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Scienza e lotta di classe

di Alessandro Bartoloni

La questione vaccini è tornata al centro dell’attenzione con la nomina di Paolo Bellavite ed Eugenio Serravalle nel Gruppo tecnico consultivo nazionale sulle vaccinazioni, il cosiddetto NITAG. I due sono accusati di essere NOVAX e malgrado il gruppo sia composto di ventidue membri, la levata di scudi da parte delle associazioni di categoria e dell’asinistra sedicente progressista ha costretto il ministro a fare marcia indietro. Dall’altra parte, in molti hanno espresso solidarietà ai due malcapitati. Nessuno, tuttavia, sembra essersi soffermato su due contraddizioni che fanno assumere alla questione i connotati tipici dello scontro interno alla classe dominante.

La prima è che i due hanno accettato di far parte di un gruppo di lavoro che il ministro Schillaci si è guardato bene dal riformare. Il NITAG prevede, tra le altre cose, di studiare i “comportamenti di rifiuto o di diffidenza verso le vaccinazioni al fine di elaborare strategie mirate al miglioramento della copertura” (art. 1, comma 4, lettera b) del Decreto 29 settembre 2021). Al contrario, il NITAG non può occuparsi dell’efficacia e degli eventi avversi dei vaccini. In altre parole, è come se due vegetariani fossero nominati a far parte di un gruppo impegnato istituzionalmente a capire come aumentare il consumo di carne. Pertanto, il dubbio che queste due nomine siano state una mera marchetta politica è forte e legittimo.

La seconda contraddizione riguarda il rapporto tra la concezione epistemologica di questi due medici e la realtà scientifica. A chi lo accusa di essere anti-scientifico, Serravalle così risponde: “La scienza non è un dogma. La scienza è un metodo che si basa sulla verifica con metodo scientifico di teorie anche contrapposte: alla fine ‘vince’ chi porta i dati e le prove più valide e forti. Di fronte a prove migliori di quelle che posso presentare, ho preso l’impegno a riconoscerlo pubblicamente. Auspico analoga disponibilità da parte degli interlocutori”. In pratica, è come dire che la scienza progredisce attraverso la libera concorrenza e chi perde ha due opzioni: impiegare le proprie risorse materiali e intellettuali per produrre le idee che vanno per la maggiore (cioè adeguarsi) oppure perseverare col rischio di fallire come una qualunque azienda; che nel caso specifico significa vedere le proprie idee ostracizzate se non proprio vietate. Siamo dunque di fronte a una rappresentazione idilliaca del metodo scientifico, tipicamente piccolo-borghese, che presuppone un mercato delle idee dove gli scienziati si presentano tutti come piccoli produttori indipendenti.

Eppure, entrambi i medici in questione sono professionisti affermati che vantano numerose pubblicazioni e sono ben inseriti nel tessuto accademico, produttivo e politico-istituzionale. Pertanto, sanno bene che la scienza medica è dominata da chi lavora nei grandi conglomerati finanziari del settore farmaceutico, biotecnologico e dei dispositivi medici, i cui interessi sono in netto contrasto con quelli dei pazienti e delle classi popolari in quanto piegano i risultati scientifici all’indispensabile profitto. Aziende ‘troppo grandi per fallire’, i cui prodotti, fossero anche patacche dal punto di vista scientifico, non possono essere messi in discussione. E a dirlo sono i mammasantissima del settore, gente del calibro di Peter Doshi (caporedattore del British Medical Journal), Richard Horton (caporedattore del The Lancet), John Ioannidis (già caporedattore dello European Journal of Clinical Investigation) e Richard Smith (già caporedattore e amministratore delegato del BMJ publishing group) solo per citarne alcuni. Per questo la nomina di Bellavite e Serravalle è inaccettabile dai rappresentanti della grande borghesia che dominano il dibattito scientifico contemporaneo.

In altre parole, se è vero che “la borghesia ha spogliato della loro aureola tutte quelle attività che per l’innanzi erano considerate degne di venerazione e di rispetto; ha trasformato il medico, il giurista, il prete, il poeta, lo scienziato, in suoi operai salariati” (K. Marx e F. Engels, Manifesto del Partito Comunista), è più che normale che anche i lavoratori intellettuali finiscano, volenti o nolenti, per attaccare il ciuccio dove vuole il padrone.

Se le cose stanno così, e purtroppo stanno così, allora “non è sufficiente fermarsi alla critica dell’uso capitalistico della scienza”, non basta cioè denunciare la sete di profitto che finisce per travolgere ogni regola, sia essa deontologica, scientifica o normativa. “Occorre spingersi oltre, fino a esaminare se anche nel tessuto stesso della scienza – nei suoi contenuti e nei suoi metodi, nella scelta dei problemi da risolvere e nella definizione delle priorità da rispettare, nella stessa formulazione delle sue ipotesi e nella costruzione dei suoi strumenti – non si possano rintracciare le impronte dei rapporti sociali di produzione capitalistici, nell’ambito dei quali essa viene oggi prodotta”. Così facendo, prosegue Marcello Cini, scienziato e comunista di fama mondiale, “entra in crisi la concezione che considera la scienza e la tecnica strumenti neutrali di progresso della società, indipendentemente dai rapporti sociali, e che postula un processo di sviluppo scientifico che segue una propria dinamica interna, soggetta a proprie leggi, dinamica che può essere tuttalpiù favorita od ostacolata dalla struttura della società e dai suoi ritmi di sviluppo, ma non alterata o determinata nella sostanza” (Giovanni Ciccotti et al., L’ape e l’architetto. Paradigmi scientifici e materialismo storico).

Questo non significa postulare l’indistricabilità di scienza e comando autocratico, col risultato di gettare il bambino insieme all’acqua sporca, bensì esaminare la contraddittorietà non soltanto dell’uso capitalistico dei risultati cui la scienza arriva, ma anche della sua genesi, dei suoi metodi, del suo sviluppo e delle categorie che utilizza. “Il ‘soggettivismo di classe’ delle forme di conoscenza non esclude in alcun modo il significato ‘oggettivo’ della conoscenza: in una certa misura la conoscenza del mondo esterno e delle leggi sociali è posseduta da ogni classe, ma gli specifici metodi di concettualizzazione, nel loro progresso storico, condizionano in vario modo il processo di sviluppo dell’adeguatezza della conoscenza” (Nikolai Bukharin, Teoria e pratica dal punto di vista del materialismo dialettico). Per fare un esempio concreto: la velocità della luce rimane la stessa indipendentemente dal modo di produzione dominante, “ma se si dice che la causa della tubercolosi è un bacillo o lo sfruttamento capitalistico dei lavoratori, se il tasso di mortalità per cancro può essere ridotto al meglio studiando gli oncogeni o prendendo il controllo delle fabbriche – queste questioni possono essere risolte oggettivamente solo nell’ambito di certi presupposti sociopolitici” (Richard Levins – Richard Lewontin, The dialectical biologist).

Nel caso specifico del NITAG non basta riformarlo, occorre individuare un nuovo modo di fare medicina. Soltanto eliminando le cause sociali delle malattie (in primis lo sfruttamento del lavoro salariato) è possibile lavorare efficacemente per prevenire la comparsa di nuovi virus, provare a eradicare quelli esistenti e circoscrivere l’ineliminabile prevenzione e mitigazione effettuate mediante la manipolazione dei corpi individuali (cioè la vaccinazione) a ultimo, residuale, intervento. Più in generale, occorre liberare la ricerca scientifica dal vincolo distorsivo non soltanto del profitto ma anche della concorrenza. Lo studio relativo ai trattamenti medici anti-cancro e lo studio relativo alla ristrutturazione delle fabbriche collettivizzate non possono essere messi in competizione tra loro per trovare il vincitore, neanche a parità di finanziamenti. Non si tratta di essere dogmatici o stabilire che ci sono questioni che non possono essere messe in discussione. Nel mondo che verrà non potranno esistere aziende troppo grandi per fallire né la critica dovrà temere “i possibili risultati, né, tanto meno, di porsi in conflitto con le potenze esistenti” (K. Marx, Annali franco-tedeschi). Più semplicemente, occorrerà pianificare l’utilizzo delle risorse anche in ambito scientifico, indirizzandone lo sviluppo seguendo priorità e metodi che non siano più figli del capitalismo, vale a dire di un sistema basato sullo sfruttamento del lavoro salariato volto all’accumulazione di ricchezza fine a se stessa da parte di un pugno di grandi capitalisti in concorrenza tra di loro.

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lisa de stefani
Saturday, 30 August 2025 07:52
Questo è il testo di una Lettera aperta al Sig. António Guterres, Segretario Generale delle Nazioni Unite inviata da numerose associazioni di base di tutto il mondo, e mai resa pubblica, come non è mai stato reso pubblico il patto fra l'ONU e il WEF, ovvero le più potenti corporation del mondo, compreso BIG PHARMA; le corporation delle armi etc.. per l'attuazoine dell'Agenda 2030, che ha la precedenza sulle decisioni dei singoli stati. Ricorod solo che il WEF ora è guidato da Larry Fink, il capo di BlackRock, la più grande banca ombra non regolamentato del mondo.
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Acquisizione aziendale della governance globale: l'accordo di partenariato tra il World Economic Forum (WEF) e le Nazioni Unite rappresenta una pericolosa minaccia per il sistema delle Nazioni Unite
Lettera aperta al Sig. António Guterres, Segretario Generale delle Nazioni Unite
Noi sottoscritti vi invitiamo a porre fine all'accordo di partenariato strategico tra le Nazioni Unite e il Forum economico mondiale, recentemente firmato.

Siamo molto preoccupati che questo accordo di partenariato WEF-ONU delegittimi le Nazioni Unite e fornisca alle multinazionali un accesso preferenziale e deferente al sistema ONU. Il sistema ONU è già gravemente minacciato dal governo degli Stati Uniti e da coloro che mettono in discussione un mondo multilaterale democratico. Tuttavia, questa aziendalizzazione delle Nazioni Unite rappresenta una minaccia a lungo termine molto più profonda, poiché ridurrà il sostegno pubblico al sistema ONU nel Sud e nel Nord.

Siamo fermamente convinti che questo accordo sia fondamentalmente in contrasto con la Carta delle Nazioni Unite e con le decisioni intergovernative sullo sviluppo sostenibile, l'emergenza climatica e l'eliminazione della povertà e della fame. Questo partenariato pubblico-privato assocerà permanentemente le Nazioni Unite alle multinazionali, alcune delle cui attività essenziali hanno causato o aggravato le crisi sociali e ambientali che il pianeta sta affrontando. Questa è una forma di cattura aziendale. Sappiamo che l'agroindustria distrugge la biodiversità e i sistemi alimentari sostenibili ed equi, le multinazionali del petrolio e del gas mettono a repentaglio il clima mondiale, le grandi aziende farmaceutiche indeboliscono l'accesso ai farmaci essenziali, le multinazionali estrattive lasciano danni duraturi all'ecologia e alle popolazioni dei paesi, e i produttori di armi traggono profitto dalle guerre locali e regionali e dalla repressione dei movimenti sociali. Tutti questi settori sono attori significativi all'interno del World Economic Forum.

Le disposizioni del partenariato strategico prevedono di fatto che i leader aziendali diventino "consulenti sussurrati" per i responsabili dei dipartimenti del sistema delle Nazioni Unite, utilizzando il loro accesso privato per promuovere "soluzioni" basate sul mercato e a scopo di lucro per problemi globali, minando al contempo soluzioni reali basate sull'interesse pubblico e su procedure democratiche trasparenti. L'accordo del WEF con le Nazioni Unite, e tutte le altre forme di appropriazione indebita delle aziende, compromettono seriamente il mandato delle Nazioni Unite, nonché l'indipendenza, l'imparzialità e l'efficacia di questo organismo multilaterale, in particolare in relazione alla protezione e alla promozione dei diritti umani. Ad esempio, nelle attuali discussioni su un trattato per regolamentare le attività commerciali, l'appropriazione indebita delle aziende sull'ONU – o l'indebita ingerenza delle aziende nell'ONU – sta indebolendo e compromettendo la sua capacità, in quanto organo multilaterale di governo, di chiamare le imprese a rispondere delle proprie azioni. Analogamente, le aziende stanno sempre più spesso minacciando finanziariamente i governi e le Nazioni Unite quando i mandati si occupano della responsabilità aziendale; il mandato dell'OHCHR del database delle Nazioni Unite sulle attività commerciali all'interno e con gli insediamenti israeliani ne è un esempio.

L'accettazione di questo accordo di partenariato da parte delle Nazioni Unite spinge il mondo verso le aspirazioni del WEF affinché il multistakeholderismo diventi l'efficace sostituto del multilateralismo. Nella sua iniziativa "The Global Redesign Initiative" del 2010, il WEF sosteneva che il primo passo verso la propria visione di governance globale fosse "ridefinire il sistema internazionale come un sistema di cooperazione globale più ampio e sfaccettato, in cui i quadri giuridici e le istituzioni intergovernative siano integrati come componente centrale, ma non unica e talvolta non la più cruciale". L'obiettivo era indebolire il ruolo degli Stati nel processo decisionale globale ed elevare il ruolo di un nuovo insieme di "stakeholder", trasformando il nostro sistema multilaterale in un sistema multistakeholder, in cui le aziende sono parte dei meccanismi di governo. Ciò riunirebbe le multinazionali, alcuni rappresentanti della società civile, gli Stati e altri attori non statali per prendere decisioni globali, scartando o ignorando le preoccupazioni critiche relative ai conflitti di interesse, alla responsabilità e alla democrazia.

Chiediamo invece il rafforzamento della sovranità popolare, l'approfondimento del multilateralismo democratico e il contrasto all'ulteriore espansione del multistakeholderismo. Le organizzazioni della società civile e i movimenti sociali di interesse pubblico hanno svolto un ruolo cruciale nel sostenere gli accordi sui diritti umani e sull'ambiente e nello sviluppo di posizioni intergovernative su un'ampia gamma di crisi globali negli ultimi 75 anni. Per rafforzare il sostegno pubblico al sistema delle Nazioni Unite per i suoi prossimi 75 anni, riteniamo che il vostro ufficio, così come gli uffici esecutivi delle agenzie specializzate, dovrebbero ospitare consultazioni pubbliche sul futuro ruolo istituzionale e sul meccanismo di coinvolgimento con le comunità e le organizzazioni più colpite, tra cui donne, lavoratori, contadini, pescatori, popolazioni indigene, LGBTQ, difensori dei diritti umani, educatori, giovani e studiosi. Queste comunità, che sono titolari dei diritti umani e si impegnano a preservare il benessere comune delle persone e dell'ambiente, nonché a costruire un sistema di governance internazionale più forte, indipendente e democratico, devono essere trattate in modo diverso dagli "stakeholder" che hanno in gioco solo il profitto.

Le Nazioni Unite dovrebbero adottare meccanismi efficaci in grado di prevenire i casi di conflitto di interessi in modo coerente nell'intero sistema. Qualsiasi politica in tal senso dovrebbe tenere conto dei diversi ruoli degli interessi privati ​​e dei titolari di diritti che si occupano di beni e benefici comuni. Gli interessi privati ​​le cui attività sono in conflitto con gli obiettivi delle Nazioni Unite non dovrebbero essere coinvolti con gli organismi intergovernativi o con il Segretariato, la cui attenzione dovrebbe essere sempre rivolta alla protezione dei beni comuni e alla fornitura di benefici pubblici globali.

Signor Segretario generale, la scelta di costruire un'alleanza tra il Segretariato e le multinazionali per salvare il sistema delle Nazioni Unite da coloro che sono ostili al multilateralismo e che stanno riducendo i finanziamenti pubblici, distruggerà il sistema delle Nazioni Unite, non lo salverà.

Inviata in copia al Presidente dell'Assemblea generale, al Presidente del Consiglio di sicurezza e al Presidente del G77 con la richiesta che la presente lettera venga distribuita a tutti i governi come documento ufficiale.
https://www.cognitoforms.com/MultistakeholderismActionGroup/CorporateCaptureOfGlobalGovernanceTheWorldEconomicForumWEFUNPartnershipAgreementIsADangerousThreatToUN?fbclid=IwY2xjawMJB8xleHRuA2FlbQIxMABicmlkETBpVWNmSm15M1NVaTRiNTV6AR61HQ_txx_DTvtP7zsaK5h98YDWBfoMKEl6ZqJSOsPdiTeDwal5mMWHwxX2cA_aem_IsxLYc2cXv1aN8XOkeNiS
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lisa de stefani
Saturday, 30 August 2025 07:44
A proposito di lotta di classe:
Se c'è una data che tutti dovrebbero notare, è il 13 giugno 2019. In questa data ha avuto luogo un colpo di stato globale.
In questa data, il norvegese Børge Brende, presidente del World Economic Forum, si è seduto con il suo capo Klaus Schwab in un ufficio a New York. Insieme al Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, hanno firmato un accordo su un partenariato strategico tra il World Economic Forum (WEF) e l'ONU.
Cosa significa questa collaborazione per me e te?

In poche parole, l'accordo significa che le multinazionali più ricche del mondo (che sono partner del WEF) sono state liberamente assunte negli organi interni dell'ONU. Da lì, le aziende hanno l'opportunità di esercitare il potere sui governi del mondo, che a loro volta hanno potere su di te e me.

L'attuazione dell'Agenda 2030 è un obiettivo importante per il partenariato. L'agenda è un piano dell'1% più ricco per ottenere il controllo di tutte le risorse della terra

Attraverso l'ONU, le multinazionali, di proprietà dell'1% più ricco del mondo, possono governare su 194 paesi membri, per così dire, tutti i governi del mondo.

È così che il collegamento passa direttamente dai partner del World Economic Forum, come Pfizer, al tuo corpo, con l'ONU, e le autorità governative/sanitarie norvegesi, come intermediari amministrativi.

La banda di Davos non si incontra solo una volta all'anno su jet privati. La loro organizzazione di interesse WEF lavora tutto l'anno dalla sua sede a Ginevra, con 500 dipendenti, e dove il norvegese Børge Brende è il "principe ereditario" di Klaus Schwab. Da qui viene guidata l'influenza attiva delle decisioni prese da politici e imprese in tutto il mondo.

Quando Erna o Jonas (Erna Solberg e Jonas Gahr Støre sono politici norvegesi), tengono una conferenza stampa, ad esempio su una pandemia, molte persone pensano che siano loro a decidere. In realtà, Erna e Jonas si sono quasi ridotti a direttori di reparto in una "catena di negozi", sulla falsariga di Kiwi o Mc Donalds. Stesso concetto in tutti i paesi. Sempre più decisioni vengono prese a Ginevra ea Bruxelles.

Si noti inoltre che la partnership tra le Nazioni Unite e il World Economic Forum è stata firmata sei mesi prima che il mondo fosse travolto da una pandemia globale. E' un caso?

È stata anche una coincidenza che il capo ideologo Klaus Schwab avesse pronto il libro "Covid 19, The Great Reset" nel giugno 2020, tre mesi dopo la dichiarazione della pandemia?

Uno dei messaggi principali di Schwab nel libro è che la pandemia contribuirà a una governance più globale e che le società internazionali dovrebbero assumere un ruolo guida in questo.

L'OMS è conosciuto come il "Ministero della Salute" nel "Governo delle Nazioni Unite". Da marzo 2020, quando il direttore dell'OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus dichiara una pandemia, afferma anche che sarà gestita dall'OMS. L'OMS può quindi gestire oltre 194 autorità sanitarie e governi di paesi.

Quando sai anche che Pfizer, Moderna, AstraZeneca, Google e Facebook (Meta) sono tra i membri più potenti del World Economic Forum e vedi che dal 13 giugno 2019 questi hanno una porta aperta all'OMS/ONU, allora capisci chi può impostare l'ordine del giorno?

Non da ultimo quando sai che l'ONU è in costante deficit di capitale fresco. Tanto più facile per i ricchi sponsor che vengono con il sacco di soldi a dettare ai burocrati.

Il governo mondiale, o il Nuovo Ordine Mondiale, non è qualcosa di diffuso e cospiratorio che appartiene al futuro. Cosa si avvicina a un governo mondiale più del matrimonio tra i miliardari del World Economic Forum di Klaus Schwab e l'organizzazione internazionale ONU?

L'ONU è, ovviamente, lo strumento organizzativo perfetto per i miliardari con cui governare paesi e persone.

Quindi cosa possiamo fare per questo colpo di stato?

1. Concentrarsi sull'evidenziazione del colpo di stato del WEF sui social media, dal momento che i MSM non ne scrivono mai.

2. Lavorare perché il WEF esca dall'ONU, così come perché la Norvegia (e gli altri paesi) escano dagli accordi sovranazionali, che distruggono la democrazia e danno più potere solo all'1% più ricco.

3. Creare quante più strutture locali possibili per ottenere i beni necessari, ad esempio acquistare cibo direttamente dai produttori. Ed evitate di riempire il più possibile le tasche dei globalisti, tramite le loro multinazionali, come Amazon ecc.
Qui potete vedere una panoramica alfabetica di chi sono i partner nel WEF:
https://www.weforum.org/partners/
https://steigan.no/2022/07/milliardaerene-har-tatt-kontroll-over-fns-matvarepolitikk/
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lisa de stefani
Saturday, 30 August 2025 07:41
A proposito di lotta di classe
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