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nicomaccentelli

Ognun per sé

di Nico Maccentelli

Spiace dirlo, ma davanti a un genocidio in atto, a un intero continente che va verso la guerra e a una crisi economica e sociale dilagante, nel nostro paese non si è capaci di unirsi in una lotta che è di fatto esistenziale. Soprattutto a sinistra abbiamo una pseudo opposizione che in modo surreale pone questioni completamente avulse dal vero terreno di scontro, ma per il semplice fatto che una gran parte di essa, quella istituzionale ma non solo, è politicamente aggregata all’europeismo bellicista, alla deriva autoritaria del neoliberismo sfrenato.

Abbiamo una sinistra “antagonista”, spesso centrosocialiara che si muove per la Palestina ma si fa equidistante sul fronte ucraino, paragonando la Russia a USA e NATO, senza alcuna analisi che fuori esca dal massimalismo parolaio e dottrinario nelle versioni libertaria o vetero-stalino-trotzkista (dal PMLI ai nipotini del quartointenazionalismo, tanto per fare un esempio). Abbiamo micro-forze politiche che si autorereferenziano a tal punto da battersi per misere egemonie in manifestazioni incapaci di aggegare il malcontento sociale e l’indignazione sempre più massiva (ma non rappresentata) verso la macelleria che va dalla Palestina al centro Europa, che producono due manifestazioni sugli stessi contenuti, dove ognuno gioca nel suo cortile e pretende che gli altri vengano nel suo. Un’imbecillità che ormai non è più rettificabile con una sana autocritica. Per non parlare della pletora di prime donne che avevamo già visto dentro il movimento contro il greenpass e che oggi sono all’opera sulla Palestina e su altri temi come la censura, che organizzano iniziative alla cazzo, senza alcuna cognizione politica.

Tutta questa dispersione, divisioni, autoreferenzialità, soprattutto nell’ambito di un antagonismo reale, non fanno che depotenziare lotte possibili e quindi dare ancora più forza al nemico criminale di Stato nel proseguire nella sua opera di distruzione degli ultimi scampoli di democrazia politica (istituzionale) e sociale con i mezzi pesanti dei media, con la criminalizzazione emergenzialista.

Di microavanguardie e di solisti narcisisti ormai ce ne sono anche troppi, in mezzo al deserto dell’indifferenza e di una coscienza collettiva tarpata dalla rassegnazione e dall’impotenza. A questo punto quello che manca è la volontà di costruire un legame sociale e politico che vada oltre tutte queste dinamiche solipsiste. Manca un’autentica avanguardia che sappia uscire da questi recinti mentali e politici per unificare tutti coloro che hanno compreso questi limiti e intendono superarli. Questo è ciò che dovrebbe fare un partito comunista.

Le iniziative senza una linea politica chiara e coerente creano solo confusione e allontanamento. Gli allontanamenti ci sono sempre, ma almeno che siano su qualcosa di ben definito. Le questioni non sono poi così difficili da individuare. Oggi essere per una società che esca dalla guerra, che abbia ben chiaro che non esiste giustizia sociale senza pace, dialogo e cooperazione tra paesi e tra popoli, significa sposare la causa della fine dell’atlantismo imperialista e suprematista con i suoi carrozzoni, o meglio: gabbie liberticide e antidemocratiche, UE e NATO. Significa quindi stare dalla parte del multipolarismo, che non va confuso con il blocco sovietico d’un tempo, coeso ideologicamente e politicamente. Significa capire che le diversità possono essere una risorsa soprattutto se superano il dogmatismo totalitario di un capitalismo imperialista che sopravvive solo dominando con la forza il restante e maggioritario, oltre quattro quinti, del pianeta.

Dentro questo ambito di ridefinizione di una geopolitica che condanna al declino un dominio per questo sempre più aggressivo, e che afferma nuove potenze e processi di decolonizzazione è possibile creare lotta politica e progettualità verso il socialismo. Questa consapevolezza politica, che tiene comunque conto del fatto che nulla si conclude con la fine dell’impero, ma che si aprono possibilità nella lotta di classe e nei processi democratici nei vari paesi compreso il nostro, dovrebbe segnare la scelta di campo nel passaggio epocale che si sta evidenziando. Ciò accade senza poche fratture e conflitti, ma dentro questi occorre starci con le idee chiare. Ecco perché i santoni di turno e i sempre presenti dottrinari delle sacre scritture sono un danno non solo per autoreferenzialità ma anche per caos politico dominati da idealismo e logica puramente dirittumanitarista.

Quando si fa un’iniziativa occorre chiedersi per prima cosa: quale direzione politica prende? E per seconda: quante soggettività possiamo aggregare, abbiamo fatto abbastanza per unificare tatticamente gli oppositori veri alle politiche criminali e belliciste del comando imperiale? Chi non lo fa, rema solo per se stesso, per ragioni personali o di parrocchia e comunque, questi sono atteggiamenti tipici dell’ideologia borghese. Occorre avere ben chiare le ragioni di chi aderisce o promuove iniziative e perché, capire fino a che punto abbiamo compagni di strada strategici o solo sodali momentanei.

Non ho potuto fare esempi concreti per non creare dissapori e ulteriori divisioni in un mondo che campa di suscettibilità spesso strumentale, ma chi vuol capire ha sicuramente capito a cosa mi riferisco.

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Comments

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RAFFAELE
Wednesday, 06 August 2025 17:19
Devo aggiungere che queste dinamiche gruppettare hanno tutta l'aria di vivere in una una inconsapevole dimensione religioso-testimoniale che nulla ha a che vedere con la lotta di classe o con un ipotetico movimento reale del tutto inesistente. La testimonianza è divenuta una insormontabile gabbia da cui nessuno di questi narcisisti settari si sogna lontanamente di uscire. Niente intellettuali organici, niente inchiesta sociale (costa troppa fatica rispetto alle menate quotidiane del commento sui fatti del giorno), al massimo qualche presidio davanti ad una fabbrica che chiude (nella migliore delle ipotesi). Capi e capetti di 4 soldi con la parlantina facile e con l'analisi pret - a - porter. Qualche eccezione virtuosa c'è ma ancora in fase troppo embrionale (Combat Bergamo o Iskra in Campania). ll guaio è che anche compagni come Emilio Quadrelli se ne vanno troppo presto.
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