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nicomaccentelli

Il Nazi-buonismo della cancel culture

di Nico Maccentelli

Io personalmente sono contrario in linea di massima alla cancel culture.

Un esempio? La statua del generale Lee a Richmond: voglio conoscere la storia, capire come veniva vissuta ed espressa una determinata cultura dell’epoca, per combatterla anche politicamente. Magari per proiettare simbolicamente contro la statua di Lee l’immagine di George Floyd.

Riscrivere tutto è una forma di censura falsamente libertaria, in realtà è nazismo puro, come il rogo dei libri In Fahrenheit 451 di Ray Bradbury, chi imparava a memoria i libri non si poneva il problema che libri fossero. Erano libri e questo bastava, rappresentavano la cultura e la storia del genere umano nel bene come nel male e questa cultura va preservata. Non è questione di punti di vista di classe, di genere, di etnia, di religione. È che se si è comunisti lo si è perché dall’altra parte c’è chi non solo non lo è, ma è anticomunista in un sistema capitalistico.

Non è difficile da capire questa mia opinione, in coerenza con ciò che sono da sempre. Ma nel sistema del capitalismo contemporaneo, nel neoliberismo, il nazismo di nuovo conio si afferma attraverso le “rivoluzioni” colorate, il politically correct, il diritto-umanitarismo che non lo è poiché nega guarda caso quei diritti che intaccano il capitale nel suo rapporto con la classe lavoratrice. Si manifesta in tutto il suo assolutismo emergenziale attraverso la post-democrazia liberale.

Per questo al capitalismo atlantista gli sta andando male nei paesi del terzo mondo, molto male. Perché ciò che fai contro una cultura pur reazionaria che sia, lo fai anche contro altre culture antagoniste e di liberazione. Non puoi cancellare ciò che queste sono imponendo una tua visione di civiltà. E ciò si aggiunge in modo organico alla crisi capitalistica stessa.

Ma oltre a questo, ossia al fatto che anche sotto le più belle intenzioni diritto-umanitarie, in realtà si finisca per colpire la memoria storica e la cultura di intere comunità linguistico-culturali, intere koinè, l’intento di disgregare l’individuo nelle sue identità collettive e aggregative è piuttosto evidente. Sotto attacco per formare un uomo merce di consumo e consumatore, ci sono le comunità antropologiche a partire dalla famiglia e i costumi relazionali a ogni latitudine. Con questo non voglio sostenere che non vada superato quell’insieme di legami sociali che vincolano e costringono i soggetti al loro ruolo che riproduce le relazioni sociali vigenti e alienanti. Ma con lo stesso concetto di rivoluzione (colorata) si intende spezzare ogni possibilità di aggregazione che sia di intralcio alla costruzione dell’individuo alienato, dell’«uomo a una dimensione” per dirla alla Marcuse.

E ciò viene fatto appunto con una sorta di “rivoluzione permanente” che utilizza con lo strumento dell’emergenzialismo, con lo spiazzamento del vivere civile, le leve di un egualitarismo formale e parziale, ossia dentro il solco imposto del rapporto tra capitale e lavoro. Utilizzando la paura e condizionando i comportamenti. Emergenza è precarietà permanente che si ripete in un surrogato di ribellismo utile e interno ai recinti della riproduzione sociale dei rapporti dominanti. Basti solo vedere ciò che produce il genderismo e le manifestazioni pride dentro i recinti multiformi e multicolor concessi nelle metropoli del consumo e dell’alienazione produttiva, della mercificazione accettata dagli zombie colorati “nella città degli spettri”.

La cancel culture agisce dentro questo contesto in cui è possibile agire solo quello che è concesso e non oltre. Sicché la rivoluzione permanente (non è un caso che l’imprinting di molti dei think tank atlantisti sia il Trotskyismo) destruttura selettivamente solo quello che non serve o è controproducente al capitalismo in una sorta di finto antagonismo autoreferenziale. In questo ci sta anche la destrutturazione semantica e lo stravolgimento del senso. Non è un caso che all’emergenza si accompagna la costruzione di neologismi secondo lo schema: emergenza, nemico e sua definizione stereotipata. Dal covid al clima, dalla guerra ai migranti, ormai abbiamo conosciuto il meccanismo che viene costruito ad arte: novax, putiniano, negazionista di questo o quel tema vissuto perché imposto come problema.

Già lo si poteva vedere dagli anni Settanta del secolo scorso nella grande famiglia semantica costruita dai media risguardo il movimento rivoluzionario di classe: terrorismo, covi, untorelli, e nipote dei banditen e del triangolo rosso. La cancel culture è la prosecuzione della prassi repressiva del capitale contro le memorie storiche e le culture dei popoli è una risposta anti-gramsciana alla strategia dell’egemonia nella lotta di classe e nell’autodeterminazione dei popoli, che non è mai un percorso lineare e privo di contraddizioni come se lo pensano i sistematici da tavolino e da manualetti marxoidi. Che poi sono gli stessi che non rispondono con una contronarrazione al mainstream dominante ma si prodigano in distinguo e in premesse che depotenziano ogni valenza eversiva dei loro percorsi. Il fatto stesso di schierarsi secondo un ecumenismo pacifista sotto le bandiere dell’ennesimo guru sinistrato che grida né e né nella guerra ucraina, e nel rendere indistinte le responsabilità secondo una narrazione di comodo che ostracizza tutta la guerra (do you remember invece Mao e le guerre giuste e ingiuste?), la guerra in sé, in quanto tale, è fattore di depotenziamento dell’antagonismo verso quello che dovrebbe essere individuato come tale un nemico principale, il cuore di una contraddizione sociale, politica, epocale, è un darsi la zappa sui piedi, perché poi questo  ecumenismo nazifista (neologismo…) potrà “essere usato contro di te” nella lotta politica rivoluzionaria, che ogni comunista dovrebbe avere come sbocco inevitabile e prima o poi attuabile. Farsi parlare dal potere con una falsa narrazione che alimenta una falsa coscienza.

Gramsci in altre parole e in sintesi, si sarebbe rivoltato nella tomba.

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Comments

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Michele Castaldo
Wednesday, 04 October 2023 08:16
Che strano, egregio signor omphalos, tanto livore nei confronti di chi la definisce per quel che è: un liberista. E da sempre in nome del liberismo le mobilitazioni degli oppressi vengono definite - come lei le definisce, eterodirette. Siamo perciò su due sponde opposte. Ripeto: perchè si irrita tanto e sempre nell'anonimato? Potrei dire che chi si maschera ha di che nascondere. Perché si nasconde? Almeno Maccentelli esce allo scoperto. Faccia altrettanto!
Michele Castaldo
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Michele Castaldo
Tuesday, 03 October 2023 20:24
Egregio omphalos,
in 78 anni di vita non mi sono mai nascosto dietro uno pseudonimo ma mi sono sempre firmato con nome e cognome e quando in carcere sono stato interrogato dal giudice ho sempre difeso le lotte alle quali ho partecipato pur rigettando gli addebiti specifici come si usa fare da veri militanti comunisti.
Che il mio modo di scrivere sia « molto estatico » e faccia « ottimo pendant con l'aria da pseudo profeta » lo prendo come un complimento. Quanto a « vette di imbecillità » beh che dire? le parole si apprezzano dalla bocca che le pronuncia.
Vede signor omphalos quando si usano gli insulti vuol dire che si è a corto di argomenti. Per me Maccentelli sta bene coi liberisti, che non è una offesa ma la conclusione logica del suo ragionamento. Col comunismo non c'entra niente. E se lei – innanzitutto chi è? si preserenti - la pensa come Maccentelli è in ottima compagnia, ma lasciateci gioire quando le masse oppresse nella loro legittima ribellione tirano giù le statue che rappresentano la rapina coloniale. Perché si innervosisce in questo modo? Insomma: a ognuno il suo! Capito mi ha? egregio signor omphalos?
Michele Castaldo
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omphalos
Wednesday, 04 October 2023 03:05
Ovvio, non avevo dubbi che lo avrebbe preso come un complimento; potrei fare il giochetto: vogliamo smontare le piramidi? Imperialiste e schiaviste... ecc. ecc. fino al liberty e all' art decò e vedere quanto è coglione. Ma lei non le vale la pena. Discordo con varie cose con Maccentelli, ma vedo che riflette, a volte mi fa riflettere; lei? Lei non è nulla. Scambiare per masse anti-imperialiste movimenti eterodiretti, ipercapitalismo progressista e altra merda, abbondantemente analizzata, come no, ho proprio una grande voglia di considerarla un interlocutore valido con cui ragionare. Quanto al mio nome, se vuole saperlo, mi dica dove comunicarglielo. Lo farei pubblicamente ma non con questa mail, no, ho i miei motivi. Mi dispiace di averla usata, abitudine, se mai mi dovesse ricapitare di volermi grattare il prurito dell'irritazione che mi dà la sua trionfa nullità, lo farò dalla mail normale con nome pieno, con mio grande piacere. Mi ha capito lei, egregio nulla travestito da qualcosa?

Sempe a latere, ribadisco la necessità che i pochi che pensano elaborino una discussione su come relazionarsi "dialetticamente" con quei monumenti, documenti, ecc. sul piano filosofico, architettonico, artistico, ecc.
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omphalos
Wednesday, 04 October 2023 03:06
trionfa=tronfia, va da sè.
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Michele Castaldo
Monday, 02 October 2023 06:32
Questo signor Maccentelli ha il merito di non nascondersi, parte dal proprio io e il suo modo di vedere il mondo e vuole conoscere la storia anche attraverso le statue e le immagini che la raccontano, ma stiamo parlando dall'Occidente, dunque la storia raccontata dai vincitori occidentali contro i popoli di altri continenti massacrati, brutalizzati e sfruttati.
Ora si dà il caso che i popoli di altri continenti che hanno subito le malversazioni occidentali non sopportano - oggi - di essere ancora umiliati attraverso la rappresentazione dei propri carnefici e si scagliano contro abbattendo i loro simboli e le statue che li rappresentano.
Bisogna rispettare la libertà di espressione degli occidentali che raccontano la loro storia e non quella di chi si ribella oggi contro quei simboli che la ricordano? Ma allora si tratta di usare la libertà a senso unico, ovvero sempre e comunque in nome e per conto della prepotenza fatta storia! E sia! Di grazia, però, perché parlare in nome del comunismo? C'è un immenso mondo di liberisti come Hayek o il suo emulo Fukuyama, stia con loro e ci lasci gioire quando le masse di continenti oppressi e sfruttati per secoli abbattono ad esempio la statua di Colombo. E' un'altra storia egregio signor Maccentelli, non la fine della storia. Capito?!
Michele Castaldo
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omphalos
Tuesday, 03 October 2023 14:31
Anche lei non si nasconde; è pseudo-profeta mistico crollista capace di "procustizzare" ogni cosa con testarda coerenza; ultimo esempio obliterare la comprensione della storia, di cui quei monumenti, testi, ecc. sono parte, è un atto "rivoluzionario" e non di cancellazione del senso storico perfettamente funzionale allo zeitgeist capitalista e bisogna "gioire quando le masse di continenti oppressi e sfruttati per secoli abbattono ad esempio la statua di Colombo". Molto estatico, fa ottimo pendant con l'aria da psudo-profeta, davvero. Le vette di imbecillità dei suoi interventi hanno del sublime.

Sono ad hominem, mi rendo conto, ma dato che i suoi "argomenti" sono "not even wrong", rispondeere deialetticamente è impossibile, o anche, semplicemente, non ne vale la pena.

A latere, se ci fosse una discussione su come relazionarsi "dialetticamente" con quei monumenti, con interventi sul piano filosofico, architettonico, artistico, ecc. si potrebbe fare qualche passo avanti, ma la vedo dura.
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Maurizio
Sunday, 01 October 2023 11:26
E dove hanno fretta e non basta la cancel culture arrivano gli incendi (secondo il mainstream a causa dei cambiamenti climatici) come a Maui.
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