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Mario Moretti: la dignità della sconfitta

di Vincenzo Morvillo

moretti dignita sconfitta.jpg«La vera sconfitta non è aver perso [la rivoluzione ndr]. La vera sconfitta è l’aver introiettato l’idea della sconfitta. Di non poter vincere e cambiare le cose».

Un bagno di realtà durissimo che dovrebbe far riflettere chiunque si professi oggi comunista ed aspiri ad un sovvertimento del sistema capitalistico vigente e delle sue iniquità sociali.

Un bagno di realtà che non viene da una persona qualunque. Ma da uno di quelli che la rivoluzione hanno provato a farla per davvero.

Anzi da colui che da sempre è stato identificato come il capo delle Brigate Rosse.

Quel giudizio così definitivo, ma anche così desolante nella sua drammatica veridicità, lo pronunciava Mario Moretti durante un incontro che tenne, nel lontano 2004, con i ragazzi di Via Pace.

Una classe di aspiranti giornalisti interessati alla storia delle Brigate Rosse e al rapimento Moro. La registrazione dell’incontro la si può trovare su Youtube. Otto puntate di un’ora ciascuna (qui sotto il link).

Settantasette anni, quarantadue dei quali passati dietro le sbarre, Moretti torna ogni notte a dormire in carcere, vivendo in regime di semilibertà.

Un uomo di una coerenza etica e politica esemplare. Come d’altronde tante altre compagne e tanti altri compagni brigatisti.

«Potrò aver sbagliato tutto ma so di essere sempre stato dalla parte giusta. Quella degli oppressi», dichiara senza reticenza.

Ma soprattutto, Moretti fu uno dei massimi dirigenti delle Brigate Rosse che si assunse la responsabilità, insieme a Renato Curcio e Barbara Balzerani, di dichiarare chiusa, nel 1986, la vicenda di quell’organizzazione.

Auspicando inoltre una soluzione politica al conflitto armato degli anni ’70, alla quale lo Stato non ha mai voluto dare seguito.

La liberazione di Mario Moretti dunque – come di altri compagni segregati in istituiti di pena o persino al 41bis – oggi che sono trascorsi più di quarant’anni da quei fatti e che l’Italia è un paese profondamente mutato (in peggio) ed in cui si fatica a intravedere anche solo l’ombra di una protesta (figurarsi la lotta armata) sarebbe un dovere morale e politico per delle istituzioni democratiche che si rispettino.

La chiusura di una vicenda che oramai dovrebbe essere materia solo per gli storici.

D’altronde Togliatti amnistiò i fascisti dopo un anno. Mentre qui sono passati cinquant’anni dall’inizio di quel conflitto e trentacinque dalla sua fine anche formale, ma ancora l’Italia ha difficoltà ad affrontarlo serenamente. Non solo sul piano storiografico ma soprattutto politico.

La surreale richiesta di estradizione fatta inoltrare, due anni fa circa, dalle istituzioni italiane alla Francia per dieci rifugiati appartenenti ad organizzazioni armate comuniste o a gruppi extraparlamentari – operazione denominata con uno spiccato senso del gotico Ombre Rosse – evidenzia un concetto persecutorio e vendicativo della Giustizia inaccettabile per un paese che si definisca liberale.

Un atteggiamento che per giunta sfiora il grottesco se si pensa che i dieci fuoriusciti hanno età comprese tra i settanta e gli ottant’anni.

Continuando così, li si arresterà nella bara!

Ma si sa, le Brigate Rosse facevano più paura dei fascisti. Finanche al Pci e ai suoi indecorosi eredi “di sinistra”.

E allora Moretti marcisca in galera. E col sovrapprezzo dell’ingiuria e dell’infamia che lo additano, da sempre, come “doppiogiochista”.

La “Sfinge delle Brigate Rosse” lo soprannominò, con ignominioso disprezzo, quel gretto mistificatore di Flamigni. Pasdaran dell’ideologia piccista e fanatico portabandiera dei complottisti italici.

Marcisca in galera Moretti. A monito dell’imperativo che non sia mai possibile sovvertire l’ordine delle cose esistenti.

Moretti tuttavia personifica, con la sua permanenza in carcere e per chi la Storia voglia leggerla venendo fuori dai coni d’ombra proiettati dalla propaganda tossica degli apparati del potere e dagli organi di stampa, la vergogna di uno Stato che ha costruito, sull‘insorgenza degli anni ’70, una narrazione infarcita di menzogne, dietrologia e fantapolitica.

Una narrazione che ha il solo scopo di coprire alcune verità inconfessabili per gli assetti istituzionali e soprattutto per i due principali partiti che hanno dominato la scena italiana durante i quarant’anni di Guerra Fredda: Dc e Pci.

Il cui “compromesso” ha sprofondato l’Italia in un regime di democrazia bloccata durante tutta la seconda metà del ‘900.

Verità inconfessabili che servirono e servono tutt’oggi a coprire la meschinità e le atrocità – come sottolinea lo stesso Moretti parlando con i ragazzi del corso di giornalismo – di quella classe dirigente che governava il Paese durante il conflitto sociale.

Innanzitutto, dunque, si dovrebbe avere il coraggio di riconoscere che dalla fine degli anni ’60, per tutto il decennio dei ’70 e per tutta la prima metà degli anni ’80, l’intera penisola fu attraversata da una guerra civile a bassa intensità.

Che in quella guerra non fu certo il movimento extraparlamentare e rivoluzionario a sparare il primo colpo, bensì gli organi della repressione: Polizia e Carabinieri.

Le stragi di Avola, Battipaglia, Reggio-Emilia, in cui le forze dell’ordine spararono sui manifestanti per uccidere, stanno lì a dimostrarlo.

Poi seguirono le bombe. Piazza Fontana, gli attentati sui treni, Piazza della Loggia. E i tentativi di colpo di stato militar-fascista, come il “fallito” Golpe Borghese o quello della Rosa dei Venti.

Bisognerebbe riconoscere che le Brigate Rosse – come i Nap, Prima Linea e altre “organizzazioni armate per il comunismo” – nacquero all’interno di quel conflitto sociale violentissimo. Uno scontro di classe che vide studenti e movimento operaio saldarsi come non era successo altrove in Europa.

Bisognerebbe riconoscere che le Brigate Rosse erano espressione delle lotte di fabbrica e, come ricorda sempre Moretti, avevano dalla loro migliaia di operai.

Non erano quindi quei “quattro fanatici ideologizzati” e scollegati dalla realtà che avevano all’improvviso deciso di mettersi a sparare, come la propaganda di Stato ha voluto raccontare.

Non si dura quasi vent’anni in clandestinità se non si ha un blocco sociale e territoriale che sostiene e ti accompagna nella tua battaglia.

Le Br erano il risultato di quelle contraddizioni profonde che esplosero all’interno della società italiana ed ebbero il coraggio e la coerenza – è sempre Moretti a ricordarlo – di fare ciò che in ogni manifestazione si chiedeva e si urlava. La lotta armata e la Rivoluzione.

Gli eredi del Pci, ed anche qualche altro compagno molto “antagonista”, di tutto ciò dovrebbero prendere atto una volta per tutte.

Come sottolinea lo stesso Moretti, infatti, ragionare in termini manichei e binari di ‘buoni’ e ‘cattivi’, ‘assassini estremisti’ e ‘democratici difensori dello Stato’… non ha senso.

La violenza non fu esercitata solo dalle Brigate Rosse o da altri gruppi armati, anzi. La violenza dello Stato – come già accennato più sopra – era ed è esercitata sempre con grande dispiegamento di forze e di mezzi al solo scopo di mantenere un assetto politico, economico e culturale anche se profondamente iniquo.

O si inquadra quel periodo quindi all’interno di un processo storico che produsse un conflitto di classe infuocato in quasi tutto l’Occidente capitalistico; o le stesse morti, in un campo e nell’altro, finiscono per non avere alcun significato.

«Il mero giudizio morale sulla storia dell’insorgenza armata e delle Br, come anche un mio eventuale pentimento di fronte ai parenti delle vittime, non avrebbero alcun senso. Sarebbero solo un atto di pura ipocrisia».

Queste le parole dell’ex capo brigatista.

Appare pertanto evidente che, sulla base di tali logiche premesse, le istituzioni di questo Paese dovrebbero finalmente riconoscere anche la loro enorme responsabilità nella morte dell’onorevole Aldo Moro.

Ad uccidere il Presidente della Democrazia Cristiana, infatti, prima ancora che fisicamente le Brigate Rosse, furono moralmente e politicamente la dirigenza Dc e i vertici del Pci con il loro ottuso e infantile atteggiamento, fatto di veti e ricatti incrociati nel perseguire la cosiddetta “linea della fermezza”.

Lo riconobbe lo stesso Cossiga, allora Ministro dell’Interno e poi Presidente della Repubblica. «Moro lo abbiamo ucciso noi», disse il picconatore con la K.

Una fermezza che l’arco costituzionale cosiddetto non avrebbe poi perseguito nel corso dei rapimenti D’Urso e Cirillo.

D’altronde fu lo stesso Moro ad accusare i suoi compagni di partito nelle lettere a loro indirizzate dalla prigione del popolo. Intimando di non volere nessun rappresentante delle istituzioni al suo funerale.

Ancora. Bisognerebbe avere la correttezza etica e politica di ammettere che le Brigate Rosse e la lotta armata per il comunismo non furono sconfitte perseguendo “metodi democratici”, bensì leggi speciali, sospensione dei diritti costituzionali, torture e omicidi a sangue freddo.

Nessuno recrimina, considerando che si era ‘in guerra’. Si chiede solo un atto di onestà da parte dello Stato!

Infine, riteniamo che sarebbe anche giunto il momento di smetterla con la storia di un Moretti spia al servizio della Cia o di qualunque altra intelligence straniera.

Se Moretti avesse davvero servito lo Stato da agente infiltrato nella più grande organizzazione armata comunista dell’Occidente non avrebbe scontato 42 anni di galera. Probabilmente neanche mezzo…

Almeno questo, per logica anche piuttosto elementare, andrebbe riconosciuto.

Basti pensare agli stragisti Franco Freda e Giovanni Ventura. A Stefano Delle Chiaie o all”agente Zero’, Guido Giannettini. Che di galera ne hanno fatta poca o nulla.

Perciò, alla luce di quanto fin qui affermato, sarebbe ora di smetterla, riteniamo, con questa costruzione complottista, ormai più ridicola che drammatica, sulle Brigate Rosse etero dirette o infiltrate.

Dietro le Br c’erano le Br. Ovverosia, operai, tecnici, studenti. In una parola, una parte non piccola del proletariato prima incazzato e poi anche armato.

La storiografia seria oramai lo riconosce. Soprattutto all’estero, ma in misura crescente anche in Italia.

Se poi ci si ostina a continuare ad “informarsi” leggendo Flamigni, Imposimato, D’Adamo, ecc; o guardando trasmissioni tipo quelle del recentemente scomparso Andrea Purgatori – in cui neanche Diogene con la lampada potrebbe individuare i fatti storici – liberi di farlo.

Ma si non si ha la libertà invece di pretendere che quella paccottiglia cialtronesca debba assurgere a verità.

Una paccottiglia mistificatoria, una subcultura dietrologica che, per giunta, continua a tenere in galera un uomo, un comunista, un compagno serio, integerrimo, leale e mai pentito come Moretti.

Per questo, ancora una volta, chiediamo la libertà per lui. E l’amnistia per tutti quei compagni e per tutti i prigionieri politici che, per un motivo o per l’altro, ancora sono costretti a vivere rinchiusi nelle patrie galere.


https://www.youtube.com/playlist?list=PLjFe8ojQ14dT4xXZnJe0sfM2D3u7FPYvm

Comments

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Carlo Tarsitani
Thursday, 11 April 2024 12:13
Si può credere di stare dalla parte degli oppressi ed essere oggettivamente dalla parte degli oppressori...
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AlsOb
Friday, 01 September 2023 18:26
È ragionevole da un punto di vista di civiltà umana e giuridica scarcerare completamente Moretti.
E è legittima o quantomeno comprensibile la conveniente ricostruzione di fatti e storia che imbastisce, per giustificare scelte personali, ma resta, apparentemente, strampalato.
Così come è un poco poeticamente frivolo parlare dell’esperienza del dopoguerra, con lo straordinario e unico successo economico e capitalistico verificatosi, di democrazia bloccata o amenità varie, quando al contrario, per una serie di fattori, ha rappresentato uno dei maggiori momenti di compromesso democratico tra democrazia e capitalismo.
La promozione e finanziamento del terrorismo, e della strategia della tensione, aveva, come sempre e ovunque, lo scopo di colpire e minare il capitalismo nazionale e il tipo di gestione effettuata e suoi dirigenti.
I veri terroristi, non gli stralunati e sciagurati, come suggerì Aldo Moro, erano ben altri e la distruzione delle basi del capitalismo nazionale l’hanno successivamente pure realizzata: il terrorismo fu un tassello, come le bombe, poi venne il neoliberalismo fascista. (Che logicamente riduce ai minimi termini, se non sclude, il compromesso democrazia e capitalismo).
Il PCI era in pratica già gestito dalla DC, negli anni settanta era finito allo sbando ideologico totale, ciò che venne chiamato di compromesso storico fu di fatto un tentativo fallito di opa della DC sul PCI, per frenarne la deriva neoliberale fascista e mantenerlo nello spazio politico dei partiti popolari.
(Progetto reso impossibile, Craxi a suo modo fu l’ultimo a cercare di resistere e finì male pure lui).
L'analisi che dovrebbe essere svolta, senza la quale difficilmente si ricostituisce una sinistra intellettualmente e politicamente all’altezza, riguarda una sofisticata comprensione della parabola della sinistra ufficiale sfociata nel neoliberalismo fascista e nella celebrazione della mezzacultura e mezzecalzette, in sintonia e saldatura con i giornali e televisioni della classe dominante, vere fake news propagandistiche.
Per citare Gramsci, è come se lo sforzo e girotondo della sinistra sia stato quello di rendersi accettabile e funzionaria dei potentati burocratici pubblici e privati da lui stigmatizzati. E non operare per una alternativa effettivamente democratica e meno ancora socialista.
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Fabrizio Marchi
Friday, 01 September 2023 10:49
Il punto, a mio parere, è un altro.
Non c’erano le condizioni (e men che meno ci sono oggi, data la situazione) per uno sbocco rivoluzionario, e ancor meno per una lotta armata di quel tipo, in un paese capitalista avanzato facente parte della catena di comando capitalista mondiale. Certamente, come anello debole di quella catena, ma pur sempre di quella faceva parte, e in quel contesto non c’erano le condizioni oggettive, sociali, economiche, politiche e quant’altro, per un processo rivoluzionario, specie di quel tipo. In alcuni contesti latinoamericani o africani poteva essere possibile un processo rivoluzionario anche attraverso una lotta armata di quel tipo, ma non certo in un paese europeo occidentale. E questo fu il grande errore strategico che fu a monte della scelta di praticare la lotta armata. Un errore di analisi, innanzitutto, e poi conseguentemente di strategia, e poi, per come la vedo io, praticato in un modo che definire maldestro è un eufemismo. Semplici magistrati o poliziotti ammazzati con un colpo alla nuca mentre uscivano di casa, persone che faceva il loro lavoro come tante altre e che si sono trovate in circostanze più grandi di loro e che non potevano prevedere. A meno che non siamo ancora nella logica (molto infantile e molto estremista…) per la quale un magistrato o ancor più un poliziotto sono degli infami in quanto tali…Quindi c’è stata anche una degenerazione. Pensare che una simile pratica possa essere giustificata per il fatto che (e su questo non c’è dubbio) le classi dominanti o una parte di esse avessero scelto anch’esse per prime la via terroristica, non giustifica comunque la scelta della lotta armata che comunque, a mio avviso, deve essere praticata in modo completamente diverso da come fu praticata in Italia. Un conto è cercare di far fuori un boia criminale come Pinochet o qualche suo torturatore (come hanno tentato di fare in Cile), scelta del tutto legittima in quello specifico contesto, e un altro è, come dicevo, sparare sotto casa l mattina quando sta per andare al lavoro, un funzionario dello stato, sia esso un magistrato o un agente di polizia.
Tornando alla politica, si trattò quindi di una scelta politica folle che comunque alla fine rimase isolata, seppur nei primi anni ci fosse un qualche occhio strizzato da parte di alcuni settori popolari (comunque non maggioritari). Del resto nei primissimi anni della lotta armata non ci fu ancora quella degenerazione a cui facevo cenno sopra e finchè ci si limitava a sequestrare dirigenti di azienda o a gambizzare qualcuno tutto sommato la cosa non creava grandi lacerazioni. Ma poi il tutto è degenerato nel modo che sappiamo.
Dopo di che è vero che lo stato inasprì la repressione ma nel complesso lo stato liberale (che io avverso e combatto, tanto per essere chiari) non degenerò in uno stato fascista e reazionario. Ma questo non accadde perché anche in questo caso non c’erano le condizioni per una degenerazione in tal senso, perché la maggior parte delle classi dominanti non lo volevano. Il sistema capitalista si stava ristrutturando e trasformando, stava morendo, anzi era già morto l’operaismo e il capitale stava imboccando un’altra strada, sotto tutti gli aspetti, quella che ha portato alla situazione di oggi. Sotto questo punto di vista tutte le Sinistre sono rimaste indietro, incapaci di leggere quel grande processo di trasformazione che il capitale stava portando avanti a tutti i livelli, economici, tecnologici, sociali, del lavoro, e anche ovviamente culturali e ideologici. Un ritardo enorme che continua a perdurare anche oggi, tranne pochissimi casi di alcuni intellettuali e compagni più o meno isolati (molti dei loro interventi e analisi vengono meritoriamente pubblicate anche qui, su Sinistra in Rete).
Queste sono le ragioni che, appunto, per come la vedo io, la scelta della lotta armata fu una scelta avventurista a dir poco. Dobbiamo entrare nell’ordine di idee che alcuni vecchi paradigma vanno abbandonati. La storia ha dimostra che tutte le rivoluzioni ci sono state nelle periferie dell’impero, non al suo centro (Russia Cina, Cuba, Vietnam, Algeria, Angola, Mozambico, Nicaragua ecc.) e anche se questo va in controtendenza a quanto sostenevano Marx ed Engels, ce ne dobbiamo fare una ragione. Ma, soprattutto, Marx ed Engels hanno vissuto in un’altra epoca, dove anche nella “metropoli” dell’impero capitalista le condizioni erano terribili, la classe operaia e i ceti popolari vivevano ai limiti della sussistenza, passavano la loro vita in una fabbrica o in una miniera tra le 12 e le 16 ore al giorno per un salario che non era sufficiente neanche a sfamarli. Eppure neanche in quel contesto si sono mai verificate le condizioni per un processo rivoluzionario (tutti i tentativi sono stati sconfitti), figuriamoci oggi.
Occuparci ora di stabilire quanti e quali danni quella scelta politicamente avventurista e fuori contesto abbia provocato, ha ormai poco senso ed è di altro che dobbiamo occuparci. Del resto i danni non li ha fatti di certo solo la lotta armata ma anche la Sinistra, il PCI, il PSI e ancora più (e molto più) continua a farli l’attuale “sinistra” (le virgolette sono d’obbligo) neoliberale e politicamente corretta del tutto organica sotto ogni profilo al sistema capitalista e imperialista dominante. E’ ora necessario rimboccarsi le maniche e lavorare (molto) faticosamente e pazientemente alla costruzione ex novo di un nuovo soggetto politico di classe (che va di pari passo con la ricostruzione della classe…), un lavoro immane rispetto al quale quelli della mia età possono solo contribuire gettando dei semi.
Un caro saluto.
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Alfred
Friday, 01 September 2023 20:16
Su possibili rivoluzioni e/o partiti vincenti.
Del caso specifico italiano ho scritto sotto e non mi ripeto.
In generale, nel tempo e nel mondo i tentativi riusciti o meno di rivolte e rivoluzioni, dai ciompi ai levellers ai vari tentativi in sud america ecc si fanno non solo come programma, ma come situazioni, occasioni, causa vessazioni e/o visioni.
Non tutte ne escono 'vincenti' , noi che abbiamo modo di vedere le cose a posteriori possiamo facilmente capire che in moltissimi casi sono fallite, ma in moltissimi casi non sono state inutili ... per chi e' venuto dopo. In certi casi invece sono state anche nocive (per stare ai marxismi direi il primo che mi viene in mente ... pol pot ..). Lo vediamo a posteriori, appunto.
In Italia (o in altra nazione europea del blocco atlantico), per dire, il comunismo o il socialismo o una societa' anarchica (senza entrare nel merito del tipo di lotta, un semplice esercizio di cazzeggio) avrebbero avuto la possibilita' di schivare la situazione analoga a quella che l'Ungheria (non entro nel merito di giusto o sbagliato solo di dinamiche dei due blocchi rispetto ai satelliti) ha subito nel 1956 solo se gli Usa avessero avuto un tracollo da cui non si erano ancora ripresi. Tipo l'esplosione del supervulcano dello Yellowstone con colate di lava che si mangiano la nazione e in conseguenza tutto l'apparato Nato (basi nel mondo comprese) dirottato come forza di protezione civile negli Usa. Forse in quello o in caso di meteorite da estinzione massiccia (degli Usa) si sarebbero aperte delle possibilita'. Se poi i ragazzi peace &love avessero scalzato il congresso ....
Comunque le forze di gelli, gladio, neri (che abbondavano e abbondano), servizi deviati e non deviati avrebbero giocato le loro carte
Sarebbe stata lunga.
Le generazioni presenti e future potrebbero avere maggiori opportunita', mi piace pensare che dal passato di lotte di tutti i tipi possano trarre insegnamenti e suggerimenti, in negativo, in positivo. Non si smette mai di imparare e ricominciare
Piu o meno come hanno cercato di fare negli anni 70 con sbagli, cambiamenti sociali, proposte, idee e anche cazzate madornali.
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Luigi
Friday, 01 September 2023 04:04
Senza entrare a dibattere sulla lotta armata o meno, o altri modi di lotta, non capisco come si possa continuare a sostenere che le BR e l'assassinato di Moro sia il motivo per cui il PCI non sia arrivato al potere. Come dice bene Alfred, se non fosse stato quello sarebbe stato qualcos'altro, l'Italia era ed é nella sfera atlantica, i patti erano quelli e il PCI mai e poi mai sarebbe potuto accedere al potere. Il Cile lo dimostra chiaramente: se arrivi per vie democratiche elettorali i giorni poi sono contati. E dopo tutto ció che é saltato fuori, la cosa piú probabile credo ancora sia che alcuni dirigenti delle BR abbiano fatto il gioco di qualcun'altro, volontariamente o no.
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Alfred
Thursday, 31 August 2023 23:04
Mi stupiscono alcune cose in questo articolo.
Mi stupisce che in qualche commento non si capisca che nessuno si deve pentire per far finire una pena e che le pene (salvo pericolosita' immediata e accertata tipo hannibal lecter) devono avere una Fine.
Morettti non mi sta simpatico, ha fatto dignitosamente 42 anni di galera (chi altri ....giusva fioravanti... ma forse sbaglio) se puo' uscire per lavorare e non sta facendo danni significa che la sera, la vita residua, puo' passarla fuori dal carcere.
Mai sopportato l' accanimento.
Posso anche accettare che le br furono un fenomeno con un vasto retroterra e che sono anche nate in risposta a bombe di destra e
repressione istituzionale, ma da qui a pensare che non siano esistiti infiltrati e che fossero legioni di marie goretti, che dire.
Basta ricordare frate mitra: se e' esistito possono esserne esistite anche altre versioni non necessariamente alla luce del sole, ma di cio che non si sa si deve tacere e lasciare spazio agli storici.
Vorrei vedere chiusa giudiziariamente (con amnistia o altro) quella stagione per dare anche ai giovani la possibilita' di leggere un passato storicizzato e poter immaginare un futuro.
Soprattutto una cosa mi disturba, profondamente, e salta fuori anche qui.
Comunque la si pensi sulla lotta armata (a me piace per niente e, in qualsiasi circostanza farei di tutto per evitare di ricorrervi) chi era pci o socialista o moderato davvero pensa che sia colpa delle sole br lo smantellamento dei movimenti a sinistra?
Le br saranno state una avanguardia che ha fatto una corsa in cui nessuno dei potenziali sostenitori poteva tenere il passo (le leggi speciali picchiavano duro, soprattutto le parti che sapevano piu fragili e da li arrampicavano massacrando anche moltissimi che avevano avuto la sfiga di essere in momenti e posti sbagliati), ma a livello di partito comunista quante illusioni infrante sono state addebitate alle iniziative br? Tante, anche oggi e senza tenere in conto altre possibili dinamiche interne ed esterne, forse piu dolorose da affrontare.
Ma non voglio scrivere un trattato.
Vorrei solo fare presente una semplice e banale verita' che si occulta per scannarsi a vicenda. Nessun comunismo (salvo, forse, una qualche tiepida socialdemocrazia) poteva esistere e sarebbe stata permessa in Italia. Oggi sappiamo di gladio, gelli e strutture varie, ma anche ignorando questo era chiaro gia' allora che al parito comunista Non sarebbe stato permesso alcun potere statale. Non era previsto (dalla Nato, questa grande sorella che tutto decide, anche oggi) e in assenza di br avremo probabilmente assistito al modello Cile.
O pensate davvero che stay behind esistesse solo per tappezzeria?
Quando cossiga dice che Moro (nella sua visione di modesti compromessi) l'avevano ucciso loro non stava dicendo il falso, visto il personaggio atlantico se non avessero levato le patate dal fuoco (uccidendolo) le br probabilmente lo avrebbero fatto fuori in altro modo, forse accidentale. Si, le br per chi teneva d'occhio le sorti politiche dell'area strategica Italia (una specie di porterei geografica centrale nel mediterraneo andata in dote all'area atlantica) sono state una manna, hanno evitato che dovessero ricorrere al modello Cile e hanno permesso di spostare le colpe dentro dinamiche della sinistra anche a futura memoria.
A chi ieri era nel pci e rimprovera le br per avere infranto il sogno posso solo chiedere: ma se non fossero esistite le br voi vi rendete conto di che fine avreste comunqe fatto? Non sono le br ad avere assecondato i piani di gelli, gelli era li che aspettava voi (e le br e tutti i movimenti di sinistra) ed e' stato felicissimo (se ha avuto l'occasione) di scavare abissi e seminare zizzania (prosaicamente anche bombe) tra tutte le componenti di sinistra.
per finire: questo non e' un invito a non lottare perche' tanto e' tutto inutile.
lottare per le classi inferiori e' una strada obbligata, non si deve mai smettere anche se ci si puo' riposare, sorridere e divertire, e' una attitudine della mente che non deve perdere organizzazione e nel sistema deve sempre cercare tutti i punti deboli e le occasioni per far avanzare la giustizia sociale.
Diamo una chance alle giovani generazioni chiudiamo con magnanimita' una stagione che non esiste piu e non e' ripetibile. Impariamo dal passato e ripartiamo senza sensi di colpa, conti della serva e odi decennali.
Soprattutto se non servono e non hanno nessuna utilita' al presente e al futuro.
Non ne posso piu dei rancori degli anni 70, li voglio in un libro di storia che possa anche tornare utile.
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CARLO
Thursday, 31 August 2023 20:32
si può anche non essere d'accordo con i toni di questo articolo, e io non lo sono, ma sono rimasto colpito da una giusta riflessione : quella dell'amnistia di Togliatti nel 46.
inoltre ritengo impensabile cambiare un sistema economico (dal capitalismo al comunismo) in maniera pacifica, perchè il capitale non lo può accettare e farà di tutto, compreso usare la violenza per non capitolare. A questo punto penso che chi vuole cambiare radicalmente le cose debba mettere in conto che la rivoluzione non è un pranzo di gala. Per chi come noi che invece vogliamo le riforme compatibili con il sistema economico capitalista allora la non violenza è l'ideale. Non violenza e tanta, tanta pazienza perchè sarà una cosa a lungo termine (come diceva Keynes)
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Edoardo Nannetti
Thursday, 31 August 2023 16:45
nelle ultime righe di un articolo assurdo, ci sono due parole risolutive per negare l'amnistia: "mai pentito". E delle sue scelte l'italia ha pagato e paga tutt'ora conseguenze politiche e sociali pesanti. Qesto articolo poi, che per linguaggio, rivendicazioni, e violenza verbale, sembra un volantino delle br postdatato, conferma che gli anni trascorsii nulla hanno cambiato nel modo di ragionare che è rimasto tale quale e rende la condanna altrettanto attuale. Infine non ho mai capito, e non capisco ora, come si possa rivendicare il diritto di sovvertire con la violenza l'ordine costituito e poi chiedere che quell'ordine rispetti regole democratiche e non usi la violenza. Se di guerra si è trattato occorre assumerne tutte le conseguenze. Chi può protestare e chiedere il rispetto delle regole siamo noi, che quelle regole abbiamo difeso.
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DANILO FABBRONI
Thursday, 31 August 2023 12:52
sono stato dalla PARTE GIUSTA. QUALE? QUELLA DEL MARCIAPIEDE DOVE SI SPARAVA A TRADIMENTO? O MEGLIO, DOVE SI FINGEVA DI SPARARE ED ALTRI SPARAVANO DAVVERO. PER FORTUNA LE DIVISE DA AVIERE!
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Michelangelo Tumini
Thursday, 31 August 2023 10:47
Da militante e dirigente di base del PCI negli anni 70-80-90 ed oggi di ALLEANZA VERDI-SINISTRA e RETI CIVICHE- Non concordo con l'autore del pezzo pubblicato- perchè non condivisi allora (inizi anni 70 e successivi) e non condivido oggi la scelta della lotta armata per raggiungere un obiettivo possibile, invece con elezioni democratiche, lo dimostra il fatto che il PCI nelle elezioni tra il 74 ed il 76 raggiungeva un consenso pari al 34,8% e la lotta armata insieme con le ben appropriate uccisioni di leader politici democristiani e non, furono funzionali, a far vincere il disegno politico di Licio Gelli e di chi li finanziava (Americani e Russi) per ottenere l'unico vero obiettivo: cancellare il PCI dalla Storia in Italia. Moretti ed altri hanno favorito quel disegno e se lui coerentemente continua ad andare a dormire in carcere, va rispettato. Se volesse essere amnistiato da uno Stato che non è il suo, perchè voleva sovvertirlo utilizzando la lotta armata è giusto che continui a pagare la sua scelta. Lo Stato e le leggi che lo rendono sovrano possono essere cambiate con un voto libero dei suoi cittadini, e questo metodo democratico andrebbe difeso sempre da qualsiasi altro tipo di scelta teso a sovvertirlo.
Se la Sinistra non trova i modi e le forme per avere un consenso che gli consente di arrivare al 51% è colpa dei suoi dirigenti e non dello Stato.
Io come tanti altri scegliemmo di iscriverci al PCI pensando che saremmo riusciti ad aumentare i consensi per il nostro partito, ma propria la scelta della lotta armata di Moretti ed altri, a mio parere e non solo mia, ma anche di Enrico Berlinguer, minarono alle fondamenta la possibilità di avere una maggioranza coesa a perseguire tale obiettivo. Il colpo di spugna che viene richiesto e proposto è scellerato per le verità storiche che con tale scelta verrebbero cancellate.
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