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sinistra

Quando l’unica giustizia è la vendetta

di Eros Barone

v per vendetta 1.jpgLe vostre concezioni borghesi della libertà, della cultura, del diritto ecc., sono anch’esse un prodotto dei rapporti borghesi di produzione e di proprietà, così come il vostro diritto non è che la volontà della vostra classe innalzata a legge.

K. Marx – F. Engels, Manifesto del partito comunista.

1.Negare, ritardare, difendere"

Il 4 dicembre scorso, il cinquantenne Brian Thompson, amministratore delegato della compagnia di assicurazioni UnitedHealthcare, è stato ucciso a colpi di pistola fuori dall’hotel Hilton Midtown di New York, dove alloggiava per partecipare alla riunione annuale degli investitori. L'uomo, che già in passato aveva ricevuto minacce di morte, è stato ucciso da un’arma da fuoco e sui proiettili utilizzati per l’agguato sono state scritte con un pennarello le parole “Negare, Ritardare, Difendere”, un chiaro riferimento alla strategia operativa delle compagnie di assicurazioni che mirano a ritardare i pagamenti, a negare i rimborsi dovuti e a difendere queste azioni dando inizio a lunghe battaglie legali. Un uomo è stato arrestato per aver presumibilmente ucciso il suddetto dirigente della multinazionale statunitense UnitedHealthcare.

Il sospettato, Luigi Mangione, è stato arrestato il 9 dicembre in Pennsylvania e la polizia ritiene che si sia trattato di un omicidio premeditato. Al momento dell’arresto, Mangione aveva con sé un “manifesto” in cui l’impresa assicurativa sanitaria viene condannata per aver ricavato i suoi enormi profitti speculando in vario modo sulle malattie dei pazienti. Nel “manifesto” si afferma a chiare lettere che «questi parassiti se l’erano cercata». 1

Sono molte le persone che, negli Stati Uniti e in altri paesi del mondo, hanno espresso comprensione per la rabbia di Luigi Mangione nei confronti di questa multinazionale della sanità privata. Il consenso di vaste masse di cittadini, che sulla Rete hanno approvato l’omicidio, ha rivelato una verità scomoda, e cioè che nel loro intimo milioni di Americani hanno sognato una simile vendetta. Fra tutte le anonime e incontrollabili forze che governano la vita quotidiana dei cittadini, la sanità commerciale è infatti quella che infligge le maggiori sofferenze e le più crudeli ingiustizie ai cittadini inermi.

Così, Mangione, ingegnere di chiara origine italiana, il quale sembra provenire da un ambiente privilegiato, ha deciso di esprimere la sua rabbia nel modo più micidiale, riscuotendo una viva simpatia, e perfino un’attiva solidarietà, da parte di milioni di persone che patiscono quotidianamente le pene dell’inferno per le azioni tanto vampiresche quanto subdole di una importante impresa multinazionale che lucra sulle malattie dei pazienti nel settore delle assicurazioni sanitarie. UnitedHealthcare, presente anche in Italia, e imprese simili create non per soddisfare le esigenze delle persone in materia di assistenza sanitaria, ma per generare profitti osceni a beneficio della classe dei miliardari, sono giustamente odiate da grandi masse di lavoratori e da altri strati oppressi negli Stati Uniti, paese – va ricordato – in cui non esiste un servizio sanitario pubblico. Nel 2023, UnitedHealthcare ha ricavato oltre 23 miliardi di dollari di profitti estorti a pazienti, dottori e infermieri, e trasferiti nelle tasche dei miliardari. I maggiori azionisti di UnitedHealth sono il gigante della gestione patrimoniale Vanguard, che detiene una quota del 9%, seguito da BlackRock (8%) e Fidelity (5,2%). 2

L’essenza di questo discorso può essere riassunta in una semplice notazione: mentre gli Stati Uniti hanno il sistema sanitario di gran lunga più costoso del mondo, occupano un posto molto più basso (il 42°) nella classifica sull’aspettativa di vita. Si tratta perciò di un sistema quanto mai inefficiente, che esclude un buon terzo della popolazione dalla possibilità effettiva di cure efficaci, quando non da qualsiasi cura. Certo, quella di uccidere i massimi dirigenti delle assicurazioni sanitarie non è la soluzione più valida in un sistema che esclude qualsiasi intervento pubblico: un sistema in cui vige l’individualismo più sfrenato, la salute è equiparata a una merce e la povertà è vista come uno stigma religioso che marchia gli strati sociali che ne sono colpiti. Ma in qualche modo spiega perché Mangione viene visto da molti Americani non come un assassino o un folle, ma come un vendicatore.

 

2. Il tema della vendetta nella letteratura e nella storia

Va detto che il tema dell’eroe che vendica un sopruso, là dove la giustizia antica, quella feudale o quella borghese si rivelano impotenti a impedirlo o addirittura ne sono complici, risale almeno all’“Odissea”, rivive in Robin Hood e nel conte di Montecristo, è incarnato dall’anarchico Gaetano Bresci che uccide il re Umberto I per vendicare i proletari di Milano massacrati dalla repressione del generale Bava Beccaris3, e giunge fino a noi nella forma della “propaganda armata” praticata dalle Brigate rosse.

A questo proposito, vi è una nota dei Quaderni del carcere, in cui Antonio Gramsci, analizzando il vasto successo di pubblico registrato da romanzi, come Il conte di Montecristo, imperniati su tale tema, avanza un’osservazione che merita di essere tenuta presente nel valutare le reazioni popolari al gesto compiuto da Mangione, espressione, sì, di un sentimento profondo di rabbia di fronte a una delle manifestazioni più ignobili della crudeltà sociale, ma anche potenziale succedaneo oppiaceo di una condizione di passività, di impotenza e di inerzia sul piano politico: «…nel popolo il fantasticare è dipendente da un suo complesso di inferiorità (sociale) che determina lunghe fantasticherie sull’idea di vendetta, di punizione dei colpevoli dei mali sopportati, ecc. Nel Conte di Montecristo ci sono tutti gli elementi per cullare queste fantasticherie e per quindi propinare un narcotico che attutisca il senso del male, ecc.». 4

Da questo punto di vista, Gramsci, cogliendo molto acutamente la funzione socialmente vicariante e psicologicamente risarcitoria, che assolve «il “superuomo” nella letteratura popolare» (e, in generale, nell’immaginario collettivo) arriva ad auspicare una specifica «ricerca…dei suoi influssi nella vita reale e nei costumi (la piccola borghesia e i piccoli intellettuali sono particolarmente influenzati da tali immagini romanzesche, che sono come il loro “oppio”, il loro “paradiso artificiale” in contrasto con la meschinità e le strettezze della loro vita reale immediata)». Né manca di mettere in luce con ironia sferzante «la fortuna di alcuni motti come: “è meglio vivere un giorno da leone che cento anni da pecora”, fortuna particolarmente grande in chi è proprio e irrimediabilmente pecora». Parimenti, non manca di commentare questi costrutti fantastici di natura compensatoria con un’ultima nota sarcastica: «Quante di queste “pecore” dicono: oh! avessi io il potere anche per un giorno solo ecc.; essere “giustizieri” implacabili è l’aspirazione di chi si sente sotto l’influsso di Montecristo».5

 

3. La domanda che ha posto di fatto Luigi Mangione

Orbene, anche se il metodo individualistico e terroristico che sta alla base della sua azione non può essere condiviso, il merito che si deve ascrivere a Mangione è, comunque sia, quello di aver posto un problema reale e di averlo portato, eliminando una vita e rischiando la propria, all’attenzione dell’opinione pubblica americana e mondiale. Esso attesta, peraltro, che una conseguenza sempre più importante della degenerazione oligarchica e plutocratica della cosiddetta “democrazia americana” è la guerra civile strisciante in corso, ormai da anni, nel paese guida dell’Occidente capitalistico (si rammenti, oltre ai vari episodi di terrorismo individuale variamente motivato l’assalto al Campidoglio degli Stati Uniti avvenuto il 6 gennaio 2021).

La domanda, che anche l’omicidio compiuto da Mangione sollecita, è allora la seguente: quale significato assume oggi la rivoluzione? Per rispondere a questa domanda conviene senz’altro richiamare le «Tesi di filosofia della storia» di Walter Benjamin, che è forse uno dei più grandi pensatori del Novecento. Questo testo straordinariamente incisivo non è caratterizzato dalla condanna (scontata) del nazismo, ma dall’accusa, rivolta alla socialdemocrazia, di essere responsabile della rovina del proletariato, avendo distrutto la sua coscienza di classe e avendo tolto la volontà di combattere alla classe operaia. Questo è un punto fondamentale, che va ribadito una volta per tutte sul piano storico, e la cui riaffermazione consente anche di rispondere, almeno in linea di principio, alla domanda sulle forme di lotta, precisando che il conflitto di classe non esclude per nulla, come accade nelle posizioni controrivoluzionarie della socialdemocrazia, la violenza di massa e la lotta armata (si pensi alle azioni dei GAP durante la Resistenza). 6

Un altro aspetto decisivo, affermato in modo giustamente provocatorio da Benjamin, consiste nel rilevare che il proletariato ha commesso un errore micidiale quando si è proposto di pensare alla felicità dei figli e dei nipoti, giacché il problema è, invece, la vendetta. In altri termini, di fronte alla borghesia che non solo sfrutta il proletariato, ma nutre anche un’avversione profonda per esso e possiede una piena coscienza del proprio ruolo di classe dominante, è paradossale che la stragrande maggioranza dell’umanità sia rappresentata da proletari di fatto privi di coscienza di classe o, ancor peggio, da quei sottoproletari che sono definiti nel Manifesto del partito comunista come «infima putrescenza della società borghese».

Delle aspre sofferenze patite dai padri e dagli avi, così come delle crescenti sofferenze patite dagli sfruttati odierni, è giusto e doveroso ricordarsi, e altrettanto giusto e doveroso è assumersi, come movimento rivoluzionario, la responsabilità di un’azione conseguente sul terreno teorico, ideologico, politico e organizzativo.

Dal canto suo, il filosofo tedesco ci ricorda, per un verso, che «il Messia non viene solo come redentore, ma come vincitore dell’Anticristo», e per un altro verso che la classe operaia, avendo disappreso alla scuola della socialdemocrazia «sia l’odio che la volontà di sacrificio», può riscattarsi unicamente «come la classe vendicatrice, che porta a termine l’opera della liberazione in nome di generazioni di vinti».7Del resto, non è forse questa prospettiva che riscatta il gesto di Luigi Mangione dai limiti che sono propri dell’eroismo “di chi si sente sotto l’influsso di Montecristo” e gli conferisce un significato universale?


Note
1 Cfr. file:///C:/Users/utente/Documents/Luigi%20Mangione/Exclusive_%20Luigi's%20Manifesto%20-%20Ken%20Klippenstein.htm.
2 Cfr. https://en.wikipedia.org/wiki/UnitedHealth_Group.
3 "Sul regicidio di Gaetano Bresci e sul contesto da cui esso scaturì mi permetto di rinviare, in questo stesso sito, al seguente articolo:
https://www.sinistrainrete.info/storia/12310-eros-barone-i-moti-del-98.html ?
4 A. Gramsci, Quaderni del carcere, Einaudi, Torino 1975, vol. II, p. 799. Molto interessanti, e associabili al tema delle ricadute demopsicologiche del gesto di Mangione, sono anche le penetranti osservazioni di Gramsci circa l’origine popolaresca, legata ai romanzi di appendice, della nozione nicciana del “superuomo” (per i riferimenti puntuali si vedano nell’indice dei nomi il lemma “Alexandre Dumas” e nell’indice degli argomenti il lemma “superuomo”, entrambi reperibili nel IV volume dei citati Quaderni).
5 Ibidem, p. 1880.
6 Sulla esemplare vicenda resistenziale del gappista Giacomo Buranello mi permetto di segnalare il seguente articolo: https://www.sinistrainrete.info/storia/10734-eros-barone-la-formazione-di-un-rivoluzionario-comunista-sotto-il-fascismo-giacomo-buranello.html.
7 W. Benjamin, Tesi di filosofia della storia, da Schriften, Suhrkamp Verlag, 1955, trad. it. in Angelus Novus, Einaudi, Torino 1962, pp. 74 e 79.
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Mirco
Wednesday, 08 January 2025 21:08
Per Galati, RosLux, Barone, Alfred...insomma, per tutti gli hegelo-marxisti incalliti ed accaniti all'ascolto.
Uno può anche aver fatto mille tesi attingendo agli scritti cosiddetti "giovanili" di Marx, ma se non capisce che la critica non è rivolta a Marx, ovviamente, ma agli hegelo-marxisti, c'è un'incomprensione di base circa le cui origini sarebbe opportuno ne discutesse col suo analista.
Per quanto riguarda parricidi compiuti o mancati rispetto ad Hegel da parte di Marx, direi che qualcuno se n'è già occupato e con discreto successo editoriale. Il punto però non è quanto Hegel ci sia in Marx; il punto è quanto Hegel le parrocchie della sinistra vogliono che ci sia in Marx. Il fatto stesso che Galati rimarchi addirittura un "debito" di Marx verso Hegel, la dice lunga sul Marx che Galati preferisce prendere in considerazione politicamente, ovvero lo stesso delle suddette parrocchie. Un Marx "hegelizzato", che ritorna al "padre" (o che va fatto ritornare al "padre") e che di conseguenza non è più il teorico del conflitto immediato, immanente e incomponibile tra proletari e borghesi (un conflitto che, sottolineo, non prevede mediazioni di sorta e che le sinistre alla Galati ecc. non se la sentono di sostenere), della loro ineliminabile inimicizia, ma un "libero pensatore", un materialista volgare la cui dialettica risulta essere sovrapponibile a quella del "maestro", al massimo un agitatore sindacale o un uomo di partito qualsiasi, capace soltanto di provocare schermaglie del tutto amministrabili dallo Stato di turno. Questa tendenza ad edulcorare il portato teorico del moro di Trier rivela una volontà politica precisa, ripeto, che emerge con sconcertante chiarezza nei punti successivi sollevati da Galati:
- Confusione su chi "fugge dalla realtà". Chi fugge la realtà è esattamente chi rimuove l'incompatibilità dei comunisti nei confronti del diritto borghese, trasformando la loro critica in un pastrocchio ininfluente.
- Sottovalutazione del fatto teorico che il "diritto della fase socialista" vada comunque superato, proprio perchè borghese. Il suo superamento non può avvenire certo nelle forme gradite agli hegelo-marxisti ed è per questo che i parrocchiani della sinistra di tutti i paesi si rifiutano anche solo di concepirlo.
- Poi si arriva al classico dei classici in termini di fuga dal reale scambiata per realismo: il "dentro e contro" che, col tempo, diventa sempre più "dentro" e sempre meno "contro". Galati ribalta a suo uso e consumo due secoli di storia del movimento operaio e dei soggetti politici che si sono autodefiniti suoi rappresentanti: se fosse vera la tesi secondo cui praticando il diritto borghese si può fare la rivoluzione contro il capitale superandolo come rapporto sociale, di rivoluzioni tali soggetti ne avrebbero fatta una al mese. Al contrario, la realtà storica dimostra come (e i casi sono innumerevoli), se si acconsente a confliggere su un certo piano, quel piano lo si legittima, non lo si critica, perchè magari lo si critica ma stando ben attenti ad evitare di delegittimarlo, senza cioè disarticolarne il carattere pervasivo, onnicomprensivo in termini di modalità di elaborazione e organizzazione del conflitto. Si resta indefinitamente nello "stato etico" hegeliano, che riconduce ogni scontro al suo interno per assicurare la sopravvivenza sua e delle suddette organizzazioni inoffensive. Un paradiso, per i Galati di tutti i paesi, che vedono riconfermata la loro qualifica di "critici" dagli stessi dispositivi che dicono di voler superare.
- Io uso la dicitura "diritto borghese" (e questo dimostra quanto Galati faccia finta di non capire il punto) nel senso più lato possibile, come fenomeno storico delle relazioni umane il cui compito è ricondurre a sè l'eventualità del conflitto in generale, per renderlo qualcosa di gestibile e amministrabile, ma anche riproducibile per perpetrare il circuito della legittimazione tra conflitto e consenso. Il tutto, ovviamente, a protezione del capitale in quanto rapporto sociale e di produzione, così come implementato nell'Occidente dalla prima rivoluzione industriale in poi. Il discorso di Galati è come quello che si trova sulle pagine facebook di certi professori, che propugnano la critica delle istituzioni per cui lavorano soltanto per continuare a lavorarci.
- È irrilevante la sottolineatura di Galati circa i vent'anni trascorsi dall'ultima esperienza di "parrocchiano", se poi non fa altro che giustificare dall'esterno il permanere delle organizzazioni esistenti nel recinto del diritto borghese.
- Concludendo, sono 25 anni che mi guardo bene dall'accampare scuse del tipo "la situazione non è rivoluzionaria" quando discuto di certe cose, se non altro perchè so per certo che, se non lo è, la responsabilità è di chi lo asserisce per poi autodefinirsi "rivoluzionario", o anche soltanto portatore di una generica istanza critica. Nello specifico, faccio una domanda: è dovuto ad un capriccio del destino il fatto che lo stato sociale (penso ai 30 gloriosi) da un lato e le privatizzazioni neoliberali di oggi (sanitarie, ma non solo) dall'altro provengono dalla stessa struttura di legittimazione? Quando una tendenza cerca di criticarne un'altra, non per questo si colloca su un piano diverso dalla prima. E qui sta il problema che i Galati si guardano bene dall'affrontare.
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Mario Galati
Thursday, 09 January 2025 06:11
Fai un sacco di chiacchere e di confusione parolaia. Io, contrariamente a quanto fai tu, non ti consiglio il borghesissimo analista, ma semplicemente di leggere quell'irrilevante marxista che porta il nome di Lenin. Per es., potresti cominciare con "Tre fonti e tre parti integranti del marxismo".
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Mirco
Thursday, 09 January 2025 09:10
Galati, fino a che tu e gli hegelo-marxisti che gestiscono la sinistra da 50 anni (per essere riduttivi ovviamente) rifiuterete di accettare due fatti storici acclarati oltre che entusiasticamente favoriti dalla stessa

1- È il capitale che determina su quale piano si svolge quella che tu chiami "critica", dalla quale scaturisce un conflitto che conflitto non è
2- Le organizzazioni che si autodefinisco anticapitaliste rifiutano di prendersi la responsabilità di determinare loro il piano - e quindi i rapporti di forza - dello scontro col capitale

potrete continuare a rimuovere dalle vostre esistenze ciò che vi spaventa più di ogni altra cosa. Di conseguenza, vi auguro di fare esperienza di qualcosa che vi impedisca questa rimozione. Tutto qui.
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Mario Galati
Thursday, 09 January 2025 14:20
"È il capitale che determina su quale piano si svolge quella che tu chiami "critica"".
Quindi anche la tua critica sarebbe determinata dal capitale, nel senso che gli dai tu. O tu saresti legibus solutus? L' opposizione scaturita dal nulla, il piano parallelo di realtà separate che, ad un certo punto, con la sua volontà cambia direzione e si oppone al piano del capitale.
E in effetti, la tua critica è determinata dal capitale più di quanto non immagini.
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Mirco
Thursday, 09 January 2025 15:16
Galati, penso di aver già chiarito perchè non si possono attribuire a tutti le proprie aderenze o appartenenze, passate, presenti o future che siano. Poi, è sbagliato anche metodologicamente tenere conto solo di parte delle riflessioni altrui: leggi anche il secondo punto del mio ultimo post e capirai che la tua risposta ad esso non ha alcun senso. Dai, so che ce la puoi fare...
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Mario Galati
Friday, 10 January 2025 21:34
Si, d'accordo. Mi limito a rinnovarti l'invito precedente (e tu non puoi cavartela svicolando col dire che la situazione non è rivoluzionaria per colpa di quelli come me. Tocca a te cavare tutto il potenziale rivoluzionario dalle masse di lavoratori, inespresso e soffocato da quelli come me).
"prova a dire a un lavoratore, in una situazione non rivoluzionaria come quella attuale, che avere un servizio sanitario che ti cura e non ti fa aspettare due anni per un accertamento vitale, da costruire a spese dei padroni con una borghesissima imposizione fiscale progressiva, non va bene perché invece di disarticolare l'ordito del diritto e dell'organizzazione borghese lo rende più inestricabile.
Vedrai cosa ti risponderà.".
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Mirco
Saturday, 11 January 2025 12:00
Un'integrazione: dove ho scritto «Infine, chi si deve assumere la responsabilità di far esprimere il potenziale rivoluzionario agli sfruttati? Non certo le organizzazioni esistite ed esistenti, che per Galati stanno facendo il loro dovere, ma quelle che non esistono», ho dimenticato un appunto sul perchè non esistono:
se la situazione non è rivoluzionaria a prescindere, perchè dovrebbe essere consentito ad organizzazioni rivoluzionarie di esistere? Perciò, le organizzazioni riformiste e gradualiste hegelo-marxiste si autolegittimano nel loro diritto all'esistenza affermando il carattere non rivoluzionario della contingenza. Una contingenza della quale sono artefici, che dura da 50 anni e che consente, tra l'atro, ad organizzazioni fasciste di strutturarsi nella società e di governare. Il paradiso dei Galati di tutti i paesi, ripeto
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Mirco
Saturday, 11 January 2025 10:34
Va bene, Galati. Provo ad analizzare il tuo "invito", solo per verificare se ha senso o meno: sbaglio a riscontrare che sei tu a definire la situazione attuale come "non rivoluzionaria"? Se non mi sbaglio, quindi, sei tu a determinare il carettere rivoluzionario (o meno) di una certa situazione, compresa quella attuale. Di conseguenza, io non svicolo anche se mi piacerebbe poterlo fare: al contrario, prendo atto che una certa sinistra da molti decenni persevera nell'affermare che lo stato di cose non solo non consente uno sbocco rivoluzionario, ma nemmeno la possibilità di pensare a come organizzarlo. E da dove la prendono i Galati questa certezza? Dal fatto che c'è un servizio sanitario che ti cura, addirittura a spese dei padroni? Allora le privatizzazioni al centro della "critica" della suddetta sinistra sono un miraggio, allora i ticket da pagare se sei sopra una certa soglia di reddito da lavoro non esistono, allora le liste d'attesa per chi non può permettersi il day-hospital o per chi non ha amichetti tra le alte sfere sono una bufala! Ah, ma c'è anche la "tassazione progressiva" in costituzione...allora siamo a un passo dalla vittoria finale, anche se in 50 anni di pacificazione nazionale e internazionale la suddetta sinistra è riuscita a mandare i neofascisti al governo quasi dappertutto...ah, ma quelli del 2022 sono diversi da quelli del 1922, dicono i parrocchiani alla Galati, per aggiungere un'altra cazzata a sostegno della tesi secondo cui non ci sarebbero le condizioni...
Infine, chi si deve assumere la responsabilità di far esprimere il potenziale rivoluzionario agli sfruttati? Non certo le organizzazioni esistite ed esistenti, che per Galati stanno facendo il loro dovere, ma quelle che non esistono! Certo, così il cerchio si chiude: chi ha deciso (e chi decide) che la situazione non è rivoluzionaria esorta chi vorrebbe che lo fosse senza poterlo nemmeno pensare ad innescare la scintilla del grande rivolgimento! Forse quando faccio riferimento alla necessità di andare da "uno bravo" utilizzo un'iperbole, ma non credo di essere poi così lontano dalla realtà...
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Mario Galati
Saturday, 11 January 2025 14:19
Chiacchieri tanto, giri a vuoto con le parole, con costruzioni arbitrarie e autoreferenziali e ciurli nel manico, ma non ti esprimi sulla questione che ho posto circa l'atteggiamento dei lavoratori su riforme borghesissime ma che incidono sulle questioni fondamentali della loro vita. E sai perché Perché per te la Rivoluzione (con la R maiuscola) è un feticcio astratto fine a se stesso e non un fatto che tocca le questioni fondamentali della vita umana. Ma tu sai che un lavoratore non è un dottrinario parolaio e ti manderebbe a quel paese se gli dicessi quello che hai scritto. E non perché un lavoratore che non ha una formazione teorica cosciente è necessariamente un essere pragmatico e opportunista, ma perché ha perfettamente presente le ragioni fondamentali della vita; quelle che mancano a te.
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Mirco
Monday, 13 January 2025 09:31
Ma quale "questione" hai posto, Galati? Nel momento in cui gli hegelo-marxisti rimuovono chirurgicamente la coscienza di classe dei lavoratori raccontandogli che tutto ciò che gli serve è qualche riforma per dare una mano di umanità al capitalismo, sono gli stessi hegelo-marxisti a determinare le "questioni fondamentali" della loro vita. Siccome asserisci che la situazione non è rivoluzionaria - e lo stabilisci tu, lo stabiliscono i parrocchiani delle sinistre riformiste, ovviamente - è chiaro che non possono esistere nemmeno lavoratori anticapitalisti o che vogliano liberarsi dal lavoro per il capitale, ma possono esistere soltanto lavoratori che hanno le tue stesse "ragioni fondamentali della vita": produrre per il capitale, consumare per il capitale, rimanere in vita per continuare il più a lungo possibile a produrre e consumare per il capitale. Come può rientrare in queste ferree prerogative anche solo una blanda lotta di classe? Figurarsi la guerra civile rivoluzionaria, cioè quella che ha fatto per 5 anni il Lenin che non ti piace, quello che avete rimosso, quello non hegeliano, quello senza bandiera della pace. O forse stai sostenendo che dal 1917 al 1922 nelle Russie si è operato in nome di un "feticcio astratto fine a se stesso"? Per quanto riguarda la polemica che inneschi con quelli che chiami "antihegeliani ultra-rivoluzionari", non fai altro che inventarti un avversario immaginario per giustificare le tue posizioni: dove sono stati, negli ultimi 50 anni, questi pericolosissimi terroristi? Ammesso e non concesso che coloro che citi siano mai stati antihegeliani - e secondo me dovresti informarti meglio - hanno operato per mezzo secolo esattamente come le parrocchie della sinistra riformista, cioè sul piano del diritto borghese, che è quello che sto scrivendo dal primo post. Non far finta di non capire per parlare d'altro...
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Mario Galati
Monday, 13 January 2025 11:46
È proprio come pensavo, non riesci a capire che prima della vita con o senza o per il capitale c'è la vita tout court. Come prima del lavoro astratto o concreto, schiavile, feudale o capitalistico, c'è il lavoro come attività umana che provvede alla produzione e riproduzione sociale, al metabolismo uomo natura. Che la vita si manifesta in varie forme, ma prima delle forme (storico-sociali) c'è la vita. Il bilanciamento della scelta tra la vita in generale e una sua forma in particolare non è assoluto, come lo concepisci tu in modo fanatico e astratto.
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Mirco
Monday, 13 January 2025 13:50
Evidentemente, Galati conferma che la pace sociale e politica a prescindere (che significa a qualsiasi condizione) per difendere la vita, la famiglia, la patria e il lavoro è il valore fondante la sinistra hegelo-marxista. La vite si manifestano in varie forme, certo, anche quella dell'oppressore fascista e del padrone che ti sfrutta, che però, secondo i Galati, vanno "concretamente" preservate nella loro capacità di opprimere e di sfruttare, perchè prima di opprimere e sfruttare "vivono", sono depositarie di diritti, cioè stanno dentro il diritto borghese esattamente come quella di Galati. Non credo ci sia dimostrazione più efficace della rimozione idealistica di qualsiasi forma di conflitto dalle relazioni umane. Con la scusa che per fare la rivoluzione bisogna prima "vivere", avete contribuito a creare un mondo in cui si accettano le peggiori nefandezze, assicurandovi nel contempo di rimuovere la rivoluzione dal novero delle possibilità. Poi, non contenti, passate la "vita" ad autodefinirvi "materialisti", "antifascisti", "anticapitalisti", "rivoluzionari", "comunisti", come se queste caratteristiche potessero trovare conferma in leggi, diritti, costituzioni, raccolte di firme e forme di indignazione non meglio precisate. Il materialista si chiede proprio quale lavoro provvede alla riproduzione di quale società, Galati! Se invece antepone ontologicamente l'attività umana in generale alle manifestazioni concrete dello sfruttamento, significa che l'abolizione di quest'ultimo semplicemente non solo non è prioritaria ma, contemplando qualche alleggerimento del comando capitalistico, nemmeno necessaria. A cosa ci troviamo di fronte, allora? Ad un materialista che si racconta di esserlo, perchè fa molto "critica critica", come quella dei giovani hegeliani di sinistra ai tempi di Marx ed Engels, da questi ultimi giustamente mandati a quel paese.
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Mario Galati
Monday, 13 January 2025 22:04
È veramente infantile il tuo modo di replicare alle tue asserzioni, che tu fai passare per mie, costruite come posizioni per il tuo comodo: "pace sociale a prescindere",
"rimozione idealistica di qualsiasi forma di conflitto dalle relazioni umane", e via cantando.
A parte il fatto che io parlavo della vita e delle condizioni di vita degli oppressi e degli sfruttati, anche quelli attuali, non solo quelli futuri sopravvissuti che godranno delle beatitudini che promette la tua jihad, ma tu pensi che le vite degli avversari e dei nemici non contino nulla? Pensi che lo scopo o il mezzo della rivoluzione sia lo sterminio? E non gettarla in caciara con espressioni sciocche e disoneste sulla volontà di preservazione nei padroni della capacità di opprimere e sfruttare o sui portatori di diritti borghesi.
Certo, se non contano le vite dei tuoi, figuriamoci quelle degli avversari.
Se vi fosse veramente una situazione di pace, di lavoro, ecc. la tua posizione non avrebbe senso. L' inutilità del proprio ruolo dovrebbe essere lo scopo di un comunista, ma dubito che sia il tuo scopo.
Infine, ti rendi conto che quando parli con arroganza e saccenza degli hegelo-marxisti stai parlando di gente come Lukàcs?
Ho cercato pure di suggerirti che stai coinvolgendo addirittura Engels e Lenin, ma tu tiri dritto a testa bassa con le tue stupide invettive.
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Mirco
Tuesday, 14 January 2025 18:29
Galati, prima di tutto io non ti cito (non mi permetterei mai). Traggo le conseguenze secondo logica da quello che scrivi.

Se scrivi:

«Non riesci a capire che prima della vita con o senza o per il capitale c'è la vita tout court. Come prima del lavoro astratto o concreto, schiavile, feudale o capitalistico, c'è il lavoro come attività umana che provvede alla produzione e riproduzione sociale, al metabolismo uomo natura»

leggi Marx in senso idealistico anteponendo l'attività astratta al lavoro capitalistico; fornisci una versione hegelizzata, pacificata del concetto di "lavoro" in Marx che va in direzione diametralmente opposta agli intenti del medesimo, come fa ad esempio tra gli altri Hannah Arendt in Vita Activa o The Human Condition, in cui sia "Labor", sia "Work" che "Action" diventano necessità umane deconflittualizzate.

Sempre in tema di assenza di conflitto radicale, Galati, non so se l'hai notato, ma la discussione a seguito del post di Barone si è sviluppata sulla base della critica dello stesso Barone al gesto di Mangione, derubricato a "vendetta" e di conseguenza relegato alla sfera della morale e dell'indignazione borghesi. Ora, sia il gesto in sè in quanto operazione di un singolo che l'interpretazione che ne ha dato Barone si prestano ad una critica sulla base della citazione che lo stesso Barone pone ad esergo del suo articolo, quella tratta dal Manifesto comunista e che individua il vero nodo del contendere: il diritto borghese.
Siccome a me è sempre interessato capire come la sinistra e le sue organizzazioni intendessero ed intendano il loro rapporto col diritto borghese (dato che io tendo, sbagliando ovviamente, a dare per scontato che se uno cita Marx un qualche legame con la pratica teorica che punta all'abolizione dello stato di cose presenti ce l'ha), mi sono chiesto in che misura l'episodio Mangione e le interpretazioni che ne vengono date a sinistra riescono a far luce sulla natura di questo rapporto. Il fatto teorico di relegare a gesto vendicativo qualcosa che è stato sì compiuto da un singolo, ma con motivazioni ben più vaste e con implicazioni ben più serie della semplice rivalsa, rivela la volontà politica propria dei parrocchiani di sinistra alla Barone di non associare alla militanza organizzata un certo tipo di conflitto, di rimuoverne persino il ricordo. Lo ripeto: per me la vita degli oppressori e dei loro collaborazionisti è sempre stata oggetto di inimicizia, perchè se l'inimicizia dei proletari nei confronti dei borghesi cessa di manifestarsi, si ritorna alla Lega dei Giusti il cui motto era "tutti gli uomini sono fratelli", prima che Marx ed Engels ne facessero giustamente strame e la tramutassero in Lega dei Comunisti. Se si vuole continuare ad interpretare Marx, Engels, Lenin secondo l'idealismo hegelo-marxista per depurarli dalle parti scabrose, bisogna essere intellettualmente onesti e ammettere di aver contribuito a creare un contesto privo di conflitto radicale. Mi pare, Galati, che Lukàcs abbia scritto qualcosa circa il rapporto tra storia e coscienza di classe, dopo essere stato affascinato da Hegel (e dopo averlo aspramente criticato). Domanda: a quale conflitto di classe Lukàcs avrebbe fatto riferimento se avesse vissuto in un contesto storico dal quale la coscienza di classe fosse stata estirpata dalle parrocchie della sinistra, come fosse stata una malapianta? Tutti i "maestri" del marxismo possono essere letti o dal punto di vista dello scontro col capitale, o da quello del compromesso con la realtà che produce, quella sì disumana. Tu e tanti altri avete scelto la seconda strada, più rassicurante e meno sconveniente, egemonizzando per decenni le organizzazioni della sinistra...e i risultati cominciano appena a vedersi.
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Mario Galati
Wednesday, 15 January 2025 21:22
- "leggi Marx in senso idealistico anteponendo l'attività astratta al lavoro capitalistico;"
Ascolta, Mirco, non sono io a parlare di lavoro in generale e di lavoro in una forma specifica, ma Marx.
Io non ho anteposto un bel nulla e tu hai semplicemente approfittato di un mio esempio su una prassi in generale ed una sua forma specifica. Esempio che fatto per segnalare che prima di una vita in una data forma viene la vita in generale, con riferimento alla vita e alla salute del lavoratore. La quale salute, anche all'interno di rapporti capitalistici, sempre salute è. Quindi, oltre all'interesse mediato a sovvertire gli attuali rapporti di produzione, sociali, il lavoratore ha un interesse immediato a proteggere la sua salute. In questo la riforma che migliora la sua vita, per quanto provvisoria e non risolutiva, ha una sua ragion d'essere. Questo anche per Lenin, che vedeva, si, la riforma come tattica e legata alla meta finale, ma che guardava anche alla vita attuale dei lavoratori.
Ma tu, nel tuo fanatismo, non riesci a concepire interessi vitali immediati dei lavoratori, i quali per te devono essere esclusivamente votati allo scopo finale.
Ti ho invitato a chiedere ai lavoratori se sono d'accordo con questa tua concezione. Potresti pure interrogare Marx ed Engels sulle ragioni delle riforme proposte nello stesso Manifesto.
Perciò, lascia stare Hanna Arendt, con la quale non mi vedresti per nulla d'accordo.
E poi, sempre secondo la concezione leniniana, il riformismo e l'opportunismo hanno le loro radici nell'aristocrazia operaia, ossia in una condizione oggettiva, per es. legata ai superprofitti coloniali. Ti sei mai premurato di indagare e indicare le condizioni oggettive dei bersagli delle tue giaculatorie, invece di fermarti alle responsabilità soggettive dei riformisti vari? Non mi sembra.
- Sul giudizio circa il gesto di Mangione, forse ti sarebbero utili le considerazioni di Lenin riguardo al terrorismo individuale, sempre che tu, come per la faccenda di Hegel, non sia più leninista di Lenin, oltre che più marxista di Marx.
- quanto alla sostituzione della unità proletaria e della lotta di classe alla fratellanza umana, pensi che questo significhi rigetto della comune umanità in Marx? Ti sbagli, scopo della rivoluzione è trasformare tutta la società, non sterminare i nemici. Questi sono invece i metodi coloniali capitalistici, che tu rifletti nelle tue concezioni.
La violenza è necessaria, non esaltata. L' esaltazione della violenza, non la sua necessità, è propria del nazifascismo, non della lotta di classe. Ricorda i versi di Brecht.
Anche l'odio di classe è ammissibile e conseguente alla condizione di oppressione, ma è un mezzo, non un fine.
- Lukacs è rimasto hegelo-marxista anche dopo Storia e coscienza di classe.
Questo tuo dividere nettamente la vita tra scontro e compromesso è manichea e priva di senso. Come se si trattasse di scegliere una postura eterna di fronte alla mutevolezza delle situazioni e dei rapporti di forza.
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Mario Galati
Wednesday, 15 January 2025 21:33
A proposito, guarda che essere hegelo-marxista non significa essere hegeliano e basta. Ed essere hegelo-marxista non significa non criticare Hegel. Ma si può criticare anche qualcuno verso cui si è debitori. Marx ha criticato Hegel ed è stato pure suo debitore.
Quello di trattare un hegelo-marxista come un hegeliano puro è un giochetto furbo che ti rende facile la vita.
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Mirco
Friday, 17 January 2025 21:25
Parto dalla fine. Un hegeliano puro, infatti, non ha bisogno di prendere Marx e ricondurlo ad Hegel, organizzando la militanza politica propria e delle organizzazioni della sinistra sulla base delle continuità tra i due piuttosto che sulle loro radicali opposizioni. L'inimicizia dei proletari nei confronti della borghesia viene rimossa politicamente dagli hegelo-marxisti anche con la scusa della mutevolezza dei rapporti di forza, dato che i rapporti di forza non li determinano loro perché accettano supinamente il diritto borghese come terreno di disputa. L'odio di classe non è né mezzo né fine: semplicemente, non ha modo di manifestarsi, perché l'oppressore diventa un avversario e cessa di essere un nemico. Quale odio potrà mai esserci tra avversari che giocano lo stesso gioco e ne condividono le regole? Vedi che, come ogni buon idealista che usa la "comune umanità" per fare il pompiere a prescindere, non hai consapevolezza di quello di cui parli perché non ne hai fatto esperienza e, molto probabilmente, non ne farai mai...
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Mario Galati
Tuesday, 21 January 2025 20:28
Ma ti rendi conto di ciò che scrivi? Giri a vuoto con frasi arbitrarie, elusive o dal vago significato.
La lotta di classe non è un gioco. La metafora non regge.
E poi tu che ne sai delle esperienze di chi non conosci?
Tu non sai né di cosa parli né di chi stai parlando.
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Mirco
Tuesday, 21 January 2025 20:44
E mi ricadi sul personale...io deduco da ciò che scrivi che per te il conflitto deve stare dentro le regole del diritto borghese, quindi deduco che l'odio di classe non può trovare spazio nel conflitto per come lo intendi tu, insieme alle parrocchie della sinistra hegelo-marxista. A meno che tu non scriva falsità, beninteso, cosa che non credo.
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Mario Galati
Friday, 24 January 2025 06:10
-Ah, io cado e ricado nel personale? Io, certo. Replicare sarebbe una perdita di tempo.
-Tu deduci conseguenze false da premesse false.
Sei incorreggibile (sono di nuovo ricaduto nel personale).
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Mirco
Friday, 24 January 2025 09:02
Sentite, Galati di tutti i paesi, se non credete a me leggetevi, sempre che siate dotati di una buona dose di "pazienza riformista" (cosa di cui non dubito), gli ultimi due post di Barone sulla dialettica e sulla forma della contraddizione, oltre a questo qui

https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/29655-alessandro-barile-roberto-fineschi-marx-e-hegel.html

così forse capite qual è il problema...
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Mario Galati
Saturday, 11 January 2025 14:33
E visto che vuoi parlare di cose serie, ti mando qualche mio frettoloso punto di vista sull'antihegelismo ultra rivoluzionario, di cui tu ti fregi di fare parte.
Nella cultura del marxismo antihegeliano, c'è una visione essenzialista naturalizzata delle classi sociali, le quali sarebbero ontologicamente inconciliabili, non in quanto in opposizione/contraddizione, ma in opposizione in quanto ontologicamente diverse, come espressione di realtà parallele e non espressione conflittuale di un'unica realtà sociale, di una totalità. È la visione dell'operaismo italiano di Tronti, per es., o la la visione del proletkult criticato da Lenin.
C'è una matrice positivistica naturalistica in tutto questo.
Alla stessa matrice si può fare risalire la cultura femminista della differenza, per es.
C'è una base conservatrice/reazionaria, una visione frammentaria tipica della cultura borghese liberale.
È fonte di fanatismo, non riconosce la comune umanità e, nel perseguire scopi supremi astratti e irriducibili, disconosce la stessa umanità e i bisogni umani fondamentali della stessa classe nel cui nome pretende di lottare.
Il fanatismo utopista che ne scaturisce vede la meta finale come astrazione reificata (il comunismo, per es.), dimenticando i contenuti concreti di questa meta, che, paradossalmente, possono essere sacrificati tranquillamente di fronte all'astrazione reificata (v. rapporto riforme- rivoluzione, correttamente trattato da Lenin, il quale non a caso, era "abbastanza" hegeliano nel suo marxismo).
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Mario Galati
Monday, 13 January 2025 11:33
Ma se la situazione è rivoluzionaria, perché non riesci con i tuoi a metterti a capo della rivoluzione, fregandotene se un lavoratore riesce a curarsi o meno? Tanto poi gli darai il paradiso di una vita senza il capitale, sempre che ne rimangano vivi.
I lavoratori non aspettano che i predicatori-messia come te. E per la prospettiva realistica che gli indichi sono disposti pure a fare morire i loro figli.
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Mirco
Monday, 13 January 2025 10:58
Ma quale "questione" hai posto, Galati? Nel momento in cui gli hegelo-marxisti rimuovono chirurgicamente la coscienza di classe dei lavoratori raccontandogli che tutto ciò che gli serve è qualche riforma per dare una mano di umanità al capitalismo, sono gli stessi hegelo-marxisti a determinare le "questioni fondamentali" della loro vita. Siccome asserisci che la situazione non è rivoluzionaria - e lo stabilisci tu, lo stabiliscono i parrocchiani delle sinistre riformiste, ovviamente - è chiaro che non possono esistere nemmeno lavoratori anticapitalisti o che vogliano liberarsi dal lavoro per il capitale, ma possono esistere soltanto lavoratori che hanno le tue stesse "ragioni fondamentali della vita": produrre per il capitale, consumare per il capitale, rimanere in vita per continuare il più a lungo possibile a produrre e consumare per il capitale. Come può rientrare in queste ferree prerogative anche solo una blanda lotta di classe? Figurarsi la guerra civile rivoluzionaria, cioè quella che ha fatto per 5 anni il Lenin che non ti piace, quello che avete rimosso, quello non hegeliano, quello senza bandiera della pace. O forse stai sostenendo che dal 1917 al 1922 nelle Russie si è operato in nome di un "feticcio astratto fine a se stesso"? Per quanto riguarda la polemica che inneschi con quelli che chiami "antihegeliani ultra-rivoluzionari", non fai altro che inventarti un avversario immaginario per giustificare le tue posizioni: dove sono stati, negli ultimi 50 anni, questi pericolosissimi terroristi? Ammesso e non concesso che coloro che citi siano mai stati antihegeliani - e secondo me dovresti informarti meglio - hanno operato per mezzo secolo esattamente come le parrocchie della sinistra riformista, cioè sul piano del diritto borghese, che è quello che sto scrivendo dal primo post. Non far finta di non capire per parlare d'altro...
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Mario Galati
Monday, 13 January 2025 21:34
Per errore ho inserito la replica a questo post sotto il mio post sopra.
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Mirco
Saturday, 04 January 2025 00:19
Galati e RosLux, nei vostri interventi non avete fatto altro che confermare ciò che sostengo nei miei.
Partiamo da Galati: se viene avanzata una critica alle organizzazioni della sinistra delle quali voi fate parte e che non volete affrontare, subito il discorso devia sul personale (ci sei dentro anche tu, siamo sulla stessa barca). Fate finta di non capire che l'oggetto della critica sono le organizzazioni e chi decide al loro interno, non i singoli che non hanno avuto alcuna possibilità di determinare la linea politica delle suddette, o perché non ne sono stati membri o perché sono sempre stati messi in minoranza, se non addirittura emarginati e ridotti al silenzio. Certo che il singolo non può fuoriuscire dal diritto borghese da solo, ma un'organizzazione potrebbe, se lo decidesse. Ed è esattamente questo che avversate da 50 anni: vi battete instancabilmente contro l'eventualità che organizzazioni conflittuali spostino il piano della pratica teorica e della militanza in modo da scontrarsi col diritto borghese. Non si tratta di “disconoscimento” (altra cavolata per parlare d’altro): non si può disconoscere la realtà però, se la si vuole realmente contrastare, non si può nemmeno usufruirne a prescindere fingendo che in tal modo si possa produrre un cambiamento radicale. Il “nulla” che è lo spettro di Galati si è prodotto in mezzo secolo certamente non a causa di un eccesso di radicalità nelle organizzazioni della sinistra, o siete talmente ipocriti da continuare a sostenere che i pochi che sono “fuggiti dalla totalità sociale” abbiano avuto voce in capitolo rispetto agli sviluppi della società stessa? Al contrario, responsabile dello stato dì cose è chi ha fatto indigestione di hegelo-marxismo a tal punto da dimenticare che il moro di Trier scrisse qualcosina circa la “Critica del diritto statuale hegeliano” (a proposito di inventarsi il Marx che fa più comodo).
Scusa RosLux, ma davvero credi che l’obiettivo di una critica radicale del diritto borghese consista nella sua sostituzione con un altro impianto giuridico? Ecco un’altra delle modalità più diffuse a sinistra per evitare di misurarsi con l’abolizione di qualcosa che vige adesso: spostare l’attenzione su cosa ci sarà dopo. Un’altra consiste nel decontestualizzare qualcosa per giustificarlo indefinitamente: come si fa a paragonare la riduzione dell’orario di lavoro ai tempi di Marx con quella “a parità di salario” del tardo ventesimo secolo, o con il “salario minimo garantito” del ventunesimo? Una riforma agli albori del movimento operaio, magari contro il lavoro minorile, rischiava di disarticolare l’ordito del diritto borghese, mentre le migliorie gradualiste di oggi non fanno che renderlo più inestricabile. Tra l'altro, rileggere Riforma sociale o Rivoluzione per spacciare la Luxemburg come paladina dell’instaurazione del socialismo per mezzo di riforme sociali (cap. 3) denota una profonda disonestà intellettuale, visto che la polemica con Bernstein va - e giustamente - in direzione diametralmente opposta.
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Mario Galati
Tuesday, 07 January 2025 14:09
-Sulla Critica alla filosofia hegeliana del diritto pubblico "ci" ho fatto buona parte della tesi di laurea. Ma se pensi che questa, a parte le considerazioni sulla giustezza o meno delle tesi ivi sostenute, escluda il debito di Marx verso Hegel ti sbagli di grosso. Mi sa che ti tocca rimbrottare pure Engels o Lenin sul punto, non solo la mia modesta persona.
-Quanto al limitarsi al disconoscimento della realtà come forma di fuga impotente dalla stessa, non la intendevo solo sul piano individuale. Ma se tu sembri toccare questa tendenza, la critica sarà rivolta a te e sarà necessariamente ad personam, in quanto espressione di quella tendenza e in quanto indichi una strada sbagliata.
-Guarda che anche il diritto della fase socialista sarà, per bocca dello stesso Marx nella Critica al programma di Gotha, mi sembra, diritto borghese dell'uguaglianza da superare con la costruzione della società comunista.
-Operare anche all'interno e nelle condizioni del diritto borghese non significa necessariamente accettarlo e tesserne le lodi e rinunciare a superarne i limiti storici. Ma credo che tu ti riferisca al diritto borghese in una accezione più ristretta, per criticare i limiti legalistici e riformisti del movimento dei lavoratori.
-Infine, ogni volta che sento accusare di fallimento i movimenti dei lavoratori che non hanno "fatto la rivoluzione", chiedendogli conto della situazione presente (qui si nota la totale mancanza di dialettica, di Hegel), non proseguo la discussione. E non per mancanza di argomenti; tuttaltro.
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Mario Galati
Tuesday, 07 January 2025 14:32
-Dimenticavo: non sono iscritto ad una organizzazione da difendere, come pensi tu, da quasi 20 anni.
-Dimenticavo ancora: prova a dire a un lavoratore, in una situazione non rivoluzionaria come quella attuale, che avere un servizio sanitario che ti cura e non ti fa aspettare due anni per un accertamento vitale, da costruire a spese dei padroni con una borghesissima imposizione fiscale progressiva, non va bene perché invece di disarticolare l'ordito del diritto e dell'organizzazione borghese lo rende più inestricabile.
Vedrai cosa ti risponderà.
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Alfred
Saturday, 04 January 2025 11:07
non si può disconoscere la realtà però, se la si vuole realmente contrastare, non si può nemmeno usufruirne a prescindere fingendo che in tal modo si possa produrre un cambiamento radicale

Capisco, ma con i miei limiti.
Quindi, con i miei limiti, dovro' stare immerso nella realta' del diritto borghese a cercare di diffondere una visione che e' una speranza per un futuro non di merda da costruire.
Futuro da costruire, necessariamente (non ho bacchette o altri strumenti magici) nel diritto borghese al momento e nel futuro in quel che sapremo costruire (per i mezzi si vedra' in base alle forze che abbiamo).
Lo ammetto, non e' una visione lancia in resta, in questo momento non sento di avere forza e opportunita' sufficienti ne singolarmente, ne' collettivamente.
Detto questo: e' un mio limite non un limite che impongo ad altri, a lei, a chiunque.
Se lei crede e puo' mettersi contro il mondo del diritto borghese costruisca, insieme a chi vuole e puo', la sua strada. E' possibile che le due vie si incontrino e che collaborino o anche che divergano pesantemente perche' a volte il mezzo puo' distorcere il messaggio e ..... vale per entrambe le vie.
In conclusione, bisogna costruire, vale per tutti, sino a quando ci scanniamo tra di noi ci facciamo solo del male. Costruire le alternative, il tempo e le reazioni sociali ci dirannno come correggere il tiro.
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Mirco
Saturday, 04 January 2025 12:51
Alfred, secondo me non è che capisci o non capisci. Fai finta di non capire, che è diverso. Cosa è stato prodotto per 50 anni da chi ha fatto politica a sinistra guardandosi bene dal criticare in modo radicale il diritto borghese? Il prodotto delle parrocchie della sinistra, intente a rispettare le regole del diritto borghese, è un contesto socio-politico completamente fascistizzato, perché solo quello poteva scaturire dalla vostra acquiescenza. Non è possibile superare il capitale come rapporto sociale facendo l'inchino al diritto borghese. Sostenere che sia possibile serve soltanto alle parrocchie della sinistra per continuare ad esistere vivacchiando, che è quello che preferiscono fare.
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Alfred
Saturday, 04 January 2025 19:18
Lei suppone che io faccia finta, io non faccio supposizioni su nessuno, neanche su di lei.
Non mi interessa e non mi interessa guardare al passato e rimpiangere o recriminare.
Guardo al presente e alle generazioni presenti e giovani, il futuro e' loro.
Cosa e' possibile fare in un contesto di giustizia borghese? Scioperare e ottenere diritti che dopo lo statuto dei lavoratori si sono persi? Riconquistare la sanita' per tutti e gratuita, insieme all'istruzione?. Tutte cose che sono esistite in ambito di giustizia borghese. Se poi nel fare questo si fa di meglio tipo rivoluzionare in senso comunista il diritto... perche' no?
Se si chiede perche' concentrarsi su riconquiste di diritti, primo perche' sono esistiti (diritto alla casa ed equo canone, per esempio) quindi si e' in quell'ambito di legalita' borghese, che anche a molta base fa paura abbandonare,8 secondo perche' non vedo proprio altre strade a parte lotte su diritti di base per poi fare anche altro. La base sociale non mi sembra abbia sentore di quello che ci sta strangolando e di tutto quello che peggiorera'. Aggregare su diritti di base per creare una base mi sembra l'unica strada da un punto di vista pratico. Sulla teoria possiamo discutere di tutti i massimi sistemi e non muoverci di un millimetro. Presto avremo la guerra alle porte (le nostre, tra europei), se per voi esistono strade valide e percorribili (non solo ideologicamente corrette e pure) prego, fate opera di proselitismo, di proposte concrete e di organizzazione.
Saluti
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Mirco
Wednesday, 01 January 2025 18:14
Dopo aver postato un risposta diretta a Barone, faccio qualche considerazione di metodo anche qui.
Prima di tutto, quali elementi spingono Barone a considerarsi depositario del «corretto atteggiamento marxista verso il diritto borghese»? Perchè, se è vero che la sua interpretazione di Marx ed Engels e dei marxismi successivi sull'argomento è quella che implica di «individuare il modo corretto di formulare le rivendicazioni del proletariato sul piano della strategia e di ricercare gli obiettivi intermedi sul piano della tattica, tenendo conto realisticamente dei rapporti di forza tra le classi, del loro livello di coscienza e dei concreti spazi di agibilità che si aprono all’iniziativa delle forze antagoniste», a me non sembra che tale impostazione metta minimamente in questione l'impianto generale del diritto borghese che, anzi, viene confermato nella sua validità e vigenza nella misura in cui stimola e sollecita, consentendole indefinitamente, tali pratiche, semplicemente perchè inoffensive nei suoi confronti, come la storia del movimento operario ha ampiamente dimostrato. Secondariamente, ma sarebbe più corretto dire conseguentemente, i teorici delle parrocchie di sinistra, incluso Barone, utilizzano qualsiasi riferimento ad autori "marxisti" per veicolare un'idea di conflitto che resta invariabilmente invischiata nelle more del diritto borghese. E ne hanno ben donde: come sarebbe loro possibile altrimenti, reiterare il racconto di sè che li conferma come portatori di istanze critiche? Se iniziassero a prendere Marx (e non solo lui) sul serio, gli risulterebbe molto sconveniente, ripeto.
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Mario Galati
Thursday, 02 January 2025 17:53
Premetto che, per errore, ho premuto sul tasto like.
Visto che ci sono faccio qualche considerazione spicciola.
Quanto al diritto borghese, segnalo che tutti noi, compreso Mirco, ci siamo dentro. Per fuoriuscirne (superandolo, però), non basta semplicemente disconoscerlo, trarsene fuori con un atto individuale di volontà e poi agire al di fuori di esso.
Ma esiste una tendenza che si considera ultra rivoluzionaria, mentre è semplicemente evasiva e nichilista (Eros Barone usa l'eufemismo dell' impazienza rivoluzionaria, mentre Alfred li colloca nella categoria degli "o tutto o niente, ossia niente". E a proposito di niente, c'è persino chi reagisce con la fuga, non solo dal diritto borghese, ma addirittura dalla totalità sociale: https://www.sinistrainrete.info/teoria/29321-leandro-cossu-nichilismo-della-forma-politica-e-logica-dell-insorgenza.html).
Nemmeno Marx, Engels e Lenin passerebbero al vaglio di questi ultra rivoluzionari, visti i loro peccati riformisti (legislazione sul lavoro, Manifesto del '48, organizzazione politica e stampa nello stato borghese, ecc. Persino partecipazione alle elezioni dello stato borghese e difesa di questi diritti civili e politici borghesissimi). E allora meglio reinventarlo Marx, immaginandoselo come più piace, con annesso marxismo.
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Ros*Lux
Thursday, 02 January 2025 20:40
Eppoi con quale diritto lo sostituirebbe...Con il diritto di chi?....
Pare che nella Repubblica Popolare Cinese abbiano da poco introdotto un Codice Civile ispirato al Diritto Romano...

https://www.marxists.org/italiano/luxembur/1899/rif-riv/index.htm


Riforma Sociale o Rivoluzione?
Rosa Luxemburg (1899)

Sarebbe il caso di leggere o rileggere...

Dallo sciopero internazionale del Primo Maggio per la giornata lavorativa legale di 8 ore della Prima e Seconda Internazionale allo Sciopero dell'Otto Marzo per la giornata lavorativa legale di 8 ore proclamato a partire dal 1910...
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Eros Barone
Wednesday, 01 January 2025 13:51
Ringrazio tutti coloro che sono finora intervenuti per commentare l’articolo. In particolare, a Mirco, che sembra incarnare l’impazienza rivoluzionaria nella sua espressione più radicale, ha già dato risposte tanto esaurienti quanto pazienti Alfred. Dal canto mio, mi permetto soltanto di aggiungere, per chiarire il corretto atteggiamento marxista verso il diritto borghese, l’indicazione di un articolo in cui ho ricostruito e discusso, in questa stessa sede, l’esemplare posizione teorico-politica formulata su tale problema da Engels e da Kautsky (quando questi era ancora un marxista ortodosso). Ritengo anch’io, come Alfred, del tutto secondario l’accertamento investigativo dell’identità di colui che ha ucciso Brian Thompson: certamente la mano che ha impugnato quella pistola e il dito che ha premuto quel grilletto appartengono ad una persona che, pur compiendo un omicidio, ha riscosso tra le masse popolari un vastissimo consenso non solo negli Stati Uniti ma nel mondo intero. Sennonché il consenso, se non si traduce in azione, rischia di ridursi ad un “narcotico” capace soltanto di “attutire il male”, ed è ciò che ho messo in rilievo avvalendomi delle penetranti osservazioni ricavate da alcune note dei “Quaderni del carcere” di Gramsci. Dopodiché, dal punto di vista teorico, ideologico, politico e organizzativo è compito della riflessione razionale individuare una corretta soluzione collettiva del problema del diritto popolare all’assistenza sanitaria in un paese capitalistico che lo nega sistematicamente a chi non sia solvibile. E anche a questo proposito si tratta, seguendo le indicazioni di Engels, di individuare il modo corretto di formulare le rivendicazioni del proletariato sul piano della strategia e di ricercare gli obiettivi intermedi sul piano della tattica, tenendo conto realisticamente dei rapporti di forza tra le classi, del loro livello di coscienza e dei concreti spazi di agibilità che si aprono all’iniziativa delle forze antagoniste. Infine, avendo evocato come esempio di una vendetta proletaria il regicidio compiuto da Gaetano Bresci e il contesto da cui esso scaturì, mi permetto di rinviare per un approfondimento al seguente articolo: https://www.sinistrainrete.info/storia/12310-eros-barone-i-moti-del-98.html.
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Kappa
Thursday, 02 January 2025 06:04
Barone in risposta a diversi commenti, scrive tra l'altro: "...individuare il modo corretto di formulare le rivendicazioni del proletariato sul piano della strategia e di ricercare gli obiettivi intermedi sul piano della tattica, tenendo conto realisticamente dei rapporti di forza tra le classi, del loro livello di coscienza e dei concreti spazi di agibilità che si aprono all’iniziativa delle forze antagoniste".
Riavvolgiamo il nastro.
Nel 1975 esce nei cinema italiani "Fantozzi", il film tratto dall'omonimo libro del 1971 e da "Il secondo tragico libro di Fantozzi" (1974). Lo ha diretto Luciano Salce che ha scritto anche la sceneggiatura, insieme a De Bernardi e Benvenuti e ovviamente a Villaggio.
Verso il finale, sconfitto a Cortina da Calboni nella conquista della signorina Silvani, Fantozzi sconsolato si fa trasferire di stanza e... "il destino volle che lo mettessero con un certo Folagra, la pecora nera, anzi...la pecora rossa della Ditta...".
Istruito dal Folagra, "giovane intellettuale di estrema sinistra" che tutti avevano sempre evitato per paura "dei feroci padroni", Fantozzi prende coscienza, studia e "dopo tre mesi di letture maledette vide la Verità" sicché grida "Ma allora m'han sempre preso per il culo!".
Con un sasso, deciso a farsi giustizia, arriva davanti all'ingresso della Ditta e imprecando lo scaglia verso l'edificio rompendo un vetro. Gli uscieri lo conducono al cospetto del leggendario Direttore Megagalattico.
Nel dialogo finale il Padrone Totale, a Fantozzi che ha chiesto come si possono risolvere le ingiustizie, risponde: bisognerebbe che "tutti gli uomini di buona volontà, come me e lei, caro Fantozzi, cominciassero a incontrarsi senza violenze in una serie di civili e democratiche riunioni..." - intanto il ragioniere è stato invitato a inginocchiarsi su un genuflessorio medievale - "...finché non saremo tutti d'accordo".
Fantozzi perplesso commenta: "Ma scusi Santità, in questo modo ci vorranno almeno mille anni..."
La sentenza finale strappa l'ultimo velo e mostra il Potere - "il diritto borghese" - nel suo volto metafisico: "Posso aspettare...io."
Non c'è molto da aggiungere, solo segnalare il passaggio esplicativo: "senza violenze in una serie di civili e democratiche riunioni", afferma il Megadirettore.
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Mirco
Wednesday, 01 January 2025 16:44
Innanzitutto, nessuna "impazienza rivoluzionaria" potrà mai essere più dannosa all'elaborazione di una critica radicale del capitale di 50 anni passati a giochicchiare con la pacificazione nazionale e internazionale così come concepita a realizzata dai teorici di tutte la parrocchie della sinistra. In secondo luogo, il succo dell'articolo di Engels e poi Kautsky del 1887 sul Die Neue Zeit intitolato "Socialismo giuridico" andrebbe utilizzato proprio contro chi continua da decenni a "pazientare" accampando scuse (le masse non sono pronte; bisogna attraversare le istituzioni tatticamente e/o strategicamente, dobbiamo essere più realisti del re, ecc. ecc.), lavorando soltanto ad ottenere una ancor più profonda legittimazione del diritto borghese. Per evitare di perseverare nel fingere di non capire, rileggersi anche "Critica al programma di Gotha" dello stesso Marx.
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Mirco
Tuesday, 31 December 2024 08:35
Dato l'esergo Marx-Engelsiano, c'è da chiedersi come tutte le parrocchie della sinistra continuino a ritenere il diritto borghese qualcosa di praticabile, visto che altro non fanno se non muovercisi dentro. Dai sovranisti ai globalisti, caro Barone, siete tutti un prodotto dello stesso meccanismo, finchè non ne uscirete, di nuovo. Uscirne, certo, è rischioso, vi capisco: fuori dal diritto borghese di chiacchiere se ne possono fare poche. C'è solo la guerra civile. Ma almeno non ci si racconta di essere ciò che non si è.
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Alfred
Tuesday, 31 December 2024 11:04
Non conosco ne lei ne Barone, mi limito ad apppunti generali. Non sono in grado di fare la morale a nessuno, forse memore di quel chi e' senza peccato scagli la prima pietra. Si, sono stato costretto al catechismo cattolico, chiedo umilmente perdono, ero gggiovanissimo. Mi riferisco a questa mania tutta sinistra di essere completi rivoluzionari o niente. Quindi meglio niente che rivoluzionari non completi. Si da il caso che io ricordi anche a ciascuno secondo i suoi bisogni, da ciascuno secondo le sue possibilita', non credo lo abbia detto quello della pietra, ma fa niente.
Certamente ne do una mia personale interpretazione, non mi aspetto che siamo tutti uguali (bisogni e possibilita' sono uguali per tutti e per tutti nelle diverse fasi della vita?), ma che abbiamo dei minimi comun denominatori si. Estremizzare sulla perfezione (chi la valuta, quanto misura ecc .. poi come lo stabiliamo) ci sta impedendo da anni di non riuscire piu a convogliare la gente in visioni socialiste, comuniste ecc.
Non bisogna diventare piddini per pensare di riuscire, inglobando dalla dc alle destre moderate. Bisogna essere meno talebani e cercare di trovare e incentivare il positivo che si incontra, da li si possono iniziare percorsi di incontro e coesione. Se stiamo sempre a misurare chi lo ha piu lungo e piu puro il pensiero rivoluzionario... indovini dove si va a finire? La dove stiamo e, per coazione a ripetere, restiamo.
Barone e' il suo nemico? Che stia o meno dentro la legalita' borghese, non vede differenza tra lui e un abuso di potere legale? Ha il potere per abusi il barone? Se a livello di cose a cui si tende ci si capisce i modi per realizzare verranno e saranno quelli che le situazioni richiedono.
Scusi il pippone, credo anche di avere criticato cose scritte da barone, ma se dovessi scappare da una manif preferirei avere lui alle spalle piuttosto che un celerino, anche in caso avessero in mente entrambi la giustizia borghese.
Buon 2025 a tutte e tutti
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Mirco
Tuesday, 31 December 2024 17:53
Il mio nemico è quello di Marx ed Engels, il diritto borghese. Se qualcuno pensa di poterlo utilizzare per cambiare le cose, pensa di poter fare la rivoluzione per decreto, nelle aule parlamentari o giudiziarie. Dati gli sviluppi storici, se questo qualcuno fosse intellettualmente onesto, non si limiterebbe a citare Marx ed Engels, ma trarrebbe tutte le conseguenze che una critica radicale come la loro comporta, anche se sconvenienti. Le parrocchie della sinistra non vogliono trarre queste conseguenze, perché se lo facessero sarebbero costrette ad organizzarsi diversamente, per praticare una tipologia di conflitto che hanno accuratamente rimosso e che sta su un piano che non è quello del diritto borghese.
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Alfred
Tuesday, 31 December 2024 20:24
Vede per fare certe cose bisogna avere una massa critica non avanguardie che nessuno segue e finiscono nel nulla o massacrate.
Per avere una minima massa critica bisogna crearla e la si crea a partire da quello che c'e'. Cominciare un conflitto quando non si hanno truppe e un minimo equipaggiamento e qualche gruppo scaltro che puo' usare il poco che c'e' ... veda lei, non vorrei trarre conclusioni.
A parte questo che al momento e' pura fantascienza ci sarebbe da capire come relazionarsi a chi ha motivi per odiare questo sistema e indirizzare su versioni alternative. Costruire quel minimo di massa critica, insomma.
Procedere dando degli asini a persone che si vorrebbe coinvolgere (non intendo a Barone, ma in generale) non sempre funziona. Esiste una parte di popolazione che e' sensibile e si sente spronata, ma il grosso potrebbe alzare le mani. Probabilmente quelli che edotti potrebbero lottare sfogherebbero la rabbia verso chi li approccia in modi che non li coinvolgono.
Non dico sia la strada giusta, dico che non me ne vengono in mente altre. Magari a lei si, ma direi che riprendere Barone e' un po' poco, anche come inizio.
Buon anno prossimo e successivi
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Mirco
Tuesday, 31 December 2024 20:41
Però per discutere bisogna stare sul pezzo, sennò... Esistono organizzazioni che ho chiamato parrocchie, le quali si sono private della volontà politica necessaria a criticare il diritto borghese come piano su cui svolgere il conflitto. Per le suddette parrocchie, il conflitto non può manifestarsi al di fuori delle regole del diritto borghese. Ripeto per quelli che faticano a capire o fanno finta: la volontà politica di contenere il conflitto all'interno delle regole del diritto borghese è propria di TUTTE le organizzazioni della sinistra. Se ci si autodefinisce "comunisti" e "rivoluzionari" a queste condizioni, ci si racconta di essere quel che non si è, e lo si racconta anche agli altri.
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Ros*Lux
Sunday, 29 December 2024 19:56
Articolo contraddittorio...Si afferma che è un sospettato ma poi si da per scontato sia colpevole...Bisogna sottolineare che...Si è dichiarato innocente...Sembra un nuovo caso Sacco e Vanzetti... Sarebbe da chiarire come poteva sapere ed essere lì ... proprio in quelle prime ore del mattino...

https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/12/06/omicidio-thompson-taglia-10mila-dollari/7791581/


Dershowitz ha ricordato che il dipartimento della Giustizia ha aperto un’inchiesta per abuso di monopolio contro UnitedHealthcare, colosso assicurativo, mentre lo stesso Thompson era stato accusato di insider trading e frode per aver venduto milioni di dollari in azioni del gruppo una volta appresa dell’inchiesta federale.
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Alfred
Sunday, 29 December 2024 22:21
Crede sia indispensabile che Luigi sia colpevole o innocente?
Anche se non e' stato lui e sara' scagionato resta il gesto di qualcuno che ha voluto punire per un motivo scritto in punta di bossolo.
Potrebbe essere stata una uccisione anche a pagamento o vattelapesca, quello che resta e che conta e' cosa rappresenta per la gente che subisce la violenza delle assicurazioni, possibili solo grazie a un decisione dei governi che quindi ne sono complici. Forse le persone pensano a robin hood o ai banditi sociali o a qualsuasi cosa. Intanto sui media e negli incontri imitativi si incontrano, si scambiano opinioni si contano. C'e'stato un atto solitario e tra chi si sta conoscendo in rete o nelle manifestazioni di simpatia potrebbero nascere nuclei di attivisti che finalmente si sono incontrati per un problema che in troppi vivono in solitaria. O forse finira' in rassegnazione. Non lo sapppiamo. Tra un bicchiere free luigi e le storie personali sta crescendo la conoscenza reciproca. Non male come conseguenza di un atto solitario, comunque lo si giudichi.
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Lorenzo
Sunday, 29 December 2024 19:13
"Quando l’unica giustizia è la vendetta"

Siccome la giustizia non esiste, esistono solo la vendetta o l'inazione.
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