Fai una donazione
Questo sito è autofinanziato. L'aumento dei costi ci costringe a chiedere un piccolo aiuto ai lettori. CHI NON HA O NON VUOLE USARE UNA CARTA DI CREDITO può comunque cliccare su "donate" e nella pagina successiva è presente (in alto) l'IBAN per un bonifico diretto________________________________
- Details
- Hits: 3548
TTIP e liberoscambismo
di Lorenzo Dorato
Considerazioni sulla sovranità economica e il conflitto sociale in un contesto di economia aperta
Finalmente da qualche settimana si parla anche in Italia in modo più cosciente, limitatamente, sia chiaro, ai canali informativi più di nicchia, del TTIP: il Transatlantic Trade and Investment Partnership, trattato di libero commercio in via di sottoscrizione tra Unione europea e Stati Uniti.
A grandi linee e al netto delle valutazioni quantitative specifiche, lo spirito, le intenzioni e gli obiettivi che muovono il trattato, nonché i suoi effetti distributivi sono evidenti, prevedibili e di grave portata.
Il trattato è un tassello molto rilevante di quel vasto processo di apertura indiscriminata delle economie nazionali agli scambi con l’estero avvenuto negli ultimi 30-40 anni. Per capirne la portata e le conseguenze vale dunque la pena ripercorrere brevemente la storia e la logica di tale processo.
A partire dagli anni ’70 e ’80 del ‘900 in gran parte delle aree del mondo si è realizzata una progressiva liberalizzazione dei movimenti di merci e capitali che ha privato gli Stati della sovranità sostanziale, ovvero della capacità di incidere in modo effettivo sui processi economici fondamentali interni ad un paese: la distribuzione del reddito, il sentiero di sviluppo economico e industriale prescelto, la tutela dei diritti del lavoro, dell’ambiente e del paesaggio, la scelta di un sistema tributario ritenuto equo, la difesa di principi etici considerati inviolabili. In sostanza, l’apertura indiscriminata agli scambi con l’estero mette a repentaglio, in nome della libertà economica, la libertà di uno Stato, ovvero di una collettività, di stabilire quali debbano essere i limiti alla libertà economica individuale al fine di tutelare valori ritenuti superiori: la giustizia sociale, l’uguaglianza sostanziale, la deontologia professionale, la dignità della persona, l’etica pubblica.
- Details
- Hits: 2726
Più Europa o meno Europa?
di Andrea Fumagalli
Note in merito al libro di Thomas Fazi e Guido Iodice, “La battaglia contro l’Europa. Come un’élite ha preso in ostaggio un continente. E come possiamo riprendercelo”, Fazi Editore, Roma, 2016
Numerose sono oggi le pubblicazioni che hanno ricostruito le cause della grande recessione economica degli anni ’00 che ha portato alla più grave crisi finanziaria dalla grande depressione degli anni Trenta del secolo scorso. Sono disponibili diverse versioni, a seconda del punto di vista degli autori: dall’eccessiva ingordigia delle banche (il primo Paul Mason), al mancato funzionamento dei mercati perché troppo stretti dalle rigidità imposte dalle concentrazioni di mercato, all’eccessiva polarizzazione dei redditi, sino alla denuncia della strutturale instabilità dei mercati finanziari e alla loro violenza (Marazzi).
Thomas Fazi e Guido Iodice nel saggio La battaglia contro l’Europa. Come un élite ha preso in ostaggio un continente. E come possiamo riprendercelo (Fazi Editore, Roma, 2016, p. 316, Euro 18,00), descrivono in modo semplice e convincente la natura dell’odierna crisi e il passaggio dalla crisi finanziaria dei subprime alla crisi del debito in Europa. In particolare, i due autori analizzano in dettaglio le scelte di politiche economica effettuate dalle autorità economiche europee, sorrette da alcuni governi (in primis la Germania ordoliberista): le politiche di austerità, prima e, ora, le politiche di riforme strutturale.
Una versione ridotta di questa recensione è stata pubblica il 3 maggio 2016 su Il Manifesto.
- Details
- Hits: 3404
Rivoluzione della legalità, più welfare, ridiscutere il debito, pedonalizzare
Giacomo Russo Spena intervista Virginia Raggi
Legalità. La parola viene scandita più volte da Virginia Raggi. “I partiti hanno creato questo disastro, noi metteremo in atto una rivoluzione legalitaria”. Nella città di Mafia Capitale e della corruzione endemica della governance, la candidata sindaco del M5S – 37 anni, già consigliera comunale – si mostra sicura di sé e guarda al ballottaggio: “Giachetti, Marchini, Meloni… non importa contro chi, rappresentano tutti il vecchio. È il turno del M5S”.
* * *
La deputata grillina Paola Taverna ha ipotizzato un complotto per far vincere il Movimento Cinque Stelle a Roma. Al di là della polemica che ne è scaturita, chiunque andrà a governare la città non rischierà di “bruciarsi” in poco tempo viste le enormi difficoltà?
Il punto è provarci, senza false promesse ed illusioni. Ci vuole pragmatismo. E noi siamo gli unici ad avere un progetto credibile perché sono stati i vecchi partiti gli artefici di tale dissesto. Il debito chi l’ha creato? E il disastro nelle municipalizzate? E i rifiuti per strada? E la corruzione? Roma è una città molto difficile ma riteniamo che non ci sia altra soluzione se non quella di rimboccarsi le maniche.
- Details
- Hits: 2569
Al di là del terrore. Per una nuova antropologia
Roberto Finelli
1. Una smaterializzazione della vita
Com’è noto, uno dei testi più arcaici e fondativi della nostra modernità – nel senso di ciò che concerne l’αρχή, il principio – descrive la nostra società come una «immane raccolta di merci».
Ebbene io credo che oggi la merce più rara, e di conseguenza più preziosa, sia divenuta, non una merce materiale, come il petrolio o come l’oro depositato nei caveaux delle banche centrali, bensì una merce immateriale e psichica, qual è la capacità di approfondimento interiore e di autoriflessione. E’ la capacità cioè di sentirsi - e di ritrovare nel proprio sentire emozionale il senso-guida della propria vita e il luogo ultimo, non confutabile da altri, della verità - che è venuta, a mio avviso, fondamentalmente meno, lasciando generalizzarsi e farsi coscienza comune un’attitudine alla superficie, al frammento, al percuotimento e alla seduzione dell’esteriore, che impedisce e vieta il darsi di eco e sonorità interiori, fino alla profondità corporea del nostro sentire.
Come a dire che nell’ultimo trentennio della nostra epoca s’è vissuto, in particolare nei paesi del ricco Occidente, un enorme processo di smaterializzazione e di decorporeizzazione emozionale del nostro vivere, che altri hanno voluto chiamare anche, con termini ritengo meno adeguati, di «umanità liquida». Giacché il farsi liquidi e senza centro non coglie bene quanto e come l’esperienza dello svuotamento emozionale, ch’è divenuta configurazione psichica di massa, si sia accompagnata e dissimulata, nello stesso tempo, con l’investimento isterico e compensatorio della superficie, con la sopravalutazione eterodiretta delle paillettes e dei lustrini che spesso incorniciano il frammento, con la seduzione di una silhouette visiva, che nel contorno di una bellezza senza contenuto, cattura e mortifica lo sguardo di chi la subisce.
- Details
- Hits: 6715
La crisi del valore di scambio
La scienza come forza produttiva, lavoro produttivo e riproduzione capitalista
di Robert Kurz
Il saggio di Robert Kurz, "La crisi del valore di scambio", che di fatto fonda la Critica del Valore, viene scritto e pubblicato per la prima volta nel 1986, quasi trent'anni fa. In quel saggio, Kurz sosteneva che il sistema produttore di merci si trovava in quella che era la sua crisi finale in quanto, con l'avvento della terza rivoluzione industriale - quella della microelettronica avvenuta a partire dagli anni 1960 - la produzione globale di plusvalore da crescente diventava decrescente.
Secondo Kurz, la rivoluzione dell'informatica e della comunicazione portava con sé un aumento straordinario della produttività del lavoro, dalla quale conseguiva non solo una riduzione significativa del valore globale prodotto, ma anche una riduzione ancora più significativa di plusvalore per unità di ricchezza materiale. Riduzione che non poteva più essere compensata dall'aumento della produzione di merci, ossia dalla crescita della ricchezza materiale.
La tesi era esplosiva: dal momento che il sistema capitalista è mosso dall'accumulazione di capitale, e dal momento che il capitale accumulato non può più essere aumentato in maniera persistente attraverso l'acquisizione di un volume crescente di plusvalore, ecco che allora il sistema, nella sua totalità, entra necessariamente in agonia, pur continuando, tuttavia, a sopravvivere, con conseguenze devastanti per tutti gli esseri viventi.
- Details
- Hits: 2892
Una primavera francese
di Jonah Birch
Abbiamo tradotto questo articolo di Jonah Birch apparso il 28 aprile sulla rivista statunitense Jacobin. È un bel pezzo che si inserisce nel dibattito, riguardante il movimento francese, in atto nel mondo anglosassone.
L’articolo a noi è piaciuto perché rimette le cose al loro posto: contrariamente a quanto scritto dall’antropologo anarchico David Graeber in un suo intervento apparso su Le Monde del 12 aprile, Jonah Birch contestualizza l’occupazione di Place de la République all’interno del movimento contro la Loi-EL Khomri, ossia il Jobs Act dei francesi.
Dentro c’è (quasi) tutto. C’è la debolezza del sindacato, dovuta alla ristrettezza della sua base sociale. C’è il ruolo di controllo politico affidato ai sindacati “riformisti” (termine che in Italia potremmo tranquillamente tradurre con “concertativi”). C’è una certa inconsistenza della sinistra francese.
Ma c’è anche una possibilità: la possibilità che il movimento sappia incunearsi all’interno delle contraddizioni della maggioranza e del governo socialisti, facendo implodere un esecutivo quanto mai privo di consenso; la possibilità dunque di una vittoria, per quanto parziale, e dunque la possibilità che quei germi di critica del capitalismo e di auto-organizzazione popolare – emersi in Place de la République e rimasti sul piano della critica simbolica e morale – possano estendersi nei posti di lavoro e nelle periferie metropolitane di Francia, aggiungendovi ben altra consistenza.
Oggi, 3 maggio, il testo della Loi El-Khomri verrà ufficialmente presentato in Parlamento, e ci resterà per buona parte del mese. Sembra che alla maggioranza socialista manchino ben 40 voti, e che il Governo sia disposto a porre la fiducia.
- Details
- Hits: 3481
Derivati di Stato, una rapina con molti basisti
di Federico Dezzani
Danno erariale da 3,8 €mld, violazione delle norme di contabilità generale dello Stato e subalternità alle banche d’affari: sono queste le accuse sollevate contro il Ministero del Tesoro dalla Procura regionale della Corte dei Conti del Lazio, nell’indagine sulla ristrutturazione dei derivati finanziari concordata nel 2012 tra Via XX Settembre e Morgan Stanley. Il caso è un edificante esempio della gestione dei derivati: il premier Mario Monti, ex-consulente di Goldman Sachs, ed il ministro dell’Economia Vittorio Grilli, futuro presidente di JP Morgan per i mercati europei, esborsano, senza consultare l’avvocatura generale di Stato, una cifra miliardaria a Morgan Stanley, la cui filiale italiana è presieduta dall’ex-ministro dell’Economia, Domenico Siniscalco. Sui derivati vige il massimo riserbo, perché parlarne significa indagare sui contratti capestro con cui l’Italia fu introdotta all’euro e sulle responsabilità di intoccabili come Carlo Azeglio Ciampi e Mario Draghi.
* * *
Stipula il derivato e troverai il pozzo di San Patrizio…
C’è uno scabroso segreto sussurrato nei Palazzi romani: di tanto in tanto, come un fiume carsico, esce dalle ovattate stanze del Ministero del Tesoro e della Presidenza del Consiglio, affiora sulla stampa e poi si inabissa di nuovo nel silenzio più omertoso.
- Details
- Hits: 2882
La teoria marxiana del valore. Seconda parte
di Ascanio Bernardeschi
III. Capitale e plusvalore
Il Capitale è un rapporto sociale camuffato da cosa, da denaro in costante frenesia di autoespandersi. In realtà si tratta di lavoro non pagato che si accresce grazie al lavoro non pagato. Date la sua potenza sociale e la sua smania di accumulazione, straripa, sussumendo sotto di sé ambiti sempre nuovi e distruggendo progressivamente ogni forma di socialità non mediata dal mercato
Nella circolazione della merce (M-D-M), il denaro funziona solo da medium dello scambio fra merci. Il primo e l'ultimo termine del ciclo sono due merci di uguale valore. Il movente dello scambio è l'appropriazione di un diverso valore d'uso. Anche nella produzione capitalistica questo è un aspetto inevitabile del processo di scambio. Però non spiega il fondamento dell'accumulazione e con essa dei principali fenomeni tipici de modo di produzione capitalistico.
Con il capitale si sviluppa ulteriormente la contraddizione della merce. Il denaro, come rappresentante generale della ricchezza astratta, diventa denaro in perenne smania di accrescersi. Questo è il fine ultimo del movimento, mentre lo scambio fra merci diviene il mezzo.
La circolazione del capitale si presenta nella seguente forma
Denaro – Merce – Denaro (D-M-D').
Col denaro si acquistano delle merci (D-M), costituite dai mezzi di produzione e dalla forza-lavoro, e dopo la produzione si rivende il prodotto (M-D').
All'inizio e alla fine del ciclo c'è quindi la stessa merce, il denaro, e lo scopo non può essere la trasformazione qualitativa, il cambio fra due valori d'uso, ma solo l'incremento quantitativo del denaro. D', quindi ha il significato di D più un delta, un suo incremento. Questa forma espone correttamente l'anima della produzione capitalistica, quale accrescimento ricchezza astratta fine a sé stessa.
- Details
- Hits: 3630
Nuit Debout, la democrazia, l’orizzontalismo, la costituzione….
Joseph Confavreux intervista Jacques Rancière
Riprendiamo questa intervista dei giorni scorsi a Jacques Rancière per Mediapart, che ci sembra molto importante, anche in vista degli appuntamenti europei in preparazione. Ringraziamo per la traduzione italiana Augusto Illuminati e Dinamopress. Insieme riportiamo l’originale francese (EN)
D: Che sguardo avete sul momento/movimento della Nuit debout?
Rancière: Diciamo innanzi tutto che il mio punto di vista è strettamente limitato: è quello di un osservatore esterno che reagisce semplicemente a quanto evocano per lui i temi e le forme di tale movimento. A prima vista, si può cogliere in questo movimento una sorta di versione francese in miniatura del “movimento delle piazze” che ha avuto luogo a Madrid, New York, Atene o Istanbul. Esso è tollerato sullo spazio che occupa, più che invadere. Ma condivide con queste occupazioni l’idea di restituire alla politica il suo aspetto di sovversione materiale effettiva di un ordine dato degli spazi e dei tempi. Questa pratica ha avuto difficoltà nell’installarsi in Francia, dove il tutto della “politica” è oggi ricondotto alla lotta dei concorrenti per la presidenza della Repubblica. La Nuit debout non riesce a credere a se stessa e a volte assomiglia a una “mezza occupazione”. Tuttavia fa ben parte di quei movimenti che hanno operato una conversione dalla forma-manifestazione alla forma-occupazione. All’occorrenza, ciò ha significato passare dalla lotta contro certe disposizioni della legge sul lavoro a un’opposizione frontale a quella che alcuni chiamano “uberizzazione” del mondo del lavoro, una resistenza contro la tendenza che vorrebbe sopprimere ogni controllo collettivo sulle forme di vita collettive. Al di là delle misure particolari della legge El Khomry, questa in effetti è la posta in gioco. La Loi Travail è apparsa come il culmine di tutto un processo di privatizzazione dello spazio pubblico, della politica, della vita…
- Details
- Hits: 3524
Merci patron!: il film che ha acceso la miccia del movimento sociale in Francia
Fred Cavermed
Fabbriche che chiudono, precarietà che avanza, lavoro stabile inesistente, giovani attempati senza lavoro, disoccupazione galoppante, povertà crescente. Che scenario orribile, che disastro, che angoscia! La realtà di questo inizio di Ventunesimo secolo, e soprattutto il racconto che se ne fa, è nera ed angosciante. È difficile, in questo contesto, non solo pensare a delle alternative positive, ma anche vedere e valorizzare quelle alternative che già esistono e che sono, a volte, molto più importanti di quanto non riusciamo ad ammettere. Insomma, non riusciamo a produrre un’altra narrazione del mondo attuale, a raccontarlo ribaltando davvero le griglie di lettura della realtà.
Merci patron! (che possiamo tradurre alla lettera “Grazie, padrone!”, e non con un più moderato «principale», come proposto da Luca Acquarelli in un bell’articolo sul Lavoro culturale) è un film che permette di reinventare non tanto il futuro, ma il mondo presente, e non tanto attraverso una riflessione sullo stato delle cose, bensì con l’azione. Questa forza la ottiene anche grazie al fatto che è un film difficilmente classificabile: un documentario che non documenta quasi su niente, un film d’azione o meglio di spionaggio industriale in cui però niente è finto e la sceneggiatura non è decisa in anticipo, inchiesta con videocamera nascosta priva di intento pedagogico, film sociale in cui non c’è nessuna entità collettiva, commedia dei servi che si prendono gioco dei padroni (come notato anche da Acquarelli), film comico, satirico, in cui uno dei più grandi padroni di Francia e del mondo è sbeffeggiato, umiliato.
Quando si guarda Merci patron! si ha l’impressione di guardare una bomba a ritardamento lanciata nella società francese, nel momento in cui si sviluppa una grande mobilitazione contro la riforma del lavoro promossa dal primo ministro Manuel Valls.
- Details
- Hits: 2286
Barcellona, Baudrillard, Camatte, Collu, Debord, Fusaro, Preve, Tronti (e altri)
Nota introduttiva. Questa raccolta di brani nasce sulla scia di alcuni articoli pubblicati sul Covile che si sono occupati di autori di area marxista critica, non conformi alla lettura scolastica di Marx. Proprio a partire dai testi marxiani si sono in effetti sviluppate molteplici linee di pensiero accomunate da una visione critica della modernità e, in maniera meno omogenea, anche della tecnica; posizioni certamente opposte a quelle consuete e progressiste, ma non meno legittime.
Parliamo di aree e movimenti formatisi negli anni sessanta del secolo scorso intorno alla lettura dei Grundrisse1 , quando da un lato l’espandersi del capitalismo — che andava trasformando non solo le strutture economiche ma anche quelle antropologiche delle società— dall’altro le contraddizioni dell’esperienza sovietica posero la necessità di risalire alle origini del marxismo, non tanto per darne una lettura piú autentica quanto per elaborare originali linee interpretative e proposte attinenti alla nuova realtà.
Ci riferiamo in particolare a quattro centri di pensiero e iniziativa: i situazionisti {Henry Lefebvre, Guy Debord, Jaime Semprun, Raoul Vaneigem, Jean Baudrillard}, il gruppo intorno alla rivista Invariance { Jacques Camatte, Gianni Collu, Giorgio Cesarano}, gli operaisti {Raniero Panzieri, Mario Tronti, Toni Negri}, la scuola di Louis Althusser {Gianfranco La Grassa, Costanzo Preve (da cui Diego Fusaro)}. Non trattandosi di aree completamente separate, ma di una specie di grande laboratorio, è una storia ancora da ricostruire quella del loro interscambio — idee, letture, persone — che fu forte e continuo e in qualche modo si è protratto fino ai nostri giorni (vedi la ripresa da parte di Preve 2 e Fusaro di alcuni temi di Invariance, segnatamente su dominio reale e comunità).
- Details
- Hits: 5552
Marx e la rivoluzione del 1848*
Irene Viparelli
1. Premessa
Che influenza ebbe la rivoluzione europea del 1848 sulla teoria marxiana? Quale fu il suo contributo specifico? In che misura fu un evento determinante? La strada maestra per addentrarsi nel cuore di questo problema sembra essere fornita dal temporaneo abbandono della militanza politica, compiuto da Marx agli inizi degli anni Cinquanta. Sicuramente il mutamento del contesto storico, la vittoria della controrivoluzione in tutta Europa, la repressione, l’esilio londinese furono tutti fattori che ebbero un’importanza decisiva. Vi fu però anche una motivazione squisitamente teorica, un radicale mutamento nella prospettiva strategica marxiana1.
«Nel caso di una battaglia contro un nemico comune non c’è bisogno di nessuna unione speciale. Appena si deve combattere direttamente tale nemico, gli interessi dei due partiti coincidono momentaneamente, e, com’è avvenuto sinora così per l’avvenire, questo collegamento, calcolato soltanto per quel momento, si ristabilirà spontaneamente»2.
L’imperativo dell’alleanza di tutte le forze democratiche, centrale nel Manifesto, sembra ormai, dopo la rivoluzione, avere ben poco di strategico; il vero compito dei comunisti rivoluzionari è piuttosto la lotta proprio contro queste alleanze ibridatrici che, lasciando evaporare le differenze di classe, dissolvono l’autonomia del proletariato e ne distruggono la coscienza e la forza rivoluzionaria.
- Details
- Hits: 4436
Un nuovo Quantitative Easing for the people
di Marco Bertorello e Christian Marazzi
Pubblichiamo in anteprima un contributo di Marco Bertorello e Christian Marazzi sulla proposta di Quantitative Easing for the People, che a breve uscirà sulla rivista Alternative per il socialismo n. 40, maggio-giugno 2016. Dopo gli articoli di Andrea Fumagalli e di Christian Marazzi, continuiamo così il dibattito sulla politica monetaria europea e sulla possibilità di aprire una via alternativa che consenta di uscire dalle secche dell’austerity e dai vincoli imposti dalle oligarchie finanziarie. Ringraziamo Alfonso Gianni e Alternative per il Socialismo per averci consentito la pubblicazione
Piaccia o no, le politiche monetarie sono state in questi anni l’unico vero antidoto messo in campo per arginare la crisi. Un vuoto della politica economica su scala internazionale colmato dall’attivismo dei banchieri centrali, a tal punto che la destra tedesca oggi critica l’eccessiva indipendenza della Bce! The Economist del 20 febbraio scorso si è chiesto però se ormai ai loro bazooka siano terminate le munizioni. L’economia globale prima ha goduto di bassi tassi d’interessi, poi dei quantitative easing inaugurati dalla Fed e, da aprile, sulle orme della Banca centrale giapponese, la Bce ha rincarato la dose, aumentando gli acquisti mensili di titoli pubblici e privati e abbassando ulteriormente i suoi tassi negativi sui depositi bancari.
La scelta di dicembre della Fed di ridurre il proprio protagonismo “espansivo” iniziando ad aumentare i tassi sembra già archiviata a causa del perdurare della crisi economica globale. Il tentativo degli Usa di sottrarsi a questo meccanismo, grazie a una pur modesta crescita nazionale, ha immediatamente rafforzato il dollaro, facendo emergere nuovi segnali di sofferenza per l’economia americana, a partire dal suo manifatturiero. Non a caso a ogni risultato al di sotto delle attese nell’economia reale, Wall Street risaliva e il dollaro si indeboliva, in quanto si allontanava la fine della moneta facile. Decidendo di non dar seguito ad ulteriori aumenti dei suoi tassi d’interesse, almeno nel breve periodo, la Fed ha bloccato qualsiasi disallineamento nelle politiche monetarie, innescando di fatto una competizione tra svalutazioni monetarie per nulla rassicurante.
- Details
- Hits: 3528
Venticinque anni di Linux, gioco informatico diventato industria
di Carlo Gubitosa
Il 29 aprile il Paese ha celebrato l'Italian Internet Day, i "30 anni di Internet". A marzo, invece, abbiamo festeggiato un altro compleanno: quello di un hobby di uno studente, Linus Torvalds, che oggi è una solida realtà informatica che alimenta computer, server, tablet, smartphone, stazioni spaziali e dispositivi domestici
"Sei fortunato a non essere un mio studente. Non prenderesti un buon voto per questo progetto”. È il 1991, e il professore in questione è Andrew Tanenbaum, la massima autorità scientifica dell’epoca di sistemi operativi per computer. Lo studente invece è Linus Torvalds, che durante i suoi studi all’università di Helsinki aveva chiesto consigli a Tanenbaum per la sua idea di creare un sistema operativo libero, ispirato al più noto “Unix”.
Torvalds decide così di riscrivere tutto da zero, aprendo il suo progetto a tutta la comunità mondiale dei programmatori informatici, che iniziava ad estendersi fuori dalle università grazie alla diffusione delle prime connessioni internet domestiche. Con uno storico messaggio del 25 agosto 1991, Torvalds annuncia che sta realizzando un sistema operativo libero “solo per hobby”. Per coinvolgere e appassionare al progetto Linux migliaia di programmatori informatici sparsi in tutto il mondo fu determinante anche l’adozione della licenza GPL, la “General Public License” sviluppata dalla Free Software Foundation di Richard Stallman.
Dal gioco di quello studente è nata l’alternativa libera al “software proprietario” che utilizziamo per la gestione dei nostri computer domestici, dei server su cui si basa il funzionamento di Internet e di mille altri dispositivi.
- Details
- Hits: 5239
Ritorno al futuro
Mimmo Porcaro, Ugo Boghetta
Un nuovo fantasma si aggira per l’Europa e per tutto l’Occidente: il fantasma del socialismo capitalista. Come ogni fantasma che si rispetti anche questo è tutt’altro che etereo, magari non trascina catene né ulula, ma non sta certo con le mani in mano: dal 2007 ad oggi ha sbancato i bilanci pubblici per riaggiustare i bilanci privati, ha sospeso le sacre leggi della concorrenza salvando tutto ciò che era “troppo grande per fallire”, ha realizzato la più grande socializzazione delle perdite che si ricordi. E infine ha suggerito ai banchieri centrali di tenere in piedi la baracca con un vero e proprio intervento politico sul costo del denaro: politico perché garantito da un soggetto pubblico, e perché contrario alla logica del mercato, seguendo la quale, oggi, si avrebbe la bancarotta generale. Grazie a questo fantasma, non privo di senso del teatro, la ricchezza degli stati – ossia dei cittadini, il denaro del sovrano, l’intervento governativo, in sintesi la politica pubblica (sempre decisiva anche quando meno visibile) viene messa di nuovo al centro della scena: e già si parla di sollecitare gli investimenti di stato come unico antidoto alla stagnazione. Tutto ciò proprio quando in Occidente circola solo il linguaggio liberista.
E’ per nascondere questa contraddizione tra liberismo a parole e interventismo di fatto che chi ha evocato il fantasma deve anche affrettarsi ad esorcizzarlo, nascondendolo e tacendone. Qualcuno lo fa perché, a furia di ripetere i mantra sul magic of the market, è arrivato a convincersene davvero. Qualcun altro lo fa perché non vuole sottomettersi ad apparati di stato di cui pure ha bisogno.
- Details
- Hits: 2244
Di cagionevole Costituzione
di Nico Macce
Con la “riforma” Renzi-Boschi, che tocca alcuni essenziali articoli della Costituzione e l’Italicum, che riguarda la conferma di una legge elettorale che consegna ai partiti le candidature ed esaspera il premio di maggioranza, avremo uno stravolgimento totale della nostra carta costituzionale. L’abbinamento di queste due autentiche controriforme porterà a un Parlamento di nominati che voterà l’agenda di un governo scaturito da una minoranza dell’elettorato, che potrà fare il bello e cattivo tempo. Un governo secondo la concezione di “un solo uomo al comando”, in realtà un totalitarismo voluto dagli eurocrati dell’UE che rappresenta la cessione definitiva della sovranità popolare e del paese verso gli organismi sovranazionali europei.
La battaglia sociale e politica che ci aspetta per il NO nel referendum confermativo di ottobre è un passaggio indiscutibile per qualsiasi forza democratica e di sinistra che intenda contrastare l’avanzata del capitale neoliberale.
Tuttavia, occorre una riflessione politica che porti la questione “Costituzione” oltre la semplice battaglia di principio, collocandola nell’ambito che gli compete: quello del conflitto sociale.
- Details
- Hits: 5149
Diritto del lavoro, il diritto del più forte
La sentenza di Nola contro gli operai FCA
di Andrea Vitale
Sempre più frequenti e numerose diventano le sentenze con cui la magistratura conferma il licenziamento di lavoratori, rei di aver violato il cosiddetto “obbligo di fedeltà”. Tale orientamento investe tutti i diversi livelli della magistratura, dai tribunali, alle corti di appello, alla cassazione. Fra tutte queste sentenze, quella che risulta più emblematica e significativa è quella del tribunale di Nola del giugno 2015 (tribunale di Nola, n. 18203/2015 del 04/06/2015, rg. n. 5996/2014). In essa viene confermato il licenziamento di ben cinque fra i più conosciuti e combattivi operai di avanguardia della FCA di Pomigliano, sanzionando direttamente con la massima punizione possibile, quella espulsiva, i comportamenti e le critiche che costoro hanno rivolto all’azienda di cui erano dipendenti, critiche, per giunta, espresse all’esterno dello stabilimento e non in orario lavorativo. La chiarezza con cui il giudice illustra nel dispositivo della sentenza le ragioni della sua grave decisione rendono questa sentenza una sorta di manifesto dell’attuale orientamento della magistratura. Ecco perché nel nostro ragionamento avremo come principale riferimento ed oggetto di critica proprio questo singolo provvedimento.
Essenziale premessa
Per chiarezza di esposizione e per rendere più comprensibile al lettore il nostro discorso, ricostruiamo sommariamente gli episodi che hanno portato al licenziamento dei cinque operai, con l’avvertenza però che la nostra attenzione si concentrerà sugli aspetti più generali ed emblematici della vicenda e della sentenza.
- Details
- Hits: 2305
Settarismo e politica estera
Michele G. Basso
Agli inizi del movimento operaio il carattere di setta era pressoché inevitabile, a causa delle persecuzioni, della clandestinità e dell’influenza delle stesse organizzazioni rivoluzionarie borghesi. La Lega dei Giusti non sfuggiva a questa regola. Il superamento di tali limiti e la trasformazione in partito di classe avvenne sotto l’influenza di due fattori: il trasferimento del centro a Londra, dove era possibile il contatto con la classe operaia, e l’influenza crescente della forma più aggiornata di comunismo, elaborata da Marx ed Engels. Quest’ultimo li pose in contatto con i cartisti. Il primo congresso (estate del 1847), sotto la spinta di Engels e Wolff (Lupus), spazzò via tutto ciò che vi era di vecchio, regolamenti forme organizzative arcaiche, la terminologia settaria, e si costituì in partito di classe. Al vecchio motto “Tutti gli uomini sono fratelli” subentrò “Proletari di tutto il mondo unitevi!”. In certi paesi, per ovvi motivi, fu necessario mantenere la clandestinità, ma il programma venne diffuso a livello internazionale. Il secondo congresso incaricò Marx ed Engels di redigere il Manifesto.
Al tempo dell’Internazionale, il problema si ripresentò in forme diverse. Molti non compresero che, se il proletariato non ha patria, ciò non significa ignorare la funzione storica della nazione, e la necessità di appoggiare i movimenti di liberazione nazionale. Bisognava lottare contro il rifiuto di fatto della politica estera e convincere l’Internazionale a battersi per la liberazione della Polonia. Marx voleva porre – come disse una volta- “tra l’Europa civile e la barbarie della Russia Zarista, una barriera di venti milioni di eroi”.
- Details
- Hits: 2396
Sovranità limitata
di Giancarlo Scarpari
Oggi da più parti si celebrano i funerali dello Stato-nazione e sorgono lamenti circa la perdita di sovranità subita dall’Italia nel contesto dell’Unione europea. Fino a qualche anno fa queste sembravano essere questioni prevalentemente giuridiche, riservate agli specialisti, ma la crisi economica ne ha evidenziato invece tutto lo spessore politico, viste le ricadute sociali che i vincoli imposti hanno determinato nel paese. La limitazione della sovranità dello Stato, così percepita di recente, non è però una novità di questi anni, avendo invece alle spalle una lunga storia ed essendo stata addirittura prevista dalla Costituzione
L’art. 11, infatti, non solo afferma che l’Italia «ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali», ma aggiunge che «consente, in condizioni di parità con altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia tra le Nazioni». Dunque, la perdita di porzioni di sovranità era ritenuta ben possibile, ma solo in vista di superiori esigenze di pace e sicurezza, poiché i costituenti ritenevano che i benefici in tal modo conseguiti avrebbero ampiamente compensato le eventuali autolimitazioni adottate.
Non fu considerata tale, in quel contesto, la perdita di sovranità dell’Italia nei confronti dello Stato del Vaticano a seguito della stipulazione dei Patti lateranensi, visto che la maggioranza dell’Assemblea, pur non “costituzionalizzandoli”, li richiamò espressamente nel controverso secondo comma dell’art. 7, legittimando il passato e ponendo una pesante ipoteca sul futuro della Repubblica laica, dato che eventuali revisioni sarebbero dipese, in ultima analisi, dalla volontà stessa della Santa Sede.
- Details
- Hits: 4186
Capitalismo cognitivo e reddito sociale garantito come reddito primario
di Carlo Vercellone
Dopo la pubblicazione – nella sezione Ecologia Politica di Effimera – dell’importante testo di André Gorz “Pensare l’esodo dalla società del lavoro e della merce“, riteniamo che questo ottimo saggio di Carlo Vercellone possa risultare utile per chiarire il dibattito tra neo-operaisti e lo stesso Gorz sul tema del reddito sociale garantito. Testo tratto da A. Caillé, Ch. Fourel (a cura di), Penser la sortie du capitalisme, Le scénario Gorz, Le Bord de l’eau, coll. “La bibliothèque du Mauss”, Bordeaux 2013. La versione originale francese è scaricabile in pdf qui: Vercellone_Gorz. Traduzione a cura di Davide Gallo Lassere ed Emanuele Leonardi, che ringraziamo
Nell’evoluzione del pensiero di André Gorz il dialogo con la problematica operaista del general intellect – e con la tesi del capitalismo cognitivo – rappresenta un momento importante sia rispetto alla riflessione sulla crisi del capitalismo che sul modo di pensare la fuoriuscita da esso.
Per capitalismo cognitivo s’intende il passaggio del capitalismo industriale, caratterizzato dall’egemonia del lavoro e del capitale materiale, a una nuova tappa contrassegnata – in estrema sintesi – da due elementi dominanti:
– la dimensione cognitiva e immateriale del lavoro diviene dominante sul piano della creazione di valore e ricchezza, mentre la forma principale di capitale diventa il capitale detto immateriale o intellettuale, concetto che per Gorz rappresenta un vero e proprio ossimoro. Da questo punto di vista, la posta in gioco centrale della valorizzazione del capitale e delle forme di proprietà poggia direttamente sulla trasformazione della conoscenza e del vivente stesso in capitale e in merce fittizia;
– questa evoluzione s’inscrive in un contesto in cui la legge del valore-tempo di lavoro entra in crisi ed emerge una logica di accumulazione del capitale caratterizzata da ciò che possiamo definire divenire rendita del profitto. Ne deriva una crescente distanza tra la logica della merce e quella della ricchezza che mostra in maniera esemplare “la crisi del capitalismo nelle sue fondamenta epistemiche”.
Occorre precisare che secondo Gorz – e qui troviamo un contributo essenziale alla problematica del capitalismo cognitivo – quest’ultimo “non è un capitalismo in crisi, è la crisi del capitalismo che scuote profondamente la società”.
- Details
- Hits: 3839
La lanterna di Wallerstein: introduzione ai sistemi mondo
di Francesco Scanni
TINA (There is no alternative). Con questo slogan, Margaret Thatcher tentò di instillare, nell’immaginario collettivo, la convinzione che non ci fosse reale alternativa alla globalizzazione neoliberista. Una valutazione storica sul come e sul quanto questa convinzione abbia fatto breccia, non potrebbe che partire dalla forza con la quale, il termine globalizzazione, si sia imposto nel senso comune. La modernizzazione neoliberista delle strutture statali (rigorosamente) è stata caldeggiata da una panglossiana epopea, la quale prefigurava un mondo perfetto nell’avvenire, in cui il mercato avrebbe dispiegato la sua hybris sostenendo la crescita di ogni Paese che avrebbe investito.
Molti studiosi criticarono questa prospettiva, con chiavi di lettura differenti. I pionieri dell’analisi dei sistemi-mondo sottolineavano, ad esempio, che nonostante l’enfasi posta sugli Stati-nazionali come attori primi e principali del processo di globalizzazione, essi sono sempre inseriti in un contesto specifico, al cui interno esistono: altri Stati, istituzioni, regole e strutture ben precise. Un tale sistema storico va sotto il nome di sistema-mondo.
Questo approccio si innesta nel solco del costruzionismo sociale anche se in maniera del tutto originale, poiché promuove una visione olistica della società, portando in dote una concezione monista che rifiuta la frammentazione tra le diverse discipline che caratterizza il sapere moderno.
- Details
- Hits: 5529
Perché Putin ci fa paura?
I. L. Galgano intervista Giulietto Chiesa
Putinfobia di Giulietto Chiesa (edito da Piemme) è un libro che analizza la paura che l'Occidente ha sempre provato nei confronti della seconda potenza mondiale: l'Unione Sovietica, ora diventata Russia.
Come sua consuetudine, Chiesa presenta dati e fatti secondo un criterio spazio-temporale che fin da subito lascia intendere al lettore che ben altro si chiarirà con la lettura del libro.
Si può essere d’accordo con le posizioni di Giulietto Chiesa o non condividerle, ma non si può negare che seguire il suo ragionamento conduce, inevitabilmente, ad allargare il proprio orizzonte, a porsi delle domande, a cercare delle risposte... come se all’improvviso, dopo aver sempre osservato il mondo dalla stessa postazione, si venisse catapultati nello spazio e lo si potesse osservare da lì, il nostro pianeta. Ogni cosa acquista una prospettiva nuova, differente.
Per Chiesa, la Russia potrebbe essere uno straordinario ponte di collegamento dell'Occidente con l'Asia e il resto del mondo ma ciò non accade perché gli occidentali non vogliono questo.
- Details
- Hits: 3502
Reddito, sovversione e libertà
di Andrea Fumagalli
Un reddito di base incondizionato non è solo uno strumento con cui rifiutare condizioni di lavoro “capestro” – contro le quali in queste settimane in Francia è nato il movimento Nuit debout – e mettere in discussione il dominio del lavoro sulla vita, prima di tutto è un fattore di liberazione comune. Del resto, la recente previsione dell’Inps sulla generazione anni Ottanta, costretta a lavorare fino almeno a settantacinque anni, annuncia milioni di esclusi. Che faranno di tutto per riprendersi in mano la propria vita
Introduzione: il reddito minimo
Il dibattito sul reddito di base (basic income) dura oramai da quasi venti anni. È infatti dell’agosto del 1997 la pubblicazione in rete (sul sito ecn.org) di un pamphlet intitolato “Dieci tesi sul reddito di cittadinanza” a cura di chi scrive. In tale testo, che ha avuto subito una fortunata circolazione, soprattutto underground, per essere poi editato nel volume “Tute Bianche”1, si faceva il punto della prima fase del dibattitto sulla proposta di introdurre in Italia un’ipotesi di reddito sganciato dal lavoro, ipotesi che aveva cominciato a circolare negli ambienti neo-operaisti nei due anni precedenti2.
A venti anni di distanza, occorre riconoscere che la definizione “reddito di cittadinanza” ha creato più danni che vantaggi, dal momento che all’epoca, pur essendo agli albori, il fenomeno migratorio non aveva ancora assunto le proporzioni di oggi. Così, colpevolmente, si è usato il termine “cittadinanza” senza pensare che il concetto di “cittadinanza” è tremendamente ambiguo. Esso infatti può essere utilizzato in un contesto etico-filosofico per designare che ogni essere umano nasce già di per sé “cittadino del mondo”, a prescindere dalla nazionalità di appartenenza.
- Details
- Hits: 3001
Tutto un programma di ricerca1
di Raffaele Sciortino
Vi presentiamo un intervento che offre uno sguardo critico sulle principali chiavi di lettura con cui viene tematizzato il nesso tra spazi urbani, forme di accumulazione e lavoro, all’incrocio tra sfruttamento ed estrazione di valore. Compare come contributo nel volume appena pubblicato a cura di E. Armano e A. Murgia, Le reti del lavoro gratuito. Spazi urbani e nuove soggettività, ombre corte, 2016
È indubbio che la crisi globale, tutt’altro che chiusa a otto anni dal suo scoppio iniziale, si pone sempre più come prisma attraverso cui scomporre il variegato assemblaggio neoliberista2, ricostruire la sua genealogia troppo spesso data per scontata, ragionare sulla sua tenuta o dissoluzione (in quale direzione?). A maggior ragione ciò dovrebbe valere, in sede analitica e teorica, per l’intreccio tra spazi urbani, finanziarizzazione e forme emergenti di lavoro, che di quell’assemblaggio sono se non il cuore, certo un tassello cruciale. Tutto un programma di ricerca che dovrebbe innanzitutto mettere a verifica le letture esistenti, anche facendole cortocircuitare, per mettere a tema il gioco complesso e aperto tra l’irrompere di nuove dinamiche e il trascinamento o la cronicizzazione di vecchi meccanismi: se e cosa sta cambiando nella “città neoliberale” quanto ai meccanismi di estrazione del valore, alle composizioni del lavoro, alle forme di governance e al loro rescaling3, nonché alle dinamiche della soggettività, quella piegata e rassegnata se non disperata, quella guardinga e opportunista ma inquieta, quella smarrita ma potenzialmente contro.
In attesa di nuove ipotesi, che però difficilmente emergeranno senza l’impulso di pratiche collettive forti e ampie che ad oggi latitano, voliamo basso e proviamo a buttare giù una tipologia (critica) delle letture critiche più diffuse e in qualche modo rappresentative rispetto al rapporto tra spazio urbano “globalizzato”, forme di accumulazione, lavoro. Senza pretesa di esaustività, va da sé, e provando a fare virtù di una competenza solo cursoria nel campo. Se una tipologia, oltre a lavorare sui concetti di un campo, riesce a cogliere qualche nodo di fondo, parte della sua funzione è assolta.
- Details
- Hits: 3482
Helicopter money. Le soluzioni nascoste, ma non troppo, nei "poteri impliciti"*
di Quarantotto
1. Ho conosciuto Carlo Clericetti all'ultimo Goofynomics-4 e mi ha fatto un'ottima impressione, riferendosi al panorama "tipico" dei giornalisti italiani di economia e finanza.
Clericetti, in un articolo su Repubblica.it, (il che è tutto dire), commenta l'uscita di Tabellini relativa all'adozione, da parte della BCE, della "estrema misura" (reflattiva, ma non si deve dire "troppo") contemplata dalla teoria monetarista: lo "Helicopter Money", secondo la celebre metafora usata dallo stesso Milton Friedman (e endorsed by Ben Bernanke", tanto da farlo definire "Helicopter Ben").
L'articolo ci ragguaglia sulla portata concreta della proposta appoggiata da Tabellini e si attesta su una visione pragmatica, confortata dalla citazione di questo post di Alberto Bagnai, circa il fatto che la monetizzazione non è causa di inflazione incontrollata (l'ennesima mitologia tecno-pop che ha fornito la corda cui si sono volentieri impiccati i governi dell'eurozona).
2. Intendiamoci, Draghi ha negato di aver "alluso" a tale soluzione, limitandosi, a quanto pare, a non affermarne l'assurdità logico-economica.
Page 401 of 612