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Banca del Sud e BCE. Due modelli a confronto?

Gianluca Bifolchi

bancodosurAlmeno sulla carta la Banca del Sud è nata. Come da protocollo ieri, alla Casa Rosada, i presidenti Néstor Kirchner, Argentina, Evo Morales, Bolivia, Inácio Lula da Silva, Brasile, Rafael Correa, Ecuador, Nicanor Duarte, Paraguay, Hugo Chávez, Venezuela, ed un rappresentante del governo uruguayano (il presidenteTabaré Vázquez si recherà a Buenos Aires soltanto oggi per l'insediamento del nuovo presidente, Cristina Fernández de Kirchner) , hanno apposto le loro firme in calce all'atto fondativo.

Le incognite sull'effettiva riuscita di questo grande progetto di integrazione latinoamericana sono di due ordini. Il primo riguarda la capacità di reperire i fondi necessari agli ambiziosi obiettivi statutari. I sette miliardi di dollari di conferimento iniziale da parte degli stati membri non sono ovviamente sufficienti per una attività creditizia di portata subcontinentale, e il nuovo ente dipenderà dal successo di attività di raccolta del risparmio attraverso depositi ed obbligazioni, come qualunque altra banca.

Nel suo intervento il presidente venezuelano Hugo Chávez ha sottolineato che il risparmio latinoamericano è in larga maggioranza depositato nelle banche del nord e nei titoli di stato USA e dell'Unione Europea. La capacità di mantenere questo risparmio nella regione dipenderà da una combinazione di affidabilità, abilità nel collocamento, e redditività dei titoli e dei contratti di deposito della Banca del Sud.

Se lo sganciamento dalla finanza del Nord avrà successo la già pericolante situazione del dollaro (l'Iran ha appena annunciato che non venderà più il suo greggio nella divisa USA) riceverà un altro colpo dalla flessione di domanda di valuta proveniente dal sudamerica.

Vale la pena notare che un'accresciuta difficoltà da parte degli europei a collocare i propri titoli pubblici in quell'area potrebbe essere compensata, per la stessa ragione, da un effetto di svaluzione sull'euro, che sarebbe verosimilmente accolto con una certa discreta soddisfazione da parte dei nostri esportatori (particolarmente i Tedeschi e gli Italiani).

L'altra incognita che pesa sulla Banca del Sud è ovviamente politica. L'integrazione delle economie sudamericane è un tutt'uno con la loro capacità di rendersi indipendenti dal ruolo asfissiante delle economie USA ed europee. E' certo significativo che lo capisca Inácio Lula da Silva, preoccupatissimo di mantenere buoni rapporti con ambedue i giganti occidentali, ma non al punto di sacrificare i vantaggi di un'integrazione latinoamericana, e di fatto operando come il maggior promotore, dopo Chávez, della Banca del Sud. Resta da vedere se le oligarchie latinoamericane, sul modello messicano, non preferiranno i TLC (i Trattati di Libero Commercio) con gli USA, che ribadiscono il modello neoliberista, ostile alle prospettive di integrazione latinoamericana, che la Banca del Sud cerca di superare. In questo momento il pendolo politico non gioca a loro favore, ma il colpo subito da Chávez con la bocciatura della riforma costituzionale, e la situazione di pre-golpe (auspicato ed assistito dalla CIA) in cui si trova permanentemente la Bolivia potebbero presto modificare questo equilibrio dei poteri.

Un altro aspetto dell'evento di ieri di Buenos Aires che ci interessa da vicino si trova negli interventi del presidente boliviano Evo Morales e del presidente (ed economista) ecuadoriano Rafael Correa, entrambi convinti che la nascita della Banca del Sud potrebbe essere il primo passo verso una moneta unica suamericana.

"Un nuovo schema alternativo di articolazione delle banche centrali latinoamericane intorno a questo Fondo del Sud come asse centrale. Questo permetterà la convergenza verso uno schema monetario comune, a partire dallo sviluppo di un sistema di pagamenti sostenuto da una moneta di conto regionale", ha detto Correa. Ed ha aggiunto: "Si tratta solo di una decisione politica per superare questa trappola istituzionale che ereditiamo dalla lunga e triste notte del neoliberismo". "Niente impedisce di porre le basi per la creazione di un sistema monetario comune, domani stesso potremmo tenere la nostra contabilità nella nostra unità di conto".

Ricordiamo che un'unità di conto come quella che Rafael Correa propone per l'America del Sud è ciò che per molti anni ha preparato il terreno in Europa occidentale per la nascita dell'Euro, e cioè l'ECU (European Currency Unit). E' di grande interesse come tra i più decisi proponenti di una moneta unica latinoamericana vi sia Evo Morales, che nel corso dello stesso discorso ha detto: "Solo con governi che scommettano sul proprio popolo, con programmi e politiche di uguaglianza, si raggiungerà una vera integrazione".

Ciò a cui stiamo assistendo è un'America Latina che si prepara a percorrere gli stessi passi dell'Unione Europea, ma non più sotto gli auspici dell'ortodossia monetarista (che con Maastricht hanno condotto all'Europa dei banchieri), ma sulla premessa di un nuovo modello di sviluppo basato su priorità umane e sociali. E se la Banca del Sud finisse per costituire una esperienza pilota per la riforma della BCE? Si tratta di un altro addentellato del Socialismo del Secolo XXI che ci permette di riflettere sulla realtà europea a partire dall'esperienza latinoamericana.

Link: www.achtungbanditen.splinder.com/post/15069840/Banca+del+Sud+e+BCE.+Due+model

 

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