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sinistra

Questione omosessuale e capitalismo

di Eros Barone

Tomb of the Diver symposiumLa tesi che intendo sostenere è che il comportamento omosessuale è tanto più diffuso quanto più la società è contrassegnata dall’antagonismo tra i suoi membri, cioè quanto più essa è competitiva. La riprova è costituita, a mio avviso, dalla civiltà della Grecia antica, in cui, come è noto, il comportamento omosessuale si manifestava nella forma della pederastia e rispecchiava fedelmente la struttura di una società ove i maschi liberi vivevano immersi in una dimensione di agonismo permanente (lo studioso Giorgio Colli, ad esempio, fa risalire a questo dato socio-antropologico la stessa nascita della dialettica1 ), così come fortemente agonistici erano i rapporti tra le stesse città dell’Ellade. Non a caso l’istituzione delle Olimpiadi fu anche e soprattutto la valvola di sfogo per tenere sotto controllo questa energia potenzialmente distruttiva, i cui correlati mitologici sono rappresentati da figure come quelle di Eracle e di Achille. Non sorprendono pertanto né la diffusione del comportamento omosessuale in Grecia né la sua progressiva diffusione e legittimazione nella civiltà romana grazie alla progressiva ellenizzazione di quest’ultima, tappa finale del passaggio da una società di tipo patriarcale-solidaristico ad una società imperiale-cosmopolita con forti connotazioni individualistiche e competitive.

Per quanto concerne l’esistenza di un nesso inscindibile fra comportamento omosessuale e competitività nelle diverse epoche e nelle diverse società, mi limito solo ad alcuni esempi relativi al settore militare, in cui il modello competitivo trova la sua principale e radicale applicazione, anche se il discorso potrebbe essere più ampio.

La falange macedone e il battaglione sacro tebano, formati da oltre un centinaio di coppie omosessuali, possono bastare per l’epoca classica, a meno che non si voglia ricordare l’esclusione dei legionari omosessuali passivi dall’esercito romano, motivata da chiare esigenze di efficienza militare sia nella difesa che nell’attacco. E la recente legittimazione della omosessualità nelle file delle forze armate statunitensi è solo una concessione al principio delle pari opportunità di genere, tanto caro al presidente Obama, o non è anche, e soprattutto, una calcolata immissione di forze che possono rivelarsi assai utili, per usare una locuzione di tipo aziendale, ai fini della ottimizzazione delle prestazioni militari? Infine, non può mancare in questa rapida rassegna un riferimento al film pasoliniano “Salò o le 120 giornate di Sodoma”, ove la nozione marxiana della mercificazione dei corpi attraverso la rappresentazione onirica e stravolta del sesso si accampa su uno scenario infernale di tipo dantesco. «Nulla è più anarchico del potere, il potere fa praticamente ciò che vuole e ciò che il potere vuole è completamente arbitrario, o dettatogli da sue necessità di carattere economico che sfuggono alla logica comune», fu la fulminante risposta che Pier Paolo Pasolini détte ad una delle domande che gli furono poste durante l’intervista che rilasciò sul set del film2 . Che questo “ruolo metaforico” del sesso e, in particolare, della omosessualità abbia poi trovato la sua espressione più tragica nella stessa vicenda umana di Pasolini è un dato di fatto che sarebbe riduttivo confinare in un ambito meramente biografico, poiché assume una molteplicità di significati etico-politici che chiamano in causa proprio quella “mutazione antropologica” indotta nella società italiana dall’economia neocapitalistica, di cui questo grande intellettuale italiano fu il profeta, il testimone e infine la vittima3 .

Non è questa la sede per accennare al dibattito sulla opportunità e sulla liceità dell’omoerotismo, che si svolse in Grecia e che vide le importanti prese di posizione di filosofi come Platone, Aristotele e Plutarco, così come non è il caso di richiamare la sanzione inappellabile che esso ricevette nel medioevo (basti pensare alla pena che Dante infligge ai “peccatori contro natura” nella Divina Commedia4 ). Si potrebbe pensare che nell’età moderna la prima globalizzazione seguita alla scoperta del Nuovo Mondo e alle esplorazioni geografiche dei territori extraeuropei abbia contribuito a modificare il predominante atteggiamento repressivo e sanzionatorio espresso dalla civiltà del capitalismo commerciale e della rivoluzione industriale nei confronti della omosessualità, ma in effetti il controllo esercitato dall’ideologia religiosa cristiana su questi temi non aprì alcun varco, almeno nei primi secoli dell’età moderna, ad un atteggiamento più tollerante. Ad esempio, in pieno XIX secolo né Marx né Engels, riflettendo in questo una sensibilità largamente diffusa nell’opinione pubblica, erano disposti ad approvare una libertà sessuale come l’omosessualità. Vale la pena, a questo proposito, di rievocare, per il suo valore emblematico e per il taglio simpaticamente goliardico, un episodio quanto mai rivelatore documentato dal carteggio fra i due cofondatori del socialismo scientifico e inseparabili amici. Sta di fatto che nel 1869 Karl Marx aveva spedito a Friedrich Engels una copia di Argonauticus, il libro dell’avvocato tedesco Karl Ulrich, il quale sosteneva che il desiderio omoerotico era innato e che mascolinità e femminilità dovevano essere viste come un “continuum”. Engels, accusando ricevuta tra il serio e il faceto, si dichiarò sconvolto da tali “rivelazioni contro natura”. «I pederasti stanno cominciando a contarsi, e a scoprire che sono una potenza», scrisse a Marx. «‘Guerre aux cons, paix aux trous-de-cul’ [Guerra alle f…, pace ai buchi di c…] sarà da oggi lo slogan. Personalmente ritengo una vera fortuna che siamo troppo vecchi da dover temere che, quando questo partito prevarrà, dovremo pagare un tributo fisico ai vincitori […] Aspetta solo che il nuovo Codice penale della Germania settentrionale riconosca i “droits du cul” [diritti del c…], poi agiranno in modo ben diverso. Le cose si metteranno davvero male per i poveri ingenui come noi, con le nostre infantili preferenze per le donne»5 . Per altro, lo scritto di Engels sulle Origini della famiglia, della proprietà privata e dello Stato (1884) si rivelò un importante contributo alla teoria socialista del XX secolo e su questa opera si formò un’intera generazione di femministe marxiste, mentre alla fine del XIX secolo il socialista Edward Carpenter portò la critica di Engels alla famiglia borghese ad una conclusione diversa, sostenendo i meriti del sesso non procreativo e con essi l’accettazione culturale e legale dell’omosessualità come parte di un più ampio processo di emancipazione sociale6 .

Per misurare ad ogni modo analogie e costanti che, come accade con la questione omosessuale, attraversano intere epoche, è sufficiente sottolineare: a) che manifestazioni come il Gay Pride, parata dell’‘orgoglio omosessuale’, fruiscono di consistenti finanziamenti da parte dell’ambasciata degli Stati Uniti d’America; b) che la disponibilità ad elargire questo tipo di sostegno obbedisce ad una strategia in cui i diritti civili sono sistematicamente e alternativamente contrapposti ai diritti politici e ai diritti sociali. Non vi è dubbio che la causa dei diritti degli omosessuali sia spesso strumentalmente agitata per fornire sostegno alle politiche imperialiste. Né varrebbe la pena di sottolineare questo aspetto se a confermarne il significato controrivoluzionario non venisse in mente, tra gli altri, un episodio estremamente significativo che ebbe come protagonista nel 2007 il deputato del Prc Vladimir Luxuria, al secolo Vladimiro Guadagno, il quale ebbe a dichiarare di voler intraprendere un viaggio nei paesi islamici per promuovere la causa dei diritti degli omosessuali, cominciando dalla vicina Turchia e proseguendo sino al lontano Iran, senza peraltro escludere anche quei paesi, come la Cina o Cuba, che, a giudizio di questa creatura del bertinottismo, non brillano per la loro tolleranza nei confronti di tale categoria di persone. Orbene, era difficile per chiunque riflettesse allora su questo ambizioso programma, considerando quella che era la situazione del Medio Oriente, non porsi la domanda, peccando forse di cinismo ma non certo di buon senso, se una campagna a favore dei diritti degli omosessuali fosse la necessità più urgente che si potesse ravvisare in quell’area all’indomani dell’impiccagione di Saddam Hussein e mentre erano in corso, in forma dispiegata o in forma incoativa, oltre all’occupazione militare di una vasta parte di quei territori da parte degli Stati Uniti e della Gran Bretagna, almeno quattro guerre civili (in Iraq, in Palestina, in Afghanistan e in Libano). Sennonché occorre capire che l’azione di questo personaggio si inquadrava nella logica del ‘conflitto di civiltà’ e della esportazione del modello capitalistico della democrazia liberale: in altri termini, era oggettivamente un’azione di guerra. Il che, bisogna riconoscerlo, era un bel risultato per un partito che proclamava di essere il principale rappresentante dell’arcipelago pacifista e del cosiddetto ‘movimento dei movimenti’. Tuttavia, lasciando ad altra occasione il discorso sulla natura opportunista e ‘occidentalista’ del Prc, di cui questo grottesco episodio era la inequivocabile spia, è opportuno, in questa sede, aggiungere qualche considerazione sulla ‘natura oppiacea’, direbbe Gramsci, del dispositivo ideologico a cui il fenomeno or ora evocato va ricondotto. Sotto questo profilo, la ipostatizzazione, in chiave ‘fondamentalista’, di caratteristiche contingenti degli individui è non solo il dispositivo mistificatorio che spiega tale fenomeno, ma è altresì una peculiarità del modello capitalistico della democrazia liberale. In realtà, il luogo comune, proprio della ‘società del rischio’, secondo il quale l’individuo contemporaneo è in grado di staccarsi dal suo radicamento biologico e può considerare come oggetti di scelta storicamente determinati anche i tratti più ‘naturali’ come l’identità etnica, l’appartenenza religiosa e le preferenze sessuali (in sostanza, l’ideologia ‘gender’), è del tutto fuorviante. Oggi, ciò a cui si assiste è semmai il processo opposto (che, fra l’altro, è coessenziale ai selvaggi processi di privatizzazione in corso e al ruolo che l’ideologia neoliberista assegna allo Stato): un nuovo tipo di naturalismo, quale è quello che informa il ‘modus operandi’ di una sfera pubblica che tende ad accostarsi sempre di più, per soddisfarle e trarne legittimazione, alle idiosincrasie ‘naturali’ o ‘personali’ dei vari gruppi di individui. Questo è, per l’appunto, il dispositivo che ho definito come ipostatizzazione, ossia entificazione, in chiave ‘fondamentalista’, di caratteristiche contingenti connesse all’identità etnica, religiosa e sessuale. Non a caso, se ben si riflette sul funzionamento di questo tipo di dispositivo, non è difficile comprendere che i conflitti etnico-religiosi e la rivendicazione delle ‘diverse’ identità sessuali costituiscono le forme di lotta che meglio si adattano al capitalismo nell’epoca della cosiddetta ‘globalizzazione’. Alla luce di questa inversione fra il contingente e il sostanziale, fra il soggetto e il predicato, fra le cose e i rapporti sociali, diviene dunque perfettamente intelligibile la logica perversa cui si riferisce Marx nella descrizione del feticismo della merce allorché, alla fine del primo capitolo del “Capitale”, cita ironicamente l’ammonimento di Dogberry a Seacole: «Essere un uomo di bell’aspetto è un dono delle circostanze, ma saper leggere e scrivere è cosa che ci viene dalla natura!»7 . Oggi, seguendo il nuovo tipo di naturalismo che caratterizza l’ideologia dei diritti umani, si potrebbe dire: essere un deputato ‘transgender’ o un imprenditore di successo è un dono di natura, ma avere belle labbra o bei denti è un fatto di cultura.

Per altro, è del tutto falso affermare che la posizione che un partito assume rispetto alla proposta di una legge sul riconoscimento delle unioni civili fra omosessuali costituisca la linea di demarcazione tra il conservatorismo ed il progressismo. Va detto infatti che governi che stanno distruggendo ogni diritto sociale ancora esistente non hanno il minimo diritto di presentare ipocritamente sé stessi come campioni di alcuni diritti e rivendicazioni individuali. Quindi anche gli omosessuali che hanno sostenuto la legge Cirinnà tengano ben presente che non saranno di certo risparmiati dall’offensiva sferrata da questi stessi governi contro i diritti dei lavoratori, ma ne soffriranno le conseguenze assieme a tutti gli altri. In realtà, la materia su cui tale progetto interviene potrebbe e dovrebbe essere affrontata nel quadro complessivo di accordi legali privati e semmai dei cambiamenti potrebbero essere apportati al codice civile. Si tratta infatti di questioni che non riguardano soltanto gli omosessuali. Al contrario, lo scopo della legge Cirinnà è il riconoscimento istituzionale della coppia omosessuale come famiglia, incluso il diritto per tali coppie di adottare bambini. È questo il fondamentale punto di disaccordo che intendo qui ribadire e che converge con la posizione sostanzialmente sana assunta su questo problema, sia pure con altre motivazioni, dalla Chiesa cattolica.

Il punto discriminante è il seguente: l’espressione della sessualità è una questione privata dell’individuo, mentre la famiglia è un rapporto sociale ed è l’istituzione basilare per l’assistenza e l’educazione dell’infanzia. Con questo non vanno stigmatizzate in alcun modo le persone che scelgono uno specifico orientamento sessuale. Va osservato però che l’orientamento sessuale omosessuale non determina in alcun modo diritti sociali legati alla famiglia e soprattutto alla custodia di minori. Si tratta di diritti e doveri che emergono nel quadro della famiglia, quali nascita, assistenza e accudimento dei bambini, i quali biologicamente sono il prodotto del rapporto tra un uomo e una donna.Per chi è marxista e comunista è un dato di fatto che la famiglia, nelle condizioni di una società divisa in classi, funziona come unità di riproduzione della società e del sistema capitalistico, assieme ovviamente al lavoro (in quanto la parte principale della riproduzione della società avviene attraverso il lavoro). È evidente, inoltre, che la famiglia in Italia e in ogni società divisa in classi è basata sulla coercizione economica, sociale e culturale. Non c’è alcuna forma di relazione coniugale, nella società divisa in classi, che non sia basata su questa coercizione. È solo nella prospettiva di una società comunista che i rapporti famigliari saranno privi di coercizione e non richiederanno riconoscimenti formali. Ciò si realizzerà quando esisteranno le condizioni materiali affinché ciò avvenga. Allora, e soltanto allora, la famiglia sarà, come ha scritto Antonio Gramsci, “un centro di vita morale e sentimentale cementato dall’affetto”.

Consideriamo, inoltre, la situazione attuale. Ciò che oggi succede in Europa è, a questo proposito, quanto mai istruttivo: il numero medio di figli per donna è 1,57, ben al di sotto del 2,1 che consente di mantenere il livello della popolazione. Senza l’apporto degli immigrati la popolazione di paesi come la Germania e l’Italia sarebbe quindi in netto calo. A ciò si aggiunga l’effetto deprimente esercitato sulla struttura demografica, economica e sociale dall’invecchiamento della popolazione. È quindi una verità innegabile che il capitalismo dei paesi maggiormente industrializzati, giunto al suo massimo sviluppo, determini un calo netto della natalità, che gli studiosi definiscono come “inverno demografico”. Se, per un verso, la campagna dell’Occidente capitalistico per la legalizzazione delle coppie omosessuali costituisce l’aspetto esteriore più carnevalesco di questa situazione materiale, è indubbio, per un altro verso, che, nella misura in cui contribuisce a rendere tale inverno sempre più gelido, essa dimostra che il sistema capitalistico di produzione e di scambio sta ormai minacciando lo sviluppo della specie umana e che, di fronte alla decadenza di una civiltà che promuove l’omosessualità come falso valore, solo il comunismo è la civiltà vera in quanto promuove, nella libertà e nell’uguaglianza, il lavoro, la famiglia e la vita.

Le considerazioni che precedono andrebbero integrate con una disamina delle politiche di educazione sessuale e sviluppo umano impostate ed attuate nei paesi socialisti, tra le quali merita un posto di primo piano, sia per le solide premesse filosofiche ed etiche sia per i brillanti risultati medico-scientifici conseguiti su scala di massa, la politica dello Stato socialista cubano, oggetto di ampi riconoscimenti da parte delle maggiori organizzazioni mondiali che agiscono nel campo della sanità. La lotta contro ogni tipo di discriminazione, comprese ovviamente quelle di genere, e l’intervento organico sulle questioni della sessualità e della composizione demografica sono parte integrante di una strategia che mira a fare della coesione sociale e della crescita collettiva e individuale della popolazione e delle persone altrettante leve di quella transizione al comunismo, che vede storicamente impegnati da oltre mezzo secolo i gruppi dirigenti del primo Stato socialista del continente americano 8 .

Una considerazione conclusiva va dunque fatta al termine di queste note, in cui si è cercato di lumeggiare, applicando come metodo di analisi il pensiero marxista e comunista, alcuni aspetti importanti e significativi della questione omosessuale. Se un merito va riconosciuto all’impostazione che a questi temi dà il pensiero cristiano e in particolare quello cattolico, è quello di contrapporre, come limite invalicabile alle tecniche manipolatorie del capitale monopolistico, il giusnaturalismo, ossia una visione, che spesso è però statica, regressiva e ossificante, dei diritti naturali dell’uomo in quanto creatura e quindi fondati sulla trascendente legge divina. Il pensiero marxista e comunista non deve sottovalutare l’esigenza fondamentalmente sana che si esprime nei postulati religiosi cristiani, ma deve assumerla all’interno di un giusnaturalismo filosoficamente più accorto e più dinamico in quanto storicamente avvertito, capace cioè di non perdere di vista, per un verso, quell’ideale di uno sviluppo onnilaterale dell’uomo, propugnato dai classici del socialismo scientifico, che va contrapposto, nella “lotta contro il destino e la borghesia” di engelsiana memoria9 , all’estraniazione, alla reificazione e alla falsa libertà prodotte dal capitalismo monopolistico, e per un altro verso l’esigenza di ancorare quell’ideale di uno sviluppo insieme universale e individuale, per dare ad esso una base concreta, alle tre grandi tendenze storiche del modo di produzione capitalistico: formazione del mercato capitalistico mondiale come premessa della formazione di un’umanità integrata; spostamento della frontiera del ricambio organico tra società e natura come conseguenza della rivoluzione tecnico-scientifica e premessa di una rivoluzione culturale integrale; riduzione del lavoro necessario (e quindi dell’orario di lavoro) come effetto delle innovazioni tecnologiche e come potenziale premessa (non della disoccupazione di massa ma) di una società liberata dalla schiavitù del lavoro salariato e del profitto capitalistico.


Note
1 Si veda in particolare, per una illustrazione ampia e approfondita della tesi sull’origine polemica e sociale della dialettica, il saggio di questo studioso sulla Nascita della filosofia, Adelphi, Milano 1975.
2 L’intervista di Pasolini sul film Salò o le 120 giornate di Sodomia è reperibile al seguente indirizzo: < www.youtube.com/watch?v=Pt-IbvhG9SA >.
3 Nella scarsa letteratura dedicata al tema del rapporto tra pensiero comunista ed omosessualità si segnala il saggio di Fabio Giovannini, Comunisti e diversi, Dedalo, Bari 1981, dove è possibile reperire anche un’interessante ricostruzione della denuncia subìta da Pier Paolo Pasolini per omosessualità, che costò allo scrittore, sul finire degli anni Quaranta del secolo scorso, l’espulsione dal PCI.
4 Dante colloca i sodomiti nel terzo girone dell’Inferno, dove sono costretti a camminare attraverso il sabbione rovente sotto la pioggia di fuoco, e afferma che sono più numerosi delle altre schiere di anime (bestemmiatori e usurai). A loro sono dedicati i canti XV e XVI dell’Inferno.
5 Cfr. Carteggio Marx-Engels, Editori Riuniti, Roma 1972, vol. 5, pp. 373-374.
6 Edward Carpenter (1844-1899), scrittore e militante socialista, fu l’autore del saggio Homogenic love and its place in a free society (1894). Per questo motivo è considerato uno dei primi attivisti del movimento di liberazione omosessuale.
7 Personaggi della commedia shakespeariana Molto rumore per nulla. Le citazioni dai classici, che Marx conosceva e frequentava come pochi altri, e le inversioni di tipo umoristico che ne ricavava sono una costante della sua prosa.
8 Sul sito www.resistenze.org si veda, a titolo di prima informazione, l’articolo di Mayte Marìa, La sessualità a Cuba: una politica sociale.
9 Per questo tema di enorme importanza in un mondo imbarbarito dallo sfruttamento, dilaniato dalle guerre e devastato dall’inquinamento si rilegga (ma temo che per un buon numero di comunisti possa essere la prima lettura) la Dialettica della natura (1883) di Friedrich Engels, il quale non fu soltanto il grande amico di Marx, ma va considerato, a pieno titolo e su una base di totale parità, il cofondatore del socialismo scientifico e il massimo teorico del materialismo dialettico.

Comments

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Engels17
Wednesday, 24 April 2019 09:58
Testo incisivo ed equilibrato, che riporta sui giusti binari la discussione. Sto cercando, personalmente, di farlo girare fra compagni/e *pensanti*.

La cosa più desolante è constatare quanti sedicenti socialisti e comunisti abbiano introiettato le categorie di "colpa" inculcate dalla borghesia grazie alla storiografia revisionista e all'uso cialtrone dell'etichetta "stalinista". Studiatevi anche Losurdo e Martens, in ogni caso, prima di parlare a vanvera di URSS e Stalin.
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Mario Galati
Monday, 20 November 2017 10:52
Ma scusate, a parte la condivisibilità o meno, nel merito, delle tesi esposte da Eros Barone, oltre ai cascami dello stalinismo esiste forse una sinistra degna di questo nome? E per sinistra non prendo neanche in considerazione quella postmodernista, foucaultiana, intimamente reazionaria e strumento della riorganizzazione capitalistica. Ma neanche quella grottescamente antistaliniana per imperativo categorico pregiudiziale, antistorica e subalterna alla propaganda di Goebbels e della CIA. Le anime belle piccolo borghesi che fuggono la storia e si costruiscono un'autocoscienza positiva, tanto superflua, ipocrita e spregevole, quanto funzionale al dominio del capitale.
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Sasha
Monday, 20 November 2017 10:08
Ma i grotteschi cascami dello stalinismo non la finiranno mai di perseguitarci in quel poco che rimane della sinistra?
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Ales
Sunday, 19 November 2017 08:28
Il gay pride organizzato dalla Cia. Ahahahah...farò leggere questo articolo ad alcuni amici per farci due risate.
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