massacro reciproco. La pace sarà tolta dalla terra. Verrà usata anche una spada di grande potenza. (Rivelazione 6:4)
Gesù lo ha caratterizzato in questo modo: "Cose terrificanti [φοβητρα] anche [τε] e [και] straordinaria [σημεια] dal [απ] cielo [ουρανου] potenti [μεγαλα] saranno [εσται]." (Luca 21:11)
E per questo motivo ci saranno anche significativi tremori in lungo e in largo le regioni [di importanza strategica], e carestie ed pestilenze.
Alcuni antichi manoscritti contengono le parole "και χειμωνες" - "e gelate".
L'aramaico Peshitta: "וסתוא רורבא נהוון" - "e saranno grandi gelate". Oggi lo chiamiamo "inverno nucleare".
In Marco 13:8 ci sono anche parole di Gesù: "και ταραχαι" - "e disordini" (l'assenza dell'ordine pubblico e l'insicurezza generalizzata).
L'aramaico Peshitta: "ושגושיא" - "e confusione" (sullo stato dell'ordine pubblico).
Questo, tuttavia, non sarà Armageddon. Gesù ha dichiarato: "Ma tutte queste cose saranno soltanto l'inizio delle doglie di parto." (Matteo 24:8, LND; cfr. Isaia 5:24, 25)
Questo sarà anche l'inizio del tempo del giudizio. (Apocalisse 1:10)
Questo non avverrà tra breve, ma in modo improvviso [εν ταχει]. (Apocalisse 1:1)
C'è ancora tempo per riconciliarsi con Dio.