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ilcovile

Una teoria che ha funzionato, cioè predittiva

Pensieri del dugentenario

di Stefano Borselli

picnic n.inghilterraParla Marx

Venne infine un tempo in cui tutto ciò che gli uomini avevano considerato come inalienabile divenne oggetto di scambio, di traffico, e poteva essere alienato; il tempo in cui quelle stesse cose che fino allora erano state comunicate ma mai barattate, donate ma mai vendute, acquisite ma mai acquistate — virtù, amore, opinione, scienza, coscienza, ecc. — tutto divenne commercio. È il tempo della corruzione generale, della venalità universale, o, per parlare in termini di economia politica, il tempo in cui ogni realtà, morale e fisica, divenuta valore venale, viene portata al mercato per essere apprezzata al suo giusto valore. (Miseria della filosofia, Cap. I §1, 1847, M. ha 29 anni.)

A un primo sguardo la ricchezza borghese appare come un’immane raccolta di merci [...]. (Per la Critica dell’Economia Politica, Incipit, 1859, 41 anni.)

La ricchezza delle società nelle quali predomina il modo di produzione capitalistico si presenta come una «immane raccolta di merci» [...]. (Il Capitale, Incipit, 1867, 49 anni.)

 

Una teoria che ha funzionato, cioè predittiva

Una definizione e una previsione

Possiamo leggere questi tre brani, nei quali il Marx giovane e quello maturo si tengono perfettamente, come una definizione della società capitalistica: è quella dove la merce dilaga e come una previsione: tutto diventerà merce. Va realisticamente preso atto che la previsione si è avverata e continua a farlo ed è propria di Marx.

La merce

Cos’è una merce? Nella sua forma compiuta ed esplicita è qualcosa che si può portare liberamente al mercato e liberamente comprare: cose, servizi, animali, uomini ecc. (ilportare al mercato a volte non è fisico, es. gli immobili).

Quello che è merce, spesso è qualcosa che nell’uso precedentemente non lo era, ma che è stato, nel tempo, mercificato. Esempio: la cena conviviale. Per Epicuro «mangiare senza amici è vita da lupi o da leoni», per Cicerone «il piacere dei banchetti non si deve misurare dalle ghiottonerie della mensa, ma dalla compagnia degli amici e dai loro discorsi»; si noti che Cicerone ragiona già in termini di misura del valore. Da tempo in USA si diffonde la chiamata di convitati a cachet (attori, sportivi, personaggi TV, politici ecc.); mercificazione della cena: «quelle stesse cose che fino allora erano state comunicate ma mai barattate, donate ma mai vendute, acquisite ma mai acquistate [...]».

È necessario distinguere il concetto di mercificazione da quelli di reificazione (o cosificazio-ne) e di alienazione. Se non esiste mercato degli schiavi ma solo la pratica della schiavitù, l’uomo soggiogato, tipicamente risultato di una guerra, divenuto schiavo domestico è ridotto a cosa, quindi reificato ma non ancora nullificato: come per la brocca di Heidegger nella cosa c’è ancora una memoria dell’essere. Anche questo rapporto tra schiavo e padrone appartiene alle figure dell alienazione, intesa come estraneazione dell’uomo dalla propria essenza umana, ma il processo non è compiuto. Questo schiavo non è ancora mercificato come quello comprato solo per essere rivenduto nel commercio triangolare, il quale invece non è più nulla, è solo un temporaneo substrato per un valore, cosi come l’oro dei forzieri o i Van Eyck dei caveau.

Newton→Legge di gravitazione universale; Marx→legge di mercificazione universale

Questa previsione di Marx si può vedere come l’enunciazione di una legge, cosi formulata: la mercificazione è destinata a crescere.

Si tratta di una legge di tipo globale, un po’ come quella della conservazione della quantità di moto, che non permette di per sé di definire cosa succederà all’interno del sistema. Vale a dire che da questa legge non discende una teoria dei modi di produzione e delle relazioni tra le classi, anche se Marx si proverà (non con altrettanto successo) a scoprire e definire anche leggi storiche su quel livello.

Se mi accorgo che in un laghetto la temperatura dell’acqua e destinata ad aumentare fino, prima o poi, all’ebollizione, ne posso dedurre che i pesci a un certo punto saranno tutti morti: ma la temperatura alla quale le varie specie di pesci scompariranno dipenderà da fattori (efficienza del sistema di termoregolazione ecc.) che non dipendono da quella legge globale, bensì da altre leggi.

Miseria del pauperismo

Attenzione: Marx non definisce una legge dell’aumento delle differenze sociali, né di reddito, né di potere.

La lettura pauperistica di Marx è davvero miserevole e illegittima, nondimeno va rilevato che l’aumento della mercificazione rende possibile una maggiore polarizzazione della ricchezza, in quanto estesa ad una infinità di ambiti (salute, procreazione, bellezze e piaceri naturali, comunicazione sociale ecc.) che prima erano per ragioni fisiche comuni o socialmente indifferenziati: il re di Francia poteva avere vestiti mille volte piu costosi di un contadino, ma di fronte ad un mal di denti era pari a lui (forse messo peggio, sotto le cure di medici moliere-schi), anche la sua velocità di spostamento non era sostanzialmente diversa ecc. ecc.

Il cenno alla velocità di spostamento mostra la necessaria dipendenza dell’aumento della mercificazione dallo sviluppo tecnologico, si pensi alla possibilità attuale di noleggiare un utero. E lo sviluppo della tecnica e degli strumenti di controllo, a sua volta, rende possibile anche una maggiore polarizzazione delpotere.

Ma questa maggiore polarizzazione sociale è solo una possibile (anzi probabile) conseguenza dell’aumento della mercificazione. Non viceversa!

Una società con aziende gestite in modo partecipativo e cooperativo e che producono merci, può anche essere preferibile, ma non è assolutamente meno capitalistica di un’altra piu socialmente differenziata dove la merce ha lo stesso livello di pervasività.

Se si cominciasse a ideare metriche che consentissero di misurare (o meglio, grossolanamente stimare) il tasso di pervasività della merce nella società, potremmo addirittura vedere sotto forma di tabelle e grafici quanto una società sia dominata dai processi di capitale e come ciò sia abbastanza indipendente dalla forma politica della società medesima (democrazia, autoritarismo, totalitarismo ecc.).

Non va dimenticato che Marx, insieme a Donoso Cortés, è stato ilpiu grande critico di Prou-dhon e del socialismo ottocentesco. La critica maggiore fu fatta con Per la critica e col Capitale, ma anche ai meno attenti sarebbero dovuti bastare la Miseria e la Critica al Programma di Gotha.

 

Sviluppi della teoria

Il dibattito sulla natura dell’Unione sovietica

A partire dagli anni 30 (mentre intanto comincivano via via a circolare gli illuminanti appunti piu personali di Marx come i Grundrisse) era evidente («come un pollice gonfio» direbbe Wodehouse) che in Russia non si stava certo preparando il comunismo. Gli intellettuali marxisti che non misero del tutto la testa sotto la sabbia e provarono a dare una definizione del modo di produzione che si stava sviluppando in quei paesi, di norma trattarono la faccenda sociologicamente, abbandonando cosi Marx e la sua legge della mercificazione. Per tutti si pensi ai trotskisti, che tuttora parlano di socialismo burocratico. Solo il gruppo (a base italiana ma di fatto internazionale) guidato da Bordi-ga, per trovare la definizione del modo di produzione di un paese nel quale la borghesia era stata completamente e violentemente distrutta e l’economia era fortemente guidata dallo Stato, e tuttavia la merce persisteva ed anzi si sviluppava, dovette cercare, e trovò, negli stessi scritti marxiani la prefigurazione di un possibile capitalismo senza borghesia o addirittura di Stato e cosi definì l’Unione sovietica di Stalin e successori.

Valore d’uso e valore di scambio

Tornando alla seconda e terza citazione di Marx, dobbiamo ricordare che quelle frasi sono poste all’inizio di approfondimenti importanti della definizione di merce. Per Marx una merce è qualcosa che ha un duplice aspetto, un valore d’uso, cioè la capacità di soddisfare un qualsiasi bisogno umano, bisogno, precisa Marx, vero, trasparente, non necessariamente alienato; e un valore di scambio, quello che presentiamo al mercato.

La critica di Baudrillard...

Ora nel 1972 Jean Baudrillard, nel suo Pour une critique de l'economie politique du signe, sottopose ad una critica devastante questa separazione marxiana tra valore d’uso e valore di scambio, e soprattutto l’asserita trasparenza del primo:

[...] il valore d’uso, la stessa utilità, proprio come l’equivalenza astratta delle merci, è un rapporto sociale feticizzato — un’astrazione, quella del sistema dei bisogni, che assume la falsa evidenza di una destinazione concreta, di una finalità propria ai beni e ai prodotti — proprio come l’astrazione del lavoro sociale che fonda la logica dell’equivalenza (valore di scambio) si nasconde sotto l’illusione del valore «infuso » delle merci. [...] Perché vi sia scambio economico e valore di scambio è già necessario che il principio dell'utilità sia divenuto il principio della realtà dell'oggetto, o del prodotto. [...] (trad. it. p. 136)

More solito le osservazioni di Baudrillard passarono quasi inosservate, anche perché i pensatori marxisti piu giovani e attivi erano allora in piena trasmutazione deleuziana e foucaultia-na, in sostanza stavano abbandonando Marx.

... e la risistemazione camattiana della teoria

Ma non fu cosi per tutti: Jacques Camatte, cresciuto alla scuola di Bordiga, provò a superare l’impasse segnalato da Baudrillard riconducendo valore d’uso e valore di scambio alla stessa radice: il valore e avviando, con Emergence de Homo Gemeinwesen, uno studio di vasto respiro sul lunghissimo, millenario, processo di emancipazione del valore. Processo del quale la forma merce è solo un momento. Ma questo è un altro discorso.

Comments

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armando
Thursday, 17 May 2018 17:49
Se è per questo ormai anche il capitalismo ha distrutto la vecchia borghesia. Il punto è invece: può esistere un mercato socialista? ossia il punto è il valore e il suo superamento x quanto non istantaneo. Per Marx il comunismo non è un modo più giusto di distribuzione., ma come e perché si produce.
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Eros Barone
Wednesday, 16 May 2018 22:47
Caro Borselli, il "modo di produzione di un paese nel quale la borghesia era stata completamente e violentemente distrutta e l’economia era fortemente guidata dallo Stato" si chiama socialismo e lo pseudo-concetto del "capitalismo di Stato" è un 'canis a non canendo' di cui non esiste la benché minima traccia negli scritti di Marx. Ah sì, forse era meglio che i bolscevichi non rovesciassero il governo di Kerenskij, visto che il risultato cui pervennero fu il... "capitalismo di Stato". Che ci vuoi fare? "Pensieri del dugentenario".
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