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intelligence for the people

La sconfitta dell’Occidente – l’irrinunciabile analisi di Emmanuel Todd

di Roberto Iannuzzi

Todd ha il grande merito di aver aperto un dibattito troppo a lungo rifiutato dall’ipocrisia delle élite occidentali, tracciando un quadro realistico delle ragioni del declino dell’Occidente

141728668 3e652bf2 6490 4181 b830 e009e9e06f0c.jpgA più di due anni dall’inizio del conflitto ucraino, sebbene la guerra continui a infuriare soprattutto nella parte orientale del paese, se ne sente parlare molto meno.

Una ragione c’è: le cose non stanno andando come la gran parte degli strateghi, dei commentatori, dei grandi mezzi di informazione occidentali aveva previsto.

Kiev è sulla difensiva, la speranza ucraina di riconquistare i territori perduti si è rivelata un’illusione, le forze russe stanno avanzando sull’intero fronte del Donbass. L’invasione estiva dell’oblast russo di Kursk da parte ucraina si è risolta in un estemporaneo episodio di avventurismo militare.

Ma soprattutto, l’entusiasmo occidentale per il sostegno all’Ucraina si sta affievolendo, con una Germania sempre più alle prese con la sua crisi economica interna, e gli Stati Uniti assorbiti da un’incerta campagna presidenziale.

 

Le ragioni del fallimento occidentale in Ucraina

Sebbene il conflitto sia tutt’altro che concluso, e presenti tuttora rischi di escalation a seconda delle scelte che compiranno i leader occidentali, esso ci parla di un fallimento.

Ad aver fallito sono le strategie militari della NATO, le sanzioni che avrebbero dovuto mettere in ginocchio un’economia russa che è invece più che mai vitale, l’industria militare americana ed europea che si sono rivelate incapaci di stare al passo con la produzione bellica russa.

Ma, ancora una volta, USA ed Europa stanno compiendo un processo di rimozione, di autoinganno. Non si analizzano le ragioni dell’ennesimo disastro occidentale, le tragiche conseguenze di aver sacrificato un intero paese sull’altare dell’ostilità occidentale contro Mosca, ci si illude di poter magari giungere a un “pareggio” con Putin.

C’è però un’eccezione a questo panorama desolante, un volume uscito da pochi giorni in edizione italiana per Fazi Editore: La sconfitta dell’Occidente, di Emmanuel Todd, storico, sociologo e demografo francese.

Oltre che un best-seller, il libro ha rappresentato un caso editoriale in Francia, e il suo autore, il quale si definisce un dissidente dell’intellighenzia francese, è stato prevedibilmente accusato di simpatie putiniane.

Eppure tale opera solleva interrogativi fondamentali sulla crisi in cui si dibatte l’Occidente, interrogativi che pochi hanno avuto il coraggio di affrontare, e che sono invece necessari per comprendere le ragioni del fallimento occidentale contro la Russia.

Il libro viene scritto nell’estate 2023, con l’intento di fornire una previsione: la sconfitta dell’Ucraina. Oggi questa previsione è una certezza, sostiene Todd nella prefazione scritta per l’edizione italiana.

Temi centrali del volume sono il collasso dell’Occidente – e soprattutto degli USA, il paese che lo ha guidato per circa un secolo – e la ritrovata centralità della Russia.

In maniera stupefacente, per chi non conosce la genesi della guerra ucraina, o per chi l’ha seguita solo attraverso i media occidentali, Todd descrive il conflitto come una “aggressione promossa dall’Occidente” (riferendosi, com’è ovvio, alla continua espansione a est della NATO, e soprattutto alla sua progressiva infiltrazione dell’Ucraina dopo il 2014).

Egli pone quindi tre interrogativi fondamentali: perché l’Occidente non accetta la sconfitta? Per quale motivo sembra disposto a correre il rischio di uno scontro diretto con la Russia?

Perché la pace viene descritta dai leader occidentali “come se rappresentasse una minaccia ancora più grave di uno scontro termonucleare”?

Le sorprese del conflitto ucraino

L’autore traccia anche un possibile scenario di fine conflitto (un conflitto congelato?), con l’ampliamento obbligato degli obiettivi militari russi a seguito dell’intransigenza occidentale, e le relative incognite che potrebbero riguardare un simile quadro (in particolare il destino di Leopoli, e le Repubbliche Baltiche).

Il conflitto ucraino, inizialmente provocato dagli USA, e quello a Gaza e in Medio Oriente, dimostrano, secondo Todd, la crescente impotenza di Washington, trascinata da alleati radicalizzati (Ucraina e Israele) che avrebbe in realtà dovuto controllare – una tesi che si applica maggiormente al caso israeliano che non a quello ucraino, dove le sorti del presidente Volodymyr Zelensky restano tuttora incerte.

Una pace alle condizioni russe significherebbe la sconfitta americana e la fine dell’egemonia USA, scrive lo storico francese. Per Washington la guerra deve dunque continuare, al fine di mantenere il controllo sui propri vassalli in Europa e nel Pacifico.

Egli descrive l’Unione Europea come totalmente assoggettata, e la NATO come strumento di asservimento del vecchio continente agli USA.

L’Europa va tuttavia incontro a una crisi crescente che deriva dal suo distacco dalla Russia, ed in particolare dalla sua rinuncia alle fonti energetiche russe a basso costo.

In tre paesi chiave dell’UE (Italia, Germania e Francia), ci troviamo in una crescente dinamica di popoli contrapposti ai governi: le oligarchie europee hanno perciò poco tempo per trascinare le loro popolazioni in una guerra a oltranza con la Russia.

Todd enumera le sorprese prodotte dal conflitto ucraino. Fra esse spiccano la resilienza economica russa, l’evanescenza europea, il bellicismo antirusso dei paesi scandinavi, l’insufficienza militare dell’industria bellica USA, la solitudine ideologica dell’Occidente (abbandonato dal Sud globale) e, in conseguenza di tutto ciò, l’imminente sconfitta occidentale.

Ma la sorpresa maggiore, che include le altre fin qui enumerate, non è la ritrovata assertività della Russia (un paese che, con una popolazione in calo e un territorio addirittura troppo esteso per essa, non minaccia nessuno), ma il fatto che a mettere a rischio l’equilibrio del pianeta è la crisi occidentale, e “più precisamente, la crisi terminale degli Stati Uniti”.

 

Crisi dello Stato-nazione occidentale e stabilità russa

Todd attribuisce il declino dell’Occidente alla progressiva scomparsa dello Stato nazionale. USA ed Europa soffrono di differenti forme di disgregazione dello Stato-nazione, accompagnate dalla morte del cristianesimo, in particolare nella sua forma protestante, che aveva sostenuto il capitalismo occidentale.

Alla morte del cristianesimo fa da contraltare l’emergere di un nichilismo inteso da Todd come pulsione a distruggere, a livello fisico, ed a negare la nozione stessa di verità e di qualsiasi descrizione ragionevole del mondo, a livello concettuale.

Vengono così messe a confronto due Weltanschauung, secondo lo storico francese. Da un lato, il realismo strategico degli Stati-nazione come la Russia. Dall’altro, la mentalità post-imperiale occidentale, emanazione di un impero in disfacimento che tuttavia ambisce a rappresentare la totalità del mondo, non ammettendo più l’esistenza dell’altro (si pensi al totalitarismo del moderno sistema neoliberista globalizzato, che non ammette altro da sé).

Todd esamina, in particolare a livello demografico, le ragioni della stabilità russa (calo del tasso di decessi legati all’alcolismo, del tasso di omicidi e di suicidi, del tasso di mortalità infantile che scende addirittura al di sotto di quello americano) e dell’incredibile abbaglio occidentale, ovvero dell’incapacità dell’Occidente di riconoscere tale stabilità. Questo abbaglio è dovuto, secondo l’autore, alla progressiva scomparsa, a partire dagli anni ’60 del secolo scorso, dell’abilità occidentale di concepire la diversità del mondo.

Scrive Todd:

“Era evidente che la Russia postcomunista: avrebbe mantenuto alcuni tratti comunitari nonostante l’adozione di un’economia di mercato; che una di queste caratteristiche sarebbe stata l’esistenza di uno Stato più forte che altrove; che un’altra sarebbe stato un modo diverso, rispetto a quello occidentale, di rapportarsi con le varie classi sociali da parte di questo Stato; e che un’altra ancora sarebbe stata l’accettazione, in misura differente, da parte di tutte le classi sociali – più forte in quelle popolari, più mitigata in quella media – di una certa forma di autoritarismo e di aspirazione a un’omogeneità sociale”.

Perciò, aggiunge l’autore:

“Il ‘sistema Putin’ risulta stabile in quanto è frutto della storia russa e non dell’opera di un singolo individuo. Il sogno di una rivolta antiputiniana, che ossessiona Washington, altro non è che un vagheggiamento, il quale nasce dal rifiuto occidentale di constatare come sotto il suo regno le condizioni di vita siano migliorate e di riconoscere la specificità della cultura politica russa”.

 

Ascesa e morte del protestantesimo

Dopo aver analizzato le ragioni della stabilità russa, come anche quelle della strana “resilienza” ucraina – uno Stato apparentemente fallito – nel conflitto (cfr. cap. 2), Todd passa al cuore del problema, che è anche il cardine centrale del libro.

La radice dell’attuale crisi mondiale, egli scrive, va ricercata nella decadenza dell’Occidente. Alla luce della centralità mondiale dell’Occidente fra il 1700 e il 2000, la sua crisi equivale alla crisi del mondo.

E qui Todd si dichiara discepolo di Max Weber, allorché afferma che all’origine dello sviluppo occidentale non troviamo “il mercato, l’industria e la tecnologia”, bensì una religione: il protestantesimo. Nella sua opera L’etica protestante e lo spirito del capitalismo, Weber poneva la religione di Lutero e di Calvino all’origine della cosiddetta “superiorità occidentale”.

Ma, se il protestantesimo è stato davvero alla base del decollo dell’Occidente, scrive lo storico francese, è la sua morte oggi a causarne la dissoluzione.

Per affrontare questo discorso, Todd identifica due Occidenti, uno ristretto, emerso dalla rivoluzione liberale, e composto da Inghilterra, Stati Uniti e Francia.

Esso si fonda su tre eventi fondamentali: la “Gloriosa rivoluzione” inglese del 1688, la Dichiarazione d’indipendenza americana del 1776, e la Rivoluzione francese del 1789.

La seconda definizione, più ampia, di Occidente è quella che coincide essenzialmente con il sistema di potere statunitense. In questo Occidente, così definito, il decollo dello sviluppo economico rispetto al resto del mondo è stato determinato da due rivoluzioni culturali: il Rinascimento italiano e la Riforma protestante tedesca.

La Germania ha dunque giocato essa stessa un ruolo centrale nello sviluppo occidentale, in quanto la religione protestante “ha accidentalmente forgiato una forza lavoro altamente efficiente”.

Il nucleo protestante dell’Occidente è dunque emerso “a cavallo tra le sue componenti liberali e autoritarie”, essendo uno dei suoi poli il mondo anglosassone, e l’altro la Germania. La Francia cattolica, scrive Todd, “per contiguità” è riuscita a mantenersi “nella sfera più sviluppata dell’Occidente, che è essenzialmente protestante”.

Altro elemento chiave del protestantesimo, a livello sociale, è il seguente: esso ha ereditato dalla dottrina della predestinazione l’idea “secondo cui alcuni sono eletti e altri dannati, per cui gli uomini non sono tutti uguali”.

Perciò non sorprende, scrive l’autore, che le due forme più potenti e durevoli di razzismo siano emerse nei paesi protestanti: il nazismo e la discriminazione americana nei confronti dei neri.

A ciò, bisogna dire, si potrebbe aggiungere il radicato razzismo che tutte le potenze coloniali europee, pressoché indistintamente, hanno manifestato nei confronti delle popolazioni colonizzate.

Non vanno poi dimenticate, aggiunge Todd, l’eugenetica e le sterilizzazioni forzate, nella Germania nazista, ma anche in Svezia e negli Stati Uniti, che furono conseguenza di una prospettiva protestante la quale non riconosceva tutti i diritti fondamentali a ogni individuo.

Il protestantesimo fu però anche un potente motore di sviluppo degli Stati nazionali, instillando tramite la lettura della Bibbia la convinzione dei popoli protestanti di essere “eletti da Dio”.

 

Declino della democrazia occidentale

L’aspetto paradossale dell’attuale fase di declino dell’Occidente, è che esso pretende di rappresentare la democrazia liberale in contrapposizione alle “autocrazie”, come quella russa, proprio mentre il suo nucleo anglo-americano-francese, quello che ha inventato tale forma di democrazia, è in una crisi profonda.

La rappresentazione “democratica” che l’Occidente dà di sé in questa fase di contrapposizione mondiale, fra l’altro, è in completa contraddizione con il dibattito interno sulla crisi della democrazia che, sebbene in sordina, nei paesi occidentali è in atto almeno dalla fine del secolo scorso.

Al di là delle negazioni ufficiali e di facciata, dunque, “l’idea di una democrazia occidentale in crisi terminale non è affatto eccentrica o marginale; è ormai un luogo comune e condiviso, seppure con sfumature diverse, da molti intellettuali e politici”.

Tale crisi è stata accompagnata e favorita da un aumento generalizzato delle disuguaglianze “che ha frantumato le classi tradizionali, ma ha anche peggiorato le condizioni materiali e l’accesso all’occupazione degli operai e delle stesse classi medie”.

Il malessere occidentale, dunque, precede di gran lunga la guerra in Ucraina, contrapponendo due categorie ideologiche: l’elitismo e il populismo. “Se il popolo e l’élite non riescono più ad accordarsi per lavorare insieme”, scrive Todd, “il concetto di democrazia rappresentativa perde ogni suo significato: si finisce con l’avere una élite che non vuole più rappresentare il popolo e un popolo che non è più rappresentato”.

Questa constatazione altera il significato della guerra in corso in Ucraina:

“Annunciata dal pensiero dominante come la lotta delle democrazie liberali dell’Occidente contro l’autocrazia russa, questa diventa piuttosto un confronto tra le oligarchie liberali occidentali e la democrazia autoritaria russa”.

Il malfunzionamento delle oligarchie liberali ha l’effetto di selezionare élite incompetenti sul piano politico e diplomatico, provocando inevitabilmente gravi errori nella gestione della competizione con avversari come Russia e Cina.

Ma, ovviamente, anche sul piano interno si assiste a crescenti disfunzionalità, sebbene istituzioni e leggi della democrazia liberale apparentemente non siano mutate, sostiene Todd:

“Formalmente, sono ancora delle democrazie liberali, dotate del suffragio universale, di Parlamenti e talvolta di presidenti eletti, nonché di una stampa libera. A sparire sono stati invece i costumi democratici. Le classi più istruite si ritengono intrinsecamente superiori e le élite, come abbiamo detto, si rifiutano di rappresentare il popolo, al quale non resta che adottare dei comportamenti bollati come populismo. Ovviamente, sarebbe un errore credere che un sistema del genere possa funzionare in maniera armonica”.

Ne segue semplicemente, conclude Todd, che “essendo le elezioni una procedura ancora in vigore, il popolo deve essere tenuto fuori dalla gestione economica e dalla distribuzione della ricchezza; in sostanza, deve essere ingannato”.

 

Nichilismo e atomizzazione sociale

Assieme a questa crisi, “si assiste a un fenomeno di atomizzazione sociale, di polverizzazione delle identità, che interessa tutti i livelli della società”. Un fenomeno in gran parte conseguenza della progressiva scristianizzazione e secolarizzazione delle società occidentali.

La prima fase della secolarizzazione non può essere considerata come una condizione realmente post-religiosa, scrive l’autore:

“E’ allora che compaiono le credenze sostitutive, in genere delle ideologie politiche forti che organizzano e strutturano gli individui nello stesso modo in cui lo faceva la religione. Per quanto sconvolte dalla scomparsa di Dio, le società rimangono comunque coerenti e capaci di agire”.

Nella fase finale della secolarizzazione,

“i costumi e i valori ereditati dalla religione iniziano a infiacchirsi o a disintegrarsi, per poi infine sparire; ed è allora, e solo allora, che appare ciò che stiamo vivendo: un vuoto religioso assoluto, in cui gli individui sono privi di qualsiasi credenza collettiva sostitutiva. Uno stato zero della religione”.

Questa condizione post-religiosa e post-ideologica coincide con la dissoluzione dello Stato-nazione e il trionfo della globalizzazione, “in società atomizzate dove non è più neanche concepibile che lo Stato possa agire efficacemente”.

Lo “stato zero della religione” è dunque per Todd quello nel quale sono stati spazzati via il sentimento nazionale, l’etica del lavoro, il concetto di una morale sociale vincolante, e la capacità di sacrificarsi per la comunità.

Ci siamo dunque liberati dalle credenze metafisiche, fondanti e derivate, comuniste, socialiste o nazionali, per sperimentare semplicemente un vuoto che ci sfinisce, ci ridimensiona e ci rende deboli.

 

Agonia di un impero

Todd articola la crisi complessiva dell’Occidente nelle sue varie declinazioni: quella europea, tedesca e francese in particolare, progressivamente asservita ai meccanismi di una globalizzazione finanziaria guidata dagli USA i quali, paradossalmente, pur in declino, hanno accresciuto la loro influenza sul vecchio continente.

Un quadro, questo, in armonia con l’emergere di un rapporto generale di “sfruttamento sistemico della periferia da parte del centro americano”.

Gli Stati Uniti, a loro volta, non escono illesi da questa crisi. Al contrario, ne costituiscono il centro:

“La loro dipendenza economica dal resto del mondo è diventata immensa; e la loro società si sta disgregando. I due fenomeni interagiscono. Perdere il controllo delle proprie risorse esterne provocherebbe un calo del tenore di vita, già poco brillante, della popolazione. Ma è tipico di un impero il fatto di non poter più separare ciò che, nella sua evoluzione, è interno da ciò che è esterno. Per comprendere la politica estera americana bisogna di conseguenza partire dalle dinamiche interne della società, o piuttosto dalla sua regressione”.

La globalizzazione promossa dagli Stati Uniti da un lato ne ha minato la loro stessa egemonia industriale, dall’altro, pur permettendo l’industrializzazione del resto del mondo, è fondata su un sistema di sfruttamento costituito dal lavoro sottopagato del Sud del mondo.

Esiste dunque un ponte che lega il colonialismo precedente al 1914 e la recente globalizzazione. Ciò contribuisce a spiegare perché, quando l’Occidente ha intimato al mondo di partecipare al sistema di sanzioni contro la Russia, la maggior parte di questi paesi non ha accettato di applicare tali misure coercitive.

“Poiché si doveva scegliere da che parte stare, possiamo affermare che il Resto del mondo ha sostenuto la Russia nei suoi sforzi per smantellare la NATO, acquistando il suo petrolio e il suo gas e fornendole le attrezzature e i pezzi di ricambio necessari per portare avanti la guerra e per funzionare come società civile senza troppi patimenti”.

Così Todd legge la crisi dell’Occidente e la pone alla radice della sua sconfitta contro la Russia in Ucraina. Egli fornisce una panoramica storica di grande respiro, arricchita da dati demografici e sociologici, enumerando le ragioni che hanno portato al declino occidentale.

Si può non concordare con alcune delle conclusioni a cui giunge l’autore, visto che quella della crisi occidentale è una tematica estremamente complessa, la quale probabilmente necessita dell’apporto di ben più di un singolo studioso per essere indagata e compresa in tutte le sue sfaccettature e implicazioni.

Ma Todd ha il grande merito di aver aperto questo dibattito troppo a lungo negato, e rifiutato dall’ipocrisia delle élite occidentali, tracciando complessivamente un quadro realistico delle ragioni del declino dell’Occidente.

Un declino dovuto essenzialmente a fattori endogeni, e non a fantomatiche minacce esterne rappresentate da paesi come la Russia.

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Comments

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Alfred
Saturday, 26 October 2024 00:04
scusate, vusto che rompo abbastanza e, premetto, non rinnego niente, devo pero' ricinoscere che in questa intervista Todd sembra quasi normale. Accenna appena e una sola volta al protestantesimo, il resto sono cose reali, opinabili, ma reali e spesso ben argomentate
https://m.youtube.com/watch?v=qwd8KuOr-6w&pp=ygULT3R0b2xpbmEgdHY%3D
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Franco Trondoli
Friday, 25 October 2024 17:50
Credo che, sia gli Articolisti pubblicati da "Sinistra in rete" , sia i lettori e i commentatori nella stessa ; dovrebbero stare attenti a non sovrapporre la loro
"ideologia" a più pregnanti e realistiche ragioni di ordine Geopolitico ed Economico. Usa ed Europa Occidentale (compresa in parte la zona Euro), non sono la stessa cosa. Quindi quando si dice "Occidente" si devono scindere Usa ed Europa
(soprattutto Occidentale ).
La posta in gioco, con la guerra in Ucraina e le tragiche vicende in Medio Oriente, è il destino in primis dell'Europa Occidentale e dell'Area Mediorientale.
È l'Europa sotto tiro. il fatto che la Russia militarmente vinca in Ucraina, non è di per se garanzia che ciò convenga agli Europei..anzi..!!
Gli Usa , tramite la Nato, fanno combattere di fatto gli Europei contro i Russi appunto in Europa, quindi lo scontro Usa vs Russia avviene in "campo neutro". Gli Usa hanno tutto da 'guadagnare" da questa guerra; i Russi forse meno, ma tuttavia ,per ora, più degli Europei. Certo i Russi hanno messo sul terreno i loro uomini e gli europei no, ma giocano un ruolo da "vincenti" che probabilmente servirà a contrattare con gli Usa tutta una serie di cose che, a mio parere, sarà dannoso per gli Europei.
In sostanza Usa e Russia potrebbero avere degli interessi relativi comuni a danno degli Europei. Non credo che questo sia gradito dai Cinesi. Come i Cinesi non gradiscono, a mio parere, l'invio di truppe Nord Coreane a sostegno dei Russi. Oltretutto proprio in un momento in cui Cinesi e Sud Coreani cercano di dialogare sui problemi Asiatici. Poi che la Russia sia un area competitiva a livello Economico globale mi pare francamente esagerato.
Il Pil Italiano è più grande di quello Russo..!!.
Sul Piano Militare indubbiamente è un'altra questione.
Senza dubbio le élites Europee Occidentali non fanno gli interessi globali delle loro popolazioni.
Evidentemente subiscono la pochezza della loro Potenza Militare. Oltre alla loro profonda Sottomissione Culturale di fondo.
Non vedo naturalmente nessuna via di uscita per il Destino delle Popolazioni "europee" , esse saranno Storicamente sottomesse da più Forti Potenze Mondiali. La Storia gira.
Auguri
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AlsOb
Saturday, 26 October 2024 20:28
Caro F. Trondoli le tue considerazioni suonano qui ironicamente ideologistiche e pregiudiziali, senza riuscire, quindi, in questo caso, a chiarire il tuo pensiero, per disperdersi in presunzioni.
La Russia in modo militare e la Cina economicamente, per una contingenza storica, si trovano forzatamente e naturalmente alleate per tentare di bloccare l'impero, l'imperialismo predatorio e il neoliberalismo nazifascista, così da sfuggire alla condizione dei dominanti locali ridotti allo status di borghesia compradora colonizzata e vassalla: regime mondiale che l'impero è andato vicino alla realizzazione e in cui ancora crede fortemente, tanto da immaginare guerre tattiche nucleari in Europa e Asia, lontano da casa e possibilmente vittoriose.
La Germania ha riproposto un progetto nazifascista in salsa neoliberale, ma, questa volta, curiosamente o farsescamente e tragicamente subalterno al progetto imperiale, che probabilmente con le sue ong e think tanks ha creato e coltivato le proprie marionette figlie e nipoti dei nazi originali: di conseguenza l’”Europa” si è convertita al ruolo di poodles.
Infatti la Nato è un esercito di occupazione e gli europei, le sue nazifasciste oligarchie, Bordiga a suo modo ebbe delle intuizioni apparentemente corrette, si sono rassegnate alla subalternità imperiale.
Quanto al riferimento al concetto di pil occorre essere precisi e saper discriminare quando si operano dei convenzionali confronti: il pil in dollari esprime un suo significato nominalistico e uniformizzato immediato, ma può essere affiancato dal pil a parità di potere d’acquisto, per aggiungere informazioni interpretative reali.
Una nota che segnala quanto le oligarchie oggi siano spudorate e stolte nel loro pugnace nazifascismo emerge dalla leggerezza con cui propagandano lo slogan dei Russi pronti a arrivare in Portogallo: assumono e danno per scontato che le classi inferiori siano solo idioti.
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Franco Trondoli
Sunday, 27 October 2024 02:17
Grazie Gentile AlsOb della nota.
Non discuto certo la Tua Grande Cultura. Accetto sempre volentieri le Tue osservazioni, per me sono segno di Simpatia. Ricambiata.
Molto semplicemente, non vedo così " nemici" Usa e Russia; così come
"amici" Russia e Cina.
Cordiali Saluti
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Alfred
Friday, 25 October 2024 19:47
Il pil
Il pil comprende tutto e niente
Comprende le bare, le spese mortuarie i derivati finanziari e i derivati dei derivati finanziari.
Quale e' il pil essenziale, quello che rende le persone (alle nazioni) di un determinato luogo in grado di far fronte alla vita e alle difficolta' della vita, guerre comprese?
Avere in tasca derivati sul nulla che al primo 2008 non sono utili neanche per il bagno perche' virtuali?
Oppure materie prima un apparato industriale un bel po ' di gente studiata, ingegneri e non solo, raccolti di grano e petrolio a go go?
Non lo so, veda lei o chi guarda i pil solo come somma e non si preoccupa dei dettagli di quella somma.
Giusto andando a vedere quelle cose (i dettagli), da ignorante qual sono, e' da prima che iniziasse il conflitto che vado blaterando che l'ucraina (e noi con lei) ne sarebbe venuta fuori a pezzi.
Sinora non ho avuto motivi per ricredermi.
E' vero che lEuropa e' nel mirino e che gli Usa stanno usando gli ucraini in prima linea e gli europei in seconda per combattere una guerra Nato, cioe' loro.
Ma non direi che questa guerra persa non avra' effetti anche sugli Usa. Non e' che quelli da far combattere e spennare si rinnovano al ritmo che serve per tenere in piedi il disastro Usa. Finiti questi , nada, non troveranno trupoe di nazioni che vogliono emulare l'ucraina o si tappettizzano come gli europei.
Non come volontari, almeno... ok, a parte i polacchi e i baltici che a contarli viene un senso di pieta'.
Questo vuole dire che se gli Usa ritengono di avere vinto in Vietnam, Afganistan, Iraq e vari possono anche decidere che sono in grado di affrontare la Cina, il medioriente, il sudamerica (cortile di casa poco obbediente) da soli, please.
Auguri.
Si, le atomiche, con le atomiche finira' prima e male, per tutti e soprattutto per loro.
Questo, secondo me, e' un periodo di estrema incertezza sulle prossime mosse delle potenze e forze nel mondo. Purtroppo vedremo e vivremo sulla pelle cose poco piacevoli.
Preferirei di no, ma nessuno mi da retta
Saluti
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Franco Trondoli
Friday, 25 October 2024 21:51
Quando il Pil della zona euro è addirittura quasi 10 volte maggiore di quello Russo qualcosa vorrà pur dire..non le pare.
Lo so anch'io che il Pil conta relativamente ed è un dato costruito con i criteri del Capitale.
La Russia è un territorio immenso con poca popolazione..!!
Ci sono poche di quelle che noi chiamiamo medie e piccole imprese.
Prima della guerra contro l'Ucraina (Nato), Tedeschi, Francesi e Italiani cercavano di fare di tutto per tessere relazioni economiche a quel livello per tentare di esportare il nostro modello Lombardo/Veneto, e non solo, là. Per i Medi/Piccoli Capitalisti Italiani, la Russia era considerata "terra di conquista". Per quali ragioni ,se no , tanti italiani di ogni parte politica è di fatto filo Russa ?.
Capiamo cosa significa..il tutto !?.
Ci saranno senz'altro sviluppi inattesi. È ancora presto per intravederli. Molta nebbia sì deve diradare.
Chi vivrà vedrà...
Saluti
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Alfred
Sunday, 27 October 2024 17:11
Quindi quando si dice "Occidente" si devono scindere Usa ed Europa

Poi che la Russia sia un area competitiva a livello Economico globale mi pare francamente esagerato.

Queste due affermazioni erano in alto
Tenere separate Usa e Europa?
Le sembrano due cose diverse?
Certo, come l'india rispetto all'Inghilterra prima dell'indipendenza. Indubbiamente due cose diverse, ma con un solo padrone. Solo che allora i rapporti erano belli chiari, adesso li vediamo in atto, ma siamo ufficialmente autonomi.
Recenti prove? Ha provato a chiedersi perche' all'Asml (una delle poche eccellenze mondiali europee) olandese e' stato imposto di non vendere macchine (non brevetti) alla Cina? Avevano preventivato 40 miliardi di fatturato, con questa imposizione Usa hanno rivisto a 30.
E l'Europa? L'europa ha difeso autonomia e industrie? Da classe dirigente a classe dirigente?
Se lo chieda e si chieda come continuano la Germania e l'Europa a ignorare la distruzione dei gasdotti che sono un chiaro attentato alla sua economia e alla sua autonomia. Sto parlando di violazione di interessi economici che toccano classi apicali in Europa, non bazzecole delle plebi.

La Russia non e' competitiva?
Non trovo l'articolo, ma quando sono state proposte le sanzioni una economista intervistata dal sole 24 si augurava che i paesi che non intendevano boicottare (cina e india in primis) continuassero a comprare dalla Russia, anche sottobanco, perche' altrimenti i prezzi dal petrolio ai grani al titanio, al palladio e molti altre materie prime sarebbero schizzati verso costi inimmagginabili.
Tengo a precisare che rispetto ai produttori di materie prime questo mondo avanzato ha la puzza sotto il naso. Li considera sfigati minatori con pala e candele. Coltivare suoli con successo ed estrarre materie prime sofisticate e spesso pericolose, lavorarle richiede brevetti, industrie specializzazioni. La Russia queste industrie e questa gente le produce in casa a un livello alto, vada a leggere le statistiche Ocse sul livello di istruzione (di laureati) e sulla qualita' dell'istruzione. Adesso lo dice pure Todd che con la meta' della popolazione Usa la Russia ha un numero doppio di popolazione laureata in ingegneria. Chissa' cosa fanno tutti questi signori russi, userannno le vanghe per l'uranio, forse.
Provi a chiedersi se oggi il secondo esportatore di granaglie e il primo di fertilizzanti non riuscisse a esportare, triangolando, che cosa metterebbe in tavola.
Noi guardiamo le luci sfavillanti delle borse e le fortune finanziarie , ma siamo sempre scimmie nude che hanno bisogno di nutrirsi, far crescere alimenti e riscaldarsi o raffreddarsi. Vedra' quanto cambiera' il mondo quando anche molte materie prime o azioni non saranno contrattate nelle borse Usa e in quelle europee.
Sto sempre parlando non di mondo proletario, ma di potentati.
Non sono cose per cui bisogna aspettare molto, con le continue sanzioni Usa un terzo del mondo e' tagliato fuori dal presunto normale uso dollaro-swift, un altro terzo teme, probabilmente, di essere tagliato fuori al primo passo falso. Questi paesi che consideriamo non competitivi e marginali (come decenni fa consideravamo la Cina) non hanno l'anello al naso, osservano, sperimentano, piano piano si emancipano. Noi non li vediamo sia perche' si muovono con discrezione, sia perche' non li vogliamo vedere.
Il tempo ci informera' su chi e' competitivo e chi no
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Alfred
Friday, 25 October 2024 13:00
Mi ribadisco anche qui,
vorrei riprendere parecchi punti, ma non ho tempo, non ora.
Todd ha indubbiamente il merito di avere messo insieme e mostrato al mondo (anche al mondo di intellettuali iperurani di cui o lui o molti suoi sodali fanno parte) la situazione che esiste a occidente e che tantissimi, nonostante il libro, sopravvalutano all'occidentale, con arroganza, protervia e presunzione.
Molti lo leggono anche perche' e' quello che ha previsto il crollo urss. Una specie di oracolo.
Bene, la lettura autorizza molti a prendere atto di dove siamo e a suggerire a parecchi altri che i neuroni esistono per essere usati.
A parte queste indubbie utilita' in quelle che invece sono presentate come sue spiegazioni e deduzioni del fenomeno sia a livello antropologico che storico che ... vedo una bella fiaba.
Forse non tutta fiaba, ma un'altra forma di rimozione dell'elefante nella stanza che a me non pare proprio protestantesimo in declino (e' mai stato in auge in parecchie parti del mondo coinvolto nell'occidente collettivo tipo giappone e corea del sud? ) o nichilismo (anche per il nichilismo bisogna essere attrezzati).
Mi paiono soprattutto annose questioni di Potere e Poteri (niente di sibillino, robba che si mangia, dall'economia alla finanza ai padroni del vapore ecc) che in occidente (forse non solo, ma di questo stiamo parlando) sono entrati in conflitto parecchie volte tra di loro o/e tormentando il mondo intero.
Siamo in una fase di crisi di tutto questo e non e' il protenstantesimo o le religioni che spiegano i ciompi, i levellers o la rivoluzione francese, men che meno variegati fenomeni collaterali tipo il crollo delle borse del 29 o del 2008 e ...
Siamo alle soglie di un parto, non solo quello forzato del medioriente che guardiamo con distacco. Noi nuotiamo ancora placidi nel liquido amniotico, ma nove mesi verranno anche qui
.... non so cosa verra' fuori, al momento preferisco ignorarlo, devo ancora mangiare.
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enrico
Thursday, 24 October 2024 19:32
"si finisce con l’avere una élite che non vuole più rappresentare il popolo e un popolo che non è più rappresentato
essendo le elezioni una procedura ancora in vigore, il popolo deve essere tenuto fuori dalla gestione economica e dalla distribuzione della ricchezza; in sostanza, deve essere ingannato

Tendo a vedere "materialmente" che l'occidente collettivo (minuscolo intenzionale) è preda di ristrettissime oligarchie le quali gestiscono il mondo tramite invadentissimi "pizzini" consistenti in martellanti e molteplici messaggi tramite pervasivi massmedia. Questo è certo.
Senonchè, il constatare la loro efficacia (assoluta, inutile girarci intorno) ha semplicemente fatto fare un passo troppo lungo alle elite occidentali ebbre ed ai politici e governi che esse controllano.
Credo che sia per questo che cercano a tutti i costi di alzare l'assicella.
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