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“Potere digitale” di Gabriele Giacomini

di Diego Ceccobelli

Recensione a: Gabriele Giacomini, Potere Digitale. Come internet sta cambiando la sfera pubblica e la democrazia, Meltemi Editore, Milano 2018, pp. 353, 24 euro (scheda libro)

Giacomini 1L’incontro tra internet e democrazia ha immediatamente stimolato una corposa produzione scientifica volta a carpirne i principali tratti, processi ed effetti concreti, così come le principali tensioni e conflitti. Sono moltissimi gli approcci scientifici, gli ambiti di applicazione e i disegni di ricerca che hanno e stanno tuttora investigando gli esiti di questo incontro. Tra i più recenti, l’ultimo libro di Gabriele Giacomini – Potere Digitale. Come internet sta cambiando la sfera pubblica e la democrazia – merita sicuramente una menzione. 

In questo volume, Giacomini si concentra sul rapporto tra democrazia e tecnologie digitali della comunicazione e lo fa in maniera molto innovativa, scientificamente accurata e compiuta. Il suo non è un libro per nulla banale, né una copia o un semplice riassunto di quanto già presente nella letteratura. Piuttosto, questo suo ultimo sforzo scientifico apporta un importante contributo alla nostra conoscenza del modo in cui internet sta co-rimodellando alle fondamenta i processi democratici, la formazione e costruzione dell’opinione pubblica, passando infine per le potenziali soluzioni proposte dagli studiosi e dagli attori politici per ovviare alle potenziali storture indotte dal rapporto tra tecnologie digitali e configurazioni profonde del potere.

Il principale punto di forza di questo volume è forse nella sua metodologia di ricerca. Il contributo di Giacomini prende infatti le mosse dalla realizzazione e analisi di 11 interviste ad esperti di 3 paesi differenti, i quali si occupano del rapporto tra internet e democrazia all’interno di differenti settori scientifico-disciplinari, come la scienza politica, la filosofia politica e la sociologia dei media. A partire da queste interviste, Giacomini struttura il suo ragionamento seguendo varie direttrici tematiche, spaziando da concetti quali neointermediazione, paradosso del pluralismo, “incastellamento” della sfera pubblica e democrazia dialogica imperfetta (Giacomini 2016).

Il suo è dunque un volume interdisciplinare e la rilevanza scientifica di Potere Digitale sta appunto nella capacità di creare ponti tra differenti letterature scientifiche, mettendo in comunicazione vari tipi di approcci di ricerca, analisi empiriche e tradizioni epistemologiche.

Una seconda caratteristica del libro di Giacomini è il suo essere molto denso, ricco di contenuti, ma allo stesso tempo leggero e di facile lettura, perché scritto in maniera molto chiara, precisa e lineare. La ricchezza del volume è ben evidente fin dalle prime pagine, in cui Giacomini elenca le molteplici domande di ricerca affrontate al suo interno. Dopo aver introdotto i principali argomenti del libro nel corso del primo capitolo, nel secondo Giacomini fa dialogare tra di loro gli 11 esperti da lui intervistati. Come in una tavola rotonda all’interno di un consesso accademico, questo secondo capitolo si struttura proprio a partire dalle opinioni di sociologi dei media, scienziati politici e filosofi politici, a cui Giacomini affida il compito di indicare le principali caratteristiche, tensioni e potenziali sviluppi futuri all’interno del rapporto tra democrazia rappresentativa e tecnologie digitali della comunicazione.

È quindi proprio grazie a questo mettere in relazione le letterature di vari settori disciplinari che il capitolo presenta i principali concetti, ambiti di ricerca e approcci analitici che sono poi snocciolati con la dovuta dovizia scientifica e analizzati compiutamente nei seguenti capitoli. Nell’affrontare differenti argomenti, ogni capitolo possiede poi un ulteriore punto di forza: l’utilizzo di un approccio multicausale che ha dunque il pregio di evitare ogni tipo di tentazione deterministica, sia di tipo tecnologico sia sociale. Giacomini prende infatti in considerazione e mette in relazione fattori di natura psicologia, politologica, sociologica e tecnologica, combinando variabili di tipo micro, meso e macro.

 

Come internet sta cambiando la sfera pubblica

Scendendo nel dettaglio delle questioni affrontate da Giacomini nei capitoli centrali del suo libro, il terzo affronta il tema della “neointermediazione”, un concetto introdotto dallo studioso friulano a partire dal fenomeno della crisi degli intermediari tradizionali come i partiti e i giornalisti. Qui il volume discute criticamente il concetto di disintermediazione, ossia «la capacità di autorappresentarsi e comunicare in prima persona, superando la mediazione tradizionalmente svolta dai mezzi di comunicazione come i giornali, la radio e la televisione» (p. 87), messa poi in relazione con i conseguenti processi di re-intermediazione ampiamente investigati dalla letteratura scientifica (Davis et al. 2016), ma qui ridefiniti nei sensi di una neo-intermediazione prodotta e realizzata principalmente da quei nuovi soggetti digitali nati e cresciuti proprio grazie all’avvento e all’affermazione della rete come Facebook e Google.

Particolare attenzione è poi dedicata agli algoritmi sviluppati da queste grandi piattaforme del web e a come le scelte commerciali, e a loro modo anche politiche, alla loro base stiano oggi co-determinando i fenomeni studiati in Potere Digitale. La comprensione del funzionamento degli algoritmi e dei loro effetti politici (Trerè 2018) è forse uno dei temi maggiormente dibattuti dalla letteratura scientifica contemporanea. In questo volume, la trattazione di Giacomini relativa agli algoritmi si concentra sulla loro genesi e su come siano eventualmente possibili strategie di azione per co-determinarne il costante processo di adattamento operato dalle piattaforme digitali che li generano. Da un lato, è infatti possibile manipolarli e da un certo punto di vista “raggirarli” dal basso, dall’altro il dibattito scientifico si sta ancora interrogando sui potenziali effetti e fattibilità di una regolamentazione legislativa di soggetti privati come Facebook e Google ad opera di governi nazionali o istituzioni sovranazionali. Inoltre, non sono così rari i casi in cui queste aziende stiano oggi decidendo di adattare i propri prodotti alle singole realtà nazionali, operando di fatto una “glocalizzazione” dei loro algoritmi, si veda ad esempio la recentissima decisione di Facebook di penalizzare i contenuti a favore del suprematismo bianco pubblicati dai suoi utenti[1]. Scelte che non sono dunque neutrali, bensì a tutti gli effetti di natura politica, mettendo quindi in discussione l’idea della neutralità molto spesso asserita dai giganti del web. Tutte considerazioni che lasciano dunque aperti moltissimi interrogativi di ricerca, come ad esempio i seguenti: qual è la linea politica di piattaforme digitali come Facebook e Google? Ne hanno una? Se sì, come individuarla? È poi possibile intervenire a riguardo? Vista la loro situazione di sostanziale monopolio, devono quindi essere regolamentate? Se sì, come e a che livello? Tutti interrogativi che rappresentano un ulteriore pregio del libro di Giacomini, ossia un testo che, oltre ad affrontare e rispondere a molteplici domande di ricerca, ne fa sorgere in automatico molte altre, aprendo quindi il lettore verso altri percorsi analitici.

Nel quarto capitolo, il ragionamento di Giacomini si incentra poi sul concetto di “paradosso del pluralismo”, ossia il fatto che da un lato «i media aumentano la possibilità di esprimere la propria voce (in termini quantitativi), ma al tempo stesso sembrano aumentare anche la distanza fra queste voci, mettendo in difficoltà il raggiungimento delle finalità di un sistema politico pluralista (in termini qualitativi)» (p. 156). Insomma, «i cittadini tendono a scegliere le informazioni che già desiderano e si sottraggono alla pluralità di ‘voci’ che invece costituisce l’essenza della sfera pubblica tradizionale» (p. 123), dando così vita ai fenomeni di echo chamber e filter bubble già ampiamente studiati dalla letteratura scientifica (Del Vicario et al. 2016). Quello che si realizza sarebbe dunque un sistema caratterizzato da un “non-dialogo tra sordi” o, come riporta Giacomini, il fenomeno dell’incastellamento, un concetto che richiama quelle organizzazioni del territorio e del paesaggio che consistevano «in una moltitudine di castelli o di villaggi fortificati attorno a cui vivevano piccole comunità abbastanza chiuse e compatte, che avevano scarsi rapporti con l’esterno» (p. 138)”.

Applicando il suo approccio multidisciplinare e multicausale, la spiegazione del fenomeno del paradosso del pluralismo è poi affrontata prendendo in considerazione vari livelli analitici. In primis, Giacomini si concentra sui principali problemi e criticità di internet, ossia «l’ingovernabilità della rete, le posizioni dominanti di alcuni motori di ricerca, il digital divide e il conseguente analfabetismo informatico» (p. 123). Nell’affrontare l’effetto delle variabili psicologiche, Giacomini attinge a quella letteratura che sta investigando con particolare attenzione alcuni tipi di euristiche (Del Vicario et al. 2016), come quella della conferma (confirmation bias), secondo la quale nel ricercare le informazioni, i cittadini «tendono a considerare quelle che confermano le proprie credenze e convinzioni precedenti» (p. 124). Infine, l’autore di Potere Digitale porta il lettore a riflettere sull’effetto interveniente della adesione omofilica nelle cerchie di discussione, ossia quel fenomeno per il quale i cittadini tendono ad interagire con quanti condividono posizioni simili alle loro, portando poi alla presenza dei relativi “effetto gregge”, cascate informative causate dalla loro “pigrizia cognitiva”, fino alla concretizzazione di nuove forme di auto-sorveglianza e auto-censura (Foucault 1975).

 

L’ipotesi della democrazia digitale

L’ultimo capitolo del libro focalizza invece l’attenzione sulla scomposizione della democrazia rappresentativa, analizzata prendendo in considerazione due tipi di spinte ora in atto: la tentazione tecnocratica e lo sviluppo di pratiche di partecipazione diretta e digitale. Dialogando con varie teorie oramai considerate dei classici negli studi sulle evoluzioni della democrazia rappresentativa (Crouch 2004; Manin 1997; Rosanvallon 2008), Giacomini conclude il suo libro analizzando sia le spinte verso un adattamento delle istituzioni a una minore partecipazione politica, sia quelle che invece si stanno ponendo l’obiettivo di stimolarla proprio grazie alla presenza e all’utilizzo dei nuovi strumenti tecnologici ora a disposizione dei cittadini.

Da un lato, «la tentazione tecnocratica… si può definire come il tentativo – più o meno esplicito e consapevole – di approdare a un sistema di governo nel quale il potere è attribuito a tecnici e a esperti (intesi come detentori di capacità e conoscenze che la popolazione comune non possiede) e con l’obiettivo di neutralizzare le dinamiche politiche” (p. 178). Dall’altro, l’avvento di una democrazia digitale «dovrebbe consentire il passaggio da una democrazia ‘intermittente’ e a ‘bassa intensità’, in cui la partecipazione politica si concretizza e si esaurisce solo nel momento elettorale, a una democrazia partecipata e capace di impegnare i cittadini» (p. 189). Entrambe queste soluzioni sono però viste da Giacomini come potenzialmente foriere di distorsioni e conflitti profondi non risolvibili.

Ad esempio, un corposo inserimento di pratiche di democrazia diretta e partecipativa nella democrazia rappresentativa attraverso gli strumenti tecnologici della comunicazione potrebbe comportare la presenza di alcune “richieste” difficilmente sostenibili, come quelle della “partecipazione totale” e del “cittadino totale”, determinando così un tipo di democrazia alla cui base sarebbe posta una costante e continua consultazione dei cittadini, con il rischio di un sostanziale sovraccarico dello sforzo cognitivo loro richiesto. Così facendo, sarebbe dunque prodotta una evidente eterogenesi dei fini, vista l’incapacità di passare da «una concezione di democrazia in cui i cittadini hanno la possibilità di partecipare, ad una concezione in cui i cittadini effettivamente partecipano» (p. 186).

Infine, mettendo il lettore a stretto contatto con la letteratura che si sta occupando di delineare le evoluzioni della democrazia rappresentativa, Giacomini ricorda che «la democrazia si è sempre evoluta, reinterpretandosi e rinnovandosi in rapporto con il contesto sociale, tecnologico e non solo» (p. 221). Quelle che Giacomini analizza nel suo volume non sono quindi “le” prime scomposizioni o innovazioni sopravvenute all’interno della democrazia rappresentativa. Bensì, sono semplicemente le più recenti. E le ultime innovazioni si caratterizzano principalmente per il fatto che «la componente ‘tecnico elitista’ e la componente ‘popolare’, che nella democrazia rappresentativa tradizionale erano integrate e legate in un rapporto dialettico», sono oggi «valorizzate in un rapporto che ora è più frammentato, giustapposto, eccentrico, centrifugo, diventando in parte esterne al sistema democratico nazionale basato sui partiti tradizionali» (p. 224). Più che conciliarsi, dialogare e trovare poi una sintesi positiva per tutto il sistema democratico, la tentazione tecnocratica e lo sviluppo di pratiche di partecipazione diretta e digitale stanno spingendo la democrazia rappresentativa verso orizzonti ancora sconosciuti, fatti sia di correttivi necessari, sia di derive retrive la cui piena comprensione è ancora di difficile definizione.

Concludendo, si può tranquillamente affermare che Potere Digitale rappresenti un’ottima bussola attraverso la quale orientarsi all’interno di un dibattito scientifico, quello degli effetti delle nuove tecnologie digitali della comunicazione sui costanti processi di innovazione che hanno storicamente caratterizzato la democrazia rappresentativa, sempre più centrale nella comprensione di fenomeni complessi come il rapporto tra media e politica, soprattutto al tempo dell’abbondanza informativa e dell’esposizione selettiva (Prior 2007). Una complessità che per essere compresa a fondo necessita di prospettive multicausali e approcci interdisciplinari, proprio come proposto da Giacomini in questo suo ultimo libro.


Riferimenti bibliografici
Crouch, C. (2004). Post-democracy. Cambridge: Polity.
Davis, R., Bacha, C. H., & Just, M. R. (Eds.). (2016). Twitter and elections around the world: Campaigning in 140 characters or less. Routledge.
Del Vicario, M., Bessi, A., Zollo, F., Petroni, F., Scala, A., Caldarelli, G., … & Quattrociocchi, W. (2016). The spreading of misinformation online. Proceedings of the National Academy of Sciences, 113(3), 554-559.
Foucault, M. 1975. Discipline and Punish: The Birth of the Prison. New York: Random House.
Giacomini, G. (2016). Psicodemocrazia: quanto l’irrazionalità condiziona il discorso pubblico. Mimesis.
 Manin, B. (1997). The principles of representative government. Cambridge University Press.
Prior, M. (2007). Post-broadcast democracy: How media choice increases inequality in political involvement and polarizes elections. Cambridge University Press.
Rosanvallon, P. (2008). Counter-democracy: Politics in an Age of Distrust. Cambridge University Press.
 Treré, E. (2018). Hybrid Media Activism: Ecologies, Imaginaries, Algorithms. London: Routledge.

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