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marxdialectical

Questioni correnti*

di Roberto Fineschi

Gli "amici" di instagram mi propongono massicciamente interviste del giornalista inglese Pierce Morgan, in genere celebre per le sue posizioni assai moderate, accompagnate da un atteggiamento aggressivo che mira a mettere in difficoltà - in genere riuscendoci - l'interlocutore.

Ciecamente pro-Israel per anni, negli ultimi mesi prende letteralmente a pesci in faccia i rappresentanti del governo genocidario. Lo fa in una maniera così spietata e senza possibilità di appello che è un piacere ascoltarlo, perché ammutolisce gli interlocutori mettendoli di fronte alla loro ipocrisia (loro che si illudevano di trovare il solito lecchino).

In realtà anche questo rischia (se non lo è intenzionalmente) di risolversi in propaganda. Il godimento nel vedere questi loschi figuri messi alla berlina non sortisce alcun effetto pratico, se non quello di dare uno sfogo innocuo alla rabbia degli indignati.

Infatti, i personaggi da intervistare e prendere a pesci in faccia dovrebbero essere i vari governanti occidentali che non solo fanno finta di niente, ma avallano, se non addirittura lucrano, sul massacro. Loro potrebbero essere spinti a fare qualcosa (embargo, cessazione delle forniture e milla altre cose). E il pubblico potrebbe essere spinto (ma non lo è) a fare pressione in questo senso.

Alla fine è un anestetico per chi è arrabbiato e anche una autogiustificazione a cose fatte ("noi ci siamo opposti, dicendolo direttamente al governo israeliano", mentre il governo nostro è pappa e ciccia con il loro).

Nelle correnti relazioni internazionali (solo nelle correnti?) il primo principio che appare evidente è: io sono più forte, appoggiato dai più forti, e faccio quello che credo.

Tiro in ballo poi un qualcosa denominato diritto internazionale che, nel concreto, significa: se tu vuoi fare lo stesso in autonomia o in reazione a quello che ho fatto io, denuncio la tua condotta come illegale, immorale, ecc. (en passant: il diritto internazionale riconoscerebbe in verità il diritto a reagire, anche violentemente, in caso di occupazione/aggressione).

Se ne deduce che il diritto internazionale ha senso solo se esistono forze che lo facciano rispettare e ciò sussiste solo se tra i soggetti che possono agire con interessi contrapposti si ha una proporzionalità di forze, situazione da sempre altamente instabile ma saltata con la fine della guerra fredda.

Se qualcuno che ha la forza di farlo (esiste?) non si mette dalla parte delle vittime, nessuno fermerà il massacro in corso.

Ci si può chiedere: qual è la differenza? Sempre i soliti noti hanno fatto cadere governi, organizzato colpi di stato, ucciso militanti avversi interni ed esterni. Che c’è di nuovo?

Forse che adesso ci mettono la faccia, violano palesemente qualsiasi diritto (umano, sociale, internazionale) rivendicandone la legittimità solo in virtù della propria forza. E i vassalli scondinzolano, nella speranza, effimera, di non essere i prossimi nella lista.

Se la forza declinante non accetta di negoziare il proprio tramonto con qualche privilegio, l’alternativa è fare a botte. Per adesso stanno optando per la seconda.

Mi sento di nuovo di spezzare una lancia in favore della distinzione tra i principi di libertà, uguaglianza, ecc. nati in Occidente (pur tra mille contraddizioni) e l’uso strumentale che ne viene fatto per legittimare il contrario di quei principi, vale a dire l’imperialismo (e addirittura il colonialismo vecchio stile).

Ciò che stanno facendo i difensori del bene e i mostri genocidari viola quei diritti. In base a quei diritti è legittimo lottare contro questi figuri, anche usando la violenza.

La difesa di quel poco o tanto di buono che contraddittoriamente il modo di produzione capitalistico ha prodotto a livello di cultura e scienza (non il fantomatico “Occidente”) sta oggi nella resistenza e nella lotta contro le pretese forze “occidentali”, ovvero nella lotta contro il capitale.

Suggerisco di smettere di parlare di Occidente, di giardini, e non, ma di riprendere concetti come capitalismo, imperialismo. E anche di evitare di dire genericamente per es. “America” o "Russia", ecc., ma di parlare per es. di governo statunitense, capitalisti statunitensi, lobbies russe, ecc. Le contraddizioni - strutturali e politiche - sono intrinseche al modo di produzione capitalistico tanto internamente quanto esternamente.

Il governo dello Stato più potente al mondo ha emanato delle sanzioni contro *una singola persona privata*. Non so se è mai successo in precedenza, ma Francesca Albanese può comunque appendersi al petto la medaglia più prestigiosa che una persona che fa il suo mestiere possa sognare.

Il governo in questione invece autocertifica nuovamente, se ce ne fosse stato bisogno, di essere un pericoloso manipolo di peracottari, gli omini del bar alla guida del mondo.

Il salto di qualità della situazione attuale è che tutti i governi schierati col noto stato genocidario sono correi in base allo Statuto di Roma; quindi, più o meno tutti i capi di governo “occidentali” e diverse istituzioni economico-finanziarie collegate dovrebbero rispondere di crimini di guerra se non addirittura di genocidio e di pulizia etnica di fronte alla Corte penale internazionale.

Siccome essa non ha forze autonome ma dipende dalle forze di chi l’ha creata firmando il trattato, i capi di governo dei paesi interessati dovrebbero arrestare e processare se stessi…

Questo è paradossalmente l’ultimo evidenza “progressista” dell’occidente capitalisticamente avanzato: aver creato le istituzioni che legalmente sanciscono l’incapacità di rispettare i principi universali da esso stesso proclamati.

Se li si è già ampiamente negati più volte, adesso li si nega incuranti dell’evidenza giuridica che li si sta negando. È la legittimazione della legge del più forte.

Chi obbiettasse che è così da sempre e che non fa grande differenza che la legge lo sancisca o meno, sottovaluterebbe a mio parere l’importanza sostanziale degli statuti giuridici che ovviamente di per sé non garantiscono il proprio rispetto, ma che sono un gradino importante verso la realizzazione sostanziale dei principi formali che dichiarano. Non avere nemmeno quelli è un ulteriore passo verso la barbarie.


* Da Facebook
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Comments

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Alfred
Friday, 18 July 2025 13:07
aver creato le istituzioni che legalmente sanciscono l’incapacità di rispettare i principi universali da esso stesso proclamati.

E' cosi e non e' cosi.
Vale a dire che lei ha ragione, non ci sono strumenti o se ci sono non vengono attivati, vedi perenni veti Usa alle risoluzioni Onu su Israele.
Sembra che non solo la presenza, ma anche l'assenza di battiti di ali di farfalla possa generare uragani in altre parti del mondo.
Noi non l'abbiamo vista e non la vediamo, ma nel mondo, negli stati del mondo che hanno subito il colonialismo bianco (e sono maggioranza) sta crescendo la rabbia. Ieri 12 Paesi a Bogota' hanno reagito, con l'intento concreto di bloccare commerci e contatti con l'enclave sionista. E' un inizio, un buon inizio. Stanno lanciando appelli a tutte le nazioni che hanno votato risoluzioni di condanna all'Onu. Piu Paesi aderiranno piu i sionisti e il loro maggiore sponsor (con codazzo europeo di nani e ballerine) saranno isolati. Ed e' un probabile inizio di capovolgimento complessivo, da Paesi che isolano, mortificano, comandano, invadono a Paesi che sono isolati e poco potenti.
Vista la velocita' degli eventi e' un attimo che tutto l'ambito Nato atlantico diventi la periferia del mondo, in qualsiasi ambito.
Lo so che e' un pio desiderio, ma che volete farci, il Nobel e la presidenza Onu li darei all' Albanese e ai 12 Paesi che hanno dato inizio a quella che spero diventi presto una valanga.
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