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Le guerre che ti vendono

di Matteo Bortolon

L’agile pamphlet di Sara Reginella (Le guerre che ti vendono, Edizioni Dedalo 2025) è un testo che molto sinteticamente indica un abisso in cui stiamo precipitando. Quello della marginalizzazione di ogni forma di informazione che non coincide con le narrative promosse dai governi e poteri dominanti. La ragione è semplice: in guerra l’informazione diventa un nodo strategico da tenere sotto stretto controllo, e la critica viene spesso accomunata alla “connivenza col nemico”.

Anche le guerre hanno il loro mercato editoriale e di saggistica. Dopo l’11 settembre era tutto un fiorire di testi sul terrorismo, l’islamismo, la penetrazione delle democratiche società occidentali da parte di gruppi di pericolosi fanatici. Una narrativa coerente con le politiche della “Guerra al Terrorismo” del presidente Bush, e che recavano sotto traccia la legittimazione della risposta: la dimensione sicuritaria crescente, il controllo poliziesco della società e, in maniera ultimativa, la guerra. L’eredità di tale stagione è molto pesante. Ma si anche visto un fiorire di analisi sull’imperialismo Usa, sull’economia del petrolio, sul catastrofico lascito del colonialismo occidentale. 

Oggi parallelamente vediamo uscire contributi su com’è orribile l’imperialismo della Russia e di quanto sia dispotico il suo governo (che però quando dava le basi agli Usa per la guerra in Afghanistan non sembrava tanto male!), accanto a testi sulla aggressività della NATO, sull’ormai palpabile declino del potere mondiale statunitense e di come le narrative belliche stiano logorando lo stato di diritto nei paesi occidentali.

Il testo di cui parliamo si inscrive in questo sforzo di controinformazione critica, connettendo alcuni esempi inerenti le guerre del passato col panorama attuale. Il filo conduttore è lo strumentario adoperato in Occidente dai poteri dominanti (governi e loro alleati) per far digerire ai loro cittadini gli interventi militari, conferendo ad essi una postura “morale”. L’asse fondamentale è di costruire uno scenario semplicistico di natura dicotomica degli attori in campo, attribuendo a uno di essi caratteri profondamente negativi, al limite della disumanizzazione: attribuzione di crimini repellenti, enfatizzazione dei tratti repressivi in merito a gruppi esposti (minoranze, donne), uso di immagini e tratti iconici molto emotivi per rafforzare tale polarizzazione manichea: da una parte il bene, dall’altra il male. Tutto ciò, aggiungiamo noi, riflette sinistramente la logica dei neocon, la plumbea camarilla che nei meandri del potere nordamericano è transitata da Reagan a Bush II; un gruppo che in diversi suoi esponenti si era abbeverato degli insegnamenti del filosofo Leo Strauss, secondo cui l’elite dominante deve costruire miti che sa essere bugiardosi per usarli come instrumentum regni.

C’è però un problema: per costruire una visione di tale genere e venderla con successo all’opinione pubblica occorre tagliare fuori tutti i dati di maggiore complessità che rovinano questa rassicurante simmetria, ad esempio i tratti dittatoriali e repressivi del regime dì Zelensky, mentre si dovrà enfatizzare i caratteri più cupi della Federazione Russa, facendolo diventare l’Impero del Male. L’elencazione di questi stratagemmi e strategie comunicative è il cuore del testo, collocabile nei capitoli secondoCavalli di Troia e guerre culturali – e terzo – Marketing di guerra. Naturalmente la propaganda è più efficace se estremizza e strumentalizza problemi reali, anziché inventarseli da zero. Il primo capitolo quindi descrive l’operato di varie agenzie statunitensi come USAid – che l’offensiva di Trump ha portato sul proscenio mondiale – che finanziano e assistono dissenzienti in vari paesi fra gli avversari della egemonia statunitense. L’autrice precisa, al di là di facili semplificazioni, che i movimenti di dissenso possono sollevare questioni importanti ed essere composte anche da persone in buona fede, ma possono essere strumentalizzate. Si può essere certi che paesi come Russia e Cina abbiano problemi in vari ambiti (come i paesi europei del resto) e possano vedere proteste riguardo tali questioni, ma il punto decisivo è se esse possano costituire un innesco per una dinamica che anziché risolvere tali problemi si traduce in un semplice cambiamento di egemonia (si veda l’Ucraina) o spinga verso un regime ancora peggiore (si veda la Siria). Reginella pare riesca a mantenersi su piano di lucida ragionevolezza, giusto mezzo fra chi santifica ogni protesta anti-regime (purché nemico degli Usa) e che vede complotti della CIA ovunque.

L’ultimo capitolo si intitola Lo Stato di Oceania, intendendo non il continente insulare ma l’immaginario macro-stato dell’opera 1984 di G. Orwell; il quale nella sua distopia immaginava una società totalmente soggiogata dal vertice politico con una presa ferrea sui mezzi di comunicazione e addirittura una nuova lingua che disattivasse in nuce le possibilità di rivolta. Del resto il testo fa parte di una collana per Dedalo che si chiama, appunto, Orwell. 

Il testo non fa concessioni alla teoria politica (il nome di Strauss non compare), si tratta di un contributo molto costruito sulla militanza: l’autrice si è recata diverse volte in Donbass prima del 2022, ed ha visto come la realtà di tale regione sia stata prima ignorata poi distorta dai media occidentali. Come racconta nel testo, si è trovata negli elenchi del famoso sito ucraino Myrotvorets, dove sono stati pubblicati dati personali di persone considerati “nemici dell’Ucraina” (sostanzialmente oppositori dell’alleanza di neonazisti e forze di sicurezza che controlla il paese sotto Zelensky) poco prima che esse venissero assassinate. C’è chi teorizza ipotetiche dittature future e chi ne sta già assaggiando le avvisaglie. Il testo si chiude con un richiamo all’azione per fermare la barbarie: nella inazione più esemplare sono decine i giornalisti palestinesi uccisi da Israele, senza che i loro colleghi occidentali abbiano invocato nemmeno un centesimo delle misure punitive applicate contro la Russia. Perché, come dice la chiusa del testo, le guerre che ti vendono si pagano con la vita.

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Graziano Dalla Muta
Tuesday, 03 June 2025 11:49
paesaggi desolanti dell'umanita'.
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