Print Friendly, PDF & Email

Elezioni europee

(segue...)

megachip

Il boom di Renzi riorganizza il blocco conservatore

di Pino Cabras

Il PD renziano rafforza la propria funzione: riorganizzare efficacemente il blocco sociale conservatore mentre crolla l'analoga funzione berlusconiana

L'Anna Karenina di Lev Tolstoj inizia con il ricordare che «tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a suo modo». L'Europa uscita da queste elezioni continentali è più che mai una realtà estremamente variegata, e probabilmente infelice. Il regime dell'austerity ha colpito in modi diversi i popoli europei, provocando reazioni molto differenziate. Queste reazioni sono state influenzate dalla maggiore o minore velocità della crisi, dalla diversa tenuta dei partiti tradizionali, dalla capacità di rassicurare gli elettori da parte dei partiti nuovi e di rottura, dalla traiettoria dell'azione dei rispettivi governi. In certi importanti paesi (come nel Regno Unito e in Francia) si sono affermati in modo clamoroso come primi partiti delle forze di netta rottura.

Leggi tutto

 

militant

Tristi elezioni

Militant

Tutto, più o meno, come previsto. La centralità della nuova DC appariva probabile, sebbene non in questi termini, che non possono che peggiorare le nostre aspettativa per il futuro. Un sistema che si stabilizza, che si cementa attorno all’uomo forte e al partito asse del sistema politico-istituzionale. Niente di buono per le speranze antagoniste in Italia, che ora avranno di fronte un nemico molto più coeso dal risultato, che andrà avanti a spron battuto tacitando, con la forza se necessario, chiunque osi opporsi al suo liberismo europeista. Un M5S che, come ampiamente previsto, riduce i suoi voti, anche se meno di quanto potessimo aspettarci.

Leggi tutto

 

aldogiannuli

Un risultato molto chiaro. Ma non definitivo

di Aldo Giannuli

Risultato netto e di non ardua interpretazione: Renzi ha vinto, il M5s ha perso, il centro non esiste più, la destra è in via di dissoluzione, piccole ma significative affermazioni di Lega e Lista Tsipras. Inutile cercare attenuanti o giustificazioni: i numeri parlano chiaro. Ora cerchiamo di vedere cosa c’è “dentro” questi numeri, cercando di tener presenti percentuali e voti assoluti anche se non completissimi (mancano solo 60 sezioni, per cui possiamo ritenere i dati definitivi, salvo piccolissimi discostamenti finali). In primo luogo, va detto che la forte astensione prevista c’è stata, ma si è distribuita in modo molto più disomogeneo del passato: è stata molto alta nel sud e nelle isole, mentre, al contrario i risultati più favorevoli  alla partecipazione si sono avuti nei due collegi settentrionali ed, in parte, al centro.

Leggi tutto

 

francescosantoianni

Grillo, e ora che si fa?

Francesco Santoianni

In fondo, questo calo elettorale del Movimento Cinque Stelle  (pur facendo la tara con la relativa crescita del PD, che ha trasformato questo calo in una débâcle) era facilmente prevedibile. Per carità, nessun link a miei precedenti articoli. Sarebbe bastato riflettere sul suo progressivo calo nelle varie elezioni amministrative; alle sempre più asfittiche sue iniziative, al progressivo disimpegno dei suoi “militanti” (nonostante l’aumento degli “Attivisti certificati” che nessuno ha visto mai ma buoni per votare in Rete qualche candidatura o espulsione).

Il tutto comincia a ridosso delle elezioni febbraio 2013 quando, il riversarsi di una fiumana di persone cariche di speranze e aspettative, verso il Movimento Cinque Stelle fu visto da Grillo non come occasione per strutturare un Movimento democratico e articolato con il quale interagire con la società bensì come una minaccia alla sua Chiesa che avrebbe dovuto portarlo oltre la soglia del 51%”.

Leggi tutto

 

ilsimplicissimus

Europa, i conti non tornano

di ilsimplicissimus

Ciò che sta accadendo è confuso, caotico, ma al tempo stesso chiarissimo: l’Europa del trattato di Roma, delle speranze germogliate nel dopoguerra, è definitivamente defunta. In due grandi Paesi storici ,Francia e Gran Bretagna ha vinto la voglia di andarsene da un consesso sempre più a guida bancario tedesca.  In altri, Grecia, Spagna, Portogallo, Austria, Danimarca, Polonia vincono o aumentano fortemente le forze critiche sia di sinistra radicale che di destra o di protesta. Dappertutto, salvo che in Svezia e in Portogallo dove ci sarebbe anche la possibilità di un governo tutto a sinistra, perdono le socialdemocrazie colpevoli di essersi appiattite sulla politica dell’austerità e dei massacri e in qualche caso di esserne divenute persino protagoniste.

Leggi tutto

 

altri

Ha vinto Renzi. Il berlusconismo è risorto, più forte e più bello che pria. Grazie. Prego

Lanfranco Caminiti

L’astensionismo non ha sfondato. Più di metà degli elettori che non votano non è certo un “dato fisiologico” (sarebbe come dire che la disoccupazione giovanile al 45 per cento è fisiologica), ma non è un valore sufficiente per parlare di delegittimazione del parlamento europeo.

L’affluenza europea è nella media delle votazioni precedenti, sempre in calo, cioè, ma benché in alcune nazioni importanti (Olanda, Gran Bretagna) ci siano state punte notevoli di non-voto, in altrettante nazioni importanti (Germania, Francia) c’è stato addirittura un aumento dei votanti. La sovrapposizione fra voto europeo e voto “nazionale” non è stata solo una prerogativa italiana: vale per la Francia, la Germania, la Spagna, la Gran Bretagna, la Grecia (a proposito, auguri a Tsipras). E non poteva essere altrimenti, è uno dei “sensi” del voto di cui l’elettore si riappropria ed esercita: protestare, approvare, investire, ritirare.

Leggi tutto

 

contropiano2

L'avanzata del populismo di regime

redazione Contropiano

Uno sconfitto clamoroso, nelle elezioni italiane per il parlamento europeo, sicuramente c'è: gli exit poll. Mai come questa volta la rilevazione a campione fuori dai seggi elettorali ha fornito dati fantasiosi, in contrasto aperto cone la realtà del voto. Chi fosse andato a letto intorno alla mezzanotte si è addormentato “sapendo” che Renzi veniva dato poco sopra il 30%, mentre Grillo viaggiava poco sotto. Riaprendo gli occhi ha appreso che Renzi aveva “trionfato sfiorando il 41%, mentre il comico genovese retrocedeva intorno al 21%, parecchio sotto i risultati di appena un anno fa. In via di dissoluzione il blocco berlusconiano, trasmigrato nel bacino elettorale “democratico” (il Nordest...) in misura molto più consistente che in quello alfaniano, salvatosi per il rotto della cuffia (appena sopra la soglia del 4%, come anche la lista Tsipras).

I dati definitivi sono comunque questi:

Leggi tutto

 

micromega

Plebiscito Renzi: e se fosse un voto in maschera?

di Pierfranco Pellizzetti

L’imprevisto plebiscito nazionale pro Renzi, balzato fuori dall’urna elettorale europea, ha indotto all’immediata autocritica molti commentatori della mia parte (ammesso che io una parte ce l’abbia; se non quella di voler stare dalla parte della gente seria, dunque capace di autocriticarsi). Sicché – pur trovando insopportabili certe autoflagellazioni di ex cerchiobottisti pentastellari – condivido l’opinione severa di Gomez e Padellaro sui toni sovreccitati della campagna grillesca. Cui aggiungerei una deleteria (autolesionistica) esposizione dell’impresentabile Casaleggio, nell’inquietante ruolo de “la cosa venuta dallo spazio”.

Certo, il Beppe Grillo urlante e il Gianroberto Casaleggio sibilante hanno terrorizzato non poco. Ma il trionfo renziano non può essere spiegato solo con un eccesso di decibel e un difetto di icone nella comunicazione avversaria.

Leggi tutto

 

minima&moralia

Motivi per cui ha stravinto Renzi

di Christian Raimo

Nessuno si aspettava un risultato così clamoroso per il PD. Figuriamoci io, che scrivevo due giorni fa un articolo in cui dicevo che era spompato. Nessuno tranne Matteo Renzi stesso che nel 2012, nella corsa alle primarie contro Bersani, dichiarava: “Il mio Pd può arrivare al 40%, il loro al massimo al 25”. Ha avuto ragione, e altri – molti, mi ci metto nel mucchio – hanno avuto torto. Ma i motivi (i meriti e le fortune, del resto occorre essere golpe et lione) per cui Renzi ha stravinto sono molteplici, proviamo a elencarne solo i primi che saltano all’occhio.

1. Gli 80 euro. Mossa elettorale? Elemosina? Primo timido tentativo di una redistribuzione economica dalle rendite al reddito? Fatto sta che a me venerdì, ossia due giorni prima del voto, nella scuola dove lavoro mi hanno fatto firmare un foglio su cui dovevo autocertificare se ero nelle condizioni di beneficiare del bonus.

Leggi tutto

 

sollevazione2

Hanno vinto loro. Per adesso

Segreteria nazionale del MPL

26 maggio. Ci vorrà tempo per svolgere un’analisi non grossolana delle elezioni del 25 maggio. Lo faremo, come siamo abituati a fare, quando disporremo di tutti i dati. Solo allora si potranno decodificare i segni che stanno dietro allo sfondamento del Pd di Matteo Renzi e al flop di M5S di Beppe Grillo. 

Come c’era da aspettarsi, un simile responso delle urne, sta facendo esultare le classi dominanti e, in particolare, l’aristocrazia finanziaria.

Il Sole 24 ore per descrivere il clima euforico che regna a Piazza Affari, fa parlare i pescecani. Lo squalo n.1 esordisce: 

«È il risultato migliore che si potesse ottenere per i mercati finanziari, l'Italia è stato l'unico Paese a esprimere un voto europeista fra i fondatori e, contemporaneamente, ha ottenuto dopo anni un risultato di stabilità politica».

Leggi tutto

 

linterferenza

Moriremo (neo) democristiani?

Riccardo Achilli

Il risultato del PD è oltre ogni possibile dubbio analitico. Rispetto alle politiche di febbraio (anche se non è del tutto corretto metodologicamente confrontare le due scadenze) il PD ha preso 2,6 milioni di voti in più. E’ presto detto: ha recuperato un pezzo dell’elettorato PD che a Febbraio era fuggito verso il M5S, composto, essenzialmente, da piccoli imprenditori, artigiani, in breve quella piccola borghesia che, come bene ci illustra Marx, oscilla sempre, in funzione dei suoi interessi, fra ribellismo e conformismo. E che in un PD a guida Bersani, e dominato ancora dagli ex Ds, vedeva un ostacolo, sia pur in effetti molto blando, ai suoi interessi, perché la sua segreteria era ancora targata di un qualche residuo di socialdemocrazia che la rendeva ostica a smantellare lo Stato e la funzione pubblica, ed a trasformare il Paese in quella prateria dove il piccolo borghese italiano sogna, da sempre, di correre come il Generale Custer (salvo poi tornare da Mamma Stato per chiedere protezione, se le cose vanno male).

Questi elettori in fuga sono tornati non appena hanno visto che il PD era in grado di abolire le province, smantellare i sindacati, distruggere ciò che resta del sistema pubblico, e promettere soldi e regalie.

Leggi tutto

 

Add comment

Submit