
Leone XIV il sacro soglio suonato dal batacchio della crisi
di Algamica*
Il mondo si interroga come sarà e cosa farà il nuovo papa Leone XIV, salutato con grande enfasi, come si conviene dagli addetti ai lavori e in modo particolare dal personale del clero, ma anche – bisogna dirlo senza ipocrisia – dal cosiddetto mondo dei fedeli, oltre, cioè un miliardo di persone in carne e ossa.
In premessa dobbiamo dire che se è vero che i cattolici nel mondo negli ultimi dieci anni sono aumentati, la crescita però è stata accompagnata da un calo di fedeli negli Stati Uniti così come in paesi di fortissima tradizione cattolica quali Francia, Spagna, Belgio, in altri paesi del Nord Europa. Cosa che è dimostrata anche dall’afflusso di fedeli per il giubileo che è ben al di sotto delle aspettative. In sostanza la Chiesa Cattolica che doveva rappresentare i valori occidentali nel mondo, che si è affermata sul globo in virtù dei “successi” dell’Occidente convertendo i popoli a forza di colonialismo, è riuscita per tutta una fase anche a presentarsi come “ecumenica”, ovvero come Chiesa Universale.
Come tutte le cose terrene, questa ha un fine, la Chiesa Cattolica è in crisi di “universalità”. Leone XIV rappresenta il tentativo di rispolverare la forza della fede attraverso la tradizione per rincorrere il gregge occidentale in via di fuga. Ma in buona parte è un gregge, anche per via del populismo rampante, che la vorrebbe specchio di sé, tirando pertanto la Chiesa Cattolica verso una gretta rappresentazione “tradizionalista” che solo rappresenta un grigio Occidente disunito e diluito cui manca la benzina per presentarsi “ecumenicamente”.
Quest’ultima precisazione la facciamo volutamente contro un certo snobismo intellettualistico “anarco-comunista” che ritiene, a torto, la Chiesa cattolica oppure l’Islamismo come sovrapposizioni alle masse del popolo “ignorante”. In realtà dietro questo snobismo si cela l’opportunismo a non interrogarsi sull’esistenza delle religioni e la loro storia. Ci era già capitato in passato di soffermarci sulla tesi di Marx che riteneva la religione come oppio dei popoli.
Stesso dicasi per il cosiddetto ateismo, anarchico o meno, poco fa, perché oppone alla supposta convinzione metafisica dell’esistenza di Dio la non esistenza altrettanto metafisica, nel senso che l’individuo può pensare che esista Dio mentre lo stesso individuo può pensare che non esista. Uno “scontro” di pensieri. Con una differenza però: il credente si ritrova in una comunità per la quale e con la quale agisce e spera, mentre il cosiddetto ateo o ateista vive nella sua arbitrarietà di non credente.
Perché questa precisazione, per così dire, “filosofica”? perché chi si occupa o tende a occuparsi di problemi sociali osserva cosa si muove nel mondo e visto che il Cristianesimo, come pure l’Islamismo, rappresentano grandi comunità sociali, non ci possono essere estranei i loro orientamenti, ovvero quello che accade al loro interno e tra essi e il restante della società, in modo particolare in Occidente, perché è qui che operiamo.
Dunque riteniamo che abbia torto il filosofo e matematico Piergiorgio Odifreddi quando dice « c’è un interesse eccessivo […] perché nessuno crede più alla storiella dello Spirito Santo », proprio perché se è vero che non è lo Spirito Santo che illumina gli elettori del papa ma fatti terreni e materiali è giusto e necessario interrogarsi e capire cosa sta succedendo in un mondo così complesso e in relazione a tanti altri uomini e donne più o meno organizzato.
Se all’indomani dell’elezione del nuovo papa un’eminenza grigia come Paolo Mieli dice in televisione che « Leone XIV sarà un grandissimo papa », di contro su La Stampa tal Vito Mancuso critica duramente due espressioni del nuovo papa che ha declinato nella prima Omelia con un richiamo all’ordine da parte di quanti sono chiamati a sostenere il sistema vigente: « non si può essere credenti a metà ».
Riportiamo per esteso il passaggio sotto i riflettori di Vito Mancuso che pone una questione teorica, o per meglio dire « teologica » di Leone XIV e cioè: « Anche oggi non mancano poi i contesti in cui Gesù, pur apprezzato come uomo, è ridotto solamente a una specie di leader carismatico o di superuomo, e ciò non solo tra i non credenti, ma anche tra molti battezzati, che finiscono così col vivere, a questo livello, in un ateismo di fatto».
Si tratta di chiamare in causa l’essenza di Gesù, del Cristo se figlio del Dio Uno e Trino o meno, ovvero il fulcro del Cristianesimo. E prosegue «Questo è il mondo che ci è affidato, nel quale, come tante volte ci ha insegnato papa Francesco, siamo chiamati a testimoniare la fede gioiosa in Gesù Salvatore. Perciò, anche per noi, è essenziale ripetere: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”».
Si tratta di una critica molto seria, in una fase di crisi come questa, come dice un giorno si è l’altro pure il filosofo Marcello Veneziani dai giornali di destra: bisogna saper parlare dell’al di là, dell’inferno, del Purgatorio e del Paradiso e farlo con convinzione, ovvero cercando di essere creduti. Si profila così uno scontro tra il liberalismo democratico « teorico » che guarda alla religione e alla religiosità in termini arbitrari, cioè pensando al Cristianesimo secondo proprie convinzioni piuttosto che secondo i dettami della Chiesa cattolica fulcro religioso dell’Occidente nel mondo.
Pertanto questo papa, che viene eletto al quarto scrutinio, come un fatto emergenziale, è chiamato dai fatti a dover operare una rigorosa centralizzazione teologica che non lasci spazio all’arbitrarietà: la Chiesa è una e i suoi dettami non possono essere condivisi a metà secondo il proprio libero pensiero. Dunque niente estemporaneità alla maniera di Francesco « sulla frociaggine nel clero », « sull’abbaiare della Nato al confine della Russia », « su chi sono io per giudicare se un omosessuale può essere un cristiano o meno », o ancora « io vengo da un altro mondo », perché il momento è serio, la fase è complicata.
Si tratta di una nostra illazione? No, ma lo dice tal Georg Ganswein, dalle pagine del Corriere della sera anche con un certo risentito distacco e senza citarlo ma « Nome e vestito hanno fatto capire che non ci sarà continuità » con Francesco e le sue estemporaneità ovviamente « ma una fase totalmente nuova » e affonda «[…] Percepisco un certo sollievo diffuso. È finita la stagione dell’arbitrarietà ».
Traduciamo in parole semplici il concetto di questo prelato che fu castigato da papa Francesco e inviato lontano da Roma nel 2020, dove l’editorialista Massimo Franco è andato a pescarlo per intervistarlo e diciamo che in una fase complicata come quella attuale una grande Comunità come la Chiesa cattolica non può lasciarsi andare a estemporaneità dettate da istinti di realtà sociali ribollenti, ma deve centralizzare al massimo su concetti teologici precisi.
E il cosiddetto Leone XIV, uomo giovane, linguista, matematico, teologo, ginnico (gioca a tennis e ping pong), euro-americano, ex missionario ecc. fin da subito dà l’impronta da pastore severo salutando il suo gregge con un messaggio scritto e scandendo bene parola per parola in un italiano perfetto. È del tutto evidente che si vuole mandare un segnale forte e chiaro: basta con Francesco e le francescate da dover gestire cercando di fare buon viso a cattivo gioco, da oggi la cosa si fa seria.
Ma perché da oggi la cosa si fa seria come è percepito nella grande Comunità della Chiesa cattolica? Perché – diciamo materializzando lo spirito – la Chiesa cattolica sa leggere meglio di molti cosiddetti intellettuali e liberisti da strapazzo e sta capendo perfettamente che il populismo non è solo o principalmente un segno su una scheda elettorale, ma si tratta di un fenomeno sociale ben più complesso frutto di una accresciuta concorrenza fra merci, Stati e nazioni che esasperano a dismisura il nazionalismo che diviene fattore, perciò, disgregatore dell’insieme della società mondiale in tutti i continenti. Dal momento che la Chiesa cattolica è parte integrante di questa società e vive gli stessi meccanismi economici di ogni altra comunità commerciale o industriale che sia, essa rischia – ecco il punto chiave su cui riflettere – una disgregazione non solo come comunità, ma come movimento storico e Stato Internazionale.
E che si tratti di un fenomeno di tale portata lo riscontriamo anche in quello che dice il monsignore Bruno Forte sempre al Corriere della Sera: « è un’epoca di secolarizzazione spinta. Dopo il Covid c’è un allontanamento importante, di adulti e anziani, ma soprattutto dei ragazzi che sono completamente smarriti e non cercano più l’incontro persino tra loro ».
In realtà il calo delle vocazioni sacerdotali è cominciato da un pezzo e la Chiesa cattolica non sa come porvi freno, e la causa non consiste in quello che scrive un Odifreddi, di una maggiore presa di coscienza delle masse, ma perché l’Occidente è andato incontro a un calo demografico pauroso e in modo particolare nel suo epicentro: gli Usa, come abbiamo detto in premessa.
Si tratta, perciò, di una discussione molto seria, da non snobbare, tra una destra conservatrice che indica nel modo di produzione capitalistico un modello del tutto naturale e da assecondare e una concezione liberal democratica che pur credendo negli stessi valori rivendica il principio del libero arbitrio dell’individuo anche per quanto riguarda le religioni compresa quella di Roma. Tant’è che mentre la liberal democrazia difende il principio dell’arbitrarietà individuale la Chiesa cattolica romana attraverso una voce eminente come quella del monsignor Bruno Forte dice « […] al centro non ci siamo noi. Ciò che conta non è il protagonismo del singolo. Chiunque nella Chiesa deve impegnarsi perché vada avanti non sé stesso o la propria parte, ma la giustizia e la verità che è in Cristo ».
Certi intellettuali liberaldemocratici o anche anarco -“comunisti” farebbero bene a riflettere su quanto dice la Chiesa in modo particolare in questa fase. Perché il richiamo all’universalismo o universalità della Chiesa è una questione molto complessa, che va oltre lo strumentalismo della difesa dei valori occidentali. Se un papa Francesco criticò il patriarca russo Kirill perché sposava la causa del nazionalismo russo contro l’Ukraina e lo etichettò come chierichetto che utilizzava Gesù per benedire violenza e armi, c’è di che riflettere. Vuol dire che la Chiesa cattolica sta entrando in contraddizione con la sua stessa storia, o per meglio ancora dire che la storia le sta presentando il conto, ed è un conto molto salato.
Ora capiamo bene che la destra possa usare la Chiesa cattolica per ammansire le masse, e che possa salutare perciò il nuovo papa, Leone XIV come colui che cerchi di recuperare il fulcro fondamentale della complessa teologia ribadendo il principio dell’Unicità dell’Uno e Trino: Padre, figliuolo e Spirito Santo, che per un non credente resta un mistero. Ma la Chiesa non ne fa mistero e dinanzi alla indimostrabilità di quel che non si riesce a spiegare con le “umili” leggi della materia, brandisce il « Mistero della fede ». Rimandando così al non credente il problema: noi, non dobbiamo nessuna spiegazione materiale, perché è un problema di fede. Se tu, povero e meschino ateo e non credente, non hai l’umiltà di sottoporti alla volontà di Dio-Spirito Santo-Gesù-Cristo è un problema tuo, sei una minoranza contro oltre un miliardo di fedeli che nei secoli si sono continuamente riprodotti.
Sicché risulta del tutto naturale il servilismo che la destra fa proprio chiedendo agli uomini “di buona volontà” di assecondare quelle che sono leggi della natura quelle che assegnano al più capace, al più forte, al più ingegnoso, al più intelligente ecc. di arricchirsi ai danni di un altro uomo. Poi ci sarà una “giustizia divina”, ma nell’al di là.
Tutto questo fa il paio col principio liberista di una maggiore produzione, perché significa più ricchezza, più ricchezza vuol dire più investimenti, dunque più sviluppo, più merci, più benessere e cosi via all’infinito. Avviene cosi un processo simbiotico tra il materiale e lo spirituale del tutto naturale, è inutile che giriamo intorno. Tra l’altro non che si tratti di un principio condiviso solo dal Cristianesimo o dalla Chiesa cattolica, ma si tratta di un principio che subiscono tutte le religioni, perché il principio dello scambio ha sviluppato il mondo nel suo insieme, producendo dappertutto gli stessi meccanismi.
C’è però un MA.
Se la Chiesa cattolica è costretta a frenare sul liberalismo vuol dire che i suoi sismografi – che ne hanno, o si che li hanno eccome! – stanno avvertendo che in profondità il movimento generale del modo di produzione capitalistico, in modo particolare in Occidente, comincia a produrre scosse. Dunque si pone l’assoluta necessità di correre ai ripari. In che modo? E qui cominciano i veri problemi, perché mentre le leggi del moto agiscono in modo impersonale e fuori controllo, producendo movimenti corporativi, nazionalisti, in una sorta di guerra per pezzi, come diceva Francesco, di tutti contro tutti, la Chiesa cattolica o qualsiasi altra religione, non hanno i poteri magici, come riconosce senza riserve il Monsignore Bruno Forte: « Il background culturale di questo papa è profondo. Le sue parole sono estremamente serie e tali da dover essere applicate ai fatti. Egli intende dire che non ci sono soluzioni magiche ».
Eccola tutta materiale la questione: un papa eletto in fretta e furia, un papa di una religione occidentale eletto per correre ai ripari e cercare di frenare un possibile sfilacciamento fra le sue file. Si tratterebbe di un riflesso di sfilacciamento dei corporativismi nazionalisti che si vanno sviluppando in tutto l’Occidente.
Ci sbagliamo? Proviamo a ragionare.
Qualche giorno prima dell’elezione del nuovo papa è apparso in tutto il mondo un fotomontaggio che ritraeva Trump nel panni del papa o di un papa. Si dirà: si, ma non fa testo, è il solito bullo che scherza. Ma poi sul Corriere della sera di domenica 11 maggio, viene pubblicata un’intervista a Steve Bannon che è di una serietà straordinaria. Chiediamo scusa ai lettori se ne pubblichiamo gran parte perché è molto istruttiva.
A domanda risponde « Ho detto che il possibile vincitore imprevisto sarebbe stato Prevost dieci giorni prima, nel programma di Piers Morgan. […] Avevano due problemi che lui risolve. Primo, dovevano trovare qualcuno più organizzato ma ideologicamente allineato a Francesco per finire la radicale re-immaginazione della Chiesa di Bergoglio che ha abbandonato la Messa in latino e il cattolicesimo tradizionale pre-Consiglio Vaticano II. Secondo, dal momento che i cattolici MAGA-tradizionalisti sono stati in grado di causare un tale clamore negli ultimi anni, il flusso di donazioni dagli Stati Uniti è crollato del 50%. Il Vaticano non rischia la bancarotta perché ha risorse, ma ha un problema di flusso di donazioni, principalmente per il crollo dei finanziamenti dalla Chiesa Usa e in particolare dai grossi donatori, che come la Papal Foundation. Prevost è perfetto. È americano ma non troppo; è nato in America, ma è più del Perù, è vicino alla Teologia della Liberazione. […] Serviva un americano perché i donatori abbiano accesso. […] Il fratello ha detto al Daily Mail che avevano parlato del nome Leone prima che il Conclave iniziasse. […] è stata la Curia globalista di Bergoglio. Questa elezione è completamente truccata. […] in America c’è un boom della Chiesa, il cattolicesimo tradizionalista è in ascesa, particolarmente tra i giovani maschi. Quando vado a Roma è dura vedere queste magnifiche chiese semivuote e con fedeli solo ultrasettantenni e preti non italiani. È un problema anche in America ma non nella chiesa tradizionalista con la Messa in latino. Stiamo andando verso lo scisma […] L’anti- trumpismo poi è un altro tema: ci sarà una complicazione politica perché il Papa si schiererà contro le espulsioni di massa. E non lo tollereremo. I dieci milioni di immigrati illegali che hanno invaso il Paese sotto Biden se ne andranno: lo faremo in modo umano, con valori cristiani ». In ultimo una domanda che riassume il tutto: « Oltre all’immigrazione prevede altre frizioni con l’amministrazione Usa? » Risposta « Penso di sì, io appoggio più tasse per i ricchi e tagli alla difesa ma dovremo tagliare alcuni servizi sociali, non possiamo permetterceli. […]».
Ora allo stato delle cose, uno scisma nella Chiesa Cattolica di oggi avrebbe come riverbero una conflittualità accesa nell’intera confessionalità cristiana, come rappresentazione della più generale scomposizione dell’Occidente. Richiamarsi al 325 d.c.promosso dall’imperatore Costantino significa una marcia indietro per tutta la cristianità (evangelici, luterani, calvinisti, ortodossi, ecc).
Ci rendiamo ben conto che si tratta di questioni complesse e proprio perciò cerchiamo di fornire quanti più argomenti di merito sia possibile. Poi ognuno trarrà le conclusioni che crede. Ma la tesi su cui chiamiamo a ragionare quanti guardano con preoccupazione i fatti del mondo, e ne sono proprio tanti, è che la Chiesa cattolica, ma oseremmo dire anche lo stesso Islam, viene invasa dalla crisi delle stesse leggi di produzione di valore che sta invadendo l’insieme del sistema e in modo particolare l’ Occidente. Insomma la crisi – questa crisi – produce fenomeni nuovi, diversi dal passato, perché la sua natura è diversa, come andiamo ripetendo da più tempo.
Quando un papa appena eletto è costretto a parlare di « una pace disarmata e disarmante », non è di una espressione fra le tante, ma è perché avverte, come espressione di una mastodontica comunità internazionale, come la Chiesa cattolica, che la « guerra per pezzi » è una tendenza che avvia un processo implosivo mettendo a rischio l’insieme del sistema, senza risparmiare niente e nessuno, dove finora ancora tutto si tiene. Non si tratta della solita litania dei prelati dei vari gradi, come siamo portati a pensare, ma della necessità assoluta per una fase dagli esiti imprevedibili.
Quando diciamo che l’elezione di questo cosiddetto Leone XIV rappresenta il canto del cigno del Cristianesimo intendiamo dire una cosa precisa: la Chiesa si pone come tenuta storica di una necessità aggregante e aggregatrice. Questo perché deve fare i conti, al contempo, con una tendenza alla disgregazione che la crisi del mdpc produce. Ma il modo di produzione si è tenuto insieme non in base a una ideologia, come pure certi fantasiosi storici alla Weber hanno inteso dire, ma in base a leggi che lo scambio in modo impersonale ha sviluppato.
Oggi la Chiesa è chiamata a un soggettivismo ideologico per tenere unita una Comunità che non è solo ideologica ma che si regge per le stesse leggi dell’economia, come sostiene Bannon e non solo, e che rischia di diluirsi. Si tratta di una questione teorica, politica e pratica molto seria.
Ci riuscirà? La domanda è mal posta, perché noi non siamo chiamati a fare previsioni di questo tipo (cioè da indovini) ma a capire il terreno oggettivo in cui gli uomini si dimeneranno nei prossimi anni.
Facciamo un esempio pratico, a chi potrebbe mai interessare se Gesù è il figlio di Dio, Uno e Trino oppure che sia un uomo deificato? A nessuno, secondo lo spirito di un non credente. Ma si dà il caso che il Cristianesimo è seguito da oltre un miliardo di persone e da duemila anni, dunque è parte di una storica umanità che finora si è rinnovata continuamente. Ribadire perciò un dogma come quello di Nicea del 325 d.c. dovrebbe servire ad accorpare su una verità teologica per una tenuta spirituale una straordinaria comunità come la Chiesa cattolica. Mentre le leggi del modo di produzione irrompono continuamente in ogni dove creando scompiglio, caos e crisi. Può reggere all’urto di questa crisi la Chiesa cattolica, o lo stesso Islam?
Facciamo una domanda dal tono forse inquietante: da dopo il 7 ottobre 2023 c’è stato uno straziante genocidio nei confronti del popolo palestinese a Gaza. La Chiesa cattolica si è dovuta subordinare alle leggi degli interessi occidentali che proteggevano e proteggono tuttora lo Stato sionista di Israele e il suo presidente Netanyahu. Niente ha potuto il papa Francesco, al di là di una lamentazione. Lo stesso discorso vale per i paesi arabo-islamici che hanno dovuto subire un affronto senza precedenti nella storia: un genocidio dentro Gaza, una città rasa al suolo come Dresda nel 1945, e rivendicata come tale dagli editorialisti occidentali.
Tonando perciò alla domanda. Riuscirà la Chiesa cattolica attraverso l’ultimo papa a divenire soggetto capace di frenare la disgregazione imponendosi alle leggi generali del moto? Noi rieniamo di no.






































Comments
L'analisi sociologica del ruolo a risvolti inevitabilmente anche politici della Chiesa nello spazio terreno è ovviamente pertinente e utile, tantopiù che Costantino astutamente la trasformò in rappresentante della religione di stato, ma è riduttivo tematizzarla come se esaurisse la sua azione e apostolato.
La questione della Chiesa nel capitalismo è stata peraltro crudamente messa a fuoco da W. Benjamin, con la conclusione che davanti al capitalismo, alla religione del capitalismo, il cristianesimo, nonostante una sussistenza teologica di incompatibilità valoriale, incompatibilità radicalmente espressa dalla teologia della gloria di Marx, (segnalata anche da Schmitt), non seppe fare molto di meglio che proporre una riforma che sostanzialmente “convertí essa stessa in capitalismo”. (Pur senza mai mostrare un conoscimento preciso del suo funzionamento, più idealistico che reale, si pensi, in Italia, alla vergognosa situazione a cui venne sottoposto Alcide De Gasperi, per non subordinarsi a irresponsabili fantasie ecclesiastiche dalla pretesa politica). Se con papa Roncalli, probabilmente l’ultimo grande cervello della Chiesa, tentò di rivedere quell’esito funesto, con il mediocre papa polacco raggiunse il culmine della dissennata, seppur parzialmente confusamente involontaria, apologia del capitalismo e del neoliberalismo.
Da quel momento per l’impero la Chiesa ottimale diventa una istituzione tollerabile e affiancatrice nella misura in cui si adegua a ricoprire una funzione sociologica e ideologica assimilabile a quella di una ngo controllata da usaid, il che peraltro deve pure andare bene per molti dei suoi esponenti, estremamente “secolarizzati”. Nel caso di una ingiustificata resistenza sorgerebbero varie punizioni, tra cui quelle giudiziarie e finanziarie.
Davanti al terribile evento da molti riconosciuto e descritto come calcolato genocidio dei palestinesi la Chiesa non riesce a articolare una denuncia, neanche secondo formule attenuate: come scrivono gli autori si è piegata alle esigenze imperiali e dei degeneri valori occidentali della sua classe dominante.
Il problema della Chiesa, in ciò papa Bergoglio fu sufficientemente intuitivo, è ridefinire una adeguata sistematizzazione teologica e riuscire a raccordarla a una coerente e evangelica azione mondana, ciò in un dominante neoliberalismo, che si riassume per l’occidente in imperialismo e cultura della morte, occultati in una grottesca fantasmagorica falsificazione dei valori e della realtà, (in linea con la previsione di Marx).
Siccome la sinistra è diventata il moderno partito neoliberale fascista, per essa e suoi sicofanti la Chiesa deve ridursi a una sorta di ngo mondanizzata, divulgatrice di diritti civili alla moda, secondo i parametri indicati da usaid, invece per la destra tradizionale, insoddisfatta del neoliberalismo, notoriamente mitologica e poco sofisticata, la Chiesa dovrebbe restaurare folclorici e inutili riti di malintesa ortodossia teologica, per rispettare nell’astrattezza l’idealismo dell’armonioso e meritocratico capitalismo liberale.
Quasi sicuro che nè il socialismo, nè la chiesa cattolica, presi singolarmente riusciranno a farci uscire dalla barbarie.
Conviene riflettere sulle sconfitte e sulla crisi generale .
Forse è arrivato il momento dell'alleanza , o nuovo compromesso storico , questo si su scala planetaria e universale .
Per un nuovo internazionalismo dell'umanità.
Che si dia inizio ad una nuova civiltà , fuori dalla legge del valore di scambio. Al di là del capitalismo e dei falsi nazionalismi.
Utopistico? Certo , ma è l'unica cosa che conta se si vuole salvare la specie umana, altrimenti dedichiamoci pure alla carriera politica o al frammento egoico della logica da supermercato.