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comedonchisciotte.org

Putin ha già perso! Anzi, no, Putin ha già vinto!

di Nestor Halak

napoleon 4114403 340.jpgDopo due anni e mezzo in cui la carneficina è andata avanti, ma la situazione non si è affatto risolta, mi pare si possano fare alcune ulteriori osservazioni sulla guerra in Ucraina. Sì, lo so, non sono un analista militare, perciò secondo molti non sono autorizzato a parlarne: cosa volete che ne sappia infatti un commentatore da poltrona senza neppure le stellette? Certo non sono uno dei (tanti), generali o colonnelli in pensione che vanno per la maggiore e certo a nessuno viene in mente di chiedere il mio parere.

A ben vedere si tratta delle stesse argomentazioni usate durante la “pandemia”, quando parlare era consentito unicamente ai “virologi”, una sottospecie di star televisive creata all’uopo dal mainstream. Ma siccome ero io a essere messo agli arresti domiciliari, ero io che avevo l’obbligo di punturarmi ed ero sempre io che non potevo neppure più entrare all’ufficio postale o prendere un caffè in un bar, ritenevo allora e ritengo ancora oggi di avere tutto il diritto di esprimere il mio parere.

Se poi si tratta di sciocchezze, va bene, che lo si dimostri, ma con ragionamenti argomentati, non con il semplice richiamo al principio di autorità. Oggi che i miei soldi, in spregio alla nostra legge fondamentale, vanno a finanziare la guerra per conto terzi del regime di Kiev anziché la pubblica sanità, mi sento in assoluto diritto di discettare anche a proposito della guerra, del resto non come analista militare, ma come cittadino in grado di ragionare, che ha seguito gli eventi e si è informato sui fatti anziché abbeverarsi unicamente alla vergognosa propaganda continuamente in onda sui media.

In particolare seguo costantemente quanto riferiscono alcuni canali alternativi come Military Summary, e personaggi come Alistair Crook, Douglas McGregor, Scott Ritter, Alexander Mercouris, Stefano Orsi, Larry Johnson, Dimitry Orlov e molti altri, i quali, più o meno unanimemente, continuano a sostenere che la guerra è già finita da almeno un anno e mezzo e i russi l’hanno vinta.

Tuttavia se le parole devono conservare un significato, preferirei considerare una guerra finita quando non si spara più. I fatti sono qualcosa di molto ostinato e, per quanto si dica che i russi l’ abbiano già vinta da tempo, la guerra continua ad andare avanti lo stesso, forse perché nessuno l’ha avvertita. Magari sto scrivendo un giorno troppo presto e domani sarà davvero finita, ma oggi non è domani e la guerra è ancora in corso. Non possiamo non ricordare che alcuni dei medesimi esperti hanno ripetutamente annunziato drammatiche offensive russe “risolutive” in inverno, poi in primavera, poi in estate, ma di risolutivo, alla fine, non si è visto nulla, tutto è proseguito accanitamente e lentamente, un poco sullo stile della Grande Guerra, con piccole avanzate e ritirate, successi ed errori e molti morti.

Se stiamo ai fatti senza aggiungere proiezioni più o meno di parte, a due anni e mezzo dall’inizio dell’”operazione speciale”, non è stato possibile neppure liberare l’intero Donbass che partiva già per metà liberato e che era l’obbiettivo cardine della campagna, il perché immediato della guerra. L’unico cambiamento territoriale davvero importante e duraturo è stato l’acquisizione del ponte di terra tra la Russia meridionale e la Crimea, che peraltro è avvenuto tutto nei primi giorni di campagna.

Il mainstream dal canto suo ci ha ripetuto infinite volte il mantra opposto, cioè che Putin aveva già perso, che i russi avevano finito i missili, le armi, che combattevano ormai con la sciabola, che rubavano i microchip alle lavatrici, che avanzavano a ondate umane, che massacravano donne e bambini, quando evidentemente nulla di tutto ciò rispondeva alla realtà. Ma non si può non notare una certa qual somiglianza con i proclami di parte avversa: l’Ucraina non ha più mezzi, né uomini, gli arsenali Nato sono vuoti, i soldati si arrendono in massa, l’esercito di Kiev è sull’orlo del collasso. Per anni sull’orlo del collasso, pur tuttavia qualche risorsa evidentemente la trovano ancora perché la guerra, pur essendo finita, a dispetto di tutto continua, né da parte russa c’è mai stata la cavalcata travolgente che molti si attendevano, tranne, appunto, nei primissimi momenti che sembravano preludere a ben diverso esito e gli avvenimenti recenti a Kursk dimostrano che il nemico è ancora ben in grado di nuocere agli altri e a se stesso.

Intendiamoci, sono convinto anch’io fin dall’inizio che è praticamente impossibile sconfiggere militarmente i russi in Ucraina e indubbiamente parteggio per loro, ma , guardando quanto avvenuto negli oltre due anni trascorsi, mi pare anche chiaro che neppure possono vincere velocemente o facilmente, come la situazione sulla carta sembrava indicare. Nella migliore delle ipotesi sarà una vittoria sofferta e dolorosa, come sembra essere destino per le vittorie russe.

Certamente tutto ha un suo perché e un suo perché l’avrà pure il comportamento del governo russo che fin dall’inizio è apparso poco propenso a una guerra con tutti i crismi e più che disposto alla ricerca di una soluzione negoziale, anche in termini decisamente favorevoli alla controparte: l’accordo prospettato nel marzo del 22 e fallito per volontà degli americani, non dei russi, non era forse una riedizione degli accordi di Minsk con termini assolutamente simili? Eppure l’accordo di Minsk era stato completamente disatteso, non solo, ma era stata anche confessata la malafede dei negoziatori in termini francamente irridenti nei confronti dei russi considerati poco più che gli scemi del villaggio. Nonostante ciò il governo di Putin sembrava prontissimo a sottoscrivere di nuovo qualcosa di analogo con le medesime inaffidabili controparti: per quale motivo? Con quali prospettive? Chi crede di poter vincere e sta vincendo, non è ansioso di trattare: le condizioni le detta. E poi perché tutta quella fretta di ritirare l’armata dai dintorni di Kiev prima ancora di firmare? Spiegare questo comportamento con l’intento “umanitario” nei confronti dei fratelli ucraini, oppure come un gesto di buona volontà che sconfina ampiamente nell’ingenuità, mi sembra francamente eccessivo.

Pare piuttosto il ritirarsi precipitosamente da una situazione che si scopre essere insostenibile perché frutto di calcoli sbagliati. E infatti, anche dopo la mancata firma, sono seguite altre ritirate che hanno visto l’abbandono di buona parte del territorio che era stato in un primo momento occupato. Lo so, la contro retorica ci dice che i russi non vogliono occupare territori, ma distruggere l’esercito nemico, l’ho sentito ripetere ad nauseam, ma bisogna pur ammettere che dopo due anni e mezzo l’esercito nemico combatte ancora e i territori non sono ancora stati ancora ripresi: pare essere una ben lunga strada. Né i russi sono riusciti a risparmiare lutti a se stessi e meno che mai agli ucraini che stanno perdendo una generazione di giovani, mentre le élite nordamericane, causa di tutto, continuano a rimanere impunite dietro le quinte. Tutto sommato non sembra poi questa gran mossa da maestro di scacchi, piuttosto una mezza misura con una serie di conseguenze che non hanno certo aumentato la deterrenza russa.

Gli analisti sopra richiamati, continuano a ripetere che i russi stanno portando avanti una classica strategia di logoramento, lenta ma sicura, perché questa consente loro di minimizzare le perdite, di non causare troppe vittime civili e anche perché “non hanno fretta”, in altre parole ritengono che il tempo giochi in loro favore. Tutto questo è parzialmente vero: le perdite dell’attaccante tendono a essere sempre superiori a quelle del difensore (ma in due anni di guerra si subiscono probabilmente più perdite che in sei mesi); è lodevole non uccidere civili innocenti (ma anche molti civili russi sempre più ci vanno di mezzo, per non parlare dei russi del Donbass); neppure mi convince molto la pretesa di avere tanto tempo a disposizione. Se gli dai tempo, il nemico s’ingegna e non credo abbia senso mantenere in guerra una nazione se si ha modo di vincere una guerra è meglio finirla non appena se ne presenta l’occasione: il futuro è capriccioso, l’occasione potrebbe anche non ripresentarsi più.

Ovvio che anche all’interno della Russia non sono in pochi a trovare troppo morbida e inconcludente la strategia russa, in tanti vorrebbero un intervento ben più duro, deciso e rapido di quello al quale stiamo assistendo. La stessa vicenda del gruppo Wagner e del suo capo Prigozhin ce lo fa capire chiaramente e, per inciso, la sua conclusione non ha certo accresciuto il prestigio della dirigenza russa e la fiducia nella solidità delle istituzioni.

In Conclusione, se quanto ci dicono gli analisti di parte russa è vero, cioè se la Russia sta volutamente combattendo col freno a mano tirato per una precisa scelta strategica, allora direi che questa strategia è più che discutibile. Lo scopo dell’avventura americana in Ucraina era certamente quello di costringere i russi a combattere una guerra quasi civile nel cortile di casa la più lunga e sanguinosa possibile (a meno che non crediate che volessero esportare la democrazia), e i fatti ci dicono che ci sono perfettamente riusciti. Il nemico non è stupido, gli americani, anche se in decadenza, continuano ad avere grandi risorse, sottovalutarli può essere fatale e trascinare la guerra per le lunghe è un modo di sottovalutarli. Se hanno voluto la guerra, se la vogliono lunga, è segno che pensano di avere tutto da guadagnare e non mi pare saggio accontentarli.

Perché poi un uomo dell’abilità politica di Putin, che non dimentichiamolo, è riuscito a tirar fuori la Russia dalla catastrofe degli anni novanta e a restaurane la potenza e il prestigio internazionale in poco più di vent’anni con tutto l’occidente contro, abbia deciso per una linea morbida in una vicenda esistenziale per il suo paese, non è facile dirlo. Si potrebbe anche pensare che le doti che consentono di trionfare in certe circostanze, siano poi le stesse che fanno commettere errori in circostanze differenti. In particolare, direi che quando si usa la forza, occorre usare una forza sufficiente e le provocazioni esigono una risposta immediata e adeguata se si vuole conservare la deterrenza, altrimenti si alzano di gravità fino a richiedere una risposta estrema, che, nel caso della Russia, grande potenza nucleare, può diventare davvero estrema.

Evidentemente I continui imbarazzi che la Russia è stata costretta a subire: la prima ritirata da Kiev, la seconda da Kharkhov, la ritirata da Kherson, gli affondamenti di importanti navi nel Mar Nero, gli attacchi sulle città russe e sui radar di prima allerta, il fatto che territori riconquistati dagli ucraini in pochi giorni richiedano poi mesi o anni di penosi sforzi per essere ripresi (quando lo sono), l’attuale sconfitta tattica a Kursk, diminuiscono il prestigio e la deterrenza di Mosca e portano i nemici a osare ancora e di più. Prendete ad esempio l’ultima negoziazione segreta che sarebbe avvenuta in Quatar: a quanto si dice riguardava la fine dei bombardamenti sulle istallazioni energetiche. Secondo voi chi ne avrebbe beneficiato maggiormente? Perché i russi avrebbero dovuto negoziare con Zelensky (che, ricordiamolo si era espressamente auto proibito di farlo), dopo tutti gli sgarbi subiti, specialmente se stanno vincendo? Perché concedergli la fine degli efficaci bombardamenti sulle infrastrutture energetiche? E poi, cosa faceva credere che gli ucraini avrebbero rispettato i patti?

E’ presumibile che le cose sarebbero andate diversamente con risposte russe più pronte e decise, con una guerra condotta da subito con mezzi adeguati. Ma forse questo è il punto. Si può ipotizzare che non sia tanto una questione di “convenienza” o di “umanitarismo”, o di eccessiva prudenza, ma di possibilità reali. Forse la Russia fa semplicemente quello che può: non sconfigge rapidamente l’armata nato/ucraina sostenuta da tutto l’occidente semplicemente perché non è in grado di farlo. Insomma, la guerra di logoramento potrebbe essere semplicemente l’unica opzione sostenibile.

Se così fosse, sarebbe possibile spiegare molte cose: le ritirate, l’estrema prudenza, i lentissimi progressi, la voglia di trattare anche al ribasso con controparti inaffidabili, i moniti che potrebbe finire con una guerra nucleare se la Russia fosse effettivamente minacciata nella sua esistenza. Va da se che adesso che la Russia stessa è stata invasa da un esercito Nato, qualunque accordo che non sia una capitolazione, sembrerebbe a molti, me compreso, una sorta di sconfitta.

In conclusione, se la strategia russa in Ucraina è una necessità, allora non possiamo che farcene una ragione, ma se i russi avevano/hanno davvero i mezzi per chiudere la partita rapidamente e non lo fanno, continua a sembrarmi priva di senso. Dopo tutto è chi crede di perdere che è restio a giocare.

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Aniello
Wednesday, 28 August 2024 17:48
Perché i cosidetti brics sono per tutelare i popoli? Chiedo
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Fabio Rontini
Thursday, 29 August 2024 08:33
I cosiddetti brics includono paesi che fanno parte di quell'80-90% della popolazione mondiale che consuma il 20% della ricchezza mondiale. E che fino a non molto tempo fa erano colonie dei paesi europei.

L'"Occidente" a cui essi si oppongono (promuovendo, tra le altre cose un processo di "dedollarizzazione" degli scambi economici tra paesi) comprende paesi i cui abitanti costituiscono sì e no il 10% della popolazione mondiale e consumano l'80% della ricchezza prodotta nel mondo. Inoltre questi paesi sono stati in passato i colonizzatori dei paesi che oggi si stanno raggruppando sotto l'organizzazione brics.

Mi pare evidente da questi dati che i brics portano avanti il diritto dei popoli poveri ad una più equa distribuzione della ricchezza, e ad una maggiore importanza nelle decisioni a livello globale, mentre l'occidente difende i privilegi dei popoli ricchi ad una maggiore acquisizione di ricchezza per sè stessi e a decidere solo loro per tutti gli altri.
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Giorgio
Thursday, 29 August 2024 08:25
Al prossimo vertice dei Brics (perché poi “cosiddetti”?) che si terrà in Ottobre a Kazan, la Palestina sarà ospite d’onore. Mentre l’Occidente chiacchiera da anni di “due Popoli due Stati” ma intanto aiuta uno dei due a sterminare l’altro. Mi pare che questa sia già una risposta alla sua domanda.
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Giovanni Nicola De M
Wednesday, 28 August 2024 16:01
Non conoscendo affatto il Sig. Halak, ignoro quali siano le sue competenze in materia e per quali ragioni abbia avuto il privilegio di scrivere e vedere pubblicare un articolo sull'argomento. Detto questo, devo purtroppo constatare che le affermazioni di costui, siano di gran lunga inferiori ( sotto il profilo tecnico) a quelle orecchiate in alcune simpatiche e folkloristiche osterie del nostro Paese.
Per opinioni serie, documentate e profonde, rinvio all'articolo qui presente del solito,impeccabile, Enrico Tomaselli
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Giorgio
Wednesday, 28 August 2024 11:17
È vero, se si guarda solo la situazione in Ucraina non si capisce bene la strategia russa. Per capire è necessario allargare lo sguardo: parallelamente alla guerra in Ucraina, la Russia sta infatti portando avanti una “guerra” globale, con i Brics e la strategia della dedollarizzazione. È una guerra senza eserciti, per la conquista “dei cuori e delle menti” (perdonatemi l’immagine retorica) delle popolazioni del Sud Globale e di tutti quei Paesi che non ne possono più dell’arroganza e dell’aggressività del cosiddetto Occidente Collettivo. È una guerra esistenziale che la Russia sta vincendo. E la sta vincendo dimostrando capacità di ascolto, moderazione, saggezza e razionalità. L’Ucraina è solo uno dei molteplici campi di battaglia. Naturalmente la Russia in Ucraina DEVE vincere ma, anche in ragione della strategia globale, non può vincere radendo al suolo un Paese che considera comunque un paese fratello…
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Maurizio
Tuesday, 27 August 2024 11:23
La Seconda Guerra Mondiale finì il 2 febbraio 1943 e loro lo sapevano, ma la forza d'inerzia del loro sistema e delle loro teste malate li costrinse a continuare ancora due anni, facendosi forti dell'unica arma che ancora gli abbondava: la propaganda.
Nulla di nuovo sotto il sole ed il generale Kutuzov sorride da lassù.
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Leonardo
Tuesday, 27 August 2024 08:00
La dirigenza russa è una dirigenza che si è sempre dimostrata estremamente avversa al rischio. Per cui ha sempre scelto la strada che evitasse il più possibile di esporre la Russia a rischi imprevisti e i cui effetti e probabilità di verificarsi non potessero pertanto essere stimati.

Il Comandante ucraino Sysrky ha recentemente ammesso che la Russia ha cominciato la SMO con circa 100 mila soldati (più, immagino, quelli delle Repubbliche indipendentiste).

Si tratta di una cifra assolutamente inadeguata a condurre una guerra di quel tipo. Non possiamo che concluderne, con il senno di poi, che l'operazione aveva scopo primariamente dimostrativo ("guardate che se non avviate negoziati andate incontro alla guerra") e di forzare militarmente quei negoziati che non riusciva ad ottenere per via diplomatica.

E all'inizio la strategia ha avuto successo, come si è visto dalle trattative condotte a Instanbul (e la stesura di una bozza che non aveva niente a che fare in realtà con gli accordi di Minsk. La bozza riguardava infatti un trattato per uno status di neutralità permanente dell'Ucraina, di cui limitava anche la dimensione delle forze armate).

E' fallita quando la dirigenza occidentale ha fatto sostanzialmente lo stesso tipo di osservazioni errate dell'autore di questo articolo, convincendosi che l'automoderazione e la prudenza russe fossero in realtà manifestazioni di debolezza e ritenendo quindi di poter forzare una sconfitta militare della Russia sul campo di battaglia.

A quel punto i Russi hanno dovuto prendere atto che l'operazione militare si stava trasformando e hanno dovuto ristrutturare le forze armate per affrontarla (dismissione della struttura BTG in favore di un esercito più classico).

Io non ho mai dato particolare peso alle previsioni di Ritter o MacGregor. Ma che i Russi stessero stravincendo la guerra di attrito non è mai stato un segreto per chi ha seguito da vicino gli eventi e si è reso conto del tasso di consumo delle rispettive formze armate.
Le perdite ucraine sono probabilmente 4-6 volte maggiori di quelle russe, per un Paese che ha una popolazione che è circa 1/4 di quella Russa.
E mentre l'equipaggiamento, in una certa misura, può essere rinnovato da forniture estere, è molto più difficile trovare centinaia di migliaia di giovani occidentali disposti a farsi massacrare sui campi di battaglia ucraini. Da qui la crisi di personale militare addestrato che proprio in queste settimane sta risultando nel crollo del fronte orientale e nell'attacco suicida all'oblast di Kursk.

Per cui, no, la guerra non è finita, ma il suo corso al momento è segnato, in assenza di stravolgimenti di ampie proporzioni derivanti da interventi esterni diretti di terze parti che possano mescolare le carte in tavola.

Aggiungo un paio di considerazioni: l'esistenza di un processo di negoziato segreto in Qatar è stata smentita dal Ministero degli Esteri russo (prima dalla Zakharova, poi dallo stesso Lavrov). Perché si continui a dare credito a rivelazioni anonime di quotidiani americani anche a fronte della smentita dei diretti interessati è dal mio punto di vista incomprensibile.
C'è ancora una sudditanza degli analisti nei confronti di una stampa che vive di un prestigio costruito nei decenni ma che da anni non è più giustificabile.

Seconda considerazione: non c'è dubbio che la Russia stia affrontando questa guerra nella maniera che ritiene più sostenibile per se stessa, non solo sotto l'aspetto militare, ma anche sotto quello economico e sotto quello sociale. La guerra di attrito che conduce le sta permettendo di scombussolare il meno possibile la vita della popolazione russa, tranne ovviamente quella direttamente interessata dalle operazioni militari.
Un maggiore impegno e una maggiore velocità richiederebbero probabilmente una ulteriore e più massiccia mobilitazione, una conversione di una parte del sistema industriale civile in industria bellica e in generale uno sforzo che altererebbe la vita di decine di milioni di Russi, creando potenzialmente attriti sociali e con le istituzioni. Una dirigenza ricorrerebbe a simili misure solo qualora l'esistenza dello Stato fosse immediatamente minacciata.
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Mario
Monday, 26 August 2024 20:34
Decimare l'esercito ucraino è una necessità. È un po' come ipotizzare che durante la seconda guerra mondiale si potesse fare in modo da vincere prima magari lasciando l'esercito nazista vivo e operativo. Tempo qualche anno e sarebbe ricominciato tutto. Certo, le perdite civili sono dolorose ma, stando ai dati disponibili sono piuttosto basse.
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Fabio Rontini
Monday, 26 August 2024 18:02
Giusti dubbi.
Sia la tesi che i russi stiano andando piano per calcolo strategico, che quella che stanno andando piano perchè non possono fare altrimenti, fanno acqua.

I russi potevano fare qualcosa di più: per esempio potevano distruggere i ponti sul Dnepr o gli scali ferroviari essenziali per il rifornimento delle truppe. Ma non l'hanno mai fatto.

Non lo vorrei dire ma sembra che stiano facendo di proposito il gioco dell'avversario (Putin doppiogiochista?).

L'unica altra spiegazione che mi viene in mente è questa (che pur essendo fantasiosa è almeno razionale): il duo Russia-Cina sta facendo impantanare l'Occidente in una serie di conflitti infiniti (si veda anche in Medio Oriente), dispendiosi e inutili, allo scopo di esaurirne le risorse militari ed economiche.

Una strategia alla Sun-Tsu.

Ci credo poco anch'io, ma è l'unica spiegazione che mi so dare.
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Maurizio
Tuesday, 27 August 2024 11:33
Siccome è una guerra tra la Nato e la Russia, a Putin non interessa vincere in Ucraina ma contro di noi (che stiamo facendo di tutto per dargli una mano, vedi il ritorno all'austerità programmato dalla Vonderlaida).
Hanno capito che l'Occidente è un colosso con i piedi di argilla: non hanno fretta.
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