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“Segnalate i complottisti”: l’iniziativa tedesca che ricorda Orwell

di Roberto Vivaldelli

 

Ha preso il via, in Germania, un progetto che sembra uscito direttamente dalle pagine di 1984 di George Orwell: la Beratungskompass Verschwörungsdenken, una linea di assistenza nazionale dedicata a chi è “colpito” o “preoccupato” dal cosiddetto “pensiero cospirazionista”. Presentata come una soluzione per combattere disinformazione ed estremismo, questa iniziativa, finanziata dal ministero della Famiglia (BMFSFJ) e dal ministero dell’Interno (BMI), solleva interrogativi inquietanti su dove finisca il “sostegno alla democrazia” e dove inizi il controllo del pensiero. Il ministero della Verità, per l’appunto.

 

Il progetto tedesco che ricorda Orwell

Il progetto, attivo nell’ambito del programma federale “Demokratie leben!” dal marzo 2024, è gestito da enti come il Violence Prevention Network, dalla Fondazione Amadeu Antonio e dal modus – Zentrum für angewandte Deradikalisierungsforschung. Chiunque potrà contattare questo centro telefonicamente oppure online per ricevere una consulenza anonima. L’obiettivo dichiarato? Orientare chi cerca aiuto verso “offerte di consulenza adeguate” e, se necessario, indirizzarlo a strutture locali per un supporto più approfondito.

Ma dietro la facciata di assistenza si cela un dispositivo che potrebbe facilmente trasformarsi in uno strumento di sorveglianza e di potenziale censura.

La ministra dell’Interno Nancy Faeser non usa mezzi termini: “Le narrazioni cospirazioniste sono accompagnate da menzogne e disinformazione”, afferma, sottolineando come queste “vengano diffuse intenzionalmente per dividere la società e minare la fiducia nella scienza indipendente, nei media liberi e nelle istituzioni democratiche”. Secondo Faeser, tali idee possono condurre a “ideologie estremiste” e persino a “reati violenti”, con un particolare accento sulle narrazioni antisemite. La ministra della Famiglia Lisa Paus rincara la dose: “Le teorie del complotto sono un veleno per la democrazia e un peso enorme per le famiglie e gli amici dei credenti”. La soluzione? Una rete capillare di consulenza per “prevenire” e “proteggere” la società da questi pericoli.

 

“Segnalate i vostri familiari”

Il problema è noto. Chi decide cosa sia una “narrazione cospirazionista”? Il progetto definisce tali narrazioni come l’idea che “persone o gruppi potenti” influenzino segretamente eventi mondiali, tenendo la popolazione all’oscuro. Un concetto decisamente vago e pericoloso, che potrebbe includere non solo teorie strampalate e assurde, ma anche critiche legittime al potere o dubbi su versioni ufficiali. La storia ci insegna che non tutte le “cospirazioni” sono fantasie: basti pensare agli scandali reali emersi nel tempo, dallo spionaggio di massa della Nsa al Watergate. Eppure, il “Beratungskompass” sembra voler tracciare una linea netta tra ciò che è accettabile e ciò che non lo è, mettendo potenzialmente a rischio la libertà di pensiero e di critica sancita dalle costituzioni occidentali.

Ma l’elemento più preoccupante di tale iniziativa è il fatto che si rivolge soprattutto a chi nota “segnali preoccupanti” nella propria cerchia di familiari, amici o colleghi che iniziano a diffondere “narrazioni pericolose“. In buona sostanza, si incoraggiano le persone a fare i “delatori” nei confronti dei propri familiari: un’idea, quella di incoraggiare i cittadini a monitorare e segnalare il comportamento altrui, che evoca un’atmosfera di sospetto reciproco degna di un regime autoritario. Proprio come in 1984, dove il Partito, guidato dal Grande Fratello, controllava ogni aspetto della vita dei cittadini, non solo attraverso tecnologie di sorveglianza come teleschermi e microfoni nascosti, ma anche sfruttando la paura e la diffidenza tra le persone.

E se il dialogo “su un piano di parità” fallisce – come lamenta Faeser – ecco che interviene lo Stato con i suoi esperti per “deradicalizzare” e “orientare”. La consulenza è anonima e confidenziale, certo, ma chi garantisce che i dati raccolti non vengano usati per altri scopi?

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