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la citta futura

Lombardia e Veneto: referendum inutile? No, utilissimo…a loro!

di Pierluigia Iannuzzi

Tutti i partiti maggiori voteranno e spingono a votare “si” ma certa sinistra si ostina a predicare l’inutilità del referendum autonomista e l’astensionismo. Ma siamo davvero sicuri che sia così?

9cc52f27cChi non è leghista o grillino o piddino si trova oggi nella condizione (facile e comoda!) di sostenere che snobbare il referendum astenendosi sia il modo migliore per non legittimare un referendum consultivo inutile. I sostenitori dell’astensione ritengono il referendum inutile perché consultivo e ritengono la partecipazione con un NO dannosa perché la sconfitta del NO sarebbe inevitabile e legittimerebbe l’inesorabile vittoria del SI. Ma davvero possiamo pensare che tutti i partiti più forti in Italia e Lombardia abbiano deciso di sostenere un referendum se questo fosse davvero inutile? Davvero possiamo accontentarci di considerare tali partiti così sciocchi? Scusate, cari compagni (perché gli astensionisti sono spesso cari compagni!), ma non è credibile questa posizione. Credo invece che le valutazioni fatte dalle segreterie di tali partiti siano purtroppo opportunistiche. Assumersi la responsabilità di dire NO significherebbe confrontarsi con una bruciante ed inevitabile sconfitta determinata dalle diverse forze in campo in questa difficile fase storica. Ma la pochezza delle forze comuniste dipende, a sua volta, da anni di opportunismo elettorale e istituzionale che hanno determinato uno scollamento dalla classe di riferimento e, quindi, se consideriamo da leninisti la classe come l’elemento più avanzato, dalla possibilità di uno scientifico approccio alla realtà. Ed è evidente che manca ormai una analisi marxista della realtà quando questa viene vissuta e interpretata come ineluttabile e priva di possibilità di cambiamento.

Ma passiamo ai fatti. I cittadini della Lombardia [1] il 22 ottobre saranno chiamati ad esprimersi sul seguente quesito referendario: “Volete voi che la Regione Lombardia, in considerazione della sua specialità, nel quadro dell’unità nazionale, intraprenda le iniziative istituzionali necessarie per richiedere allo Stato l’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, con le relative risorse, ai sensi e per gli effetti di cui all’articolo 116, terzo comma, della Costituzione e con riferimento a ogni materia legislativa per cui tale procedimento sia ammesso in base all’articolo richiamato?”.

Tale quesito referendario è costituzionalmente valido (quindi legittimo da sé e non potrà essere l’astensionismo a delegittimarlo) perché la nostra Costituzione prevede la possibilità del referendum consultivo e, con la riforma del Titolo V del 2001, una Regione in equilibrio di bilancio può chiedere di gestire direttamente le risorse che ora sono inserite nel Bilancio dello Stato Regionalizzato e decidere come spendere quei miliardi di euro che ora lo Stato spende per conto delle Regioni, per servizi come la scuola o la tutela dell’ambiente.

I padri della Costituzione (quella che abbiamo strenuamente difeso nel referendum del 4 dicembre 2016!) prevedevano un graduale processo di decentramento (ben diverso dall’autonomia tanto sbandierata dalla Lega!); questo avrebbe dovuto portare ad un irrobustimento del tessuto democratico attraverso l’ampliamento delle competenze degli enti locali e territoriali, per meglio rispondere alle esigenze dei cittadini e favorirne la partecipazione ai processi decisionali. L’autonomia populistica di stampo leghista invece non fa che accentuare il centralismo regionale nei confronti di Comuni e Città Metropolitane allontanando i cittadini dalle istituzioni a loro più prossime.

La Lega sostiene che si tratta di un referendum “per chiedere ai cittadini della Lombardia se desiderano maggiore autonomia e più risorse per il territorio, per rendere la Lombardia simile alle regioni a Statuto speciale, per trattenere sul territorio le risorse prodotte dai cittadini lombardi, per abbassare le tasse e garantire servizi migliori”. Tutto ciò è affermato nel volantino leghista che, come al solito, è infarcito di un becero populismo che nulla ha a che vedere con la realtà. Infatti: una maggiore autonomia è impossibile da conseguire perché le Regioni godono già della più ampia autonomia possibile ed un ulteriore ampliamento di questa necessiterebbe di modifiche costituzionali che, come ha dimostrato il 4 dicembre, non sembrano gradite agli italiani; anche qualora le risorse, che attualmente la Lombardia versa allo Stato e lo Stato Regionalizzato restituisce alla Lombardia, rimanessero direttamente alla Lombardia, questo non si tradurrebbe in “più risorse per il territorio” perché la quantità rimarrebbe immutata; la Lombardia in ogni caso non sarebbe mai paragonabile alle Regioni a Statuto speciale perché lo Statuto Speciale implica innanzitutto differenti poteri; infine, la promessa di abbassare le tasse e garantire servizi migliori è stata ampiamente verificata dai cittadini lombardi che dal 2001 aspettano con ansia di vedere anche solo una tassa diminuire o un servizio migliorare.

Quindi il referendum è davvero puro e inutile populismo leghista? Ebbene no. Questo referendum ha un immediato e palese obiettivo politico, in quanto serve a Maroni per rafforzarsi in vista delle prossime elezioni scaricando su uno Stato non autonomista le responsabilità dei suoi fallimenti (in particolare le questioni mobilità, viabilità e sanità). Ma, soprattutto, ha un meno palese obiettivo economico: la vittoria del SI consentirebbe di chiedere con maggiore forza allo Stato che non sia più lo Stato Regionalizzato a decidere come utilizzare le risorse trasferite, ma che sia solo la Regione Lombardia a decidere come usarle; questo consentirebbe a chi governa la Regione di scegliere come spendere i nostri soldi senza quella visione d’insieme di sviluppo omogeneo del Paese che ha lo Stato e, soprattutto, gestire un cospicuo flusso di denaro da destinare ai privati “amici” (appalti, scuole paritarie, gestori privati nel settore sanitario e socio-assistenziale). Il vero obiettivo del referendum non è abbassare le tasse e garantire servizi migliori ma utilizzare i nostri soldi per privatizzare i nostri servizi pubblici affidandoli ai gestori privati loro “amici” che si arricchiranno e comporranno la “clientela elettorale locale” non su base ideologica ma trasversalmente su base affaristica. E questo è solo l’obiettivo di medio termine. Nel lungo periodo il vero obiettivo diventa quello di attaccare lo Stato unitario che rappresenta oggi l’unico baluardo contro gli interessi del capitalismo finanziario globalizzato e l’unico luogo dove l’opposizione può strutturarsi e organizzarsi.

Lo stesso Movimento Cinque Stelle, che si vanta di aver proposto per primo questo referendum (e non ci stupisce questa cosa vista l’ideologia neoliberista che lo ispira), smentisce la Lega affermando che “i fondi che si chiede di gestire sono già destinati alle singole Regioni e ripartiti nel Bilancio dello Stato Regionalizzato. La Lombardia e il Veneto in questo caso chiedono di gestire direttamente quello che è già riservato al loro territorio, invece di demandare la gestione al Governo di Roma. Si tratta, come già detto, del principio di sussidiarietà verticale che afferma la migliore gestione da parte di chi è più vicino al territorio a cui questi fondi sono già destinati”. Quindi la Lombardia non avrà più soldi di quanti ne ha ora, non sarà più autonoma di quanto lo è ora, ma i soldi saranno gestiti da chi governerà la Regione perché, secondo loro, chi più è vicino ai cittadini meglio può gestire.

Anche questa posizione utilitaristica è facilmente smentibile. In 17 anni di maggiore autonomia la Regione Lombardia non solo non ha migliorato ma ha palesemente peggiorato la qualità della vita dei suoi cittadini. I livelli occupazionali non sono migliorati nonostante grandiosi ma fallimentari progetti come Malpensa, Fiera ed Expo; le piccole e medie imprese chiudono i battenti, non adeguatamente sostenute, mentre si procede sistematicamente con progetti di deindustrializzazione delle piccole zone industriali sopravvissute, al fine di realizzare grandi speculazioni edilizie (laddove esiste già una enorme quantità di immobili vuoti, messi all’asta per incapacità dei cittadini di far fronte ai mutui in assenza di redditi stabili); la scuola pubblica è ancora coperta di amianto e vive in strutture fatiscenti mentre la scuola privata paritaria riceve cospicui finanziamenti; i mezzi pubblici sono stati ridotti aumentando inquinamento e disagi per pendolari e studenti; le grandi opere relative alla viabilità sono state bloccate per insostenibilità finanziaria da parte delle aziende private appaltatrici (che sono state rimpinguate con fondi pubblici); la sanità regionale ha aggravato i problemi relativi alle liste di attesa, non ha portato alla promessa riduzione dei tickets, ha indebolito i servizi territoriali quali consultori, punti prelievo, pronto-soccorsi, è stato introdotto il gestore privato per le malattie croniche; i Comuni sono stati esclusi dalla programmazione sanitaria e sociale in barba al principio della sussidiarietà verticale. Certo, i Cinque Stelle non hanno ancora governato la Lombardia e speriamo non arrivino mai a governarla se non vogliamo che accada quello che sta succedendo a Roma! Ma certo, la Lega ha già ampiamente dimostrato la sua capacità di governare per arricchirsi con ben 48 milioni di euro rubati agli italiani!

Vi pare quindi inutile un referendum che consentirebbe ad una ristretta cerchia politica locale di gestire più soldi di quanti ne gestisce ora e che ha ampiamente dimostrato di utilizzare i soldi pubblici per distruggere lo stato sociale e arricchire i privati? Vi pare inutile un referendum che consentirà ad una ristretta cerchia politica locale Pd, leghista o grillina di avere più soldi per costruirsi clientele politiche con cui garantirsi ampie maggioranze per i prossimi 20 anni? Vi pare inutile un referendum che è propedeutico alla conquista stabile del potere politico attraverso il quale legifereranno contro ogni opposizione, contro la diversità, contro la libertà?

Mi sembra perlomeno miope affermare che questo referendum sia inutile. E’ utilissimo al potere! E astenersi per paura di fare una brutta figura prendendo pochi voti è una colpa. Ricordate cosa ci ha insegnato Gramsci? Anche quando siamo davanti ad una sconfitta epocale bisogna rifiutare l’accettazione passiva e prona della realtà e contrastare la convinzione che non sia possibile il cambiamento e che la quotidianità possa apparire come l’unico dei mondi possibili. Lo diceva chiaramente: “L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. É la fatalità. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, non è tanto dovuto all’iniziativa dei pochi che operano, quanto all’indifferenza, all’assenteismo dei molti. Ciò che avviene, non avviene tanto perché alcuni vogliono che avvenga, quanto perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia aggruppare i nodi che poi solo la spada potrà tagliare, lascia promulgare le leggi che poi solo la rivolta farà abrogare. La fatalità che sembra dominare la storia non è altro appunto che apparenza illusoria di questa indifferenza, di questo assenteismo. Dei fatti maturano nell’ombra, poche mani, non sorvegliate da nessuno, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne occupa. I più di costoro, ad avvenimenti compiuti, preferiscono parlare di fallimenti ideali, di programmi definitivamente crollati. Ricominciano così la loro assenza da ogni responsabilità”.

Astenersi oggi è una colpa e contribuirà a diffondere quel senso di ineluttabile fatalismo che giustifica la vittoria del capitalismo attribuendo alla sua forza la nostra sconfitta mentre la nostra sconfitta sarà solo colpa della nostra vigliacca indifferenza. Poteva sembrare un referendum inutile e invece è un ulteriore step che il capitalismo compie per sconfiggerci. Vi pare ancora tanto inutile questo referendum?


Note
  1. I cittadini del Veneto, pur votando nel medesimo giorno di quelli lombardi, dovranno rispondere “si” o “no” al seguente quesito: “Vuoi che alla Regione del Veneto siano attribuite ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia?”

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