
La faccia del trasformismo
di Eros Barone
...Viva Arlecchini
E burattini,
E teste fini;
Viva le maschere
D’ogni paese,
Viva chi sa tener l’orecchie tese.
Quante cadute
Si son vedute!
Chi perse il credito,
Chi perse il fiato,
Chi la collottola
E chi lo Stato.
Ma capofitti
Cascaron gli asini;
Noi valentuomini
Siam sempre ritti,
Mangiando i frutti
Del mal di tutti...
Giuseppe Giusti, Il brindisi di Girella.
In un articolo intitolato Crisi organica, venditori “napoletani” e ‘mezze classi’, articolo pubblicato in questo sito il 17 maggio dell’anno scorso, scrivevo che in quelle settimane la ricerca di un accordo fra i vincitori della tornata elettorale del 4 marzo 2018, vale a dire tra Di Maio e Salvini, rinnovava, all’insegna della “napoletanizzazione” della società italiana, che è ormai, sia nel bene sia nel male, un dato acquisito del costume nazionale) la storiella di quei due napoletani, dei quali uno vendette all’altro acciughe marce, mentre l’altro gliele pagò con lire false: “te ne accorgerai al momento di friggere”, “te ne accorgerai al momento di contare”.
In effetti, se per un verso la fenomenologia politico-culturale esibita dalle destre ha oscillato tra la commedia dell’arte e l’avanspettacolo, come è ormai prassi costante della “Karnival-Nation”, facendo emergere pienamente, quando si tratta di governare, le contraddizioni dei partiti borghesi e piccolo borghesi, per un altro verso resta esemplare il monito di Lenin, secondo cui si possono ingannare gli individui ma non le classi, poiché queste ultime fondano la loro esistenza e alla fine, sia pure attraverso deviazioni più o meno tortuose, anche la loro azione su interessi oggettivi. Sottolineavo poi che gli interessi (economici, politici e internazionali) erano e sono talmente corposi, che nulla sarebbe rimasto intentato (manovre, trasformismi, concussioni, ingerenze dei cosiddetti “mercati finanziari” e delle potenze straniere) per giungere o ad ‘addomesticare’ un governo fondato sull’alleanza tra la Lega e il M5S (quindi non sufficientemente rispettoso del vincolo esterno) o a tentar di installare, come ora sta accadendo, un governo antipopolare ed europeista che prosegua sulla via del massacro delle conquiste e dei diritti dei lavoratori, delle controriforme istituzionali e della politica di guerra. Precisavo, inoltre, che, per quanto riguardava le due formazioni politiche maggiormente affini per la base di massa, per la natura di classe e per il programma, anche se non per l’insediamento territoriale, cioè la Lega e il M5S, era proprio tale affinità, che è anche concorrenza ed antagonismo, il motivo che rendeva difficile l’accordo. Accordo che, se fosse stato raggiunto, avrebbe fatto compiere un salto di qualità al processo di fascistizzazione della società e delle istituzioni, del quale ben pochi parlano, anche se la sua evidenza è ormai irrefutabile. Concludendo, osservavo che il rapporto di specularità che intercorre fra queste due formazioni segnava il loro destino socio-politico: “simul stabunt, simul cadent”.
Mi sembra che i fatti successivi abbiano confermato le previsioni che formulavo in quell’articolo; sennonché non avevo previsto la novità rappresentata, in questo gioco delle tre carte a cui si è ridotta la politica borghese, da quello che Di Maio si compiacque di definire “l’avvocato del popolo”, cioè dall’avvocato Giuseppe Conte, all’epoca del tutto sconosciuto, il quale si prestò inizialmente e irritualmente a far da garante e mallevadore di quel ‘contratto’ di governo, costituzionalmente aberrante anche dal punto di vista dell’ideologia giuridica borghese, con cui la ricerca dell’interesse generale e l’espressione di una volontà politica pubblica fra rappresentanti della sovranità popolare venivano degradate al rango di un istituto privatistico intercorrente fra soggetti portatori di interessi particolari.
Una volta chi era impudente veniva definito “faccia di bronzo”. In tal modo, mediante il paragone con l’inalterabilità di un metallo, veniva caratterizzato chi non si vergogna di quel che fa o dice. A dire il vero, siccome il bronzo è una lega, quindi non un metallo puro ma un ibrido, il paragone metteva in risalto anche ciò che di falso e di simulato non manca mai in una “faccia di bronzo”. Tuttavia, la diminuzione di metalli puri e l’aumento di pagliacci e saltimbanchi hanno fatto sì che a questo tipo di faccia si sostituisse quella che, grazie ad un idiotismo lombardo, si potrebbe definire “faccia di tolla”. Perciò, mediante un’ulteriore catacresi, il paragone veniva esteso alla latta (questo è il significato di ‘tolla’), che rappresenta una lega metallica, anche se di infima qualità. L’ulteriore aumento della massa dei guitti e dei cacocerdi rende ora opportuna l’introduzione di un’altra categoria, che potrebbe corrispondere, per via della persistente imperturbabilità che caratterizza i personaggi in essa inseribili, alla “faccia di plastica”.
La mia modesta proposta è quella di mantenere tutte e tre le denominazioni, riservando il bronzo ai personaggi importanti, la tolla ai loro servitori e la plastica ai servitori dei servitori. A titolo di esempio, tenendo conto del fatto che in Italia degni del bronzo non ce n’è (ragion per cui bisogna andare all’estero), si potrebbe avanzare la seguente classificazione: per le facce di bronzo Trump, Johnson, Macron; per le “facce di tolla” meritano, sempre a mio modesto avviso, una speciale considerazione Salvini, Berlusconi, Renzi; per le “facce di plastica”, da riservarsi doverosamente al mondo dei ‘mass media’, si potrebbero indicare come speciali candidati al posto di onore i direttori del “Corriere”, della “Repubblica” e della “Stampa”, seguiti dallo schiamazzante codazzo di servitori dei servitori che affollano le varie reti televisive.
Senonché, la crescente difficoltà di individuare, via via che si discendono verso il basso i gradini di questa scala tassonomica, una materia che sia insieme vile e indeformabile, se per un verso mi riporta alla mente un saggio detto del mio nonno («Chi ha soldi vive bene, ma chi ha faccia vive meglio»), mi induce per un altro verso a lasciare a ciascuno la faccia che la natura, madre o matrigna che sia, gli ha dato: “faccia di Boccia”, “faccia di Vespa”, “faccia di Belpietro” ecc. ecc.
Ma torniamo al più ‘sfacciato’ trasformismo politico, rappresentato in modo esemplare dalla ‘faccia’ sorniona e sorridente di Conte, un presidente incaricato che si offre per ogni stagione. L'anno scorso si presentò come il presidente “del cambiamento”, oggi come il presidente “della novità”. Ma di nuovo non vi è se non il ‘salto della quaglia’, ossia il cambio della maggioranza per cui ora si candida. L'importante per lui è restare sempre “l’avvocato del popolo”; secondario è invece il ‘popolo’, cioè lo schieramento politico e partitico a cui l’avvocato è pronto ad offrire i suoi servigi. D’altra parte, è opportuno rammentare che il trasformismo è insito nel codice genetico del M5S e che la formula negativa “né di destra né di sinistra” può sempre convertirsi nella formula “prima di destra e poi di sinistra (o viceversa)”. Insomma, sino a un paio di settimane fa Conte faceva l’avvocato della Lega (e avrebbe continuato ancora a lungo), mettendo il timbro della sua malleveria sul respingimento dei migranti o sulla galera per i manifestanti (si veda il Decreto Sicurezza bis). Poi Salvini lo ha scaricato puntando al voto, e allora l’avvocato ha prontamente cambiato cliente. Il nuovo cliente, il PD, non ha grandi pretese né avrebbe mai immaginato di tornare al governo dopo un anno di dura astinenza. È un cliente solvibile, ha ottime referenze presso i poteri forti, detiene la rappresentanza del grande capitale, si pregia del plauso dei mercati e delle cancellerie europee. Certo, il nuovo ruolo dovrà essere aggiornato in base alle esigenze del cliente, ma nella politica borghese, da tempo entrata nella fase della sua avanzata putrefazione, vale il principio secondo cui ‘nomina non sunt consequentia rerum’. Basterà quindi rimescolare un po’ di ‘vocaboli-tuttofare’ come Libertà, Uguaglianza, Democrazia, Giustizia, Solidarietà, amalgamandoli con la sempreverde tutela dell’Ambiente e con il meraviglioso arcobaleno della Pace nel mondo. Il nuovo dizionario non è particolarmente ricco di voci, ma non vi è dubbio che un devoto di Padre Pio saprà compitarle con la debita unzione.
Per la verità, potrebbe sorgere qualche screzio con chi (Di Maio) ebbe l’idea geniale di chiamare in causa il nostro avvocato, ma non arrivò a pensare che questo avrebbe potuto rovesciare il rapporto di servizio e mettersi in proprio. Sono cose che accadono in un ‘partito-marmellata’ che, non essendo né di destra né di sinistra (o, per meglio dire, essendo di destra o di sinistra a seconda delle situazioni e delle convenienze), può essere spalmato sulle pietanze più diverse, comprese quelle salate, a condizione che un’accolta privata di ‘follower’, denominata “Piattaforma Rousseau”, esprima il suo consenso, più o meno manipolato dagli apprendisti-stregoni che la controllano.
Così, il noto proverbio secondo cui fra i due litiganti il terzo gode sembra costituire il sigillo più appropriato della miserevole vicenda balneare con cui si conclude ingloriosamente l’esperienza governativa dei cosiddetti “amici del popolo”. Il trasformismo, fattore costante della politica delle classi dominanti in un paese ammorbato da quella autentica peste della società italiana che è la piccola borghesia, si identifica di nuovo con la faccia sorridente e sorniona di Giuseppe Conte; il resto è un film già visto che sarà replicato fino alla nausea. La destra fascio-leghista di Salvini e di Meloni potrà sparare ad alzo zero contro il trasformismo di questa operazione di accozzamento fra il M5S e il PD, rilanciando in grande stile la mobilitazione reazionaria delle masse. Il governo M5S-PD lancerà l’allarme in difesa della democrazia, usando l’opposizione delle destre per subordinare le sinistre al proprio carro. Dal canto loro, le sinistre che appoggeranno il governo non solo saranno complici del trasformismo, ma daranno ansa a quel populismo reazionario che per anni ha tratto alimento dalle politiche del PD e dalla subalternità delle sinistre, e che oggi, dopo aver riempito le urne, è in grado di riempire anche le piazze.
Quale che sia l’esito della batracomiomachia che si sta profilando, resta allora fondamentale e vitale per il movimento di classe la lezione che si ricava dall’esperienza storica del fascismo e da quella attuale del processo di fascistizzazione, e cioè, in primo luogo, saper distinguere all’interno della piccola borghesia il settore che va distrutto, il settore che va neutralizzato e il settore che va conquistato; in secondo luogo, preservare la propria autonomia rispetto alle diverse frazioni della borghesia imperialista, rifiutando di accodarsi all’una o all’altra di esse e perseguendo l’unica politica che meriti di essere perseguita: l’unità di tutti gli sfruttati nella lotta contro il capitalismo, per il socialismo.






































Comments
Forse per i servi del sistema di produzione attuale, il cui obiettivo e l'occultamento e il mantenimento dei rapporti di forza esistenti, la definizione più calzante potrebbe essere quella di facce di merda (più che di plastica....)... ma non vorrei essere troppo volgare o populista..