L’Europa in preda al panico per la strategia statunitense di stabilità con la Russia
di Alastair Crooke, conflictsforum.substack.com
Alastair Crooke parla della più recente strategia per la sicurezza nazionale dell’amministrazione Trump che critica il tentativo degli Stati Uniti di ottenere il primato mondiale definendolo un fallimento
Le amministrazioni statunitensi elaborano periodicamente una Strategia per la Sicurezza Nazionale (NSS) (il presidente Donald Trump ne ha redatta una durante il suo primo mandato). Per lo più, questi documenti delineano una versione idealizzata della politica estera e della sicurezza di un’amministrazione e non hanno grande importanza pratica, a causa di ciò che viene tralasciato: gli interessi politici ed economici consolidati degli Stati Uniti; il profondo consenso in politica estera supervisionato dalla classe dirigente dello Stato di sicurezza profonda; e le politiche sostenute dal collettivo dei grandi donatori.
Tuttavia, questo NSS pubblicato di recente si legge in modo piuttosto diverso, attribuendo un distintivo tono “America First” alla politica estera degli Stati Uniti, evitando l’egemonia globale, il “dominio” e le crociate ideologiche, a favore di un realismo pragmatico e transazionale incentrato sulla protezione degli interessi nazionali fondamentali: sicurezza nazionale, prosperità economica e predominio regionale nell’emisfero occidentale.
Gli Stati Uniti, quindi, “non sosterranno più l’intero ordine mondiale come ‘Atlante’ e si aspettano che l’Europa si faccia carico di una parte maggiore dei propri oneri di difesa”, afferma l’NSS.
Critica la precedente ricerca del primato globale da parte degli Stati Uniti definendola “un fallimento” che ha finito per indebolire l’America, e definisce la politica di Trump come una “correzione necessaria” alla posizione precedente. Accetta quindi l’orientamento verso un mondo multipolare.
Due obiettivi chiave della politica estera sono stati sfumati anziché radicalmente riformulati.
In primo luogo, la Cina viene declassata da “minaccia primaria” e “minaccia progressiva” a concorrente economico (Taiwan è considerata uno strumento di deterrenza).
Riguardo alla Russia, si legge:
“È un interesse fondamentale degli Stati Uniti negoziare una rapida cessazione delle ostilità in Ucraina, al fine di stabilizzare le economie europee, impedire un’escalation o un’espansione indesiderata della guerra e ristabilire la stabilità strategica con la Russia, nonché consentire la ricostruzione post-ostilità dell’Ucraina per consentirle di sopravvivere come Stato vitale”.
Il documento non menziona una “pace strategica” con la Russia, ma solo una “cessazione delle ostilità”, ovvero un cessate il fuoco. L’attenta scelta del linguaggio utilizzato potrebbe indicare che Trump non intende raggiungere un accordo completo con la Russia sulle sue preoccupazioni sulla sicurezza, ma solo una tregua, una “cessazione delle ostilità”.
Definisce le relazioni europee con la Russia come “profondamente attenuate”:
“L’amministrazione Trump si trova in contrasto con i dirigenti europei che nutrono aspettative irrealistiche per la guerra, radicate in governi di minoranza instabili, molti dei quali calpestano i principi fondamentali della democrazia per reprimere l’opposizione. Un’ampia maggioranza europea desidera la pace, ma questo desiderio non si traduce in politiche concrete, in larga misura a causa del sovvertimento dei processi democratici da parte di quei governi. Questo è strategicamente importante per gli Stati Uniti proprio perché gli stati europei non possono riformarsi se sono intrappolati in una crisi politica”.
In sostanza, d’ora in poi, l’Ucraina verrà scaricata sugli europei come loro responsabilità. Più in generale, ci si aspetta che siano gli alleati a pagare i conti, mentre gli Stati Uniti si rafforzano in patria.
Uno dei più grandi cambiamenti del NSS è che l’America è ora definita una potenza emisferica fortificata, anziché un egemone globale:
“Vogliamo un emisfero che rimanga libero da incursioni straniere ostili o dalla proprietà di risorse chiave, e che supporti catene di approvvigionamento essenziali; e vogliamo garantire il nostro continuo accesso a posizioni strategiche chiave. In altre parole, affermeremo e applicheremo un ‘Corollario Trump’ alla Dottrina Monroe”.
In termini di presenza militare, la Strategia afferma che ciò comporta “un riadattamento della nostra presenza militare globale per affrontare le minacce urgenti nel nostro emisfero”.
Forse l’aspetto più significativo – in termini di impatto pratico – è il riferimento alla “fine della NATO come alleanza in continua espansione” e all’Europa, che viene criticata nei termini più severi.
L’NSS è molto critico nei confronti della stagnazione economica dell’Europa, del suo declino demografico, della perdita di sovranità delle istituzioni dell’UE e della sua “cancellazione della civiltà”: “Vogliamo che l’Europa resti europea, che riacquisti la sua autostima in quanto civiltà e che abbandoni la sua fallimentare tendenza a soffocare le normative“ , si legge.
Il documento dichiara che le élite liberali/tecnocratiche dell’UE e di molti Stati membri rappresentano una minaccia per il futuro dell’Europa, per la stabilità regionale e per gli interessi americani. Chiarisce che sostenere la destra patriottica in Europa e “coltivare la resistenza” all’attuale traiettoria europea è nell’interesse americano.
Indica la sostituzione della popolazione (immigrazione) come la più grave minaccia a lungo termine per gli interessi europei e americani, mettendo apertamente in dubbio se alcune nazioni europee rimarranno alleate affidabili, data la loro attuale traiettoria.
Le relazioni transatlantiche restano quindi in vigore, ma non costituiscono più il fulcro della politica estera degli Stati Uniti.
Il panico dell’élite europea
I leader europei, tra cui l’ex primo ministro svedese Carl Bildt, hanno affermato che il riferimento dell’NSS all’Europa era “alla destra dell’estrema destra”. Negli Stati Uniti, i democratici, come il deputato Jason Crow, lo hanno ritenuto “catastrofico” per le alleanze, in particolare per la NATO.
Per comprendere appieno il grido di panico che si leva dall’Europa, è necessario un po’ di contesto. La politica identitaria liberal-woke non ammetteva alcuna “alterità”, alcuna differenza di opinione. Jennifer Rubin, editorialista del Washington Post e collaboratrice della MSNBC (a lungo citata dal Washington Post come la loro “editorialista repubblicana” per “l’equilibrio”), scrivendo nel settembre 2022, ha respinto l’idea stessa che un argomento abbia delle “parti”, poiché qualsiasi argomento contrario attribuiva una razionalità ai conservatori:
“Dobbiamo, collettivamente, in sostanza, bruciare il Partito Repubblicano. Dobbiamo raderlo al suolo, perché se ci sono sopravvissuti, se ci sono persone che superano questa tempesta, lo faranno di nuovo… Il teatrino in cui Trump, i suoi difensori e i suoi sostenitori vengono trattati come razionali (addirittura intelligenti!) proviene da un sistema mediatico che si rifiuta di abbandonare… questa falsa equivalenza”.
E l’allora presidente Joe Biden, in un discorso tenuto quello stesso mese, disse più o meno la stessa cosa della Rubin.
In un contesto inquietantemente immerso in una luce rossa e nera, presso la storica Independence Hall, Biden ha inequivocabilmente esteso le minacce provenienti dall’estero per mettere in guardia contro la minaccia di un terrore diverso, più vicino a casa: quello di “Donald Trump e dei repubblicani MAGA”, che, a suo dire, “rappresentano un estremismo che minaccia le fondamenta stesse della nostra repubblica”.
Il principio fondamentale di questo messaggio apocalittico si è insinuato oltre Atlantico per catturare e convertire la classe dirigente di Bruxelles. Questo non dovrebbe sorprendere: il mercato interno dell’UE, basato sulla regolamentazione, era precisamente concepito per sostituire ogni “conflitto” politico con il tecno-managerialismo. Le élite europee avevano un disperato bisogno di un sistema di valori per colmare la lacuna identitaria dell’UE.
La soluzione, tuttavia, era a portata di mano [mentre Biden parlava a Varsavia nel primo anniversario della guerra in Ucraina, il 21 febbraio 2023]:
“Gli appetiti dell’autocrate non possono essere placati. Devono essere contrastati. Gli autocrati capiscono solo una parola: ‘No’. ‘No’. ‘No’. (Applausi). ‘No, non mi prenderete il Paese’. ‘No, non mi prenderete la libertà’. ‘No, non mi prenderete il futuro… Un dittatore intenzionato a ricostruire un impero non sarà mai in grado di placare [cancellare] l’amore del popolo per la libertà. La brutalità non annienterà mai la volontà dei liberi. E l’Ucraina – l’Ucraina non sarà mai una vittoria per la Russia. Mai. (Applausi)
State con noi. Noi saremo con voi. Andiamo avanti… con un impegno costante a essere alleati non dell’oscurità, ma della luce. Non dell’oppressione, ma della liberazione. Non della prigionia, ma, sì, della libertà.
Il successivo discorso di Biden a Varsavia – con tanto di effetti di luce e uno sfondo drammatico che ricordava il suo discorso alla Liberty Hall – cercò di dipingere l’opposizione interna al MAGA come una grave minaccia alla sicurezza americana e si affidò al manicheismo radicale per rappresentare – questa volta – la Russia (la Russia come contrappunto esterno alla correlata minaccia MAGA statunitense). Questa fu la sua inquadratura dell’epica battaglia tra le forze della luce e quelle dell’oscurità, che doveva essere combattuta senza sosta e vinta in modo schiacciante.
Ancora una volta, Biden stava cercando di consolidare il profondo ethos missionario dell’America come “Città sulla collina”, un faro per il mondo, verso una guerra cosmica “eterna” contro il “male” russo. Sperava di legare la classe dirigente americana alla lotta metafisica per la “luce”.
David Brooks, autore di Bobos in Paradise e editorialista del New York Times, ammette che inizialmente fu attratto da questa ideologia liberale, ma in seguito ammise che si trattò di un grosso errore:
“Comunque li si voglia chiamare [i liberali] si sono coalizzati in un’élite bramina isolata e mista che domina la cultura, i media, l’istruzione e la tecnologia – e riconosce – Non avevo previsto con quanta aggressività… avremmo cercato di imporre valori d’élite attraverso codici di linguaggio e di pensiero. Ho sottovalutato il modo in cui la classe creativa avrebbe eretto con successo barriere attorno a sé per proteggere i propri privilegi economici… E ho sottovalutato la nostra intolleranza verso la diversità ideologica”.
In parole povere, questo codice di pensiero ha dato alle élite europee il loro nuovo culto scintillante di purezza assoluta e virtù immacolata, colmando per l’UE la sua lacuna identitaria fin troppo evidente. Ha portato alla convocazione di un’avanguardia la cui furia proselitista deve concentrarsi sull'”Altro”.
Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, nel suo discorso sullo “stato dell’Unione” al Parlamento europeo nel 2022, ha fatto quasi esattamente eco a Biden:
“Non dovremmo perdere di vista il modo in cui gli autocrati stranieri prendono di mira i nostri paesi. Entità straniere finanziano istituti che minano i nostri valori. La loro disinformazione si sta diffondendo da Internet alle aule delle nostre università… Queste bugie sono tossiche per le nostre democrazie. Pensate a questo: abbiamo introdotto una legge per filtrare gli investimenti diretti esteri per motivi di sicurezza. Se lo facciamo per la nostra economia, non dovremmo fare lo stesso per i ‘nostri valori’? Dobbiamo proteggerci meglio dalle interferenze maligne… Non permetteremo ai cavalli di Troia di alcuna autocrazia di attaccare le ‘nostre democrazie’ dall’interno”.
Nonostante l’alleanza tra i “Bobo” americani e i guerrieri liberali dell’UE, molti in tutto il mondo sono rimasti comunque stupiti dalla grande prontezza con cui la leadership di Bruxelles ha abbracciato la linea di Biden che auspicava una lunga guerra contro la Russia, un’adesione che sembrava così chiaramente contraria agli interessi economici e alla stabilità sociale europei. In parole povere, si trattava di una guerra scelta che sembrava affondare le sue radici in un manicheismo radicale.
La NATO “trasmette democrazia”
La formazione iniziale della NATO nel 1949 fu generalmente osteggiata dalla sinistra europea a causa della sua esplicita posizione anticomunista. Tuttavia, con il bombardamento di Belgrado da parte della NATO nel 1999, l’alleanza militare si trasformò per alcuni esponenti della sinistra più ampia (tra cui socialdemocratici e liberali) in uno strumento per la trasmissione liberale e il consolidamento della “nostra democrazia” (queste erano le parole di Biden all’epoca).
La fusione della leadership dell’UE con la NATO e con il progetto Biden era completa. L’allora ministro degli Esteri tedesco, Annalena Baerbock – altrettanto determinata a “rovinare la Russia” quanto Biden – in un discorso a New York nell’agosto 2022, delineò la visione di un mondo dominato da Stati Uniti e Germania.
Nel 1989, il presidente George Bush offrì alla Germania una “partnership nella leadership”, affermò Baerbock. Ma all’epoca, la Germania era troppo impegnata con la riunificazione per accettare l’offerta. Oggi, disse, le cose sono cambiate radicalmente: “Ora è giunto il momento in cui dobbiamo crearla: una partnership congiunta nella leadership”.
Affermando che la “partnership di leadership” deve essere intesa in termini militari, ha dichiarato:
“In Germania abbiamo abbandonato la convinzione, radicata da tempo, del ‘cambiamento attraverso il commercio’… il nostro obiettivo è rafforzare ulteriormente il pilastro europeo della NATO… e l’UE deve diventare un’Unione in grado di trattare con gli Stati Uniti su un piano di parità: in un partenariato di leadership”.
Pertanto, il clamore dell’élite europea per la devastante critica dell’NSS all’Europa non è solo quello di un’America che volta palesemente le spalle a una classe dirigente europea che aveva abbandonato tutto per adulare l’America. L’NSS condanna duramente la loro sovversione della democrazia – e si chiede persino se saranno adatti come alleati in futuro.
Ora si dichiara che la NATO non esisterà per sempre.
Gli strati dominanti europei sono ormai isolati, ampiamente impopolari e privi di potere.







































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