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sinistra

Il necrologio di Federico Rampini

di Algamica*

Succede a volte che a furia di voler esagerare si finisce per ottenere l’effetto opposto, come nel caso del grande propagandista occidentalista Federico Rampini, già ex comunista ma americano, grande divulgatore e scrittore molto prolifico, finisce col pubblicare il “penultimo”, perché l’ultimo lo starà già scrivendo, libro quale summa di tutti i precedenti: Grazie Occidente!

Ora Rampini è certamente un asservito al sistema, come si usa dire nell’ambito della sinistra, in modo particolare di quelli che amano autodefinirsi internazionalisti, uno che deve svolgere perciò il ruolo che gli viene continuamente assegnato, e lo fa con capacità avendo studiato certamente tanto e accumulato una straordinaria esperienza al punto che quando scrive «le cose te le fa vedere» come mi è capitato di ascoltare da più d’uno. Per carità, ci mancherebbe che l’establishment scegliesse certi scalcagnati che commentano su fogliacci di destra.

Lor signori, cioè lo scrittore e la casa editrice, non sappiamo se si siano resi conto di aver presentato un’opera che è un vero e proprio necrologio, ovvero di rendere riconoscenza al padrone, mentre respira con affanno per mancanza di ossigeno.

Rampini, come l’insieme dell’establishment ne teme il crollo e si avventura in un encomio solenne (un coccodrillo, come per i grandi personaggi?) per lo straordinario contributo offerto all’umanità e in modo particolare, ovviamente, ai suoi servi più fedeli. Una immagine piuttosto triste e deprimente. Diciamolo a chiare lettere: fa pena vedere che un personaggio della sua portata che inneggia continuamente alla maggiore potenza economica, politica e sociale, come l’Occidente e in modo particolare agli Usa, sia costretto a ridursi a un «Grazie, Occidente! » come un comune servo al capezzale del padrone.

Commetteremmo però un errore gravissimo – parliamo a quanti guardano alla crisi dell’Occidente da sinistra – a leggere il libro di Rampini solo un necrologio. Perché Rampini (ma si potrebbe chiamare in qualsiasi altro modo) tenta una operazione disperata: mettere con le spalle al muro i critici dell’Occidente in Occidente con un ragionamento pratico: noi e loro, noi prima di loro e loro dopo di noi. Come dire: provate a immaginare, voi critici dell’Occidente a che cosa rischiate di andare incontro. Non a caso non dà la parola a un esimio studioso occidentale, ce ne sono tanti e anche a buon mercato, ma fa parlare uno studioso di origine araba, un franco-libanese, in chiusa del suo libro « Tutti quelli che combattono l’Occidente e contestano la sua supremazia, per delle buone o cattive ragioni, vanno incontro a un fallimento ancora più grave del suo » p.334.

Altrimenti detto: confezionato il “gioiello” lo si infiocchetta con un nastro degno del suo valore.

Noi però non apparteniamo a quella categoria di comunisti che amano ragionare di ideologia, noi cerchiamo di ragionare sui fatti passati, su quelli presenti e per quelli futuri diciamo che saranno determinai dall’andamento delle contraddizioni di questa fase.

Però, egregio signor Federico Rampini, è fin troppo ingenuo il giochetto di presentare oggi la storia ponendo in modo atemporale il povero pastorello in Africa col telefonino scrivendo: « Ecco, quel pezzo di tecnologia gliel’abbiamo portata noi, al pastorello masai, perché la telefonia mobile è un’invenzione dell’Occidente ». Per poi aggiungere per fare della stupida ironia: « Insieme a tutto il male che abbiamo fatto all’Africa e agli africani – da molti anni l’unica cosa che ci interessi esaminare - , vuoi vedere che c’è un’altra faccia della medaglia »?

Ora l’ex “comunista” Rampini fa un gioco sporco, diciamola tutta perché la questione andrebbe posta nei seguenti termini:« caro Federico come ti sentiresti se avessi ucciso tuo padre per rapinarlo e con quello che gli ho preso ti compro una fuoriserie? Quale sentimento ti sentiresti di provare nei miei confronti »?

Ecco, così andrebbe posta la questione, e sappiamo – e lo sa bene anche il Rampini – che molti paesi e popoli del pianeta così la pongono, e se ci sono occidentali che si identificano nel sentimento del bambino cui gli sono stati uccisi i genitori per rapinarli i vari Rampini se ne facciano una ragione.

È una nostra esagerazione? No, basta leggere i libri di Rampini e di tanti storici, ne citiamo uno per tutti Braudel. Gli occidentali hanno le mani che grondano sangue e se sono riusciti anche a bianchizzare alcuni neri rendendoli animale da cortile, sono stati resi funzionale alla causa. Ma l’Occidente nel suo insieme è e resta razzista, basta vedere come “accogliamo” gli immigrati facendoli affogare in mare, nel nostro mare “nostrum”, anche se una parte delle coste sono africane.

E se, come riferisce il Rampini nel suo libro « L’Assemblea generale dell’ONU rimbomba delle arringhe pronunciate dai leader del Grande Sud globale – per condannare l’appoggio dell’Occidente a Israele. Veniamo associati al crimine di genocidio del popolo palestinese. Siamo sempre i soliti: imperialisti, oppressori, violenti, criminali ».

Povero professor Rampini è costretto a vivere in un mondo di balordi e irriconoscenti. Eppure si dovrebbe domandare come mai nel 1991 le truppe occidentali si comportarono in modo criminale contro l’Iraq in nome dell’ONU? Cosa è successo in poco più di trent’anni che per la storia è meno di un alito?

Ma a noi di Rampini non ci importa niente, mentre ci preme affrontare un nodo storico, teorico, politico e pratico senza nasconderci dietro un dito. L’occasione, ed era ora, ce la offre proprio la questione palestinese e di converso del genocidio perpetrato nei suoi confronti dallo Stato sionista di Israele.

In questo caso parliamo al nostro campo, al campo di chi si richiama o intende richiamarsi al comunismo. Per noi che scriviamo queste note è chiara l’azione genocida dello Stato di Israele nei confronti del popolo palestinese. Ma al tempo stesso è altrettanto chiaro che lo Stato di Israele mai come in questa fase viene utilizzato in modo criminale da parte di tutto l’establishment in funzione anti araba e antislamica. E lo sta facendo esponendo la popolazione di quel minuscolo Stato a un rischio di annientamento la cui responsabilità ricadrebbe solo e soltanto sulle cancellerie occidentali oltre che sui criminali Netanyahu e soci.

Inutile pestare l’acqua nel mortaio: per vincere una guerra è necessario mettere i piedi sul terreno che si vuole conquistare. L’Occidente non essendo più l’America degli anni ’40, ’50 e ’60non ha la possibilità di organizzare pagando decine di milioni di uomini, magari poveri neri, per invadere territori. Ciò vale per i paesi confinanti lo Stato di Israele e tutta l’area mediorientale. E vale anche per l’Ucraina dove sta mandando, dietro il volto dell’ex attore comico Zelensky, al massacro decine di migliaia di persone sempre in funzione di un logoramento nella speranza che scoppino delle rivolte “democratiche”. Questo vale per l’Iran come per la Russia e mai come in questi giorni anche per il Libano nel tentativo di piantare il seme - via bombardamenti - di una rinnovata “primavera araba” ossequiosa e asservita ai valori del liberismo democratico degli occidentali contro i resistenti Hezbollah. Qualcosa che somigli allo sbarco in Normandia o ad Anzio e Sicilia.

Si tratta di una guerra di logoramento come unica possibilità di sopravvivere a una crisi economica, politica e presto anche sociale senza soluzione.

Qual è il problema vero che si pone per chi si voglia ancora richiamare al comunismo? Quello di fare i conti con alcune tesi che ci hanno incardinati all’impotenza:

  1. Che la rivoluzione socialista o comunista fosse incardinata sulle qualità taumaturgiche di una classe rivoluzionaria, quella del proletariato che avrebbe dovuto disarcionare dal potere la borghesia;
  2. Che la democrazia fosse, potesse essere o essere propedeutica allo sviluppo e alla crescita della coscienza di classe e alla rivoluzione socialista o comunista.

Queste due tesi sono state sbriciolate dalla storia, ma non senza produrre danni, fino al punto da sostenere in una guerra mondiale il caporione dell’imperialismo che aveva seminato già 400 anni di morte e distruzione nel mondo. Fummo tratti in inganno e scambiammo «Peppe ‘o Russo pe ‘o Filobus», salimmo sul filobus della democrazia liberista e condotti al macello. Mentre le leve della rivoluzione risiedono nel processo inesorabile della crisi di un modo di produzione unitario e il dissolvimento caotico delle relazioni sociali, economiche e politiche che attraverso il mercato e lo scambio sono state determinate.

Errori di questo o quel personaggio o partito? È da stupidi ragionare in questo modo, ragionano così i liberisti che cercano nella responsabilità dell’individuo il “colpevole” per rimuovere le cause di rapporti sociali che si sono sviluppati, in Occidente, partendo dalla grande rapina colonialista del balzo che seguì il 1492. Pertanto chi va alla ricerca del colpevole si sottrae alla comprensione della storia e delle sue leggi.

E allora, cari compagni carte in tavola: ha ragione Rampini nel chiederci di dire «Grazie, Occidente!» che chiede uno schieramento sui valori democratici frutto – lo dice sin modo netto – della rapina, del colonialismo, dell’imperialismo, del razzismo. Ma dice lui ne abbiamo usufruito tutti. E mette il dito nella piaga: o difendiamo il modello che abbiamo sviluppato o andiamo incontro a soluzioni peggiori di quello che abbiamo dimostrato di saper essere in 500 anni.

Questo vuol dire che se per sconfiggere la Germania, che rappresentava il male assoluto, dice Ernesto Galli della Loggia (che fa tutt’uno con il «rampinismo») fu rasa al suolo Dresda, oggi per difendere l’Occidente in quanto civiltà e valori si rende necessario il martirio del popolo palestinese attraverso il genocidio ad opera dello Stato sionista di Israele e non dovremmo alzare bandiere di pace o peggio ancora continuare a criticare l’Occidente e lo Stato di Israele. Israele difende tutti noi: i nostri valori, i nostri interessi. Vale per Israele quanto per l’Ucraina.

E allora cari compagnucci bando alle chiacchiere: l’Occidente è in crisi; il proletariato in quanto classe si sta comportando come i girasoli, chiude gli occhi e spera che una volta che Netanyahu abbia compiuto il lavoro sporco, si possa tornare ai tempi andati dove si era “liberi di lottare”.

Invocare la separazione del proletariato dalla borghesia è una espressione, in modo particolare in questa fase, priva di senso storico e tutto sommato serve a tirarsi fuori e volare fra le nuvole per nascondere il proprio opportunismo. Si può sempre tacere piuttosto che dire stupidaggini.


* Michele Castaldo e Alessio Galluppi
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Comments

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Adriano
Sunday, 29 September 2024 11:43
Si può sempre tacere piuttosto che dire stupidaggini.
Giustappunto.
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Alfred
Saturday, 28 September 2024 19:02
ha ragione Rampini nel chiederci di dire «Grazie, Occidente!» che chiede uno schieramento sui valori democratici frutto – lo dice sin modo netto – della rapina, del colonialismo, dell’imperialismo, del razzismo. Ma dice lui ne abbiamo usufruito tutti.

Quindi quando in certi ambienti parte o sostenitori laterali della mafia si dice che: si, la mafia non e' bella, ma ha portato soldi e lavoro...
lo sapevo, il rampy non ha neanche la primogenitura di questa pazza e criminale idea.
I padri dell'idea sono quelli dell'ambiente che meglio rappresenta le dinamiche dell'occidente collettivo: la mafia.
Fossi un capo bastone farei causa per danni e richiesta risarcimenti, giusto per ricordare al rampy le dinamiche occidentali, tanto belle e progressive.
In altri tempi per uno scippo di cotanta idea le cosche avrebbero fatto altro, ma si sa, l'occidente e' progresso, avanzamento, luce ... per tutti gli ambienti, anche per quelli fondativi...

Ps. Trovo la firma Algamica veramente bella ... scusate se in un primo momento avevo pensato a qualche pozione di harry potter.. ..
giusto per un sorriso
.
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Alessio Galluppi
Thursday, 10 October 2024 18:57
più che alla harry potter roba per vegani o vegetariani (alga - amica), ma io e Michele non siamo nell'una nè l'altra cosa...
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Achille
Saturday, 28 September 2024 17:17
Grazie al ca##o, Mr. Rampini.
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