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Sulla prostituzione. Una riflessione a partire da un’analisi di Carlo Formenti

di Fabrizio Marchi

prostituta pagamentoHo letto questa largamente condivisibile analisi dell’amico Carlo Formenti sul tema della prostituzione e della maternità surrogata https://www.sinistrainrete.info/societa/27658-carlo-formenti-libere-di-vendere-il-proprio-corpo-a-pezzi.html

Sulla seconda questione, cioè l’utero in affitto (anche i suoi sostenitori hanno pudore nel definirlo tale e infatti lo chiamano appunto ”maternità surrogata” proprio per renderlo più accettabile)  non ho nulla da dire perché condivido in toto la sua analisi.

Sulla prima invece ho un punto di vista diverso dal suo, forse perché – mi permetto di dire – ho indagato (e, probabilmente, anche esperito) un po’ più di lui l’argomento. Mi pare di poter dire, infatti, che anche Formenti – che pure ha da tempo elaborato una critica severa dell’ideologia femminista, in particolare nella sua attuale declinazione, quella neoliberale dominante – resta tuttavia ancora parzialmente prigioniero della visione femminista perché, anche indagando questo aspetto, parte sempre e soltanto dal punto di vista femminile e mai da quello maschile, con l’ovvia conseguenza di avere una visione parziale del problema. In parole ancora più semplici, anche Formenti, analizzando il fenomeno della prostituzione, non riesce a uscire dalla coppia dicotomica carnefice/vittima, dove il carnefice è ovviamente l’uomo e la vittima è la donna. O meglio, a un certo momento ne fuoriesce, meritoriamente, quando scrive: “…mi si potrebbe obiettare che, nel caso della prostituzione, è difficile negare che si tratta di un fenomeno patriarcale più che (o almeno altrettanto che) capitalistico. Anche perché fenomeni come il turismo sessuale e altre forme di violenza e la sopraffazione che i maschi esercitano sui corpi di donne e minori caricano il tema di forti valenze emotive.

Muovendo da questo punto di vista unilaterale si finisce per distogliere l’attenzione dalla forma specifica che il fenomeno della prostituzione assume nella società capitalistica. Una società che disintegra i legami comunitari e familiari, trasformando uomini e donne delle classi inferiori in atomi condannati alla povertà e alla solitudine, e generando quella miseria sessuale generalizzata di cui la prostituzione, con il suo corredo di violenza di genere, è uno dei corollari”, ma subito dopo ci rientra, per lo meno così mi pare, nel momento in cui conclude il periodo facendo riferimento alla “violenza di genere”, da intendersi naturalmente nella sua accezione corrente, cioè come violenza maschile contro le donne subita solo ed esclusivamente dalle donne.  In ultima analisi, insomma, anche se il fenomeno della prostituzione – spiega – non è o non è più il prodotto della società patriarcale ma di quella capitalista (e su questo opera una cesura netta con tutti i femminismi, anche quelli sedicenti marxisti) alla fin fine a pagarne maggiormente le spese sarebbero sempre e comunque le donne (perché sono o sarebbero queste ultime a subire violenza).

Le ragioni di questo modo di leggere le questioni di genere  sono a mio parere da individuare in una sorta di tendenza innata in tutte le persone di formazione marxista (l’ho avuta anch’io) ad applicare un po’ pedissequamente e sistematicamente a ogni aspetto dell’esistenza la dialettica hegelo-marxiana, quando la realtà si presenta invece in forme a volte molto più complesse. Come, ad esempio, nel caso della relazione fra i sessi, dove più o meno tutti i femminismi, a cominciare da quello liberale, hanno fatto una sorta di banale quanto maldestro copia-incolla (solo sul piano metodologico, sia chiaro) della dialettica hegelo-marxiana applicandola o per meglio dire, appunto, “copiaincollandola” alle questioni di genere.  Non solo. Le Sinistre, tutte, anche e soprattutto quelle più genuinamente marxiste, hanno sempre avuto al centro della loro analisi le questioni economiche e sociali tralasciando altri aspetti altrettanto importanti e non separabili dai primi, quali la sessualità, la psicologia e l’antropologia che sono fondamentali per analizzare lucidamente la relazione fra i sessi.  Indagare quest’ultima senza tenere conto di tutti quegli altri aspetti sopracitati della realtà nella sua complessità (e quindi nella sua totalità) non può che portare a una visione parziale se non strabica (come infatti è quella femminista) della realtà stessa. Volendo portare un esempio banale ma forse efficace, è come andare a vedere una partita di calcio e osservare solo una metà del campo, oppure ancora una partita di calcio senza il pallone. Nel primo caso avremo una visione necessariamente distorta e non corrispondente al vero, nel secondo vedremmo soltanto ventidue matti che corrono di qua e di là su un campo in tutte le direzioni e senza nessuna razionalità.

Ora, la questione comincia a diventare più complessa e articolata, e quindi andrò per punti.

Innanzitutto una premessa. Cominciamo col dire che donne e uomini non possono essere considerati  come due categorie omogenee perché entrambi vivono condizioni completamente differenti le une dalle altre e gli uni dagli altri per ovvie ragioni sociali, economiche, ambientali, culturali, estetiche, relazionali, psicologiche e quant’altro. E’ il femminismo che sulla base del “copia-incolla” di cui sopra ha operato questa sorta di “categorizzazione” e di “semplificazione”, cancellando ogni briciolo di complessità e sposando una visione a essere generosi parziale che non poteva che avere come esito finale una logica sessista e interclassista (quindi l’esatto contrario di una logica di classe). Questa visione rigidamente dicotomica e manichea delle cose, già fallace se applicata ai tempi passati, nel contesto attuale diventa addirittura farsesca.

Veniamo ora al tema in oggetto.

Parlare di prostituzione in senso lato non ha senso perché ci sono diversi tipi di prostituzione che vedono le donne che la esercitano in situazioni e condizioni  completamente diverse fra loro. La condizione di una cosiddetta “escort” (termine imposto dal politicamente corretto per definire una prostituta di alto bordo o anche di medio livello che lavora autonomamente o tutt’al più versa una commissione all’agenzia che le procura i clienti) è completamente diversa da quella di una prostituta di strada. Le prime sono delle libere professioniste (ce ne sono moltissime, molte di più di quanto non si pensi) che hanno scelto di fare del sesso il loro strumento di arricchimento personale mentre le seconde, che spesso (ma non sempre) lavorano per qualcuno o per qualcuna (comunemente si pensa che lo sfruttatore sia sempre un uomo ma non è affatto così, moltissime donne hanno ruoli di comando nel traffico della prostituzione), cioè per organizzazioni criminali che gestiscono il traffico, sono delle proletarie sfruttate. Fra questi due poli estremi  ci sono poi diversi livelli. Molte donne, spesso studentesse o che svolgono mestieri normali, svolgono in modo relativamente saltuario attività di prostituzione, sia lavorando in proprio che con agenzie (in questo caso non parlo di organizzazioni criminali ma di vere e proprie agenzie di “public relation”, diciamo così, che mettono in contatto il cliente con la prostituta). Abbiamo quindi giovani (ma non solo) donne che in un weekend possono mettersi tranquillamente in tasca anche dai 3 ai 5mila euro. Questa facilità di guadagno spinge molte di loro che magari svolgono un lavoro normale (e quindi spesso precario e mal pagato né più e né meno degli uomini) a intensificare il loro lavoro di prostitute che in tal modo diventa sempre meno “saltuario”, dal momento che quest’ultimo gli procura un reddito enormemente superiore a qualsiasi altro. E’ ovvio che ciò comporta anche delle conseguenze sul piano psicologico perché è evidente che vedere sfacchinare i propri genitori o le proprie amiche per uno stipendio di 1000 o anche 1500 euro al mese quando se ne possono guadagnare il doppio o il triplo in un paio di giorni di marchette, modificherà l’approccio alla vita di molte ragazze. Questo spinge molte di loro a praticare la prostituzione a tempo pieno. E una prostituta a tempo pieno che lavora autonomamente in un appartamento che ha preso in affitto, può mettersi in tasca anche dai 20 ai 40mila euro al mese esentasse. Molte donne straniere che lavorano autonomamente come prostitute tornano dopo una decina di anni nel loro paese e aprono una loro attività commerciale oppure acquistano dei beni e vivono di rendita. Vale naturalmente anche per diverse donne italiane. Capisco che il discorso è scabroso ma se vogliamo vederla da un altro punto di vista, al fine di osservare la realtà nella sua totalità (che è sempre fondamentale per capire come stanno veramente le cose) quella del sesso è una risorsa di cui gli uomini, tranne rarissime eccezioni che confermano la regola, non dispongono. Un uomo comune mediamente povero può infatti contare solo sulla sua forza-lavoro o sulla sua capacità di lavoro, fisica per lo più o anche intellettuale. Per sgombrare subito il campo da possibili repliche scontate (non mi riferisco, ovviamente, a Carlo Formenti, ma ai soliti noti e alle solite note) è fondamentale ribadire che la prostituzione come fenomeno di massa è femminile e non maschile non per ragioni di ordine economico o per imposizione ideologica-culturale-politica, bensì perché donne e uomini sono diversi e hanno un differente approccio al sesso, un differente bisogno di sesso e anche un differente modo di viverlo. Questa diversità (non assoluta, ovviamente, si parla sempre nella media), del tutto naturale, determina a sua volta una asimmetria che vede gli uomini in una posizione di costante bisogno rispetto alle donne e quindi di dipendenza sessuale; in parole molto povere, nella posizione di chi chiede, e chi chiede non è colui che decide. E’ su questa asimmetria che gioca e si incista la logica mercantile e la razionalità strumentale capitalistica (che oggi pervade ogni aspetto e in primis la sfera sessuale) che tende a ridurre e a inglobare la relazione sessuale entro la dinamica dell’offerta e della domanda. Partendo da questa a mio avviso semplicissima constatazione (per chi ha un briciolo di onestà intellettuale, non c’è necessità di particolari studi antropologici per capirlo…) è evidente che considerare gli uomini i soggetti dominanti per definizione nella sfera sessuale è privo di ogni fondamento.  Tale dominio da parte maschile può rilevarsi soltanto in casi rarissimi, dove cioè un uomo dispone di una tale quantità di risorse e di capitali (oggi può esserlo anche la visibilità pubblica) da metterlo nelle condizioni di invertire il rapporto, di essere quindi egli stesso l’oggetto del desiderio o tutt’al più di poter comprare il sesso dettando lui le condizioni. E qui arrivo al secondo punto.

Comunemente si pensa o si è stati indotti a pensare che colui che paga, che compra quel lasso più o meno breve di tempo per fare sesso con una donna, quindi l’uomo, sia il soggetto dominante, colui che determina e detta modalità e tempi di quella prestazione sessuale. Nulla di più falso. Posso confermare, anche per esperienza diretta, avendo fatto ricorso anche io al sesso mercenario (come la grande maggioranza degli uomini che però per pudore o per vergogna non lo ammettono pubblicamente) – che è una delle esperienze più squallide che un uomo possa fare nella sua vita e che, soprattutto, è sempre la donna a dettare i tempi e le modalità, sia della prestazione che del pagamento che deve avvenire rigorosamente prima della prestazione stessa (non esiste il soddisfatti o rimborsati in questo ambito…). Nonostante ciò che il senso comune percepisce o, come ripeto, è stato indotto a percepire, si tratta infatti di un “rapporto” dove, nella grande maggioranza dei casi, gli uomini ne escono con uno stato di profonda insoddisfazione e frustrazione. Molto spesso – avendo indagato la questione, essendomi confrontato anche con tanti altri uomini – non riescono neanche a portare a termine il rapporto sessuale dal momento che è assai difficile eccitarsi in un simile contesto dove una persona maneggia i tuoi organi sessuali con minor delicatezza di quanto possa fare un meccanico con lo spinterogeno di un automobile, e ti invita con la stessa delicatezza ogni minuto che passa a darti una mossa perché lei non ha tempo da perdere. Questa che sto descrivendo e che può apparire (e in effetti è) anche una scenetta grottesca, è il rapporto che mediamente si consuma fra una prostituta “normale”, cioè non di medio o alto bordo, nell’abitacolo di una utilitaria in una strada di periferia o anche in un appartamento. Derubricare tutto ciò come un rapporto dove da una parte c’è il “carnefice”, l’uomo, e dall’altra la “vittima”, la donna, è ridicolo sotto ogni profilo. Del resto, e qui veniamo a un altro risvolto che viene occultato, qual è l’uomo che preferirebbe pagare per avere quello che potrebbe avere gratis, se lo potesse avere gratis? Nessuno, ovviamente. Sarebbe come pensare, ipoteticamente, di stare davanti a due ristoranti di pari qualità, in uno si mangia gratis mentre nell’altro si paga. Chi sceglierebbe quello a pagamento? La risposta è pleonastica.

E’ quindi evidente che quegli uomini che vanno con le prostitute (tranne una esigua minoranza) non lo fanno certo per una libera scelta ma per bisogno, o meglio, perché non riescono a vivere una sessualità degna di questo nome per le ragioni più disparate.

E qui scatta un’altra truffa. Quella cioè di pensare che nella nostra società (capitalista) occidentale il sesso sarebbe libero. Anche in questo caso, nulla di più falso e il cane continua mordersi la coda.  Se il sesso fosse realmente libero non ci sarebbe bisogno di pagare ma, soprattutto, sarebbe sottratto a qualsiasi logica, in primis quella economica, né ci sarebbe necessità di esporlo dalla mattina alla sera né più e né meno di come si espone una qualsiasi altra merce in una vetrina. Forse quando si entra in un negozio perché si è sollecitati a farlo dalla sua esposizione costante e sistematica (del resto, siamo in una società che si fonda sull’iper consumismo) e si compra un articolo, possiamo dire che il compratore è il carnefice e il negoziante/venditore la vittima? Non mi pare proprio. Se c’è una vittima, in questo caso,  è il lavoratore (o la lavoratrice) che l’ha fabbricata in un paese remoto per una spesa di produzione complessiva di 10 euro (di cui solo 3 vanno nelle sue tasche) e il prodotto del suo lavoro viene rivenduto nei nostri paesi a 100 euro.

Come vediamo, più procediamo nel ragionamento e più emergono le contraddizioni e la complessità di una relazione che non ha senso derubricare come quella fra un carnefice e una vittima. Come dicevo, questa relazione mercenaria, può vedere invertiti i ruoli – cioè l’uomo in una posizione dominante – nel momento in cui si sia in presenza di un soggetto talmente ricco da potersi permettere di spendere con leggerezza qualsiasi cifra per fare sesso. La sua ricchezza e il potere che ne deriva vanno a compensare lo squilibrio dato dalla asimmetria naturale della sua condizione (a parti invertite una donna socialmente ed esteticamente normale e mediamente attraente è costantemente sollecitata e gode di attenzioni che un uomo pari grado non conosce neanche lontanamente a meno che non sia, appunto, un divo del cinema o il proprietario di un impero finanziario). Ma stiamo parlando di una più che esigua minoranza di uomini che, è bene sottolinearlo, ricorre al sesso ufficialmente mercenario o perché non ha tempo da perdere o per puro divertimento, non certo per necessità, perché, come già detto, un uomo siffatto, un personaggio dello spettacolo, una rockstar, un industriale, un capitalista, costituisce egli stesso l’oggetto del desiderio e non ha certo necessità di pagare delle prostitute.

La contraddizione di una simile concezione, “uomo-carnefice donna-vittima”, diventa ancora più stridente nel caso del “sesso online”, oggi molto di moda (una “moda”, data dal sempre maggiore isolamento in cui si trovano tante persone nella società contemporanea che vede gli uomini di rango sociale basso e medio basso in una condizione di maggiore difficoltà, non a caso il fenomeno degli “hikikomori” e degli “incel” è prettamente maschile), dove tanti uomini si masturbano a pagamento davanti ad un computer dove dall’altra parte dello schermo c’è una che si spoglia per soldi e che tanto più mostra quanto più l’uomo mette mano alla carta di credito. E’ questa la condizione di un carnefice e di uno che secondo la narrazione femminista sarebbe in una condizione di privilegio e di dominio in quanto appartenente al genere maschile? Un soggetto in posizione privilegiata e dominante sulle donne si ritrova, secondo voi, a masturbarsi a pagamento davanti al PC? Lascio ai lettori la risposta.

Quindi, tornando al tema in oggetto, quello che si può dire è che entrambi i soggetti, donne e uomini, all’interno della relazione mercenaria, vivono una condizione di alienazione, anche se dettata da condizioni diverse e con modalità diverse. Personalmente, quando ho fatto ricorso al sesso mercenario, data anche la qualità mediamente scadente del rapporto (sia chiaro che non ne faccio una colpa alla prostituta, molto probabilmente mi comporterei anche io nella sua stessa maniera al suo posto perché cercherei di estraniarmi quanto più possibile, ottimizzando i tempi e cercando di mettermi in tasca quanto più denaro possibile speculando sul bisogno dell’altro) mi sono sentito uno sfruttato, non certo uno sfruttatore, oltre naturalmente al risvolto psicologico, dato dalla avvilente condizione di esser dovuto ricorrere a una prestazione mercenaria per assolvere a un bisogno naturale.  Un bisogno naturale deriso, perché criminalizzato, e  trasformato in una merce. Chi sfrutta chi?

E quindi, ancora una volta, un uomo che per le più disparate ragioni (condizione sociale bassa, isolamento, scarsa possibilità di socializzare, timidezza, non particolare avvenenza fisica etc. etc. ) vive in uno stato di miseria sessuale e dunque ricorre al sesso mercenario, può essere considerato un carnefice (e tanto meno un privilegiato e un dominatore)? E ancora una volta, per l’ennesima volta, la risposta è pleonastica.

In conclusione, ringrazio l’amico Carlo Formenti che mi ha sollecitato a una riflessione su un tema assai delicato che meriterebbe ben altro spazio e attenzione e che oggi viene interpretato a senso unico, secondo i dettami e le griglie dell’ideologia femminista in tutte le sue declinazioni, comunque organiche e funzionali, per come la vedo io, all’ideologia neoliberale dominante.

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Comments

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d
Wednesday, 05 June 2024 16:21
poverino, ha il bisogno naturale di usare una donna, e nessuna si mette a sua disposizione, al punto da far ricorso al portafoglio e doversi far sfruttare!
leggetevi Rachel Moran Stupro a pagamento se volete capire qualcosa di quello che succede dl punto di vista di chi è passata attraverso quell'inferno
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jack
Sunday, 31 March 2024 18:14
Ho letto alcune risposte a questo ottimo articolo di Fabrizio Marchi che mi lasciano alquanto perplesso.
Qualcuno ha fatto riferimento al modello nordico 'proibizionista' tra l'altro di recente adottato anche
in paesi come la Francia in contrapposizione al modello tedesco notoriamente a favore della
prostituzione libera sia per i clienti che per i c.d. sex-workers (maschile sovraesteso per non
fare distinzioni di genere qui ed oltre). Ebbene ho forti dubbi che il modello 'proibizionista' abbia
senso, esso è nato nel particolare contesto dei paesi nordici in cui il problema della tratta
era particolarmente sentito (ne è un esempio la triologia del Millennium scritta intorno alla
fine del secolo XX in cui vi gioca un ruolo importante). Qualunque forma di proibizionismo
finisce per nascondere la 'polvere sotto il tappeto' facendo sparire il fenomeno solo
in apparenza. Vi è evidenza di un aumento della violenza contro chi si prostituisce
in tutti i paesi in cui esso è stato adottato. Di recente un gruppo di sex-workers
francesi ha contestato la legge ottenendo che il caso fosse esaminato dalla CEDU
cosa che già di per se è un successo perché dimostra che vi è una base giuridica
contro la legge
(https://www.euronews.com/2023/09/07/european-court-will-hear-case-against-french-government-crackdown-on-sex-workers).
Altro problema che è stato sollevato è l'affinità tra prostituzione e GPA in termini di sfruttamento
(capitalistico) dei corpi. Ma credo che sia ovvio che nessuno voglia qui pensare che
si voglia giustificare una qualsiasi forma di sfruttamento tra chi vende il proprio
corpo e chi lo acquista. La tratta, e con questo intendo quella che viene volgarmente
definita "prostituzione di strada", come la GPA sono forme severe di sfruttamento
in molti casi.
Quello che dobbiamo fare è astrarre, e qui viene la complessità del problema, che non
è una banale relazione tra sfruttatore e sfruttato come ben dimostra l'articolo, dalla
perturbazione causata dal sistema capitalistico che esalta al massimo ogni forma
possibile di sfruttamento tra chi ha e chi non ha, anche ai margini della società
in una perversa competizione fra tutti.
Dobbiamo chiederci se in una società post-capitalista, ma molto tempo ancora probabilmente
basata sull'economia di mercato (i.e. un 'socialismo imperfetto' a la
Carlo Formenti), la prostituzione esisterà? Sarebbe possibile regolamentarla a favore di
chi per sua libera scelta voglia fare del sex-working? Un modello che non è nemmeno
l'attuale modello tedesco perché anche in quel caso vi è il rischio che
vi sia una discreta percentuale di lavoratori vittima di sfruttamento visto
la pervadenza dell'ipercapitalismo attuale. E lo stesso vale anche per la GPA
come per altre forme legate allo sfruttamento del proprio corpo come fonte
di reddito (pensiamo all'enorme mercato del porno, che è un ambiente parallelo a quello
della prostituzione, o a fenomeni come onlyfans e affini).
E' qui che si incrocia la delicata questione del differenza tra scambio e dono,
e in una prospettiva marxista della differenza tra valore d'uso e valore di mercato:
un dono ha una remunerazione che non ha valore di mercato (quantificabile con
del denaro). Il fallimento della c.d. rivoluzione sessuale degli anni 60-70,
le infinite discussioni sul "libero amore" è stato non solo causato dalla
vittoria del modello neoliberale della competizione a tutti i costi, ma anche
dall'incomprensione tra chi dà e chi riceve.
Se la GPA fosse esclusivamente un dono sarebbe criticabile come lo è ora?
Se qualcuno vuole dare un momento di felicità a chi è disabile sarebbe criticabile?
Vi sono gli estremi dello sfruttamento in questo? Ma in un modello "di mercato"
anche non ipercapitalista una forma di remunerazione "sul mercato" dovrebbe essere garantita?
E' sfruttamento? O non lo è, e sono gli atteggiamenti moralistici e proibizionisti
in cui tutto viene nascosto sotto il tappeto per la nostra soddisfazione personale
di essere con la 'casa in ordine'?
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renatorap
Thursday, 28 March 2024 17:07
Ottimo articolo. Di questa sinistra appiattita sul politicamente corretto, i lavoratori non sanno che farsene.
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Francesco Sacchetti
Thursday, 28 March 2024 16:48
Complimenti per l’articolo: bello leggere un pensiero onesto in questo mare di ipocrisia. Purtroppo l’argomento sessualità è diventato difficile per gli uomini, che ne sono così dipendenti.
Da qui ne deriva un grosso dolore e disagio sociale, anche perché l’uomo è in una condizione di necessità e perché c’è ancora una confusione spaventosa sull’argomento, mista a
colpevolizzazione ed ipocrisia.
Molto interessante, è bello sentirne parlare apertamente ed in modo intelligente.
Penso che in questo orrendo e squallido contesto, legazlizzarla sarebbe la cosa giusta da fare. Un orrore le prostitute per strada. Inciviltà.
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Marco C.
Thursday, 28 March 2024 13:08
Buongiorno, ho trovato molto interessante questo articolo e il dibattito che ne è seguito anche perché mi ha fatto tornare alla mente alcune percezioni del passato che non ero riuscito a ben interpretare e che erano calate nel dimenticatoio. Le condivido così come le ho vissute soggettivamente senza pretesa di valore generale. Premetto che non ho mai avuto rapporti a pagamento prima ancora che per riserve di qualunque ordine morale, intellettuale o politico perché mi sentirei molto in imbarazzo e per nulla eccitato di fronte a una persona che non conosco, con cui non ho avuto almeno qualche scambio verbale e percepito un reciproco interesse.
Episodio 1: cena tra amici e conoscenti, seduto accanto a me c'è un signore bonaccione e generoso con un lieve ritardo mentale che gli ha garantito un lavoro da facchino alle ferrovie. Mi racconta che la settimana successiva avrebbe preso la settimana di ferie più attesa dell'anno per andare in Austria. "Perché in Austria?" chiedo stupito. Perché una volta all'anno va in Austria presso un bordello di lusso, dove probabilmente spende gran parte dei suoi risparmi. Parla di quelle ragazze come dee da venerare. Qui nella vita reale tenta ripetutamente approcci con amiche e amiche di amici, senza nemmeno rendersi conto quanto siano inarrivabili per lui, soprannominato bonariamente "ciuciù" (ciuccio). Racconta con gli occhi che brillano di attesa e devozione: "Non puoi immaginare, sono bellissime e gentilissime, mi trattano bene, mi sorridono, parlano anche in italiano e mi chiedono di me". Io rimango rigido come un baccalà, da maschio di sinistra dovrei contrariarlo, evito almeno di assecondarlo, ma le mie certezze granitiche da maschio privilegiato con una "normale" vita lavorativa, relazionale e sessuale vanno in cortocircuito di fronte a quella persona abituata a farsi maltrattare da chiunque tranne che da quelle dee gentili. Ancora adesso attraverso i suoi occhi le immagino vestite di candide tuniche bianche su uno sfondo di luce celestiale.
Episodio 2: per onorare una stupida scommessa di anni prima, mi trascinano in un locale di spogliarelli, entro guardandomi intorno come se stessi facendo una rapina in banca, con il magone per contribuire allo sfruttamento di quelle "povere ragazze". Ecco, ne sono uscito sereno e anzi divertitissimo: i poveracci lì stavano solo dalla parte della platea, orde di maschi frustrati che si svuotavano i portafogli di fronte a due tette, qualcuno ululante, i peggiori un po' in disparte che sorseggiavano cocktail pagati come champagne con aria indifferente che tentava di celare sguardi morbosi. Loro sì - non le ragazze - davano una sensazione di tristezza infinita. Ero senza ombra di dubbio dalla parte degli sfigati, molto contento per quell'inversione di ruoli rispetto alle mie attese.
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Fabrizio Marchi
Thursday, 28 March 2024 15:11
Caro Marco C, capisco l'intento del tuo commento e lo apprezzo, e capisco anche le ragioni che ti hanno spinto a portare l'esempio di quell'uomo con un lieve ritardo mentale che ricorre al sesso mercenario, per quanto saltuario, per trovare una "risposta" alla sua condizione di miseria sessuale (e non a caso anche sociale...). Però è bene ribadire che a trovarsi nella sua stessa condizione ci sono milioni e milioni di uomini senza nessun ritardo mentale che vivono più o meno la sua stessa condizione sessuale, ai vari livelli, naturalmente. E’ ovvio che il “successo” o l’insuccesso nelle relazioni sessuali è dato da tanti fattori di ordine personale, fisico, economico, sociale, psicologico, relazionale, ambientale e quant’altro. Resta il fatto – cosa che viene ovviamente occultata dalla narrazione femminista – che questo è un problema che riguarda in misura largamente preponderante gli uomini e non le donne. Una donna esteticamente e anche socialmente “normale”, diciamo complessivamente di livello medio, medio-basso e anche basso, ha comunque il suo “pubblico”, più o meno ristretto o più o meno ampio. In ogni caso, può fare sesso più o meno quando vuole, magari non troverà quello che la aggrada maggiormente, ma non c’è dubbio che l’opportunità di fare sesso, per lei, è l’ultimo dei problemi, per la semplice ragione, se siamo intellettualmente onesti, che può procurarselo in qualsiasi momento. Al contrario un uomo pari grado, socialmente ed esteticamente, si trova nella condizione diametralmente opposta. Per fare sesso deve “sbattersi”, deve “darsi da fare”, è lui che sta fondamentalmente col cappello in mano (il tutto camuffato dietro l’ipocrisia del corteggiamento..) e non certo la donna. E’ l’uomo, mediamente, che è nella posizione di chi chiede, e la donna in quella di chi decide. E questo è un fatto, fondamentalmente dovuto a ragioni di ordine naturale, che nella società capitalista “assoluta” vengono esasperate all’inverosimile, come ho già accennato nel mio articolo.
Come tutto ciò che avviene in questa società, tutto, e in primis la sessualità, viene ricompreso nella logica della domanda e dell’offerta. Questa relazione, concettualmente mercantile (anche se, ripeto ancora, camuffata, altrimenti se fosse palese il re, ma anche e soprattutto in questo caso, la regina, sarebbe nuda..), vede la grande maggioranza degli uomini, ai vari livelli, in una condizione di subordinazione rispetto alla grande maggioranza delle donne, per la semplice ragione che sono più bisognosi dal punto di vista sessuale. E’ un fatto oggettivo che chiunque, uomo o donna può verificare. E’ovvio che questo deve essere negato dal femminismo, perché se quest’ultimo ammettesse che le donne sono effetti in grado di esercitare un grande potere sugli uomini in una sfera importantissima della loro esistenza (un potere che la società capitalista e la razionalità strumentale portano all’ennesima potenza), il postulato ideologico femminista in base al quale le donne (intese come un’unica grande categoria quando è evidente che questa è una maldestra quanto banale forzatura finalizzata a piegare la realtà ai propri interessi ideologici) sarebbero sempre e comunque in una condizione di subalternità, si squaglierebbe come neve al sole in un nano secondo.
E’ ovvio che in questa situazione, i maschi più fragili, quelli meno provvisti di peso specifico da far valere sul piatto della bilancia (posizione sociale, visibilità pubblica, condizione fisica, capacità di attrazione ecc.) si trovino in una situazione di grande difficoltà che però cercano di camuffare e ancor più di non portare alla luce perché sono letteralmente terrorizzati dall’incubo di essere bollati come “sfigati”. Da qui la penosa recita e i vari doppi salti carpiati che sono costretti a fare per vivere uno straccio di vita sessuale. Del tutto ovvio, in questo quadro che i più fragili fra i fragili ricorrano al sesso mercenario, e sto parlando di un fenomeno che nella sola Italia riguarda circa una decina di milioni di uomini, tra “saltuari” e “sistematici”. Tutti porci, sciovinisti, maschilisti, oppressori e stupratori?... Questa è la favoletta femminista, buona per de-responsabilizzare l’universo femminile, vittimizzarlo e rassicurarlo ideologicamente e psicologicamente ma non certo per capire realmente il fenomeno che è ben più complesso della favoletta di cui sopra che serve a ricondurre tutto alla solita scontata dicotomia uomo=carnefice/donna=vittima.
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Alfred
Thursday, 28 March 2024 16:03
Scusi se mi permetto

questo è un problema che riguarda in misura largamente preponderante gli uomini e non le donne. Una donna esteticamente e anche socialmente “normale”, diciamo complessivamente di livello medio, medio-basso e anche basso, ha comunque il suo “pubblico”, più o meno ristretto o più o meno ampio

Ma lei che vosa ne sa delle donne, di qualsiasi tipo di donne?
Ha intriettato l'intero universo femminile?
mi permetta, ancora: lei cosa nei sa dei maschi, di tutti i maschi, o di altra quasiasi categoria?
Su queste cose al massimo puo' parlare per se.
Siamo in due a leggere, un maschio e una femmina e niente di quello che dice ci comprende. Per favore: non in nostro nome.
Parli per i suoi problemi, per la sua visione dei diritti generali senza intromettersi in interpretazioni ambigue di intere categorie umane, sarebbe sicuramente piu accettabile.
Grazie
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renatorap
Friday, 29 March 2024 13:45
Quoting Alfred:
Scusi se mi permetto

questo è un problema che riguarda in misura largamente preponderante gli uomini e non le donne. Una donna esteticamente e anche socialmente “normale”, diciamo complessivamente di livello medio, medio-basso e anche basso, ha comunque il suo “pubblico”, più o meno ristretto o più o meno ampio

Ma lei che vosa ne sa delle donne, di qualsiasi tipo di donne?
Ha intriettato l'intero universo femminile?
mi permetta, ancora: lei cosa nei sa dei maschi, di tutti i maschi, o di altra quasiasi categoria?
Su queste cose al massimo puo' parlare per se.
Siamo in due a leggere, un maschio e una femmina e niente di quello che dice ci comprende. Per favore: non in nostro nome.
Parli per i suoi problemi, per la sua visione dei diritti generali senza intromettersi in interpretazioni ambigue di intere categorie umane, sarebbe sicuramente piu accettabile.
Grazie


Allora non parliamo più di politica che significa, per l'appunto, affrontare problemi sociali, che riguardano tutti. Sostituiamo sinistra in rete con la posta del cuore.
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Fabrizio Marchi
Thursday, 28 March 2024 19:58
Io mi limito a dire quello che penso e quello che ho osservato ed esperito nel corso della mia vita, non mi permetto di parlare a nome di tutti gli uomini, ci mancherebbe altro (è casomai il femminismo che si arroga il diritto di parlare a nome di tutte le donne), penso però di avere il diritto di esprimere la mia opinione. E la mia opinione, frutto dell'esperienza empirica (anche la scienza parte innanzitutto dall'esperienza empirica per arrivare a delle certezze fondate, e comunque sempre fallibili), di uno studio e di una analisi che sto portando avanti da ormai molto tempo anche con altri amici e compagni (visto che siamo su Sinistra in Rete, penso si possa utilizzare questo termine) mi porta, anzi, ci ha portato a dire quello che ho già spiegato nel mio articolo. E cioè che la maggioranza degli uomini oggi in tutto il mondo capitalista occidentale (non solo in senso geografico, ovviamente, ma tutto quello che si trova nell'alveo occidentale) non si trova affatto in una posizione di privilegio e di dominio nei confronti delle donne, tanto meno nella sfera sessuale, nonostante la narrazione femminista ormai dominante a tutti i livelli nella società odierna. Lei non è d'accordo, e va bene così, cosa devo dirle, non vedo però perchè reagire in maniera così stizzita. Preferisce che le ripeta e le ripetiamo la filastrocca femminista che ascoltiamo in ogni dove da mane a sera H24 su tutti i media, nelle scuole, nelle università, ovunque da almeno quarant'anni a questa parte (ma le idee dominanti non erano quelle delle classi dominanti, diceva un tale?...)? Questa filastrocca la rassicura, o meglio rassicura i suoi desiderata ideologici? Mi fa piacere per lei ma questo non ci aiuta a capire la realtà per quella che è realmente e non per quella che lei vorrebbe che fosse in base, appunto, ai suoi desiderata ideologici. Lei mi chiede, provocatoriamente, che cosa ne so delle donne. Potrei allora capovolgera la domanda e rivolgerla a lei. Cosa ne sa delle donne? E ancora, lei mi chiede cosa ne so dei maschi. Idem com sopra. E lei perchè dovrebbe saperne più di me? Io ho espresso una opinione su quella che è a mio parere la condizione degli uomini, cioè ho espresso una opinione, e questo la irrita. Perchè la irrita? Io penso che nella sfera sessuale il soggetto dominante, mediamente, siano le donne e non gli uomini, per tutta una serie di ragioni che ho spiegato anche in un libro che, peraltro, è stato recensito e pubblicato anche da Sinistra in Rete https://sinistrainrete.info/articoli-brevi/13460-eros-barone-uomini-contro.html e penso che l'attuale società capitalista faccia di tutto per esaltare questa asimmetria fra i due sessi che vede quello maschile, nonostante il racconto femminista, non essere affatto in una condizione di supremazia o di dominio, tranne che in una minoranza ormai esigua di casi. Questo la disturba? Non posso farci nulla, è quello che penso e finchè avrò la possibilità di dirlo, lo dirò. Cerchi piuttosto di essere meno arrogante e aggressivo e di accettare anche le idee diverse dalle sue. Ne guadagneremo tutti, anche lei...
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Alfred
Thursday, 28 March 2024 21:06
Perchè la irrita? Io penso che nella sfera sessuale il soggetto dominante, mediamente, siano le donne e non gli uomini,

Mi irrita perche' ho avuto una madre, sorelle, amiche, partner e per me e tra noi il rapporto non e' di genere maschio vs femmina, ma di persone che hanno si relazionano, anche con conflitti, ma senza tentativi di distruzione reciproca.
Medesima cosa vedo intorno a me. Si tratta di fortuna o di come affronto le cose? Vallo a sapere.
non e' tutto rose e fiori, ma se si e' in grado di gestire relazioni umane si e' in grado di gestire relazioni tra generi. Sessuali o di bisboccia o amicali che siano.
Vedo un astio di troppo e mi chiedo perche', salvo esperienze personali smaltite male.
Per quanto riguarda cosa si esperisce e da cui sembra si traggano regole generali
Ho avuto la fortuna di conoscere una donna forte, molto intelligente, attraente e con un suo ruolo nella comunita' in cui viveva. Aveva sposato un uomo insignificante, forse neanche troppo intellingente, ma gentile. E' morto prima di lei (erano anziani quando li conobbi), mi disse che lui era la sua parte migliore, la parte semplice e spontanea che l'umanita' aveva perso. Di contro ho conosciuto una ragazza bruttina (e anche con handicap in una parte del corpo), ma simpatica, tutti le volevamo bene. Nella sua casa (era l'unico bene che aveva) ando' a vivere uno studente fuori sede e per tutta la durata dell'universita' vissero insieme. Ci sembravano una bella coppia, lei era felice. Quando lui si laureo' spari. Si scopri che aveva una donna al suo paese e fu chiaro a tutti noi che l' aveva usata per via di un affitto che non intendeva pagare (i suoi non erano poveri). Questa donna tento' il suicidio e non mi sento libro cuore per raccontare il seguito.
Che regole tra uomini e donne dovrei dedurre da questo?
Che relazioni trarre dal racconto di ciuciù" (ciuccio)
?
A me sembra chiaro che le prostitute si sentono marginali e trattano ciuciu con affetto, non come clienti normodotati pago pretendo compro, ma come uno sfigato come loro e per questo degno d'affetto.
Perche' tra sfruttati e marginali ci si intende.
Un cero Marx pensava che se non s fosse abolita la prostituzione non si sarebbe abolito il capitalismo. O ricordo male?
tutto questo dispiegarsi di battaglia tra i sessi per avere potere gli uni sugli altri e' stupido, controproducente e una gran perdita di tempo. Pensate forse che quelle stronze (per voi, non per me) delle femministe cambieranno opinione leggendendovi?
rileggetevi, cazzo, e cercate delle strade per costruire relazioni.
O non se ne esce vivi (in senso metaforico)
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Fabrizio Marchi
Friday, 29 March 2024 01:22
A me pare, francamente, che qui di astioso c’è stato solo il suo primo commento in risposta al sottoscritto (peraltro stavo rispondendo a Marco C. e non a lei).
Dopo di che lei stesso ha cominciato a raccontare alcune delle sue esperienze personali che ci parlano di una donna valida, intelligente e anche socialmente affermata (ma le donne non sono tutte oppresse e discriminate per definizione..?) che ha sposato un uomo insignificante ma gentile e di un’altra che è stata usata da un uomo opportunista. E allora? E con questo? Ho forse scritto che non esistono donne intelligenti e valide sotto il profilo etico e umano o che non esistano uomini infingardi, squallidi o violenti? Le risulta che io abbia oggettivato, generalizzato e sistematizzato il genere femminile in base alle mie esperienze personali? E quando mai l’ho scritto? Io ho detto un’altra cosa, e cioè che partendo anche dalla mia esperienza personale, sono poi passato al confronto con le esperienze di altri uomini (si chiama metodo induttivo, dal particolare al generale, è il metodo scientifico per eccellenza, da Aristotele a Bacone e Galilei fino alla scienza contemporanea..) e poi ancora all’analisi della realtà (della relazione fra i sessi) nel suo complesso e ho potuto osservare una serie di fili conduttori, di minimi comuni denominatori che mi hanno portato alla conclusione che oggi, nell’attuale contesto storico e sociale in cui viviamo, parlare di oppressione sistematica e sistematizzata del genere femminile da parte di quello maschile, è privo di ogni consistenza. E oltre ad essere privo di fondamento è anche del tutto funzionale al sistema (capitalistico) dominante. E non a caso oggi la narrazione femminista è uno dei mattoni fondamentali dell’ideologia neoliberale dominante, anche se lei, e tanti come lei non se ne sono ancora accorti, a mio parere proprio perché molto poco materialisti, molto poco scientifici e molto, molto ideologizzati.
Dopo di che accusa il sottoscritto di alimentare la guerra fra i sessi. Questa è veramente bella! Sono cinquant’anni che il femminismo, in tutte le sue correnti, porta avanti la più subdola delle guerre orizzontali, quella appunto del genere femminile contro quello maschile (non c’è nulla di più sessista e interclassista di questa guerra), accusato di essere da sempre l’unico e solo responsabile di tutti gli orrori del mondo, e lei viene a dirmi che sarebbe il sottoscritto e gli amici e i compagni che la pensano come lui a scatenare la guerra fra i sessi..Non ho parole.
Dopo di che, ancora, la butta sul personale, del resto non poteva mancare la ciliegina sulla torta, e mi dice che il mio presunto astio nei confronti delle donne (non del femminismo, delle donne!) sarebbe dovuto ad esperienze personali. Quelli fra noi che hanno cominciato da tempo a criticare il femminismo, e quindi ad infrangere un tabù, elevato ad una sorta di Verità Rivelata Assoluta e Incriticabile, sono abituati a questo modo di fare. Si disconosce l’altro come interlocutore dicendogli sostanzialmente che le sue idee non hanno fondamento alcuno e che sono soltanto il frutto del suo rancore. E’ una sorta di nietzschiana etica del risentimento, cioè la parte più sordidamente reazionaria del pensiero nietzschiano, riproposto in veste politicamente corretta, femminista e di “sinistra” (liberal, radical o pseudo antagonista). Neanche di questo lei e quelli come lei si rendono conto, tanto sono ideologicamente accecati.
E invece le dò questa notizia, il femminismo è una ideologia e non la Verità Assoluta di tutti i tempi né una Scienza Esatta (e la scienza è fallibile per definizione, come dovrebbero sapere i veri sostenitori della scienza, come peraltro anche il sottoscritto) e quindi deve essere suscettibile di critica. Oggi invece non lo è perché, appunto, è stato elevato a Verità Assoluta, oltre ogni tempo, epoca e contesto, e quindi non ha neanche necessità di verifica nel corso stesso del tempo.
Poi cita Marx (non poteva mancare la citazione dell’ Autore dei Sacri Testi, elevato a Religione Secolarizzata) per tirarci le orecchie e dirci, audite, audite! che se non si abolisce la prostituzione non si abolisce il capitalismo! Ammazza aò! Che colpo di classe!
Il punto che lei si ostina a non voler capire è che io, come ho già scritto, non attribuisco la responsabilità della prostituzione, diciamo nel complesso della mercificazione sessuale che va ben oltre la prostituzione spicciola e palese, al solo genere maschile, come invece pensa lei in grandissima compagnia (ci rifletta su quest’ultimo aspetto, se vuole, non si lasci ottenebrare dall’astio nei miei confronti e si astenga dal tirarmi la metaforica martellata come fece Pinocchio col grillo parlante. Si prenda un po’ di tempo, mi dia retta..). E’ tutta qui la questione. Una questione MOLTO complessa (nella quale non posso entrare ora per ovvie ragioni di tempo e spazio ma, ripeto, ci ho critto un paio di libri, fra cui uno recensito anche qui, volendo…) che la narrazione femminista (alla quale anche lei aderisce anima e corpo) deve necessariamente semplificare e ridurre all’equazione “uomo=carnefice/donna=vittima”, sempre e comunque. Questa, come ho già detto, per me è ormai una favola buona forse per addormentare i bambini la sera prima di andare a letto e soprattutto per rassicurare tante e tanti, ma è del tutto inutile e depistante per comprendere la realtà vera.
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renatorap
Thursday, 28 March 2024 17:11
Messa cosi, chiudiamo sinistra in rete e smettiamo di parlare di politica che tratta, per l'appunto, di problemi di tutti non di quelli personali.
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gabriele
Wednesday, 27 March 2024 18:02
PUVRATT. SCRIVERE PER CHI NON VUOLE LEGGERE. COMPLIMENTI
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Gianluigi
Wednesday, 27 March 2024 14:37
Ottimo analisi. Al riguardo vorrei evidenziare che in alcuni "Land" della Germania ai soggetti disabili, oltreché ad un'adeguata assistenza sanitaria ne viene anche fornita una sociale. Nell'ambitio di quest'ultima è altresì prevista la possibilità, sempre a spese del "Land", di usufruire delle prestazioni di prostitute ufficialmente convenzionate. Da tale fatto si può sussumere che il bisogno sessuale sia una necessità fisiologica oltreché sociale.
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Alfred
Wednesday, 27 March 2024 19:04
Non lo so.
A volte mi sembra che piu che diritto siamo in balia di un delirio di onnipotenza. Individuale, ovvio.
Il diritto di avere (non vivere insieme, non educare, non voler bene) un figlio a costo di farlo partorire ad altri. Avere una sessualita' come si deve (e chi definisce il come si deve?)a costo di destinare parte dell'umanita' alla prostituzione (non e' tutto rose e fiori in germania, neanche per la prostituzione che dovrebbe pagare le tasse, in molti si sono pentiti di avere permesso la liberalizzazione, gente che prima era a favore e ha visto gli sviluppi) ecc. Ecc
Personalmente se fossi inabile non vorrei un sesso di quel tipo, una prestazione meccanica che implica una persona meccanica. Piuttosto una macchina autentica.
Sto andando per paradossi.
Ma davvero ha senso fornire ai disabili intrusioni sessuali a pagamento (per chi puo pagare) in situazioni molto delicate, in cui innamorarsi e' un attimo? Dove sono previste le figure di assistenti sessuali non e' nei bordeli che si formano, ma i tedeschi potrebbero avere deciso diversamente, non lo so.
Abili e disabili nella vita, nei rapporti umani e sessuali devono abituarsi anche ai rifiuti, alla non condivisione degli stessi desideri con gli altri.
Non esiste sesso assicurato, cosi'come non esiste vita ultracentenaria assicurata cosi come non tutti si nasce biondi, alti con gli occhi azzurri e poi la vita e' una rincorsa a conformarsi al modello.
Ho trovato interessante questo articolo che non e' contro l'assistenza sessuale ai disabili (assistenza, quindi preparazione specifica, non dal bordello piu vicino), ma vede i limiti della cosa se manca la componente relazionale e sociale per i disabili
https://www.savonanews.it/2019/01/29/leggi-notizia/articolo/lassistente-sessuale-per-i-disabili-no-serve-piu-inclusione-sociale-anche-col-rischio-di-e.html
Che dire poi sul fatto che visto che se in germania riconoscono la cosa questo fa discendere che e' necessita' fisiologica oltre che sociale.
La stessa germania che non riconosce agli ebrei la possibilita' di criticare Israele perche'se lo fanno sono antisionisti.
Anche da li si deduce che se i grandi tedeschi riconoscono allora e' fisiologico e sociale?
Gli svedesi che hanno preso altre strade in merito alla prostituzione e sono contenti della scelta sono diventati talebani, bacchettoni e non fanno piu' sesso?
Un minimo di articoli comparativi sulle diverse situazioni che altri paesi europei stanno sperimentando aiuterebbe a essere piu cauti sul modello tedesco.
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Michele Castaldo
Wednesday, 27 March 2024 11:55
Cara Irene,
nella tua brutalità poni il più complesso dei problemi
Ti rispondo con la stessa brutalità che hai usato con la domanda: perché è più comodo e meno impegnativo.
Ma perché è meno impegnativo? Perché tanto il maschio quanto la femmina sono assorbiti da impegni ben più gravosi e mentre per il maschio l'erezione è un fatto meccanico per la femmina è una questione emotiva.
In questo modo mentre il maschio "soddisfa" il proprio istinto asessuale la femmina lo frustra, la qualcosa ha effetti molto deleteri sulla psiche in termini di depressione, scompensi emotivi ecc.
In questo modo si finisce con entrambi i generi frustrati a vari livelli, ma entrambi repressi.
È colpa del maschio? Domanda priva di senso. Viviamo un'insieme di relazioni condizionate tutte da un sistema impersonale che ci fa correre come dannati e non ci lascia spazio per le emozioni da dedicare al sesso, ovvero a un benessere fondamentale per l'organismo umano. È la donna viene attratta da beni indotti dal consumismo: lunghi, segni finti, culi e labbra siliconato, così di star bene mentre diviene sempre più frustrata. E il maschio ricorre - da par suo a sostanze dopanti "cura" del corpo palestrato, tatuaggi ecc. per coprire una vita insoddisfatta.
Stiamo andando verso rapporti sempre più disastrosi. Tutto qua.
Michele Castaldo
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Irene Starace
Wednesday, 27 March 2024 12:39
Non ho voglia di impelagarmi in una discussione senza fine, perciò risponderò solo adesso. Intanto esiste una componente meccanica anche nel desiderio femminile e una emotiva in quello maschile, e in questo sistema vengono represse entrambe. Su questo sarai d'accordo con me. Quello che non condivido è mettere la situazione femminile e quella maschile sullo stesso piano: sono le donne, molto più degli uomini, ad essere considerate corpi da sottomettere con ogni forma di violenza possibile, e i loro corpi a loro volta ad essere considerati un insieme di pezzi, di cui alcuni redditizi, nel mercato del sesso o in quello riproduttivo (l'esclusione dell'utero in affitto dall'articolo è stata certamente voluta, altrimenti il parallelismo tra le due forme di sfruttamento sarebbe stato lampante). Per concludere, un rapporto sessuale tra una persona che lo vuole e una che non lo vuole ha un nome: si chiama STUPRO, e il denaro non lo cancella. La prostituzione è stupro a pagamento. Il resto sono penose arrampicate sugli specchi per autoassolversi.
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renatorap
Friday, 29 March 2024 14:54
Quoting Irene Starace:
Non ho voglia di impelagarmi in una discussione senza fine, perciò risponderò solo adesso. Intanto esiste una componente meccanica anche nel desiderio femminile e una emotiva in quello maschile, e in questo sistema vengono represse entrambe. Su questo sarai d'accordo con me. Quello che non condivido è mettere la situazione femminile e quella maschile sullo stesso piano: sono le donne, molto più degli uomini, ad essere considerate corpi da sottomettere con ogni forma di violenza possibile, e i loro corpi a loro volta ad essere considerati un insieme di pezzi, di cui alcuni redditizi, nel mercato del sesso o in quello riproduttivo (l'esclusione dell'utero in affitto dall'articolo è stata certamente voluta, altrimenti il parallelismo tra le due forme di sfruttamento sarebbe stato lampante). Per concludere, un rapporto sessuale tra una persona che lo vuole e una che non lo vuole ha un nome: si chiama STUPRO, e il denaro non lo cancella. La prostituzione è stupro a pagamento. Il resto sono penose arrampicate sugli specchi per autoassolversi.


Ma le prostitute e i prostituti ( sempre più numerosi) lo vogliono eccome il rapporto sessuale con il/la cliente. Cosa fare allora? svuotare le strade e riempire le galere?
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Tarantini
Thursday, 28 March 2024 13:37
La sua è la solita litania femminista, .i perdoni. Ma dico così perché l'idea che la donna sia il soggetto con la S maiuscola, che viene sottomesso e subordinato a prescindere, è l'idea centrale di ogni femminismo ed è una posizione che non rispecchia la realtà. Gli uomini sono strumentalizzati e sottomessi dagli uomini allo stesso identico modo. Gli uomini sono usati spesso dalle donne per fini economici, oggettificati come corpi dai quali trarre risorse. Le migliaia di padri separati che vivono una condizione miserabile dimostrano come la subordinazione e l'oppressione siano trasversali ai generi e non prerogativa femminile.

Bisogna cominciare a capire che la logica unilaterale femminista è stretta e cozza con la realtà
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Alfred
Wednesday, 27 March 2024 19:06
Condivido anche le virgole
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Michele Castaldo
Wednesday, 27 March 2024 09:57
È possibile ridurre il tutto - ovvero alla relazione uomo donna dal punto di vista asessuale - al rapporto tra acquirente e venditrice?
È in tale rapporto chi sfrutta chi? Chi ha più potere reale in un simile rapporto?
Vale anche in questo rapporto la legge della domanda è dell'offerta? Se si, e si tratta di un sì complesso, ma è un Sì, il tutto deve essere ricondotto ai rapporti di un'epoca storica che ha come epicentro l'estrazione di plusvalore.
Nella Venezia rinascimentale dell'epoca d'oro la prostituzione era una voce importante degli introiti per i mercanti che affluivano. Era allora un mezzo di scambio. Lo è ancora oggi in forme delle più variegate, ma tale rimane.
Come si fa stabilire chi sfrutta chi in un rapporto di ? Un conto è il rapporto capitalista-operaio, dove c'è uno sfruttatore certo e un altrettanto sfruttato certo, ma in un rapporto di scambio di effusioni sessuali non c'è merce, o per meglio dire c'è ma è effimera.
Se tutto è merce - perché il modo di produzione capitalistico riduce tutto a merce - come si fa a valutare un rapporto che produce una merce effimera? Dal risultato dello scambio. Dunque la prostituta diverrebbe in una logica di rapporti di classe una dominatrice nei confronti di un dominato.
Ma se il maschio ha la possibilità di comprare una merce interpretata dalla femmina il rapporto nello scambio si inverte, il maschio è il dominatore e la femmina la dominata. Come la mettiamo? Non se ne esce!
Il sesso è un istinto primario in entrambi i sessi e se si ricorre alla mercificazione attraverso lo scambio è perché la specie umana non è riuscita a trovare un'armonia su di esso e la prostituzione è la risposta più "logica", più "naturale" a quella mancanza di armonia e di equilibrio.
E il liberismo - che eccelle - nel dare libero sfogo alle pulsioni individualistiche ha focalizzato sul corpo femminile tutte le aspirazioni mettendo così la femmina su un piedistallo in quanto sesso e negandola in quanto donna. Perché - se no - esporre il seno, le gambe e il culo?
Altrimenti detto: tu femmina ti realizzi attraverso la tua sessualità, ponendo in secondo piano, quando non rimuovendo del tutto, quella della maternità. È tu maschio diventi "uomo" se riesci a soddisfare l'istinto primario del sesso ( cantava Franco Califano) e avere accanto una femmina da essere desiderata daltri maschi.
In realtà siamo in presenza di una vera e propria "rivoluzione" (o involuzione se si preferisce, per chi guarda alla famiglia del "mulino bianco" ) come coda storica rinascimentale, in modo particolare, ovviamente in Occidente.
Era meglio prima? Una domanda che pongono quelli che non riescono a capire la storia che non ammette comparazione perché è fatta di tempi.
E se i liberista potizzano che il resto del mondo seguano la scia occidentale - come sta succedendo con la Cina - non hanno tutti i torti, ma c'è l'inghippo storico: questo modo di produzione proprio per le sue stesse leggi, edulcorate dal liberismo, lo sta portando verso una disastrosa implosione.
Poi i liberista - come tutti i credenti nelle fedi religiose - può credere nell'eternita' del capitalismo, ma si tratta di credere nel mistero. Chi glielo può impedire?
L'uomo come specie è ancora in uno stato brado che potrà essere superato SOLO con la messa in discussione dello SCAMBIO che la catastrofe prossima ventura metterà all'ordine del giorno.
So bene che è difficile immaginare rapporti senza scambio al punto in cui siamo, ma è l'unica strada percorribile.
Michele Castaldo
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Alfred
Wednesday, 27 March 2024 14:43
Una cuiosita'

perché la specie umana non è riuscita a trovare un'armonia su di esso e la prostituzione è la risposta più "logica", più "naturale" a quella mancanza di armonia e di equilibrio.

Se dicessero che sul lavoro non c'e' equilibrio e quindi lo schiavismo e' la risposta piu' naturale ... sarebbe uguale? O no?
Ci sono societa' che lo hanno pensato, altre che lo pensano tuttora e non mancano luoghi di potere in cui c'e' una certa nostalgia.
Mi sembra giusto discutere su queste cose, ma maschi tipo Marx non mi sembra avessero simpatia verso la prostituzione. Sempre se non ricordo male.
Colpire chi cerca schiavismo anche in presenza di chi si offre come schiavo a me sembra ragionevole e necessario. E' una soluzione gia' in pratica e approvata in stati non sospetti. Sto evitando i generi, in certi posti si offrono alla prostituzione anche i bambini (di tutti i sessi), per fame e c'e' chi dai nostri lidi parte apposta.
Ne vogliamo parlare? No, non sono pedofili in senso pschiatrico, sono single o padri di famiglia, a volte colleghi che incontriamobtutti i giorni che vogliono allargare le loro esperienze di Potere. Perche' quello che da piacere in una rapporto a pagamento non e' solo la funzione fisiologica, ma soprattutto la sensazione di potere esercitato su un altro e il poterselo permettere.
Pago, pretendo, compro
Siamo riusciti a fare leggi e condanne contro lo schiavismo, possibile che non riusciamo a farne per le persone che pagano esseri umani perche' diventino i loro giocattoli sessuali?
mi sembra che in giro ci siano troppe seghe mentali per aggirare la cosa
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Irene Starace
Wednesday, 27 March 2024 09:50
Aggiungo che la questione dell'educazione resta completamente fuori dall'articolo, e non potrebbe essere diversamente, altrimenti la sua tesi crollerebbe. La natura è modellata dall'educazione e dalla cultura, e gli uomini sono educati all'idea che devono farsi più donne possibile se vogliono essere considerati veramente maschi e bombardati continuamente di stimoli (che comunque si possono sfogare benissimo con la masturbazione, senza bisogno di trasformare un altro essere umano in un cesso). Al contrario, la sessualità femminile è stata, e continua ad essere, negata e repressa, e moltissime prostitute hanno subìto violenze nell'infanzia o nell'adolescenza.
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Francesco Sacchetti
Thursday, 28 March 2024 16:55
Ma in che mondo vive lei?!
Sono le donne a tenere vivo il cliché del don giovanni, insieme a quel 10% scarso di uomini che godono di questo tipo di attenzioni.
Praticamente create un problema, per poi prendervela col restante 90%.
Un tantino distopico.
Sono anche io curioso di assistere a un dibattito riguardante l’educazione sessuale; ma questo argomento è delicato e generalmente è un tabù, meritava un articolo dedicato. Invece di criticare, si arricchisca di un punto di vista che nn fa parte della sua esperienza di vita. Saluti
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Irene Starace
Wednesday, 27 March 2024 09:38
E se è così insoddisfacente e frustrante perché continuate a farlo? Siete semplicemente ridicoli. Luoghi comuni e vittimismo osceno, le solite armi ultraspuntate del maschilismo. Ci mancava solo "le donne sono biologicamente attratte da chi ha i soldi".
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Tarantini
Thursday, 28 March 2024 13:39
Potrei chiedere la stessa cosa alle miriadi di donne che vanno con uomini violenti o narcisisti e poi si lamentano di come sono trattate.

Detto questo è evidente che se tanto uomini ricorrono al sesso a pagamento è perché non riescono a soddisfare questo bisogno gratuitamente, non c'è molto da capire.
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Mario M
Wednesday, 27 March 2024 14:13
La risposta è contenuta verso la fine dell'articolo.
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Fabio Rontini
Tuesday, 26 March 2024 21:18
Ma che poverini questi maschi oppressi da queste donnacce che ardiscono rifiutarsi di dargliela gratis, costringendoli (!), così, a farsi umiliare da delle perfide prostitute che addirittura osano privarli del diritto di decidere, rifiutandosi di pagare, che non gli è manco piaciuto!

Mi chiedo se hanno mai pensato a prostituirsi anche loro, che magari qualche omosessuale danaroso che glielo mette in culo, facendogli guadagnare qualche ventimila euro in un fine settimana, lo trovano.

Saranno contenti, allora, di poter guardare con disprezzo ai poveri meschini che sgobbano tutti i giorni in lavori un pò meno schifosi, guadagnando cifre ridicolmente più basse delle loro!

Ma, si sa! Che l'istinto della puttanaggine (il differente modo di vivere la sessualità) sia intrinsecamente connaturata alle donne dalla nascita, e non agli uomini, è una verità talmente autoevidente da non necessitare neanche delle indagini antropologiche minimamente approfondite.
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Alfred
Wednesday, 27 March 2024 00:17
Sono abbastanza d'accordo.
Se poi si aggiunge una generazione che sembra avere patito il femminismo in malo modo.
Che dire.
Avete provato a vedere il problema come una questione di Potere?
Lo sapete che esiste una tratta anche di maschi non solo ad uso gay?
I piu sfigati come clandestini sfruttati e pompati a viagra e cocaina, per l'efficienza, come qualsiasi macchinario in qualsiasi catena di montaggio.
Se cercate in rete prostituzione maschile sfruttamento viagra trovate notizie anche su recenti arresti in Spagna.
Mi dispiace dirlo, ma il lamento per genitali trattati male e pagamenti e soddisfazione sessuale sono ragionamento da compro-pago-pretendo, cummenda qualsiasi per pagamenti di qualsiasi cosa.
In ogni ambito.
Ribadisco che sono per la punizione dei clienti, non di chi vorrebbe prostituirsi.
Incorporare o per patriarcato o per consumismo o per narcisismo nella propria mente il concetto dell'uso intimo dei corpi altrui non mi sta bene. Maschi femmine o variamente orientati che siano.
Non mi sta bene neanche il concetto di sex worker perche' se la prostituzione diventa per legge un lavoro un giorno o l'altro potrei essere obbligato a prostituirmi, tanto e' un lavoro.
Si, ci sono persone che per fame, problemi, costrizione o avidita' vanno verso la prostituzione. Come ci sono persone che liberate dalla schiavitu' non sanno vivere libere e cercano un nuovo padrone. Persone, non generi.
Non e' un problema (di questi tempi e in molti luoghi) solo di maschi e prostituzione femminile,
C'e' anche una utenza femminile di gigolo' e la cosa mi disturba in modo analogo.
Compro-pago-pretendo
Fortunatamento senza fare sesso non si muore e salvo menomazioni si puo' vivere in autarchia, senza violentare nessuno sanando l'uso (la violenza sul corpo) a pagamento (anche anticipato, quale orrore).
In rete si trova di tutto e i piu pratici sembra incontrino domanda e offerta a gratis per curiosita', libidine, romanticherie, senza soldi, senza valutare il soddisfatti o rimborsati.
So che non raccolgo grandi consensi in Italia, fortunatamente paesi come la Svezia, la Norvegia e altri sono contenti delle loro legislazioni che puniscono i clienti.
Non si tratta solo di leggi e punizioni, chi cerca di comprare corpi e' disapprovato socialmente. Non sono paesi bacchettoni, ci sarebbe da imparare e da meditare.
Non voglio fare polemica, ci sono molti che pensano che avere bordelli (come in Germania) sia una cosa civile, invito tutti a informarsi su modi alternativi di considerare la prostituzione perche' esistono, da anni e, a mio parere, rispettano maggiormente la dignita' umana.
Ps: le femministe hanno fatto le loro lotte e forse hanno tenuto i toni un po' alti, ma non ci si mette mai nei panni della loro vita prima di leggi basilari come divorzio, aborto, abolizione del delitto d'onore e violenza sessuale come reato contro la morale. Per non parlare di limiti in istruzione e apprendimento che sono stati guadagni lenti. In alcune professioni, mansioni anche oggi.
Non e' obbligatorio mettersi nei panni delle donne o di chi si prostituisce, se ne puo' fare a meno e di solito si fa a meno.
Ma sarebbe utile a tutti pensare alla questione della prostituzione come a un discorso di esseri umani, non di generi. A chi piacerebbe fare quelle vite (anche da escort o gogolo' si invecchia, si diventa poco usabili e il corpo non e' diverso da una pressa che deve realizzare tot pezzi all'ora), doverle fare, essere costretti a farle?
Soprattutto, che piacere (potere) si prova nell'usufruirne?
Non sono interessato alle risposte, grazie
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renato
Tuesday, 26 March 2024 17:41
Grande disamina. Realistico esperenziale.
Finalmente si respira un po' di aria fresca.
Complimenti veramente ce n'era assoluto bisogno.
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