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manifesto

I quattro cavalieri della globalizzazione

Gli eredi del neoliberismo della prima ora perseguono strade diverse per salvare il libero mercato. Ma tendono però a chiudere gli occhi sul fallimento del progetto «globalista», respingendo i progetti di deglobalizzazione portati avanti dai movimenti sociali

Walden Bello

globalization1Quando lo scorso anno due studi hanno descritto come il centro di ricerca della Banca Mondiale avesse sistematicamente manipolato i dati per dimostrare che le riforme neoliberiste sul mercato stessero promuovendo la crescita e riducendo la povertà nei paesi in via di sviluppo non ci fu nessuna reazione di sorpresa da parte dei «circoli» intellettuali, economici e politici che si occupano di politiche dello sviluppo. Gli sconvolgenti risultati dell'analisi svolta dal Robin Broad dell'American University e il rapporto di Angus Deaton della Princeton University e dell'ex direttore del Fondo Monetario Internazionale Ken Rogoff erano l'ultimo atto del collasso di ciò che è stato chiamato Washington Consensus.

Imposto ai paesi in via di sviluppo attraverso la formula dei programmi di «aggiustamento strutturale» finanziati dal Fondo Monetario Internazionale e dalla Banca Mondiale, il Washington Consensus ha regnato fino ai tardi anni '90 quando fu evidente che l'obiettivi perseguito - crescita sostenuta, riduzione della povertà e dell'ineguaglianza - era lungi dall'essere raggiunto. Ed è proprio alla metà di questo decennio che il «consenso» viene meno. Il neoliberismo rimane sempre lo «standard», ma molti economisti e tecnocrati hanno ormai perso fiducia in esso.

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 nonluoghi

Mercato e democrazia : A Trento il Festival dell'economia (liberista)

di Zenone Sovilla

mercatodemDa oltre un ventennio, in un crescendo che sfiora l'apoteosi, assistiamo a celebrazioni quotidiane del mercato senza regole e del primato dell'impresa. Una macchina propagandistica impermeabile a ogni indicatore di sofferenza: dalle vittime dell’inquinamento ai crac finanziari. Nei Tg si riferisce spensieratamente dell’ennesimo bollettino sui cambiamenti climatici e un attimo dopo si esalta la crescita del mercato dell’auto. Qualunque pensiero critico è assente o soverchiato dall'incessante rumore di fondo della propaganda mercantile.

Bene. A Trento hanno pensato che tutto ciò non bastasse.

Per glorificare la dimensione economica della vita umana ci vuole un bel festival. Detto, fatto: nel 2006 la prima edizione. La Provincia autonoma vi ha destinato 600 mila euro, altri 100 mila vengono dal Comune di Trento e ai rimanenti 450 mila pensa una serie di sponsor privati con in testa Banca Intesa [250 mila] e le assicurazioni Generali [150 mila]. Nel comitato promotore non manca l'Università di Trento e in quello organizzatore trovano posto Il Sole 24 ore [giornale della Confindustria] e l'editore Laterza. Quest'anno ci sono tutte le premesse per replicare in grande stile, dal 30 maggio al 3 giugno, la simpatica kermesse: una sfilata di Vip del liberismo e dintorni, da Romano Prodi a Pietro Ichino. Possibilmente, però, in salsa agrodolce e «politicamente corretta»: il Trentino, si sa, è margheritino. Ecco affiorare l'impronta del noto gruppo di economisti de Lavoce.info: il coordinatore scientifico del festival è Tito Boeri, docente di economia alla Bocconi (come altri protagonisti del festival) secondo il quale l’obiettivo è «spiegare l’economia a tutti». Proprio così: spiegare.

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